Il destino di una coppia - 2
di
duke69
genere
dominazione
“Come promesso oggi avrete una dimostrazione pratica di come il dolore causato dalle punizioni può aiutarvi nel vostro cammino per imparare ad essere estremamente ubbidienti e sottomessi e cioè per diventare i perfetti schiavi”.
Ci guardammo con Rosy, terrorizzati da quelle parole, cercando di capire quali erano le intenzioni di Giuseppe e che cosa ci avrebbe fatto.
“Tu Rosy vestiti come una troietta in cerca di cazzi! Ti aiuterà Laura nella ricerca dell’abbigliamento minimale che ti spetta. Invece tu Claudio indosserai questi slip: sono di due taglie più piccoli. Avrai il cazzo duro per diverse ore e sono sicuro che stasera non vedrai l’ora di toglierti i jeans per strapparteli di dosso!”.
Il fastidio che recavano gli slip in quei pochi minuti in cui li avevo indosso mi facevano pensare a quale giornata infernale stavo andando incontro. Ma quando vidi Rosy, mi sentii comprimere tremendamente i genitali, raramente l’avevo vista con un abbigliamento così provocante: scarpe rosse con tacchi vertiginosi, shorts cortissimi che lasciavano scoperte quasi completamente i glutei e mini top rosso traforato, attraverso i cui buchi si vedevano spiccare i capezzoli. La faccia appariva oleata e i capelli lucidi erano tirati indietro raccolti in una coda. La nota stonata erano gli occhi, ben truccati, ma non abbastanza per nascondere la paura di ciò che pensava sarebbe accaduto di lì a poco.
“Cazzo che fica!!! Vieni qui troia lasciati vedere…! Porca puttana fai venire voglia di una scopata senza soste. Forza muoviti! Siamo in ritardo, andiamo, c’è un po’ di strada da fare!”
Ci incamminammo verso l’ascensore, ma Giuseppe ordinò a Rosy di scendere per le scale. In ascensore Giuseppe non faceva altro che fare battute sul culo di Rosy, sapeva come tenermi in eccitazione e l’erezione in quelle condizioni di restrizione mi provocava ancor più fastidio, che si sarebbe tramutato in dolore nelle ore successive. Arrivammo al piano terra, sentivamo il tacchettio delle scarpe di Rosy che scendeva le scale. Ogni scelta di Giuseppe, compresa quella di negare l’ascensore a Rosy, serviva a incrementare l’umiliazione. Quando Rosy arrivò al piano terra, mostrò tutto il fastidio che provava nel sentire quegli shorts comprimere le parti intime, insinuandosi ben dentro le fessure, quindi di tanto in tanto alleviava il fastidio staccando l’indumento dalla pelle.
Una volta giunti presso il garage, Giuseppe mi consegnò le chiavi dell’auto, un fuoristrada con i vetri oscurati, impostò il navigatore satellitare intimandomi di guidare senza dire una parola.
Lui si posizionò nel sedile posteriore insieme a Rosy; non appena partiti iniziò a masturbarla inserendo le dita nella sua passera. Ogni volta che sfilava un dito grondante dei suoi umori faceva un passaggio dentro la bocca di lei, per ripulirsi e farle capire continuamente chi comandava. Lei più si eccitava e più perdeva il controllo lasciandosi andare in gemiti e sospiri sempre più forti. Ero ben cosciente di questa peculiarità di Rosy e la cosa mi rodeva parecchio perché non ero io a farla godere. Ad un certo punto capii che Giuseppe aveva cambiato buco…
“Ah, ahi…piano…ahi…ti prego”
“Non lamentarti troia, sono solo tre dita in culo! Il tuo primo obbiettivo sarà quello di slabbrarti lo sfintere anale, vedrai che dopo un po’ di allenamento intensificato ti farò godere solo con il culo.”
Erano trascorsi quasi 50 minuti dalla partenza e Giuseppe non aveva dato un attimo di tregua a Rosy che gemeva e si lamentava per il dolore mentre lui continuava a spingere le dita con forza e fino in fondo aprendole il buco del culo.
Quindi dopo averle fatto succhiare le dita estratte dal sedere, la fece girare posizionandola in modo da togliermi il fiato: in ginocchio con il sedere incastonato tra i due sedili anteriori e rivolto verso il parabrezza. Uno spettacolo che rischiava di farmi andare fuori strada! Il foro anale si presentava ancora abbastanza aperto dopo il lavoro spietato di Giuseppe.
“Che cosa ne pensi del culo di questa zoccola? A me sembra nata per essere inculata! Cosa ne dici Claudio?”
Non riuscivo a rispondere, era chiaro che non si trattava di una vera domanda, bensì dell’ennesima provocazione di Giuseppe. Ero eccitatissimo! Vedere Rosy trattata come una troia mi stava facendo impazzire, il mio pacco stava scoppiando! Non ce la facevo più! Tuttavia ero turbato per la convinzione che la nostra destinazione sarebbe stata tutt’altro che piacevole…! Dopo più di un’ora di guida Giuseppe stava facendo qualsiasi cosa alla povera Rosy: alternava momenti di intenso piacere solleticandole il clitoride e portandola all’orgasmo a momenti dolorosi, quando le torceva i capezzoli e le dava forti manate sulle natiche che, sotto la mia vista, diventavano sempre più rosse.
