Innocenza

di
genere
tradimenti

Quell'estate avevo dieci anni, mia madre si era appena risposata ed essendo ancora in luna di miele sarei stato solo un impaccio, mio padre era partito per la Grecia con la sua nuova fiamma e sarei stato altrettanto di impaccio. Così andai a trascorrere la stagione con mio zio, fratello di mia madre, sposato e senza figli. Possedevano un bungalow in una specie di villaggio turistico con tanto di spiaggia privata riservata a proprietari e villeggianti, uno di quei posti che sarebbero belli se ci fosse meno gente e incantevoli se non ci fosse nessuno. Vicino c'era anche la famiglia della sorella di mia zia, composta da madre, padre e due figlie, di ventisei e ventidue anni, Catia e Sabrina. Catia era già madre di un bambino, il marito era rimasto a lavoare in città e veniva a raggiungerla solo nel fine settimana; era una ragazza maliziosa, dai denti sporgenti, appesantita dal recente parto e dal seno prorompente e non so perché, fin dal primo momento assunse un atteggiamento provocatorio nei miei confronti. Sabrina era molto diversa dalla sorella: magra ma non esile, il viso angelico incorniciato da lunghi capelli neri. Era più seria e riflessiva di Catia, sorrideva di meno ma quando lo faceva ti apriva il cuore o, almeno, lo apriva a me: mi innamorai di lei immediatamente. Al contrario della sorella che mi prendeva sempre in giro, mi ignorava e io, in fondo, mi beavo di questa indifferenza, ammirandola a mio piacimento e fantasticando su di lei. Questo sentimento aumentava la mia aria trasognata e assente, già resa malinconica dalla consapevolezza che mi trovavo lì ospite, tra gente quasi sconosciuta, perché i miei genitori non mi volevano tra i piedi. Il disagio di tale situazione, unito alla mia naturale timidezza, mi portava a trascorrere le giornate silenzioso e svagato, mettendo in imbarazzo gli altri che, provando a scherzare con me, si trovavano di fronte un muro di gomma contro cui rimbalzavano le loro celie. Un giorno avvenne una specie di incidente che ebbe delle conseguenze per me spiacevoli. Ho detto che Catia era madre di un bambino ed era ancora in fase di allattamento, così, in un momento in cui eravamo sotto l'ombrellone, lei, sua madre ed io, oltre al lattante, si slacciò il reggiseno, mostrò una superba tetta gonfia di latte e si portò il figlio al capezzolo. Arrossii violentemente a questo spettacolo, del tutto nuovo per me, e lei, scoppiando a ridere fin quasi a schizzare lontano i denti sporgenti, mi chiese se volessi anch'io un po' di latte.
"Hai visto come mi guarda il maialino?", chiese alla madre.
"Avresti fatto meglio a mandarlo via prima di scoprirti", rispose la signora, che pure mi guardava con una certa malizia.
"E perché? E' nell'età giusta per imparare certe cose."
Poco male se fosse finita lì ma provò il bisogno di raccontare a tutti come ero andato in deliquio vedendo il suo seno. Cercavo di evitare l'imbarazzo e la noia che mi davano queste chiacchiere fuggendo via non appena cominciavo a sentirle. Purtroppo quell'incidente aumentò le non richieste attenzioni della grassona che voleva sempre mi sedessi vicino a lei a tavola per stuzzicarmi meglio. Solo nel fine settimana trovavo pace: l'arrivo del marito, infatti, calamitava tutte le sue attenzioni ed energie e finalmente mi ignorava del tutto. Mia zia e la sorella ridacchiavano sul fatto che Catia, quando c'era lo sposo, era sempre la prima ad andare a letto e l'ultima ad alzarsene e scommettevano che presto avrebbe fatto un secondo figlio. Stentavo a seguire i loro discorsi e sembrava che dessero fastidio anche a Sabrina che ad un tratto mi chiese se volevo un gelato. Era quasi la prima volta che mi rivolgeva la parola e la seguii docile al bar, dove gli sguardi ammirati dei maschi ne scrutarono le bellissime gambe e il fisico perfetto. Pareva triste e sorseggiava un'aranciata mentre io consumavo il mio gelato, dandole delle occhiate furtive. Alcuni ragazzi provarono ad attaccare discorso ma lei li gelò e, penso per scoraggiare altri approcci, mi mise un braccio attorno al collo e così stretti uscimmo dal locale. Subito fuori si staccò da me ma il turbamento provato per quell'improvviso contatto non mi lasciò per il resto del giorno.
