La seduta di terapia
di
fabrizio
genere
trio
E così, come avviene spesso il venerdì pomeriggio, sono disteso sul lettino per la mia consueta seduta di terapia.
E’ un appuntamento pressoché fisso che mi accompagna fin dal mio ingresso nell’età adulta, quello di prendermi, in questo pomeriggio che sfocia nel fine settimana, un’oretta tutta per me, per analizzare ed elaborare gli accadimenti della settimana, e più in generale, della traiettoria della mia vita.
Certo, in questo anni ci sono stati dei periodi di sospensione, un po’ perchè non ne sentivo la necessità, oppure perchè passavo periodi di ansia o di depressione così profondi da rendere necessario un intervento più consistente; ma anche dei momenti di felicità così acuta che rendevano inutile questo tipo di cura dell’anima. Ma nell’attuale tornante della mia vita provo forte la necessità di fare i conti con me stesso, e dunque sto qua disteso su questo lettino per cercare di stare un po’ meglio.
Tutto è iniziato quando, parliamo dei primi anni della mia maturità, soffrivo di un Ego smisurato, pensavo di poter ambire a qualsiasi successo nella vita, e che quando questo successo non arrivava non fosse per mie lacune o inadeguatezze, no, la colpa era del mondo che non riconosceva la mia grandezza; così pensai che un’esperienza che mi avesse condotto a lavorare sui miei limiti mi avrebbe potuto aiutare; ed in effetti, provate e scartate altri tipi di terapia, questa invece risultò la più efficace, limitando la mia onnipotenza e costringendomi a contemperare il mio egocentrismo con le giuste esigenze e pretese delle persone circostanti.
Anni dopo, invece, si presentò il problema dell’amore, anzi, della mancanza di amore; mi sentivo solo, inutile, e cercavo una situazione che mi facesse sentire importante per me stesso e per chi mi stava attorno; ancora una volta ricorsi a questa metodologia, e devo dire che in effetti, nel giro di poco tempo, riuscii a incontrare un certo numero di persone per le quali, non dico la felicità, ma quantomeno la loro soddisfazione dipendeva da me. Davvero molto gratificante.
Immagino vi siate fatti un’idea della questione, e quindi evito di raccontarvi tutte le tappe del pellegrinare della mia anima; concludo solo dicendo che, ormai sulle soglie della terza età, mi piace ripercorrere il passato con un po’ di orgoglio, e pure di compiacimento; così, come ora, in quest’oretta nella quale sono qui disteso, riesco a staccarmi dal corpo e dalla mente che patiscono le angherie della socialità per poter decomprimere e coltivare un po’ di quel pensiero astratto e riflessivo, sempre così sacrificato dalla frenesia della vita quotidiana.
Ma la seduta sta volgendo al termine, ed è quasi ora di accomiatarmi dai terapisti che mi guidano in questo percorso di ricerca esistenziale.
Mi basta arcuare leggermente i fianchi per dare maggiore fluidità e profondità alle spinte del tizio che mi sta penetrando analmente con vigore; ugualmente, ammorbidendo le labbra e riposizionando la lingua, il sesso del secondo terapista riesce a muoversi nella bocca con maggiore soddisfazione e piacevolezza. Liberati da queste mie resistenze, in pochi istanti i due eiaculano, riempiendomi abbondantemente il cavo anale e quello orale con il loro sperma.
Appena ricomposto, li ringrazio cordialmente per il supporto che mi hanno offerto durante questa mia introspezione; i due, svuotatisi le palle e, immagino, con l’orgoglio di veri e rudi maschi nell'aver ben bene impregnato la fighetta intellettualoide di turno, ridacchiano fra loro organizzando, appena scesi, di andarsi a fare una birra al bar dell’angolo, occhieggiando una partita di calcio in TV.
La mia anima, ormai acquietata dalle angosce e dagli affanni, si predispone ad assaporare la bellezza della vita pescando una birra dal frigorifero della cucina e, sdraiato sul lettino, assistendo alla partita di calcio in TV.
