Gli occhi

di
genere
gay

Il mio problema è sempre stato quello dello sguardo. Mi blocca - mi sbatte sulla parete.
Uscendo dalla palestra l'aria fredda, i pochi passanti: guardo alle finestre illuminate e sembrano riscaldarmi. Dai vetri affiorano i volti, ma poi si coprono - tutto si appanna per via del respiro.
Daniele è pochi passi più avanti, è gay dichiarato: lo so, lo sanno tutti. Il suo corpo... ci ho fantasticato mille volte, l'ho immaginato in tutte le posizioni, in miriadi di combinazioni diverse: ogni volta che lo vedo, però, nudo sotto l'acqua della doccia, nudo mentre si insapona l'uccello, nudo mentre si avvolge l'asciugamano bianca intorno ai fianchi... ogni volta è come se si mostrasse rinnovato, diverso da quello che mi aspettavo di vedere. Si può dire che è soltanto per lui che frequento la palestra: non sono uno di quei fanatici... un bel fisico mi interessa, certo, ma cerco di coltivare anche altre cose.
Si sfrega le mani e le infila nelle tasche; il suo passo è rapido e sicuro, cammina e di tanto in tanto accenna un sorriso - verso qualche conoscente, non certo verso di me.
Non gli ho mai parlato - sono lì lì, ma poi alla fine mi blocco. È che la mia mente mi porta altrove, percorre tutte le linee del suo corpo e mi porta agli occhi. Ed improvvisamente sono paralizzato. Immagino i suoi occhi guardarmi dopo avermi baciato, i suoi occhi eccitati mentre glielo succhio, i suoi occhi estatici mentre è dentro di me; ed i suoi occhi terrificanti dopo il rapporto.
Dopo che sarò? Mi vedo totalemente catturato dai suoi occhi - come se fossi un insieme di colori costretti però nei contorni definiti di un disegno. È cosi. Se il rapporto fosse fatto solo di corpi, io allora sarei un Dongiovanni - probabilmente il termine è inadeguato, essendo io gay e passivo -; ma essendo fatto anche di occhi, ecco che io sono ancora vergine.
Infilo le chiavi; mi spoglio; sono sotto il getto caldo, vaporoso della doccia. Le palpebre chiuse, muovo la mano avanti ed indietro, l'indice e il medio dentro e fuori di me. Vorrei che il mio braccio perdesse sensibilità, fosse solo un movimento di piacere: la percezione della mia pelle, però, mi rimanda a me stesso, mi svela l'inganno. Daniele non è dietro né dentro di me. Sono soltanto io con due dita nel culo. Ho perso la forza, anche il piacere di ingannarmi. E sono sempre gli occhi, questa volta i miei, che mi guardano anche quando sono solo!
scritto il
2018-11-16
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