Nelle mani di mio genero - 15

di
genere
dominazione

Finalmente avevo recuperato le forze e il dolore era quasi completamente scemato, grazie anche all’impiego del ghiaccio che aveva arrestato l’infiammazione. Al mattino ripresi i miei esercizi in palestra e le faccende di casa. Erano le 11 quando arrivò l’autista a prelevarmi per condurmi dal dottor Rami: era la terza volta che mi recavo da lui, ma questa volta l’autista non era quel bastardo di Toni bensì un certo Ferdinando, un uomo di mezza età, serio, composto e poco loquace. Ferdinando mi spiegò in breve che Toni era stato licenziato da Paolo in quanto aveva usato, senza permesso, qualcosa che non gli apparteneva…indovinate che cosa?
Almeno potevo rilassarmi durante il viaggio, senza che qualcuno potesse abusare di me, tuttavia il fatto di recarmi in quello studio medico mi teneva sempre in grande agitazione, anche perché sapevo che cosa mi aspettava: Paolo mi aveva anticipato che sarei ritornata a casa “più pesante”, ossia con un numero imprecisato di piercing. Non sapevo né quanti né dove sarebbero stati messi, benché ne avessi una certa idea! Avevo sempre avuto il terrore degli aghi, ancor più sapendo che avrebbero lavorato su parti del corpo alquanto sensibili. La paura di non sopportare il dolore mi aveva indotto a scongiurare Clara, affinché il dottor Rami potesse fare una anestesia totale; riuscii ad accordarmi con Clara in cambio di qualche diavoleria che già stava progettando di fare su di me come regalo a Paolo.
Durante il viaggio di andata ricevetti un messaggio da parte di Juan: mi chiedeva come stavo!!!? Ormai non ero più abituata a un gesto carino, per quanto banale fosse “chiedere come stai”. Juan era fisicamente una meraviglia di uomo, mi aveva scopato duramente come difficilmente capita nella normale vita sessuale di una persona, ma in certi momenti aveva dimostrato anche qualche grammo di dolcezza seppur in quelle circostanze. Risposi positivamente e ringraziai del messaggio.
Il dottor Rami mi accolse con la solita freddezza, mi fece attendere in sala d’attesa, quindi mi fece denudare completamente e messo un camice mi fece sdraiare su un lettino. Mi addormentai subito dopo avermi infilato una cannula nell’avambraccio. Mi risvegliai e rimasi intontita per un po’ di tempo; mi trovavo ancora nell’ambulatorio in una stanza completamente bianca, pareti, mobili porte e finestre. Avvertivo un sapore dolciastro in bocca e la sensazione più strana la provavo quando passavo la lingua tra le labbra, istintivamente cercai uno specchio, andai nel bagno dove ce n’era uno. Tirai fuori la lingua e osservai due palline di acciaio sopra e sotto la lingua: un piercing sulla lingua! Ne avevo previsti diversi ma non questo! Mi scoprii il camice e come sospettavo c’erano dei piercing ai capezzoli: in ciascun capezzolo c’erano due barre in acciaio con sfere terminali a costituire una croce. La tortura con gli elastici e dunque l’allungamento delle settimane precedenti avevano facilitato l’inserimento dei quattro piercing.
Più in basso ne svettava un altro sull’ombelico: un anello con la scritta “TROIA”.
Prima di scrutare più in basso mi toccai le grandi labbra: uno, due, tre, quattro…mi avevano messo quattro anelli a destra e quattro a sinistra! Guardai ancora un po’ in tutto il resto del corpo non rilevando però altre sorprese. Mi osservai a lungo, effettivamente ero stata trasformata in una strafica e quei piercing mi rendevano esteticamente più desiderabile, più provocante e anche più perversa. Poco dopo il dottor Rami entrò in stanza.
“Si sdrai e mi faccia dare una occhiata!”
Osservò lo stato della pelle in ogni punto in cui era intervenuto.
“Bene! Per i prossimi 5/6 giorni non deve, toccare, sfregare o grattare l’area interessata al piercing in modo da evitare il generarsi di infezioni e facilitare il processo di costituzione della nuova pelle. Effettui 3/4 lavaggi al giorno con acqua tiepida, ovviamente ad eccezione della lingua per cui deve fare frequenti lavaggi con questo collutorio. Per il prossimo mese eviti qualsiasi cosa possa portare a infezioni, come per esempio frequentare piscine, o nel suo caso, eviti di essere inondata di sperma o di fare sesso orale. Probabilmente ci rivedremo tra poco più di un mese per gonfiare le sue mammelle come due palloni da calcio…diventerà proprio un bel fenomeno da baraccone! Si rivesta e ritorni a casa. Arrivederci”.
