Abbadon: gestione di uno stupro di gruppo.
di
samas2
genere
pulp
Si lo confesso, detesto racconti in cui ci si compiace di stupri e che per giunta si protraggono per innumerevoli puntate, mai sazi di male. Allora provo, per una volta a immaginare io il finale, ma se non avete stomaci forti state alla larga.
Los Angeles 2019.
Claudia era disperata: in quel fetido capannone dalle pareti luride fatte di mattoni sbrecciati e d’intonaco scrostato era ripetutamente violata, umiliata e temeva che alla fine non sarebbe mai uscita viva dal quel luogo dove era tenuta segregata da giorni. Fragile, con gli occhi gonfi di lacrime, in balia degli eventi fece l’unica cosa che poteva: pregò.
- Mandami un angelo. Ti supplico, salvami!
3053 DC.
Erano circondati e Abbadon e i suoi compagni, dopo aver combattuto a lungo con valore nella guerra planetaria stavano per essere annientati; avrebbero però venduta cara la pelle.
Abbadon, il più sofisticato modello da combattimento mai concepito, il Nexus T25 “Shadow”, capace di comparire inaspettato, all’improvviso, insidioso e assolutamente micidiale, condivideva la sua sorte con un gruppo di uomini a cui era legato da un patto d’onore e di sangue. Uomini capaci anche in quei frangenti tragici di scherzare fare battute divertenti ed ironiche. Aveva un solo rammarico: Alexandra, un modello Nexus T3009 Sexual Extreme, che lui amava di un amore tenero e ritenuto impossibile per un Nexus. Era partita anni prima in missione per uno sperduto pianeta dell’Orlo con un tipo, un certo Max “Mad” Kirk. Aveva sempre sperato di rivederla ma ora non più. Pensava spesso:
- Chissà se finito tutto anche noi Nexus ci rivedremo -
Il suo comandante Peter “Little” George che lo considerava come un figlio, lo chiamò.
- Abbadon, sai che in questa base c’è un prototipo sperimentale di una macchina spazio temporale. Voglio spedirti indietro nel tempo per tentare di salvarti perché tu possa vivere.
- Non è giusto. Peter io combatterò con voi fino alla morte, non vi tradirò mai.
- No, questa macchina a cui ho lavorato una vita difetta purtroppo ancora di verifiche e non so cosa potrà succedere ma vale la pena tentare e tu sei l’unico che potrebbe farcela. Il solo rammarico che mi rimane è non poter vedere che razza di guai potrai combinare nel mondo in cui ti materializzerai.
Rise e con lui lo sparuto gruppo di uomini impavidi, prossimi alla fine, che erano stati la sua famiglia.
Rivedeva ancora quei volti stanchi che gli sorridevano rassicuranti per l’ultima volta dicendogli addio mentre veniva introdotto nella speciale capsula per il viaggio temporale. Aveva avvertito allora una grande commozione anche se, da programmazione, non era previsto che lui potesse avere sentimenti. Il viaggio fu terribile e pochi sarebbero sopravvissuti, ma Abbadon ce la fece.
Giunto in quel mondo primitivo rapidamente si adattò conducendo una vita molto riservata.
Los Angeles 2019
Un giorno una notizia catturò la sua attenzione: Claudia, una giovane attrice, era scomparsa nel nulla. Abbadon, a parte il colore dei capelli, ravvisò nella foto della ragazza una straordinaria somiglianza con Alexandra. Capì che la voleva, la doveva trovare e salvare e se qualcuno le avesse fatto del male, si sarebbe di certo pentito. Con uno stratagemma si impossessò di alcuni indumenti della ragazza, attivò i suoi sensori molecolari e si mise in caccia. Nessuno in quel mondo poteva neppure immaginare il significato di una minaccia come quella rappresentata dal Nexus sul piede di guerra.
Finalmente era arrivato nel luogo dove Claudia era sottoposta alle voglie immonde di spregevoli individui.
Abbadon, avanzò nel deposito dove innumerevoli carcasse di auto ossidate sembravano occhieggiare malvagiamente. Camminava sul terreno ricoperto di rosticcio e lerciume. Piante selvatiche spuntavano ostinatamente vitali in quel luogo brullo e arido. Udì il latrato dei cani prima ancora di vederli spuntare da dietro un cumulo di auto disfatte. Tre piccioni spaventati, borbogliando si levarono in volo con il loro cupo battito d’ali e si posarono sui rami di un alberello rinsecchito, quasi a godersi lo spettacolo che stava per principiare.
Li inquadrò: due dobermann, un rottweiler e un grosso bastardo fulvo.
Imbracciò freddamente, con calma, l’HK 337 silenziato che portava al fianco. Il vento polveroso sollevò i lembi inferiori del suo capo-spalla e contemporaneamente una grandinata di colpi incredibilmente precisa si abbatté sulla muta inferocita. Pochi secondi dopo, i quattro cani giacevano a terra con il pelo imbrattato di sangue che continuava a sgorgare dai loro corpi immobili e si espandeva in scure chiazze sul terreno; avevano assunto pose innaturali e solo uno ancora guaiva sommessamente. Un ultimo colpo, che pareva venisse implorato, pose fine alla sua agonia.
Si avvicinò al capannone da cui provenivano risate sguaiate che coprivano quasi interamente con il loro fragore flebili grida e invocazioni di pietà.
