Come prima
di
Inchiostro&Miele
genere
etero
È una pioggerella che batte sul vetro; mi sveglia dolcemente, con lentezza; mi dà il tempo per prepararmi ad una nuova giornata.
Probabilmente non succederà niente di nuovo. Anzi, quasi sicuramente sarà così. Resterò in casa. Correggerò i compiti dei miei studenti. Ed aspetterò che questa domenica invernale finisca. Ma perché aspetto? Domani cosa ci sarà di nuovo?
Nulla, neanche domani. E dopodomani. Fino ad domenica. E poi di nuovo lunedì.
Forse farò come ha detto Vincenzo. È una pagliacciata, è una cosa patetica - un uomo della mia età... ma cos'è che invece è più consono, è giusto che faccia un uomo della mia età? Aspetti la morte? Dorma nel pomeriggio piovoso della domenica?
Io non sono uno profondo, nella pioggia vedo soltanto grigiore. Soltanto noia. E non presto attenzione alle luci che filtrano dalla finestra, né tanto meno alle forme che compongono sul pavimento - per me è tutto uguale. Insegno letteratura ma non ho niente da scrivere. Né ho voglia di leggere. Le parole mi hanno saziato. Le storie nauseato. Non voglio più riflettere né conoscere.
Farò come ha detto Vincenzo. È deciso. È da vedersi, solo, se la mia auto vada bene. È un po' sgangherata, piccola e scomoda... ma, d'altronde, non credo che... andrà bene, sicuramente!
Le gocce mi battono sul cappello, sul viso e sull'impermeabile. I preservativi li ho in tasca. Non li dimentico. E poi, non c'è stato neanche bisogno di comprarli: è da mesi che giacciono in questo cassetto, infilati tra le pagine di Kundera.
Lei è ora sulla macchina. Ha voluto i soldi, prima. Dice che i ragazzi, certe volte, aggiungendo che però non si tratta sicuramente del mio caso, scappano senza pagare. Ho tirato fuori le banconote e lei le ha infilate nella borsetta. Dev'essere piena di soldi e di uomini. È pomeriggio inoltrato. Ha smesso di piovere, così decido di fotterla all'aperto. Ho le scarpe tra le foglie cadute; lei appoggia i gomiti ad un albero e mi dà la schiena. Io l'ho pagata, quindi è mia. Per quei dieci minuti, anche meno, il suo corpo mi appartiene. È come se possedessi un'estensione del mio corpo, un'estensione dannatamente eccitante.
Poi torno nella mia auto. Quella di prima. E torno nella mia casa. Quella di prima. E aspetto domani. Come prima.
Probabilmente non succederà niente di nuovo. Anzi, quasi sicuramente sarà così. Resterò in casa. Correggerò i compiti dei miei studenti. Ed aspetterò che questa domenica invernale finisca. Ma perché aspetto? Domani cosa ci sarà di nuovo?
Nulla, neanche domani. E dopodomani. Fino ad domenica. E poi di nuovo lunedì.
Forse farò come ha detto Vincenzo. È una pagliacciata, è una cosa patetica - un uomo della mia età... ma cos'è che invece è più consono, è giusto che faccia un uomo della mia età? Aspetti la morte? Dorma nel pomeriggio piovoso della domenica?
Io non sono uno profondo, nella pioggia vedo soltanto grigiore. Soltanto noia. E non presto attenzione alle luci che filtrano dalla finestra, né tanto meno alle forme che compongono sul pavimento - per me è tutto uguale. Insegno letteratura ma non ho niente da scrivere. Né ho voglia di leggere. Le parole mi hanno saziato. Le storie nauseato. Non voglio più riflettere né conoscere.
Farò come ha detto Vincenzo. È deciso. È da vedersi, solo, se la mia auto vada bene. È un po' sgangherata, piccola e scomoda... ma, d'altronde, non credo che... andrà bene, sicuramente!
Le gocce mi battono sul cappello, sul viso e sull'impermeabile. I preservativi li ho in tasca. Non li dimentico. E poi, non c'è stato neanche bisogno di comprarli: è da mesi che giacciono in questo cassetto, infilati tra le pagine di Kundera.
Lei è ora sulla macchina. Ha voluto i soldi, prima. Dice che i ragazzi, certe volte, aggiungendo che però non si tratta sicuramente del mio caso, scappano senza pagare. Ho tirato fuori le banconote e lei le ha infilate nella borsetta. Dev'essere piena di soldi e di uomini. È pomeriggio inoltrato. Ha smesso di piovere, così decido di fotterla all'aperto. Ho le scarpe tra le foglie cadute; lei appoggia i gomiti ad un albero e mi dà la schiena. Io l'ho pagata, quindi è mia. Per quei dieci minuti, anche meno, il suo corpo mi appartiene. È come se possedessi un'estensione del mio corpo, un'estensione dannatamente eccitante.
Poi torno nella mia auto. Quella di prima. E torno nella mia casa. Quella di prima. E aspetto domani. Come prima.
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