Salutai, mi rivestii e rientrai a casa. La sera Paolo e Clara mi fecero spogliare per osservare minuziosamente ognuno dei piercing inseriti nel mio corpo e ipotizzando per enigmi quali giochi potevano fare con ciascuno di essi. La routine di quei giorni per il mese a seguire cambiò leggermente: Paolo rientrava da lavoro e mi sodomizzava prima di cena. Il dopo cena si svolgeva in camera loro, dovevo assisterli mentre facevano sesso e talvolta masturbarli impiegando solo le mani.
In quel periodo ebbi la possibilità di riposarmi, nel frattempo i messaggi whatsapp con Juan si intensificarono, finché un giorno si decise a venire a trovarmi: volevamo tenere segreto il nostro incontro così ci vedemmo in uno di quei pochi punti in cui non erano posizionate le telecamere. Ci baciammo a lungo! Cazzo quell’uomo mi mandava in estasi! Per la prima volta dal momento in cui ero stata resa schiava stavo maturando l’idea di cambiare vita, di voler uscire da quella situazione: forse avevo raggiunto la saturazione. Certo, avevo scoperto una parte di me che neanche pensavo esistesse, mi piaceva essere dominata ma mi mancava qualcosa…e poi la freddezza con cui da tempo venivo trattata da Paolo ma soprattutto da Clara, mia figlia, mi aveva ferito più dei tanti abusi e delle umiliazioni.
Juan si rese conto della mia situazione e mi disse che avrebbe fatto qualcosa, avrebbe escogitato un piano non solo per portarmi via, ma anche per ridarmi la libertà e farmi solo sua.
“Tu continua a fare quello che ti chiedono e tienimi aggiornato su tutti i vostri movimenti soprattutto quando Paolo e Clara si allontanano da casa per lunghi periodi”.
Trascorso un mese esatto di riposo, Clara arrivò dicendomi di avere una sorpresa per Paolo, gli consegnò una piccola scatola; Paolo la aprì e lesse un biglietto ad alta voce:
“Lucchetto per fica!”
Iniziarono entrambi a ridere umiliandomi ancora una volta. Quindi Paolo mi fece divaricare le gambe e iniziò ad inanellare il lucchetto con tutti i piercing presenti nelle grandi labbra, fino a farli entrare ordinatamente tutti e otto dentro il lucchetto. Poi chiuse il lucchetto e mise la chiave nel braccialetto che Clara aveva al polso. Paolo mise in chiaro che da quel momento in poi il mio primo canale sarebbe stato il culo:
“Debby, ogni volta che vorrai scopare dovrai pregare umilmente di avere la chiave, altrimenti userai il tuo bel culo sfondato per ogni cazzo che ti ordineremo di prendere”.
Poi Clara disse:
“Stasera, usciremo per andare ad una festa: vestiti da troia e fai in modo che tutti i piercing siano visibili o quasi, per cui fatti venire qualche idea…!”
Mi vestii con una micro-gonna da cui si vedeva pendere il lucchetto, un corpetto che lasciava scoperti ombelico e seni e rispettivi piercing, un reggicalze, calze a rete e scarpe con tacco 12. Sopra avevo uno spolverino in pelle rossa che lasciava intravedere il reggicalze. Inviai un messaggio a Juan scrivendogli che ci saremo assentati da casa per tutta la sera.
Stavamo per uscire quando Paolo mi bloccò.
“Calma, zoccola, non avere fretta! C’è una piacevole sorpresa per te…”
Così dicendo prese un vibratore di dimensioni medie che Clara gli consegnò insieme ad un radiocomando e alle chiavi del lucchetto.
“Questo lo mettiamo nella tua fica che poi richiudiamo con il lucchetto, così ti rimarrà dentro per tutta la serata!”. Oh cazzo!!! Un’altra serata tra libidine e sofferenza. Che bastardi! Ero al limite della sopportazione.
“Lo terremo acceso per tutto il viaggio, all’incirca venti minuti, così arriverai alla festa già bella bagnata! Ma attenta a non venire, altrimenti dovremo punirti davanti a tutti!”
Mi sforzai di resistere il più possibile, il viaggio era interminabile, ma non ci riuscii! La vibrazione continua e la risonanza della stessa vibrazione sul lucchetto e sugli anelli mi faceva impazzire e incrementava l’eccitazione. Come se non bastasse Paolo e Clara ridevano della situazione e Clara si divertiva a giocare con il radiocomando variando la frequenza di vibrazione nei tempi giusti e portandomi all’inevitabile orgasmo.
La festa si svolgeva in una villa immersa nella campagna e lontana da occhi indiscreti. C’erano una ventina di coppie partecipanti e tutti avevano una mascherina. Man mano che la serata procedeva compresi che si trattava di gente altolocata, importanti avvocati, ricchi imprenditori, influenti politici e illustri medici. Ovviamente l’unica a non avere la mascherina ero io! Non appena varcai la soglia di ingresso della grande sala principale, mi levarono lo spolverino lasciandomi esposta agli sguardi di tutti i presenti.