Passò il fine settimana, Catia restò sola e, tra una poppata e l'altra, tornò al suo divertimento preferito: tormentarmi. Un giorno organizzarono una gita a una nota località non lontana e io avrei fatto volentieri a meno di parteciparvi, anche perché non c'era posto in auto, ma lei disse che non poteva partire senza il suo fidanzato e così mi tirò dentro e mi fece salire sulle sue gambe. La mia testa poggiava sulle grandi e morbide tette e le sue braccia mi cingevano tutto; se poi si considera che accanto a noi sedeva Sabrina, le lunghe gambe nude in evidenza, inevitabilmente provai un fremito all'inguine ed ebbi, se non la prima erezione in assoluto, certo la prima di cui ho conservato un ricordo preciso e netto. Le risate esagerate di Catia mi facevano sussultare e temevo che si accorgesse del mio stato e mi tradisse davanti a tutti, sentivo che sarebbe stata l'umiliazione più grave e non l'avrei sopportata. Per fortuna giungemmo a destinazione e sgattaiolai fuori dell'auto senza esitazioni. Il ritorno fu meno tormentato: Catia pareva più tranquilla e io, dondolando sulle sue cosce finii con l'assopirmi con il capo sulle tettone. All'arrivo mi svegliai ma Catia mi aveva già tirato fuori tenendomi in braccio e portandomi in casa tra le risate generali. Tuttavia l'umiliazione maggiore doveva ancora venire: qualche giorno dopo avevo fatto un lungo bagno (sapevo già nuotare molto bene, l'unica cosa che mi aveva insegnato mio padre) e stavo tornando al nostro angolo dove mia zia, sua sorella e Sabrina prendevano il sole. Mia zia mi chiese com'era l'acqua e avevo appena cominciato a rispondere quando all'improvviso vidi lo slip ai miei piedi e mi ritrovai nudo davanti a loro. Naturalmente era stata Catia che da dietro mi aveva abbassato il perizoma e ora si godeva ridendo la stupida bravata mentre io mi coprivo con una mano cercando a fatica con l'altra di ricoprirmi. Fu Sabrina a salvarmi perché mi venne vicino, mi rialzò il costume e me lo sistemò per bene. Scappai via e corsi al bungalow della zia e mi chiusi dentro, progettando di andarmene via in autostop e raggiungere mio padre in Grecia, nascondendomi come clandestino su una nave. Dopo qualche ora uscii dal mio nascondiglio ma le voci che sentivo venire dalla cucina mi resero prudente. Erano tutte lì, a chiacchierare e l'oggetto delle discussioni ero io.
"Scherzo con lui per svegliarlo un po', è un bambino ma sembra un vecchio. Non mi direte che è normale per la sua età."
"Però oggi hai esagerato!"
"E' lo stesso scherzo che ho fatto l'anno scorso con il figlio della signora Lina e ti ricordi come reagì il ragazzetto? Disse: se vuoi vedermi nudo, vieni nella mia stanza. Un tipo sveglio, non come lui."
"Vive una situazione difficile, i genitori sono degli scervellati e io e suo zio non sappiamo come prenderlo."
Provai fastidio a sentire parlare di me e sgusciai fuori ma appoggiata alla porta, l'aria di chi stava pensando ai suoi problemi, c'era Sabrina. Quando mi vide mi disse: "Che c'è, piccolo, sei triste anche tu?". Mi prese per mano e mi portò a passeggiare con lei. Incontrammo i figli di alcuni vicini che giocavano e correvano con le loro biciclette.