E’ un appuntamento pressoché fisso che mi accompagna fin dal mio ingresso nell’età adulta, quello di prendermi, in questo pomeriggio che sfocia nel fine settimana, un’oretta tutta per me, per analizzare ed elaborare gli accadimenti della settimana, e più in generale, della traiettoria della mia vita.
Certo, in questo anni ci sono stati dei periodi di sospensione, un po’ perchè non ne sentivo la necessità, oppure perchè passavo periodi di ansia o di depressione così profondi da rendere necessario un intervento più consistente; ma anche dei momenti di felicità così acuta che rendevano inutile questo tipo di cura dell’anima. Ma nell’attuale tornante della mia vita provo forte la necessità di fare i conti con me stesso, e dunque sto qua disteso su questo lettino per cercare di stare un po’ meglio.
Tutto è iniziato quando, parliamo dei primi anni della mia maturità, soffrivo di un Ego smisurato, pensavo di poter ambire a qualsiasi successo nella vita, e che quando questo successo non arrivava non fosse per mie lacune o inadeguatezze, no, la colpa era del mondo che non riconosceva la mia grandezza; così pensai che un’esperienza che mi avesse condotto a lavorare sui miei limiti mi avrebbe potuto aiutare; ed in effetti, provate e scartate altri tipi di terapia, questa invece risultò la più efficace, limitando la mia onnipotenza e costringendomi a contemperare il mio egocentrismo con le giuste esigenze e pretese delle persone circostanti.
Anni dopo, invece, si presentò il problema dell’amore, anzi, della mancanza di amore; mi sentivo solo, inutile, e cercavo una situazione che mi facesse sentire importante per me stesso e per chi mi stava attorno; ancora una volta ricorsi a questa metodologia, e devo dire che in effetti, nel giro di poco tempo, riuscii a incontrare un certo numero di persone per le quali, non dico la felicità, ma quantomeno la loro soddisfazione dipendeva da me. Davvero molto gratificante.
Immagino vi siate fatti un’idea della questione, e quindi evito di raccontarvi tutte le tappe del pellegrinare della mia anima; concludo solo dicendo che, ormai sulle soglie della terza età, mi piace ripercorrere il passato con un po’ di orgoglio, e pure di compiacimento; così, come ora, in quest’oretta nella quale sono qui disteso, riesco a staccarmi dal corpo e dalla mente che patiscono le angherie della socialità per poter decomprimere e coltivare un po’ di quel pensiero astratto e riflessivo, sempre così sacrificato dalla frenesia della vita quotidiana.
Ma la seduta sta volgendo al termine, ed è quasi ora di accomiatarmi dai terapisti che mi guidano in questo percorso di ricerca esistenziale.
Mi basta arcuare leggermente i fianchi per dare maggiore fluidità e profondità alle spinte del tizio che mi sta penetrando analmente con vigore; ugualmente, ammorbidendo le labbra e riposizionando la lingua, il sesso del secondo terapista riesce a muoversi nella bocca con maggiore soddisfazione e piacevolezza. Liberati da queste mie resistenze, in pochi istanti i due eiaculano, riempiendomi abbondantemente il cavo anale e quello orale con il loro sperma.
Appena ricomposto, li ringrazio cordialmente per il supporto che mi hanno offerto durante questa mia introspezione; i due, svuotatisi le palle e, immagino, con l’orgoglio di veri e rudi maschi nell'aver ben bene impregnato la fighetta intellettualoide di turno, ridacchiano fra loro organizzando, appena scesi, di andarsi a fare una birra al bar dell’angolo, occhieggiando una partita di calcio in TV.
La mia anima, ormai acquietata dalle angosce e dagli affanni, si predispone ad assaporare la bellezza della vita pescando una birra dal frigorifero della cucina e, sdraiato sul lettino, assistendo alla partita di calcio in TV.
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