- Mike, ho udito i cani latrare; vai a controllare se hanno sbranato qualche ficcanaso e nel caso fa sparire nell’acido nitrico quello che resta.
Johnny Hodges, il capo, rise con un riso di gola: si sentiva forte e ne godeva.
Mike bofonchiò.
-Su che al tuo ritorno la dolce Claudia ti offrirà qualcosa di speciale. Un ospite, un biker che si era aggiunto alla festa, sghignazzò.
Mike una volta all’aperto scoprì i corpi dei cani. Già le mosche si affollavano sui cadaveri ma prima che potesse formulare un piccolo pensiero, l’ultimo, fu afferrato al collo da una mano che lo soffocò in una stretta terrificante, disumana, senza che potesse opporre la ben che minima resistenza né lanciare un solo grido: gli occhi strabuzzati sembrarono schizzargli fuori dalle orbite e la lingua enfiata protruse mostruosamente dalla bocca.
Abbadon entrò nel capannone furtivo con la silenziosità di un’ombra. Il suo volto era dipinto con colori neri e rossi.
Era il turno di Roy e Marvin di stuprare in doppia penetrazione Claudia, che giaceva nuda, indifesa, attonita, disperata e il cui corpo imbrattato di sperma veniva offerto alla lussuria degli astanti.
L’entrata in scena del Nexus li lasciò di sasso, ma il loro stupore si volse in orrore quando l’androide disintegrò le zone genitali dei due energumeni piazzando con precisione chirurgica alcune grosse pallottole ACC 300 Whisper: i due sventurati ora si dibattevano al suolo urlando, scalciando, cercando disperatamente di tamponare il sangue che fuoriusciva copioso.
- Ma cosa vuoi da noi? Sei uno sbirro, un investigatore privato? Dove sono Mike e i cani? Vuoi quella? Prenditi pure la troia e lasciaci in pace.
Gli occhi di Abbadon spiccavano bianchi in quel volto dipinto con i colori che soleva usare in battaglia: una maschera che incuteva paura.
- “Credevate o cani, che d’Ilio io più non tornassi e intanto le case disertar e stuprar ancelle?”
- Ma che cazzo stai dicendo? Come parli?
Si rivolse alla fanciulla e il suo volto e la sua voce cambiando registro divennero inaspettatamente dolci.
-Alexandra ascoltami bene: chiudi gli occhi e non riaprirli finché non lo dirò io. È per il tuo bene.
Lei aveva gli occhi inespressivi persi nel vuoto, tremava e non capiva perché quell’uomo l’avesse chiamata Alexandra, ma ubbidì.
Il biker che partecipava all’orgia, sperando di sfruttare il fattore sorpresa, fulmineamente estrasse una 357 magnum ma prima che potesse far fuoco fu colpito esattamente fra gli occhi e stramazzò al suolo stecchito. Fu il più fortunato di quel criminale sodalizio.
- “….la mia giustizia calerà su di loro con grandissima vendetta e furioso sdegno”.
Appoggiò l’HK e sguainò un Kukri brunito, affilato come un rasoio e si avventò sul gruppo.
La luce rossa del tramonto si allungava radente e sinistra all’interno del capannone. Sul vetro di una finestra un colpo, rompendolo, aveva lasciato un ghigno sinistro.
La mattanza fu tremenda.
Abbadon piombò fra gli uomini sconvolti, urlanti, con gli occhi sbarrati e il terrore dipinto sui volti; con i suoi fendenti staccava membra, teste, sventrava corpi. In breve, il biondo Johnny Hodges giaceva in un groviglio inestricabile con i suoi amici neri Wayne, Sean, Roy e Marvin sul pavimento lordo di brandelli di carne, materia cerebrale e sangue.
Abbadon sollevò da terra Claudia e delicatamente tenendola in braccio la portò all’esterno.
- Adesso apri gli occhi, Alexandra.
Lei lo guardò e quell’uomo terribile le sorrise dolcemente; aveva invocato un angelo e un angelo era sopraggiunto, sia pure un angelo di morte. Chissà perché la chiamava Alexandra. Non osò chiederglielo ma lo baciò teneramente, grata.
Il Nexus coprì galantemente la nudità della ragazza, telefonò al 911 e furtivo come era comparso, svanì.
La storia di Claudia, finalmente tornata alla vita, e del suo misterioso, sanguinario salvatore tenne banco per molto tempo, ma del giustiziere nessuna traccia fu rinvenuta.
Per fortuna loro, gli investigatori non ebbero la ventura di trovarlo.
Epilogo.
Mesi dopo un medico, tale Yazeed che aveva collaborato a torturare Claudia e si nascondeva in una residenza molto isolata, emergendo da un torpore dall’effetto amnesico, si trovò ammanettato a una tubatura della sua cantina.
Un individuo segaligno dagli occhi grigi e gelidi lo osservava, nella luce incerta della stanza, con l’attenzione che si riserva a un insetto repellente che si intende sezionare.
- Mentre eri narcotizzato ho suturato a più strati il tuo sfintere anale e quello che ti ho fatto trangugiare è un potente purgante. Ti piace seviziare le donne? Ebbene io ti farò provare l’ebbrezza delle doglie del parto. Addio bastardo.
Rorschach richiuse la porta dietro di sé.
Yazeed rimasto solo, urlò. Ma nessuno poteva udirlo.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Sogno. Frammenti di un amoreracconto sucessivo
Un posto soffice dove approdare.
Commenti dei lettori al racconto erotico