"Perché non fai amicizia con loro? Stai sempre da solo," mi disse accarezzandomi la guancia.
"No" risposi, "preferisco stare con te."
Rise. Continuammo a camminare mano nella mano ma una voce ci raggiunse da dietro.
"Bene, vi siete fidanzati a quanto pare." Era mio zio che tornava da una delle sue escursioni. A lui non piaceva stare sulla spiaggia per cui si allontanava per gran parte del giorno.
"Ti piacciono i maschi della nostra famiglia?", chiese ironico a Sabrina.
"Anche a te piacciono le donne della nostra" rispose lei, non meno beffarda.
Si era creata una certa tensione per me difficile da capire. Mio zio voleva mandarmi a prendere un gelato ma lei mi trattenne dicendo che ne avevo mangiati anche troppi quel giorno.
"Hai paura che ingrassi? Magari, è magro come uno stecchino!"
"Gli fa male. Si vede che non hai figli."
"Io la buona volontà ce l'ho messa tutta ma tua zia non ne ha fatti."
"Che finezza!"
Stettero zitti fino al ritorno. Da quel giorno Sabrina mi voleva quasi sempre con lei, se aveva intenzione di allontanarsi mi faceva cenno di seguirla e io, da parte mia, l'avrei seguita dappertutto. Questa nuova dimestichezza suscitò i commenti ironici di Catia.
"Ecco", disse, "sempre così gli uomini: gli stai dietro e loro perdono la testa per un'altra. Sabrina mi ha rubato il fidanzato."
La sorella reagì male e scattò. "Smettila con questo scherzo, nessuno ti ha rubato nulla."
Fulvio, il marito di Catia, giunto il sabato, fu coinvolto nelle schermaglie. Disse alla cognata: "Ho saputo che hai fregato il ragazzo a Catia."
Sabrina lo fulminò con lo sguardo. "Non sei contento? Ti ho tolto il rivale di torno." Restò di malumore al punto che non volle partecipare all'ennesima gita, dicendo che non stava bene. La lasciai malvolentieri e dovetti sorbirmi il viaggio con alcuni vicini e i loro figli dato che non c'era posto nella nostra auto. Nemmeno mio zio era venuto, scomparso in una delle sue escursioni solitarie. Mi annoiai abbastanza e mi ritenni fortunato quando, non sentendosi bene il ragazzino mio coetaneo figlio degli amici, tornammo indietro con largo anticipo sugli altri. Arrivato, corsi a cercare Sabrina nel suo bungalow. La porta era chiusa ma sapevo quale era la finestra della sua stanza e la trovai ugualmente chiusa. Una tenda la copriva interamente ma un lembo in basso a destra era piegato e apriva uno squarcio attraverso il quale si poteva vedere dentro. Quello che vidi non lo dimenticherò mai: Sabrina era nuda, piegata sul suo letto e qualcuno le faceva qualcosa da dietro perché vedevo un uomo, anche lui nudo, che le premeva il suo pube sul suo sedere. Sentivo dei gemiti, intuivo cosa stava accadendo ma avevo paura di sapere altro. Corsi al bungalow degli zii e lo trovai aperto, così mi appostai dietro la finestra sul davanti per vedere che succedeva. Pensavo che se fossero tornati tutti gli altri li avrebbero sorpresi così e immaginavo che sarebbe accaduto qualcosa di grave. Dopo un quarto d'ora vidi mio zio che usciva dal bungalow dei cognati e si dirigeva verso casa sua. Fu sorpreso di trovarmi lì e ancora più sopreso del fatto che anche gli altri giunsero dopo pochi minuti.
