Giaciglio erboso
di
mitana
genere
incesti
Alla ragazza non bastava dare e prendere piacere colla sola bocca. Il rimescolio del sangue il bollore al basso ventre i lunghi estenuanti orgasmi quando suo padre la penetrava colle dita le copiose sborrate in gola la costringevano a lunghe ore d'insonnia e non aspettava altro che essere liberata dal fardello ormai insopportabile della verginita'. Le borse sotto gli occhi denunciavano le masturbazioni solitarie non paga degli orgasmi durante i giochi coll'uomo che amava di piu' nella vita. C'era solo lui, era tutto per lei quell'uomo, a quell'uomo aveva dedicata la sua vita ed ora voleva regalargli il fiore piu' bello che avesse. Aveva da parecchi mesi festeggiata la maggiore eta' e tante delle sue amiche avevano gia' formata una famiglia tutta loro ma lei no, lei voleva dedicare la sua vita al solo uomo per il quale riteneva che valesse la pena di vivere. E che fosse il suo proprio genitore era solo un dettaglio. D'altronde sia in paese che nella Storia non era certo il primo caso d'incesto ed a dire la verita' se un giorno avesse deciso di mettere al mondo un figlio avrebbe voluto che fosse lui il padre. Ed a questo pensiero si sgrillettava furiosamente una fica bollente che le bruciava in mezzo alle cosce. Ma quel dito non le bastava piu'. Era ormai pronta ad ospitare il grosso cazzo nodoso di suo padre. Lo vedeva continuamente davanti agli occhi il grosso cazzo, lo rincorreva lo afferrava lo lambiva lo godeva non bastandole le ore che la chiavava in bocca. In fica, lo voleva in corpo voleva essere aperta da lui voleva diventar donna sotto i suoi amorosi e decisi colpi. Capito' un giorno che sua madre le mise sulla testa una mappata, un fagotto, con dentro il mangiare per suo padre occupato in un campo non molto lontano da casa e che per non perdere tempo inutilmente a ritornare per mangiare glielo spediva sul posto di lavoro. La ragazza accetto' il compito pregustando un incontro all'aria aperta in camporella all'ombra delle viti profumate e del forte odore dell'erba tagliata di fresco. Il padre vide da lontano la donzella che con una mano reggeva la mappata sulla testa e coll'altra alzava il lembo della vesticciola perche' non s'impigliasse nei rovi del sentiero. La gonna sollevata metteva in mostra due gambe delicate arse dal sole fino alle ginocchia e piu' su dove la pelle e' piu' sensibile e profumata due cosce affusolate meritevoli di baci appassionati e carezze delicate. Il braccio alzato costringeva i seni a mostrarsi colla base gonfia e la pelle diafana. L'uomo riconobbe la figlia diletta e mise la mano sulla patta per controllare l'erezione, non era mai pago di quella carne odorosa di quella bocca accogliente di quella lingua curiosa non gli bastava piu' fotterla in bocca ne' gli bastava succhiare quei capezzoli irti come chiodi palpare quel culo sodo quei fianchi morbidi quelle cosce che lo facevano impazzire. E quel ventre piatto? Era la fine del mondo e spesso si chiedeva se era degno di tanta felicita'. Quella figlia l'amava, non era il solito amore di padre ma la sua era infatuazione per la donna, desiderio della carne voglia di possesso voglia di godere e quando la stringeva tra le braccia sentiva fremere una donna non una figlia. Tra le sue braccia arrivava persino a dimenticare di avere una moglie e piu' di una volta era stato sul punto di fotterla sul tavolo della sala da pranzo mentre la consorte sfaccendava in cucina. Il rumore dell'acquaio lo aveva riportato alla realta' e si era contenuto. Appoggiato alla zappa ritto cogli occhi socchiusi per il sole che lo colpiva in fronte ammirava le belle cosce che saltellavano tra i fossi e si avvicinavano inesorabilmente. Le labbra cominciarono a tremargli per l'emozione la gola s'inarido' per l'eccitazione, quel corpo cosi giovane lo faceva andare fuori di testa, il cazzo gridava per uscire dalla prigione dei pantaloni, si frego' gli occhi umidi di desiderio ed appena la figlia gli fu vicino l'abbraccio' e le bacio' il collo con violenza ed ardore. Dio quanto amava quella donna! A fatica la ragazza riusci' a liberarsi dell'abbraccio per depositare per terra la mappata e ricongiungersi ancora con l'uomo che amava cosi' tanto. Un amore incredibile una passione travolgente faceva di quei due dei moderni Romeo e Giulietta. Il papa' depose delicatamente la figlia su un mucchio di erba odorosa e prese in bocca un seno mentre strizzava il capezzolo dell'altro. L'orgasmo che scuoteva il giovane corpo era evidente ed il padre fu felice di quanto carnale fosse sua figlia. All'ombra delle viti frondose e ben lontani dalla strada si spogliarono strappando addirittura i vestiti per la brama di ammirare i rispettivi corpi ed una volta nudi restarono a lungo ad ammirarsi a vicenda. Seduti colle gambe incrociate l'uomo a meno di quarant'anni esibiva un fisico muscoloso ed un cazzo duro e grosso colle vene gonfie che pochi possono vantare mentre la figlia col cespuglio riccio e nero ed il grilletto gia' ritto due cosce perfette e morbide i seni due globi da far impazzire