Su(Sanne)
di
samas2
genere
etero
I primi bagliori del giorno mi sorprendono nei dintorni di Heidelberg. Nella luce ancora incerta, il cielo appare come una velatura cerea. Nelle ampie plaghe, tappeti di nebbia, provocati dal vaporizzarsi della brina notturna ai primi raggi di sole, sembrano essere trattenuti da filari di alberi che impediscono loro di allargarsi e dilagare nella pianura. Almeno non piove più. Questa pallida luce è un lenimento per i miei occhi torturati dai fari delle auto che nel buio percorrono la direzione opposta alla mia, e dalle luci dei fanali arancioni e rossi, deformati dalle gocce di pioggia sul parabrezza, dei veicoli che mi precedono.
Ho guidato tutta la notte, spesso sotto la pioggia e sono molto stanco, ma devo percorrere ancora tanta strada. Mi fermo per un caffè e per rinfrescarmi il volto. Il cielo più che nuvoloso è una nuvolaglia cinerea e scarica scrosci violenti e freddi.
Solo ieri camminavo sulle mie amate colline, dove la primavera già arrivata, mi deliziava dei suoi profumi, delle sue innumerevoli tonalità di verde, dei suoi ordinati filari di viti, dei primi fiori. Cielo azzurro e sbuffi di nuvole candide, caldo e profumi e, dopo un breve tratto di pianura, laggiù, la striscia del mare, ora azzurra, ora d’argento a seconda dell’inclinazione dei raggi solari. Quanto amo la mia terra!
Mi ero preso, da circa un mese, un periodo di pausa dal mio interessante e ben remunerato lavoro di trader nel settore energetico, che svolgevo in Olanda, a Groninga e avevo già pronta la lettera di dimissioni: volevo rimanere nella mia terra o per lo meno non troppo lontano da essa e dai miei amici, ormai stanco di quel clima freddo, uggioso, opprimente. Avevo avviato promettenti contatti per un nuovo lavoro nella mia zona.
Ora invece, sto tornando al Nord e son partito repentinamente, quasi scappando, apparentemente contro qualsiasi logica. Il tempo peggiora sempre più: ma dove diavolo sto andando?
Ieri sera nel bel mezzo di una festa, d’improvviso, mi son trovato sull’orlo del tempo a considerare il senso del mio vivere, e cosa mancasse alla mia esistenza, che avrei voluto incanalare verso un destino di comodità e libero da complicazioni. I pensieri, allora, di schianto, son diventati limpidi, tutto si é chiarito: cosī nel cuore della notte, gettando alla rinfusa in valigia poche cose di un bagaglio approssimativo, mi sono messo in viaggio.
«…..Un mercante, trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».
Queste parole mi rimbalzano nella mente, ma la strada del ritorno è deserta e tortuosa e non sai cosa ritroverai alla fine del tragitto. Magari la perla l’ha acquistata un altro mercante, e tu ti troverai senza nulla.
Groninga, finalmente! Mi dirigo a piedi a Heresingel, la strada alberata dove si affacciano belle costruzioni dallo stile eclettico e dove Sanne lavora, presso una scuola materna. Proprio lí, a pochi passi, sorge la chiesa cattolica Sint Josefkathedral, frequentata solitamente da uno sparuto gruppo di fedeli. Ero entrato una sera, spinto dalla solitudine di quei giorni e da qualcosa d’altro che non potevo definire: li avevo incontrato Susanne, (Sanne) che mi aveva subito colpito: graziosissima, bionda, capelli raccolti in una coda, con piccoli occhi color smeraldo, dal taglio orientale. Figura minuta e piacevole. Da quel singolare incontro era iniziato, inaspettato, il nostro rapporto, andato avanti quasi due anni.
Presa la decisione di far ritorno in Italia l’avevo salutata un’ultima volta, entrambi sapendo che non ci saremmo più rivisti; lei l’aveva capito e accettato, senza alcuna rimostranza o risentimento, rendendomi più semplice il distacco. Sentivo un certo rimorso, ma troppa era la voglia di tornare a casa, e mi ero buttato alle spalle tutti gli scrupoli.
Ma ora sono lì in attesa che lei esca, terminato il lavoro, dalla scuola; non so cosa mi aspetterà: son li all'addiaccio sotto la cappa di quel cielo di piombo, su cui scorrono veloci nuvole che rappresentano l’intero campionario della scala dei grigi. Pioggia battente e vento freddo ed io non indosso indumenti del tutto adatti. I cittadini olandesi si muovono indifferenti in bici, sfidando tranquilli il maltempo. Nell’aria percepisco molecole odorose, salmastre, che il vento rapisce dalle onde del mare del Nord, scompone in atomi e ricompone trasportandole da Eemshaven fino a qui: mi sembra di vedere il mare scuro, ribollire sotto l’urlo del vento che spazza le dune litoranee e fa girare vorticosamente le pale eoliche.