Ci riunimmo per cena, Sabrina era rossa in viso e la madre le chiese se le era venuta la febbre. Mio zio sembrava del tutto soddisfatto e si fece raccontare i particolari della gita, come se davvero gli interessassero. Io mi sentivo triste e sporco per quello che avevo visto e me ne andai a letto con un senso di scoramento. Il giorno dopo evitai Sabrina , cosa che non sfuggì a Catia che mi chiese se avevo litigato con la mia fidanzata. Aveva appena salutato il marito, partito di nuovo, e sospirò sedendosi vicino a me su una panchina poco lontana dalle nostre case. Mi circondò le spalle con un braccio e mi chiese:"Abbiamo fatto pace? Ti voglio bene, sai, e scusa se ti ho scoperto il pisellino l'altro giorno. Io scherzo sempre mentre Sabrina è più seria di me, non è vero? Dimmi, non è che ieri, quando sei tornato prima l'hai vista con qualcuno? Lei è così bella, tutti i maschi le corrono dietro...Ti ha messo le corna, per questo sei arrabbiato con lei?"
Dissi di no ma evidentemente sospettava qualcosa; anche se tutti la consideravano una ragazzona che rideva sempre, un tipo superficiale, lei osservava tutto. Rientrammo insieme e tutti notarono che avevamo fatto pace.
Disse, tanto per non smentirsi: "Adesso vuole bene a me, non a Sabrina. Gli ho chiesto se stanotte vuole dormire con me visto che sono sola nel letto."
L'indomani le restai attaccato tutto il giorno, continuando a evitare Sabrina, davanti alla quale mi sentivo in imbarazzo. Mi fece assistere a una nuova poppata quando restammo soli nel nostro angolo sulla spiaggia e mentre il suo bimbo succhiava avido mi chiese se sapevo come nascevano i bambini. Arrossii e cercai di esprimere quelle poche confuse idee che avevo sull'argomento. Rise e mi spiegò con delicatezza le cose essenziali. Mi tornarono alla mente le immagini di due giorni prima e mi domandai se Sabrina avrebbe avuto anche lei un bambino. Proprio in quel momento ci raggiunse.
"Gli ho appena dato una lezione di educazione sessuale", disse Catia alla sorella.
"Lascialo in pace questo bambino" rispose lei.
"Non sono un bambino" reagii arrabbiato, "tanto certe cose le sapevo già, le ho viste."
"E dove le hai viste?"
"Io...una volta ho visto un film."
"Sentilo il porcellino, guarda i film sporchi. E che facevano?"
Descrissi imbarazzato e suscitando le risate di Catia quello che avevo visto. Sabrina rimase seria, si accese una sigaretta e disse alla sorella di piantarla.
"Glielo diciamo alla sua mamma, quando torna, quello che combina questo angioletto?"
"I bambini non combinano niente, sono gli adulti a fare le schifezze."
"Hai la luna storta?"
"Già che ci siamo dì a tuo marito che la smetta di guardarmi gambe e tette con gli occhi che gli escono tutti. Tu non c'hai fatto caso?"
Catia sembrò più mortificata che offesa.
"Se giri nuda per casa è difficile non guardarti."
"Non giro nuda ma in costume. Siamo al mare, mi pare e parli proprio tu che fai vedere le tette a un bambino."
"Molte donne prendono il sole in topless, non sono certo le mie le uniche che vede. Se hai voglia di litigare, io no, se vuoi parlare e sfogarti, va bene, mandiamo via il cuginetto e confidati."
"Non ho niente da confidare. Scusa."
"Niente, tanto io so come tenermi il mio uomo."
Il battibecco finì lì ma la sera Sabrina mi prese quasi di peso e mi portò a passeggiare con lei. Quando fummo soli mi affrontò subito.
"Mi dici che ti ho fatto? Perché mi eviti da due giorni?"
Non risposi. "C'entra con quello che hai detto oggi?"
Mi aveva messo le mani sulle spalle, il suo viso era a un centimetro dal mio e non potevo resisterle.
"Vi ho visti", le dissi alla fine.
Sussultò. Mi portò sulla spiaggia, sembravamo una delle tante coppiette che cercano di trascorrere una romantica serata marina guardando le stelle. Si sedette su una pietra levigata e mi tirò a sé, le gambe attorno alle mie, la mia schiena sul suo seno, il suo fiato sul mio collo.
