Silenzio.
di
Inchiostro&Miele
genere
etero
Martina ha sorvolato il mare; vive in una casa inglese con un altro uomo. La sera si infila nelle lenzuola, non sa se dormire - forse lui arriverà e vorrà prenderla, toccarla, schiacciarla esercirando i suoi diritti di marito.
So che si vedono poco. Lui lavora in un'azienda che si occupa di pubblicità; gli capita di volare in giro per l'Europa e così Martina resta sola, casalinga, e si occupa dei figli - due bei bambini dagli occhi chiari.
Nel tramonto romano, rossastro sul Tevere, come un vinaccio, ripenso al fluire dei miei giorni: ed è tutto sformato, senza logica o misura. Martina era sul mio petto, voleva leccarmi i capezzoli, e me lo chiedeva ridendo; quando glielo concedevo dava un morsetto, sulla violacea punta indurita.
Non c'eravamo visti da parecchio tempo, poi un giorno eravamo finiti di nuovo a letto. Ecco la malinconia: i suoi peli pubici folti.
S'era sempre depilata, non eravamo mai stati insieme senza che si fosse depilata - per me la sua fica era linda, candida, pura da umidi riccioli neri: ecco il cambiamento.
Ora passaggia nei parchi londinesi, forse si sente più inglese, forse ora si copre le labbra quando sorride; i suoi figli giocano nei prati verdi, curati, e l'erba è tutta allo stesso livello.
Io c'ho ancora quei ricordi delle giostrine, dove alle spalle del cortile si intrecciavano i rami e sbucavano i cespugli. Era tutto un groviglio verdeggiante. Io la convinsi, la portai tra quelle piante e quelle foglie: era nuda ed il cielo le era coperto dalle chiome, mentre io ero giù con il volto tra le sue gambe. Chi ci sentì gemere?
Ma l'altra sera l'ho pensata piangendo. È ritornata nella sua stanza in camicia da notte, ama il calore delle coperte ed il tepore del cuscino, la morbidezza del materasso; e la stufa è accesa e mentre fuori nevica la casa è calda e accogliente.
Poi la neve. Il marito irrompe tra le sue gambe: lei ha freddo, la sento gelare, le è dentro una lancia di ghiaccio, e lei brucia e brucia. Lui sospira; i suoni prima deboli via via crescono d'intensità. Lei geme leggera, leggera, ma lo so, vorrebbe rimanere in silenzio. Lui più forte, più forte. Silenzio.
So che si vedono poco. Lui lavora in un'azienda che si occupa di pubblicità; gli capita di volare in giro per l'Europa e così Martina resta sola, casalinga, e si occupa dei figli - due bei bambini dagli occhi chiari.
Nel tramonto romano, rossastro sul Tevere, come un vinaccio, ripenso al fluire dei miei giorni: ed è tutto sformato, senza logica o misura. Martina era sul mio petto, voleva leccarmi i capezzoli, e me lo chiedeva ridendo; quando glielo concedevo dava un morsetto, sulla violacea punta indurita.
Non c'eravamo visti da parecchio tempo, poi un giorno eravamo finiti di nuovo a letto. Ecco la malinconia: i suoi peli pubici folti.
S'era sempre depilata, non eravamo mai stati insieme senza che si fosse depilata - per me la sua fica era linda, candida, pura da umidi riccioli neri: ecco il cambiamento.
Ora passaggia nei parchi londinesi, forse si sente più inglese, forse ora si copre le labbra quando sorride; i suoi figli giocano nei prati verdi, curati, e l'erba è tutta allo stesso livello.
Io c'ho ancora quei ricordi delle giostrine, dove alle spalle del cortile si intrecciavano i rami e sbucavano i cespugli. Era tutto un groviglio verdeggiante. Io la convinsi, la portai tra quelle piante e quelle foglie: era nuda ed il cielo le era coperto dalle chiome, mentre io ero giù con il volto tra le sue gambe. Chi ci sentì gemere?
Ma l'altra sera l'ho pensata piangendo. È ritornata nella sua stanza in camicia da notte, ama il calore delle coperte ed il tepore del cuscino, la morbidezza del materasso; e la stufa è accesa e mentre fuori nevica la casa è calda e accogliente.
Poi la neve. Il marito irrompe tra le sue gambe: lei ha freddo, la sento gelare, le è dentro una lancia di ghiaccio, e lei brucia e brucia. Lui sospira; i suoni prima deboli via via crescono d'intensità. Lei geme leggera, leggera, ma lo so, vorrebbe rimanere in silenzio. Lui più forte, più forte. Silenzio.
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