un uomo assetato d'amore non osavano guardarsi negli occhi. - Papa', fammi donna. La voce flebile era un sussurro, il padre la udi' appena e si scosse dall'ammirazione di quel corpo che gli chiedeva di fare il passo decisivo perche' la ragazza divenisse donna. - Non posso, in fondo sono tuo padre. Deve occuparsene un altro. - O tu o nessuno, papa'. Non puoi condannarmi a restare vergine per sempre. - Ma non e' giusto. E' un fiore che donerai allo sposo. - O tu o nessuno. Voglio che sia tu il primo. - Ma sono tuo padre, ci pensi? - Sei l'uomo che amo. Sei il mio amante. Dopo te non ci sara' nessuno. - Figlia mia, rinsavisci. Anche io ti amo e ti voglio ma non puoi legarti a me per la vita. Hai bisogno di vivere la tua vita. Giochiamo finche' dura, godiamo i nostri giochi ma diamoci un limite, non andiamo oltre. Intanto che il padre cercava di evitare la deflorazione la figlia si accosto' e comincio' a leccarne il viso discese sul collo gli succhio' i capezzoli quindi nascose la faccia tra le cosce e prese in bocca l'intera asta come solo lei sapeva fare. Piano piano i sentimenti onesti il rispetto per la figlia comincio' a vacillare e mentre l'erezione divenne spasmodica il desiderio supero' i confini della decenza e la voglia di fare sua questa figlia innamorata fece si che stesse sul punto di sborrare. La ragazza senti' che il momento era venuto, si slaccio' dall'abbraccio si distese sull'erba e chiamo' a se l'uomo che amava - Vienimi sopra papa' fammi tua, ti prego fammi donna. Per un attimo l'uomo vide scorrere come un flash la sua vita, il primo rapporto con sua moglie la nascita della bambina la prima carezza nel pagliaio il primo pompino e capi' che voleva anche lui fare sua questa donna e, perche' no, legarla per la vita al suo carro. La bacio' a lungo in bocca mentre il cazzo duro spingeva tra le cosce dove il calore della pelle giovane lo teneva ritto e duro. - Piega le ginocchia. - Si papa', tu fai piano pero'. La capocchia tesa sfioro' la fessura dove due grandi labbra carnose erano spasmodicanemnte gonfie dove il grilletto era ritto da un pezzo e trepidava nell'attesa l'imene era da tempo certo di rinunciare con piacere alla sua interezza, scottavano sia la fica che il cazzo e per alleviare l'arsura il papa' inumidi' colla saliva la cappella e l'orifizio avvicino' il cazzo e mentre sussurrava ''ti amo'' un colpo secco e ''Ahhhhhh'' un grido e la ragazza reclino' il capo svenuta. Il papa' allarmato e timoroso stette immobile a guardare la figlia ferita divenuta donna. Sentiva il calore delle viscere sentiva il cazzo sguazzare nella bolgia piena di umore bollente di sua figlia. Passarono lunghi minuti prima che la ragazza si riprendesse e gli sorridesse debolmente dopo che si era resa conto di quanto era successo. Un dolore atroce le bruciava in mezzo alle cosce e nonostante la sofferenza con un alito disse al papa': - Grazie papa', sei fantastico. Sono tua per la vita, amore mio. Agito' piano il bacino per assestare nella vagina la nerchia ormai padrona del suo corpo e si rese conto che il dolore era gia' scemato. Anche il padre si mosse penetrandola piu' in fondo ed alla ragazza parse strano sentire il grosso cazzo ravanarle lo stomaco. Non conosceva il suo interno e non credeva di poter esser penetrata con l'intero cazzo. Sentiva le palle cozzare contro l'interno delle cosce e ne fu eccitata oltremodo. Non sapeva quanto fosse piacevole essere impalata dal cazzo che amava. Le ovaie liberarono il loro succo con dovizia l'utero accolse le spinte del cazzo e quando gli schizzi di sborra le allagarono le viscere avvolse coi piedi i fianchi del padre perche' non uscisse nel momento piu' bello a richio di rimanere incinta. Il dolore era sparito sentiva solo piacere e godeva un orgasmo che era cominciato appena aveva visto suo padre aspettarla e non finiva ancora. Se questo e' il piacere evviva la vita allora. E pensare che sua madre rinunciava a tanto. Il papa' sfinito aspetto' che il cazzo si smollasse all'interno di quel corpo non piu' intonso e quando ne usci' la figlia gli fu sopra per ripulirlo come una fedele geisha. Era lui il suo padrone ed era giusto che lo servisse fino in fondo. Anche lei si puli' colle mutandine e mostro' al padre la prova dell'avvenuta deflorazione. Furono amanti per tutta la vita, si frequentarono anche dopo che la ragazza conobbe un uomo che la porto' all'altare e non ci fu un amore piu' intenso del loro. Ed in risposta a quei benpensanti che aborrono l'incesto ricordo che non c'e' maggior amore di quello che intercorre tra familiari e consanguinei e piu' prossimo e' il legame di parentela tanto maggiore e' l'amore disinteressato il cui fine ultimo e' il completo piacere dell'altro. E comunque bisogna che la regola vigente sia quella che ognuno prenda il piacere nelle modalita' che preferisce e con chi vuole senza aspettare che sia una legge di governo a guidarlo. Una sola sia la regola imprescindibile: che nessuno sia obbligato a fare qualcosa che non gli piace fare.
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