La misura è quella giusta
di
fabrizio
genere
incesti
Certo che se mamma avesse un piede un po’ più grosso sarebbe davvero eccitante - penso fra me e me mentre guardo il mio riflesso nello specchio.
Oggi ho indossato un suo perizoma nero; un suo tubino, anch’esso nero, con l’orlo che arriva giusto giusto al bordo superiore delle calze autoreggenti. Potrei essere una perfetta bomba sexy se non fosse che, per quei suoi piedini, me ne devo stare scalzo o, peggio ancora, in ciabatte.
Non so perchè lo faccia, né francamente mi faccio molte domande; nella vita distribuisco democraticamente le mie pulsioni sia fra le donne che fra gli uomini, e indossare quei tessuti, sentire sulla pelle le mordibidezze e le aderenze delle stoffe, vivere attraverso gli abiti la mia dimensione femminile, in una sola parola, travestirmi - cosa che peraltro mai e poi mai avrei fatto in presenza di un’altra persona - mi procura potenti erezioni che poi provvedo a calmare masturbandomi ripetutamente.
Per cui sono qui a rimirarmi allo specchio pensando a quanto sarebbe eccitante arrampicarmi su quel paio di tacchi che però, visto il piedino da fata di mamma, proprio non riesco ad indossare.
Potresti provare queste…
Sento quella voce e raggelo. Nello specchio il viso di mio padre. Mi porge un paio di decoltè con plateau e tacco vertiginosi.
Penso vadano bene con quell’abito, che dici?
Sono in piena confusione, non so che dire, che pensare; mi pare di essere in un sogno o forse un incubo o forse di entrare in una realtà inesplorata….
Le indosso, in effetti sono del mio numero.
Mi volto di tre quarti a sinistra, poi a destra.
Lui si stacca dallo stipite dov’era appoggiato e si avvicina da dietro a me.
Abbasso lo sguardo, e vedo riflessi gli stivali di vernice bianca alti a metà coscia; dagli stivali, calze nere e reggicalze che circondano ed esaltano la peluria del pube e il suo sesso eccitato.
Sento la sua mano infilarsi sotto l’orlo del tubino, risalirmi con delicatezza il solco delle natiche e poggiare con una certa pressione il pollice sul mio buco.
Direi che la misura è quella giusta - aggiunge spingendo il dito dentro di me - come tutte le cose nuove ed inaspettate, all’inizio forse potrà sembrarti un po’ fastidioso, ma poi, prendendo la forma, resterà solo la piacevolezza.
Non so se stia alludendo alle scarpe che mi ha prestato o a quel dito che mi sta scavando le viscere, ma con un’ultima occhiata lanciata a me stesso appollaiato su quelle decoltè mi rilasso aspettando che la piacevolezza di questa nuova, inaspettata situazione mi possegga fino in fondo.
Oggi ho indossato un suo perizoma nero; un suo tubino, anch’esso nero, con l’orlo che arriva giusto giusto al bordo superiore delle calze autoreggenti. Potrei essere una perfetta bomba sexy se non fosse che, per quei suoi piedini, me ne devo stare scalzo o, peggio ancora, in ciabatte.
Non so perchè lo faccia, né francamente mi faccio molte domande; nella vita distribuisco democraticamente le mie pulsioni sia fra le donne che fra gli uomini, e indossare quei tessuti, sentire sulla pelle le mordibidezze e le aderenze delle stoffe, vivere attraverso gli abiti la mia dimensione femminile, in una sola parola, travestirmi - cosa che peraltro mai e poi mai avrei fatto in presenza di un’altra persona - mi procura potenti erezioni che poi provvedo a calmare masturbandomi ripetutamente.
Per cui sono qui a rimirarmi allo specchio pensando a quanto sarebbe eccitante arrampicarmi su quel paio di tacchi che però, visto il piedino da fata di mamma, proprio non riesco ad indossare.
Potresti provare queste…
Sento quella voce e raggelo. Nello specchio il viso di mio padre. Mi porge un paio di decoltè con plateau e tacco vertiginosi.
Penso vadano bene con quell’abito, che dici?
Sono in piena confusione, non so che dire, che pensare; mi pare di essere in un sogno o forse un incubo o forse di entrare in una realtà inesplorata….
Le indosso, in effetti sono del mio numero.
Mi volto di tre quarti a sinistra, poi a destra.
Lui si stacca dallo stipite dov’era appoggiato e si avvicina da dietro a me.
Abbasso lo sguardo, e vedo riflessi gli stivali di vernice bianca alti a metà coscia; dagli stivali, calze nere e reggicalze che circondano ed esaltano la peluria del pube e il suo sesso eccitato.
Sento la sua mano infilarsi sotto l’orlo del tubino, risalirmi con delicatezza il solco delle natiche e poggiare con una certa pressione il pollice sul mio buco.
Direi che la misura è quella giusta - aggiunge spingendo il dito dentro di me - come tutte le cose nuove ed inaspettate, all’inizio forse potrà sembrarti un po’ fastidioso, ma poi, prendendo la forma, resterà solo la piacevolezza.
Non so se stia alludendo alle scarpe che mi ha prestato o a quel dito che mi sta scavando le viscere, ma con un’ultima occhiata lanciata a me stesso appollaiato su quelle decoltè mi rilasso aspettando che la piacevolezza di questa nuova, inaspettata situazione mi possegga fino in fondo.
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