Pillola o preservativo 3
di
Kyknox
genere
prime esperienze
Quella notte non riuscivo a dormire mi giravo sul letto nervoso pensavo a tutto quello che era successo, la chiamata di Nicole, l’incontro al parco pubblico, il profilattico rotto, l’ambulatorio della guardia medica. Mi vedevo in terza persona mentre ero li seduta sulla tazza del cesso con le gambe oscenamente aperte, la fighetta ancora bagnata e il dottore in ginocchio che mi leccava la vagina ancora umida di pipi e dei miei umori.
Avevo dei continui flashback, mi vedevo mentre il giovane ragazzo mi penetrava con foga, vedevo Nicole che mi accarezzava la micia con maestria, vedevo io che grondavo di umori come una liceale in calore. Mentre rivivevo queste sensazioni nell’oscurità della mia stanza mi massaggiavo il clitoride, avevo ancora voglia di quelle emozioni.
Vedevo il ragazzo che mi penetrava con foga, la sua espressione mentre mi viene dentro, il profilattico rotto,la mia faccia sbigottita al pensiero che sono nel mio periodo di fertilità e rischio di rimanere in cinta di un ragazzino, le immagini si facevano sempre più nitide, sentivo ancora la lingua di Nicole sul mio clitoride, il ragazzo che mi leccava i capezzoli io che gemevo di piacere ancora e ancora, la mia alunna si leccava le labbra per assaporare meglio il mio nettare.
Ad un certo punto mi alzo in piedi Nicole è sdraiata sul prato del giardinetto, allargo le gambe e gli piscio in bocca, la faccia della ragazza è estasiata, come quella del medico mentre lecca la mia passera nel cesso dell’ambulatorio, la gente infila fuori che si chiede come mai ci metta così tanto a visitare quella paziente, lui che mi prende e mi sbatte sul muro del cesso con violenza e mi penetra, io con le gambe attorcigliate alla sua vita “Ah mio Dio cosi ancora continua” lo incito a darsi da fare, fuori possono sentirci la situazione mi eccita, di colpo la porta si apre “Sofia che cazzo fai?” la faccia incredula del mio ragazzo, dietro di lui il parroco Don Carlo e i genitori dei miei alunni.
Mi sveglio di soprassalto sono un bagno di sudore, sono tutta bagnata soprattutto il cavallo del pigiama è pregno dei miei umori, mi accarezzo la passera sempre più veloce prima con cerchi concentrici poi dall’alto al basso, sono in preda al demonio della lussuria, tutte quelle sensazioni provate quel giorno avevano sconquassato la mia testa, non capivo più nulla, volevo solo godere senza sosta.
Mi alzo dal letto vado in bagno mi tolgo il pigiama, rimango nuda faccio la doccia, mi massaggio i capezzoli con il doccia schiuma, mi chiedo ancora se sia giusto ciò che sto facendo dal punto di vista morale, io integerrima prof di Religione stimata da tutti ho tradito il mio ragazzo con un moccioso, mi sono fatta venire dentro rischiando la gravidanza indesiderata , sono una gran troia penso tra me.
Mi asciugo metto l’accappatoio e vado in cucina, sul tavolo ancora c’è la scatola presa all’ultimo secondo in farmacia, la apro devo decidere che fare, rischio oppure prendo questa cazzo di pillola e cerco di dimenticare tutto. Non credevo fosse così difficile, un conto è quando devono scegliere gli altri un conto è quando siamo noi a dover prendere una decisione.
Potevo sempre far credere al mio ragazzo che fosse figlio suo, ma neanche lui era propenso a diventare padre in quel momento, una ragazza madre sola in paese sarebbe stata vista con disappunto, avrei peso il lavoro sarei stata etichettata come una troia non avevo altra scelta. Ingoiai la pillola e sorseggiando un po’ d’acqua.
Il giorno dopo mentre facevo la comunione in chiesa pensavo di aver preso la decisione giusta, in fondo la domanda era sempre la stessa Pillola o preservativo?
Avevo dei continui flashback, mi vedevo mentre il giovane ragazzo mi penetrava con foga, vedevo Nicole che mi accarezzava la micia con maestria, vedevo io che grondavo di umori come una liceale in calore. Mentre rivivevo queste sensazioni nell’oscurità della mia stanza mi massaggiavo il clitoride, avevo ancora voglia di quelle emozioni.
Vedevo il ragazzo che mi penetrava con foga, la sua espressione mentre mi viene dentro, il profilattico rotto,la mia faccia sbigottita al pensiero che sono nel mio periodo di fertilità e rischio di rimanere in cinta di un ragazzino, le immagini si facevano sempre più nitide, sentivo ancora la lingua di Nicole sul mio clitoride, il ragazzo che mi leccava i capezzoli io che gemevo di piacere ancora e ancora, la mia alunna si leccava le labbra per assaporare meglio il mio nettare.
Ad un certo punto mi alzo in piedi Nicole è sdraiata sul prato del giardinetto, allargo le gambe e gli piscio in bocca, la faccia della ragazza è estasiata, come quella del medico mentre lecca la mia passera nel cesso dell’ambulatorio, la gente infila fuori che si chiede come mai ci metta così tanto a visitare quella paziente, lui che mi prende e mi sbatte sul muro del cesso con violenza e mi penetra, io con le gambe attorcigliate alla sua vita “Ah mio Dio cosi ancora continua” lo incito a darsi da fare, fuori possono sentirci la situazione mi eccita, di colpo la porta si apre “Sofia che cazzo fai?” la faccia incredula del mio ragazzo, dietro di lui il parroco Don Carlo e i genitori dei miei alunni.
Mi sveglio di soprassalto sono un bagno di sudore, sono tutta bagnata soprattutto il cavallo del pigiama è pregno dei miei umori, mi accarezzo la passera sempre più veloce prima con cerchi concentrici poi dall’alto al basso, sono in preda al demonio della lussuria, tutte quelle sensazioni provate quel giorno avevano sconquassato la mia testa, non capivo più nulla, volevo solo godere senza sosta.
Mi alzo dal letto vado in bagno mi tolgo il pigiama, rimango nuda faccio la doccia, mi massaggio i capezzoli con il doccia schiuma, mi chiedo ancora se sia giusto ciò che sto facendo dal punto di vista morale, io integerrima prof di Religione stimata da tutti ho tradito il mio ragazzo con un moccioso, mi sono fatta venire dentro rischiando la gravidanza indesiderata , sono una gran troia penso tra me.
Mi asciugo metto l’accappatoio e vado in cucina, sul tavolo ancora c’è la scatola presa all’ultimo secondo in farmacia, la apro devo decidere che fare, rischio oppure prendo questa cazzo di pillola e cerco di dimenticare tutto. Non credevo fosse così difficile, un conto è quando devono scegliere gli altri un conto è quando siamo noi a dover prendere una decisione.
Potevo sempre far credere al mio ragazzo che fosse figlio suo, ma neanche lui era propenso a diventare padre in quel momento, una ragazza madre sola in paese sarebbe stata vista con disappunto, avrei peso il lavoro sarei stata etichettata come una troia non avevo altra scelta. Ingoiai la pillola e sorseggiando un po’ d’acqua.
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