Ad eccezione dell’abbigliamento e delle mascherine, inizialmente la festa sembrava abbastanza normale con gruppi di persone che mangiavano e chiacchieravano disposti un po’ sui divani e sulle poltrone, sparse ovunque e in abbondanza.
Una volta giunti alla villa fui presentata come la troia della serata; il mio ruolo era quello di correre a destra e a sinistra per “assistere” tutte le coppie che facevano sesso. A metà serata avevo già leccato tutte le passere delle invitate e avevo già fatto una dozzina di pompini saltando da una coppia all’altra.
Ad un certo punto della festa una signora di mezza età si avvicinò con fare gentile e mi prese a braccetto:
“Vieni tesoro! Sei molto bella e hai un fisico che io definirei da …stupro! Il tuo padrone mi ha detto che sei venuta senza permesso, quindi devi essere punita. Mi ha consegnato il radiocomando e voglio usarlo per tutta la serata, mentre ti faccio inculare da tutti i cazzi della festa! Io sono Mistress Sandra.”
Un'altra sadica perversa! Detto ciò suonò una campanella e attese l’attenzione di tutti i presenti, ormai seminudi e tutti intenti a masturbarsi o a fare giochi sessuali sempre con partners diversi.
“Allora Signore e Signori, un attimo di ATTENZIONE!!! questa troia si chiama Debby ed è l’attrazione della serata. Abbiamo pensato ad un gioco allettante: in questa ampolla metteremo dei bigliettini con dei numeri progressivi da 1 a 20, ognuno di voi dovrà prendere un biglietto. Si comincerà in ordine crescente dal numero più basso, per cui chi prenderà il n°1 aprirà le danze, o meglio dire, aprirà il culone di Debby. Ovviamente per le signore sono a disposizione degli strap-on di ogni misura, per cui se lo trovaste sottodimensionato rispetto al buco del culo della nostra troia potrete sostituirlo. Una raccomandazione: ogni cazzo, di carne o di plastica, che esce dal culo di Debby deve entrare subito dopo nella sua bocca. Verificherò personalmente che faccia un buon lavoro di pulizia, in caso contrario verrà punita dalla sottoscritta con cinquanta sculacciate. Una ultima cosa, potete disporre solo del suo culo: la sua fica è chiusa da un lucchetto con all’interno un vibratore che farò lavorare fino a farla scoppiare!”
“Signore e signori, si comincia!!! Avvicinatevi e prendete un biglietto!”
Mentre quelli che avevano preso i numeri alti continuavano a fare sesso con il proprio partner, il primo, un uomo piccolo e grassoccio, cominciava a incularmi, quindi si alternarono tutti, uno dopo l’altro. Furono quasi due ore di supplizio per il mio culo mentre Mistress Sandra curava il mio personale viaggio orgasmico, da uno squirting all’altro, era come stare sulle montagne russe: mi portava al massimo dell’eccitazione e mi faceva schizzare quando decideva lei. Il godimento veniva spezzato ad ogni cambio di numero; i peggiori si erano rivelati gli strap-on, sia per le loro dimensioni e sia perché chi li indossava non aveva la minima delicatezza nell’utilizzo.
Il livello di perversione era notevole, infatti alcune signore quasi bisticciavano per contendersi uccelli e sperma: da quel punto di vista, quella sera dovetti ingoiare meno rispetto a quanto mi sarebbe aspettato.
Rientrammo a casa che erano quasi le tre. Mi levarono il dildo e il lucchetto che per tutta la serata, con il suo peso, mi aveva stirato le labbra, quindi andai finalmente a lavarmi e a riposare.
Al mattino inviai un messaggio a Juan, che una ora dopo incontrai in un autogrill. Juan viveva di rendita, essendo figlio unico aveva ereditato tutto dalla propria facoltosa famiglia. Era stato bravo ad investire alcuni dei suoi capitali avviando brillantemente diverse attività commerciali e imprenditoriali, tra cui spiccavano i numerosi affitti di ville e palazzi.
“Ieri sera ho fatto apportare alcune modifiche all’impianto delle telecamere fisse della villa, sono inoltre riuscito a recuperare informazioni interessanti dalle registrazioni archiviate. Ho quasi tutti gli strumenti per rintracciare password e riesumare i segreti più nascosti di Paolo. Ora sono anche collegato on line e riesco a monitorare tutto. Credo di poter prendere Paolo per i coglioni entro poche settimane”.
Dopo quasi un anno di abusi, torture e umiliazioni stavo per uscire dal tunnel, ma soprattutto i miei aguzzini stavano per entrare in quello stesso tunnel.
Continua… (prossimo capitolo – finale)
(Ringrazio i lettori per i commenti e i suggerimenti ricevuti, continuate su dukeduke1069@yahoo.com)
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scritto il
2019-08-31
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