"Mi devi giurare che non dici niente a nessuno. Me lo giuri?" Mi diede un bacetto sul collo.
"Se lo dici a qualcuno succede un guaio, lo capisci? Sono cose naturali ma tuo zio non è libero e poi non succederà più e sarebbe un peccato rovinare una famiglia per un attimo di stupidità. Mica vuoi provocare un casino? Sarebbe anche colpa tua, sai." Mi impresse un altro bacio, stavolta sulla guancia.
"Mi vuoi bene? Mi vuoi un pò di bene?"
"Sì."
"Fai come ti dico io? Giuri?"
"Giuro."
Mi fece voltare e mi strinse al suo corpo.
"Non dici niente?"
"Non dico niente."
"Sicuro?"
"Sicuro."
"Dammi un bacio."
Volevo darle un bacio sulla guancia ma le nostre labbra si incontrarono e provai una sensazione di calore e di piacere. Avevo il volto in fiamme e il mio corpo aderiva al suo e a un certo punto si accorse di qualcosa che la pungeva nel ventre. Mi guardò stupita e si staccò da me. Ci rialzammo.
"Ricorda che hai giurato" mi disse, senza però ridarmi la mano, anzi, tenendosi discosta da me. La mia infanzia era finita, per sempre, anche se ancora non lo sapevo.
Trascorsi una notte agitata. Non potendo dormire mi alzai e presi aria alla finestra della mia camera. Sentivo gli zii ridere e scherzare nella loro, accanto alla mia, e immaginai cosa stessero facendo e provai fastidio e mi chiesi cosa avrebbe detto la zia se avesse visto la nipote e il marito. Tornai a letto e quando finalmente mi addormentai sognai di essere di nuovo fra le braccia di Sabrina, come qualche ora prima, ma nel sogno non era lei ma Catia che si scopriva i seni e mi allattava e io ero nudo ed eccitato e lei rideva e mi chiamava maialino ma nella stanza entrarono la madre e la zia e la rimproverarono dicendole di vergognarsi ma lei si difese dicendo che non c'era niente di male perché stava solo allattando il figlio. Mi svegliai in un bagno di sudore.
Il giorno stesso lo zio stabilì di rimandarmi da mia madre che quel giorno rientrava dal suo viaggio. L'improvvisa decisione sorprese tutti, a cominciare dalla zia. Li sentii discutere.
"Che fastidio ti da, poverino? Adesso che si è affezionato a Sabrina e Catia e si sta divertendo un po' e anch'io..."
"Non è nostro figlio e ce lo siamo tenuti abbastanza sul groppone. E' ora che i genitori si prendano le loro responsabilità."
Fu irremovibile. Sabrina gli aveva certamente detto tutto e io sapevo bene perché mi allontanava. Il pomeriggio caricò le mie poche cose sull'auto mentre tutti erano venuti a salutarmi. La zia e sua sorella mi riempirono di baci e di carezze, Catia mi abbracciò e mi sollevò da terra stringendomi e baciandomi e chiedendo come avrebbe fatto senza il suo fidanzato. Sabrina mi rivolse un rapido saluto, mi sfiorò una guancia con le labbra e si allontanò, senza aspettare la nostra partenza.
Durante il viaggio lo zio non mi parlò quasi. Solo all'arrivo mi diede un colpo su un ginocchio e mi disse:" Comportati bene e acqua in bocca, non sei più un bambino."


Meno di un anno dopo mio zio fu cacciato di casa dalla moglie che aveva scoperto la sua relazione con la nipote. Mia madre fu costernata e non sapeva spiegarsi come il fratello avesse potuto fare una cosa simile. "E quella finta santarellina, prima ha provato a soffiare il fidanzato alla sorella e poi è andata addirittura con il marito della zia! Che schifosa!"
Il triste caso interruppe per sempre i rapporti tra le nostre famiglie. Il ricordo delle due sorelle e di quella sera sulla spiaggia solitaria mi accompagnò per tutti gli anni dell'adolescenza.
scritto il
2018-04-30
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