Dalla scuola sono ormai usciti tutti, maestre, bimbi con il loro allegro vociare, genitori…
…manchi solo tu. Ci sarai? Cosa dirai e farai?
Eccoti, Sanne, ti vedo, mi vedi. Mi guardi con espressione stupita, e nella sospensione del tempo che ne segue, e che mi sembra infinito, inizio a tremare, e non tanto per il freddo che pure mi penetra nelle ossa. Il sorriso dei tuoi occhi color smeraldo precede quello del tuo volto, mi corri incontro, mi abbracci, ci baciamo: smetto di tremare.
Se la casa è dov’è il tuo cuore, ebbene sono a casa.
Poi, di corsa, da Sanne: l’incanto fra noi due. Non bastano le parole, non riescono neppure pallidamente a esprimere ciò che sento. Ci accendiamo. Stringo, accarezzo i tuoi capelli biondi, la tua rosea, serica pelle. La mia lingua gioca con i tuoi capezzoli resi aguzzi dal piacere e i miei denti li tormentano. Gusto il miele del tuo sesso facendomi strada fra i riccioli biondi che fanno corolla alla tua figa; i nostri corpi si intrecciano, i movimenti del tuo giovane corpo mi avvolgono nella passione: ti penetro con forza e dolcezza. Accelero il ritmo, i nostri respiri si confondono l’uno nell’altro, esplode il mio piacere dentro di te e con te. Parliamo di tutto. Sono felice.
Rilassati, giochiamo, lottiamo a spingerci fuori dal letto, ridiamo come bambini.
“Beh, oggi eri proprio in forma, non sei mica sempre così….”
“Piccola impertinente, come osi criticare le mie latine doti amatorie? Piuttosto, Sanne, dimmi un po’: se giù in basso è tutto stabile(capisci a cosa mi riferisco, eh?), mi sembra che le tette siano lievitate, o no?”
“Succede…” Sorride. “Se tu non fossi tornato non ti avrei detto nulla. Non sarebbe stato giusto volerti trattenere.” “E’ vero son più grosse, succede….”
Una sensazione vertiginosa, di gioia mi scalda, mi pervade, le parole si affollano tumultuosamente in gola e non riescono a uscire.
“….Succede, quando si è in attesa di un bambino, …il tuo.”
Ho guidato tutta la notte, spesso sotto la pioggia e sono molto stanco, ma devo percorrere ancora tanta strada. Mi fermo per un caffè e per rinfrescarmi il volto. Il cielo più che nuvoloso è una nuvolaglia cinerea e scarica scrosci violenti e freddi.
Solo ieri camminavo sulle mie amate colline, dove la primavera già arrivata, mi deliziava dei suoi profumi, delle sue innumerevoli tonalità di verde, dei suoi ordinati filari di viti, dei primi fiori. Cielo azzurro e sbuffi di nuvole candide, caldo e profumi e, dopo un breve tratto di pianura, laggiù, la striscia del mare, ora azzurra, ora d’argento a seconda dell’inclinazione dei raggi solari. Quanto amo la mia terra!
Mi ero preso, da circa un mese, un periodo di pausa dal mio interessante e ben remunerato lavoro di trader nel settore energetico, che svolgevo in Olanda, a Groninga e avevo già pronta la lettera di dimissioni: volevo rimanere nella mia terra o per lo meno non troppo lontano da essa e dai miei amici, ormai stanco di quel clima freddo, uggioso, opprimente. Avevo avviato promettenti contatti per un nuovo lavoro nella mia zona.
Ora invece, sto tornando al Nord e son partito repentinamente, quasi scappando, apparentemente contro qualsiasi logica. Il tempo peggiora sempre più: ma dove diavolo sto andando?
Ieri sera nel bel mezzo di una festa, d’improvviso, mi son trovato sull’orlo del tempo a considerare il senso del mio vivere, e cosa mancasse alla mia esistenza, che avrei voluto incanalare verso un destino di comodità e libero da complicazioni. I pensieri, allora, di schianto, son diventati limpidi, tutto si é chiarito: cosī nel cuore della notte, gettando alla rinfusa in valigia poche cose di un bagaglio approssimativo, mi sono messo in viaggio.
