The show must go on

di
genere
voyeur

Con un certo sollievo, ruoto su me stesso e appoggio la mia compagna sedendola sul piano del tavolo. Anche se sono parecchio in forma, e lei a perenne dieta, tenerla appesa al collo facendoci l’amore per almeno tre quarti d’ora comincia ad essere un po’ faticoso.
Lei scioglie l’intreccio delle gambe ai miei fianchi, quello delle mani al mio collo, ed io finalmente posso sgusciarle fuori. Con una mezza giravolta mi appoggio al tavolo, in piedi al suo fianco; lei allarga ostentatamente le gambe mostrando il suo sesso gonfio e umido, il mio si impone da sé alla vista.
La vista pare suscitare l’interesse degli spettatori; dall’oscurità si leva un mormorio di approvazione che sovrasta i gemiti di chi, evidentemente ispirato, si è già portato avanti; un paio di accendini scattano illuminando per un attimo il volto intento dei fumatori.
Mi volgo un attimo verso la mia compagna e respiro a fondo: un’ultima scena e anche per oggi avremo finito, e con il sipario finale, il sostanzioso compenso pattuito.
Quello che immagino essere uno dei testimoni esclama a gran voce: avanti gli sposi, e mentre chi ha le mani libere applaude, le due figure avanzano nell’oscurità.
Solo l’ultima scena e avremo finito.

Era iniziato quasi per gioco; eravamo giovani, belli, un po’ folli, facevamo l’amore continuamente e fantasiosamente, e l’idea di filmarci e postare le nostre evoluzioni non era stato altro che un ennesimo afrodisiaco per nostri amplessi.
Peraltro le nostre acrobazie risultavano particolarmente apprezzate; valangate di visualizzazioni, like, complimenti; fino a quella richiesta un po’ particolare: sareste disponibili a riproporre le vostre evoluzioni “live”?
Mille dubbi, mille perplessità, poi però la serata, anche se un po’ imbarazzata, era scivolata via piacevole; in poco tempo il passaparola si era diffuso e le nostre performances venivano richieste un po’ ovunque e in disparate circostanze: un compleanno speciale, una laurea, una festa privata; ma erano soprattutto gli addii al celibato/nubilato che ci venivano maggiormente richiesti; da parte nostra, con azione di marketing, regalavamo quell'ultima, inaspettata scena che prevedeva il coinvolgimento attivo dei futuri sposi, il lui con la mia compagna, e la lei con me.
Chissà, forse il cattivo gusto di taluni matrimoni kitsch non poteva esimersi da quel finale sessuale-esibizionista; o forse il tradimento reciproco e pubblico degli sposi depotenziava le clandestinità e infedeltà future; fatto sta che gli sposi si dimostravano decisamente partecipativi, i loro amici si univano in maniera orgiastica all’occasione e noi venivamo pagati per fare esattamente le stesse cose che avremmo fatto, gratuitamente, a casa nostra.
Ovviamente, dalla dimensione artigianale degli inizi, avevamo dovuto darci una struttura imprenditoriale: iscrizione alla Camera di commercio, la presenza sui vari social, l’immancabile sito con differenti scene a carattere tematico componibili dal cliente secondo il suo gusto, un adeguato guardaroba che spaziava dal bucolico al sadomaso; ancora, il classico FAQ e il “dicono di noi” che raccoglieva le entusiastiche recensioni delle nostre esibizioni.
Infine il tariffario: in poco tempo eravamo passati dalla gratuità al rimborso spese e infine alla fatturazione, così di pari passo le nostre evoluzioni avevano dapprima integrato e successivamente sostituito le nostre normali ma precarie occupazioni lavorative
Così, di spettacolo in spettacolo, anche questa sera siamo alla fine della nostra esibizione; e, come già detto, manca il gran finale per arraffare i soldi e scapparcene a casa.

Le due figure emergono massicce dal buio e si mostrano nella loro mascolinità pelosa e tatuata, inguainata nell’abbigliamento di cuoio nero. La voce entusiasta del testimone urla: un applauso per gli sposi, Marco e Filippo!
Mi volto perplesso verso la mia partner che, accavallando le gambe e per una sera mettendo anticipatamente a riposo il suo sesso, dapprima allarga le braccia sussurrando: unione civile, poi, con un sorrisetto malizioso, in punta di labbra, sillaba: the show must go on.
Torno a volgermi verso gli sposi, che tenendosi teneramente mano nella mano, mi guardano eccitati; poi quello che immagino essere Filippo, dopo un gesto di incoraggiamento del compagno, mi si inginocchia davanti, lo prende nella bocca incorniciata da un paio di baffoni alla tartara e comincia a succhiarlo con voluttà. Il presunto Marco, invece, mi piega a squadra, mi divarica le natiche e con le labbra che fanno capolino dalla barba rossastra comincia ad umettarmi l’orifizio; infine, sotto lo sguardo amorevole di Filippo, mi penetra per una lunghezza che mi pare infinita.
Il testimone, pieno di entusiasmo, urla: e per gli sposi… hip hip… e tutta la platea in delirio risponde coralmente.
Marco e Filippo, sull’onda dell’esaltazione, proseguono a festeggiare con rinnovato vigore le loro prossime nozze, usando il mio corpo come talamo nuziale.
In un angolo del locale, la mia compagna, rivestita da un giubbotto di pelle nera, sta contando una mazzetta di banconote. Quanto a me, non riesco a pensare ad altro se non che the show must go on.
scritto il
2018-01-28
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