«…..Un mercante, trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».
Queste parole mi rimbalzano nella mente, ma la strada del ritorno è deserta e tortuosa e non sai cosa ritroverai alla fine del tragitto. Magari la perla l’ha acquistata un altro mercante, e tu ti troverai senza nulla.
Groninga, finalmente! Mi dirigo a piedi a Heresingel, la strada alberata dove si affacciano belle costruzioni dallo stile eclettico e dove Sanne lavora, presso una scuola materna. Proprio lí, a pochi passi, sorge la chiesa cattolica Sint Josefkathedral, frequentata solitamente da uno sparuto gruppo di fedeli. Ero entrato una sera, spinto dalla solitudine di quei giorni e da qualcosa d’altro che non potevo definire: li avevo incontrato Susanne, (Sanne) che mi aveva subito colpito: graziosissima, bionda, capelli raccolti in una coda, con piccoli occhi color smeraldo, dal taglio orientale. Figura minuta e piacevole. Da quel singolare incontro era iniziato, inaspettato, il nostro rapporto, andato avanti quasi due anni.
Presa la decisione di far ritorno in Italia l’avevo salutata un’ultima volta, entrambi sapendo che non ci saremmo più rivisti; lei l’aveva capito e accettato, senza alcuna rimostranza o risentimento, rendendomi più semplice il distacco. Sentivo un certo rimorso, ma troppa era la voglia di tornare a casa, e mi ero buttato alle spalle tutti gli scrupoli.
Ma ora sono lì in attesa che lei esca, terminato il lavoro, dalla scuola; non so cosa mi aspetterà: son li all'addiaccio sotto la cappa di quel cielo di piombo, su cui scorrono veloci nuvole che rappresentano l’intero campionario della scala dei grigi. Pioggia battente e vento freddo ed io non indosso indumenti del tutto adatti. I cittadini olandesi si muovono indifferenti in bici, sfidando tranquilli il maltempo. Nell’aria percepisco molecole odorose, salmastre, che il vento rapisce dalle onde del mare del Nord, scompone in atomi e ricompone trasportandole da Eemshaven fino a qui: mi sembra di vedere il mare scuro, ribollire sotto l’urlo del vento che spazza le dune litoranee e fa girare vorticosamente le pale eoliche.
Dalla scuola sono ormai usciti tutti, maestre, bimbi con il loro allegro vociare, genitori…
…manchi solo tu. Ci sarai? Cosa dirai e farai?
Eccoti, Sanne, ti vedo, mi vedi. Mi guardi con espressione stupita, e nella sospensione del tempo che ne segue, e che mi sembra infinito, inizio a tremare, e non tanto per il freddo che pure mi penetra nelle ossa. Il sorriso dei tuoi occhi color smeraldo precede quello del tuo volto, mi corri incontro, mi abbracci, ci baciamo: smetto di tremare.
Se la casa è dov’è il tuo cuore, ebbene sono a casa.
Poi, di corsa, da Sanne: l’incanto fra noi due. Non bastano le parole, non riescono neppure pallidamente a esprimere ciò che sento. Ci accendiamo. Stringo, accarezzo i tuoi capelli biondi, la tua rosea, serica pelle. La mia lingua gioca con i tuoi capezzoli resi aguzzi dal piacere e i miei denti li tormentano. Gusto il miele del tuo sesso facendomi strada fra i riccioli biondi che fanno corolla alla tua figa; i nostri corpi si intrecciano, i movimenti del tuo giovane corpo mi avvolgono nella passione: ti penetro con forza e dolcezza. Accelero il ritmo, i nostri respiri si confondono l’uno nell’altro, esplode il mio piacere dentro di te e con te. Parliamo di tutto. Sono felice.
Rilassati, giochiamo, lottiamo a spingerci fuori dal letto, ridiamo come bambini.
“Beh, oggi eri proprio in forma, non sei mica sempre così….”
“Piccola impertinente, come osi criticare le mie latine doti amatorie? Piuttosto, Sanne, dimmi un po’: se giù in basso è tutto stabile(capisci a cosa mi riferisco, eh?), mi sembra che le tette siano lievitate, o no?”
“Succede…” Sorride. “Se tu non fossi tornato non ti avrei detto nulla. Non sarebbe stato giusto volerti trattenere.” “E’ vero son più grosse, succede….”
Una sensazione vertiginosa, di gioia mi scalda, mi pervade, le parole si affollano tumultuosamente in gola e non riescono a uscire.
“….Succede, quando si è in attesa di un bambino, …il tuo.”
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