Eravamo quasi arrivati a destinazione quando Giuseppe mi fece fermare in una piazzuola e ci fece entrare nel portabagagli dove rimanemmo per quasi 15 minuti: non dovevamo sapere dove ci trovavamo! Quando l’auto si fermò, Giuseppe ci fece scendere nel piazzale di una vecchia fabbrica abbandonata. Dal cortile dove era parcheggiata l’auto procedemmo verso una porta in ferro all’esterno della quale c’erano due grossi individui con un mitra in spalla. Entrati dentro ci venne incontro una bella signora bionda di mezza età vestita con un tailleur nero:
“Buongiorno Pino, siete in ritardo! Benvenuti alla casa del tormento!”
“Buongiorno Dolores, mi scuso per il ritardo, la precedente location era più vicina e più facile da raggiungere!”
“Si è vero, fino a un anno fa stavamo più vicini al centro abitato, ma eravamo sempre a rischio di essere scoperti, troppa visibilità! Poi abbiamo ristrutturato e riadattato questa vecchia fabbrica abbandonata immersa nella campagna; qui gli “ospiti” possono urlare a volontà senza che nessuno li possa sentire, inoltre ad una distanza di un km dal casolare in tutto il perimetro circolare, una recinzione garantisce l’inaccessibilità da parte di intrusi. Per i finanziamenti non ci sono stati problemi considerato l’interesse da parte di molti potenti nel disporre di un simile divertimento. Ma dimmi di questi due…”
“Questo è Claudio, diverrà il mio cagnolino, un tempo era il marito di questa scrofa che invece diventerà il mio giocattolo sessuale preferito. Ho pensato di far vedere loro quello che accade a chi non è ubbidiente e che cosa accade agli schiavi ubbidienti che non raggiungono la perfezione.”
“Beh questo è il posto giusto per chi vuole che i propri schiavi traguardino livelli altissimi di sottomissione; a noi si rivolgono tutti coloro che hanno bisogno di aiuto nell’addestrare uno schiavo o nel punirlo. Generalmente i padroni portano i loro schiavi dando precise indicazioni su un difetto da eliminare o una dote da migliorare, quindi noi lavoriamo esclusivamente per raggiungere l’obbiettivo. A tal proposito seguiamo qualsiasi strada, l’ospite che è stato da noi ricorderà per sempre la sua straziante permanenza presso la casa del tormento sia per il dolore fisico che per quello mentale.”
Mentre Giuseppe sogghignava nel sentire il discorso di Dolores, io e Rosy ci guardavamo scioccati: la semplicità con cui Dolores ci introduceva in quel mondo crudele fatto di torture e violenze era inaudita, ma il peggio doveva ancora arrivare.
“Beh, adesso seguitemi. Ho fatto una breve introduzione ma ancora non avete visto nulla. La struttura è divisa in tre lunghi corridoi che si diramano da questo atrio: l’ALA A, l’ALA B e l’ALA C. Nella ALA A vengono portati gli schiavi novizi che hanno bisogno di punizioni costanti e quindi di più tempo, possono permanere nella casa fino ad un mese. Nella ALA B ci sono i recidivi, ossia quelli già passati dall’ALA A ma che hanno necessità di punizioni più severe. Nella ALA C ci sono gli ospiti più…difficili, quelli che non vogliono sottomettersi completamente; qui si infliggono le peggiori punizioni, quelle più cruenti. In realtà, molti padroni preferiscono portare qui i loro schiavi solo per il piacere di una punizione atroce, e spesso scelgono la ALA C.”
Ero frastornato dalle parole decise e squillanti di Dolores; guardavo con paura i primi due corridoi mentre il terzo lo evitavo.
“Bene! Non vedo l’ora di fare il tour” disse Giuseppe.
Varcammo la porta dell’ALA A, all’ingresso c’era un energumeno armato di manganello e taser.
Il corridoio era lungo una cinquantina metri, mal illuminato, freddo e umido. Si contavano 12 stanze, distribuite equamente a destra e a sinistra del corridoio e identificate da una sigla sopra la porta del tipo C - GT1, che significava corridoio C Gabbia di Trattamento n°1.
Ci affacciammo nella prima gabbia: una ragazza era legata a delle catene che stiravano le braccia verso in soffitto costringendola in punta di piedi. Era sudicia con il corpo completamente segnato dalle percosse subite ad opera del suo carceriere, che disponeva di ogni genere di attrezzo per colpirla in ogni parte del corpo.
“Questa troia si chiama Nadia, è qui da quattro giorni e il suo padrone si lamentava che durante lo spanking gridava troppo. Noi andiamo oltre la semplice sculacciata e la battiamo mattina e sera con ogni mezzo a disposizione. E anche durante la notte ha la sua razione di caning.”
Non appena disse queste parole il suo aguzzino le diede una scudisciata talmente violenta sul sedere che vidi Rosy piegarsi sulle ginocchia; l’urlo che emise la povera ragazza era cupo e sordo quasi a volerlo trattenere.
“Al momento, non tutte le gabbie sono occupate perché alcuni ospiti devono mangiare o sottoporsi a visita medica”
Un po’ più avanti nella gabbia C GT5 c’era un uomo, con il volto rosso dallo sforzo, legato ad una speciale sedia: i genitali scendevano da una apertura nel sedile della sedia tirati verso il basso da un peso.
“Questo schiavo si lamentava dei pesi che la sua padrona gli metteva nei coglioni e così la nostra brava mistress lo sta caricando come un mulo… Tesoro non esagerare altrimenti fai arrivare le palle al pavimento!”.
Continuammo il nostro percorso nell’ALA A tra urla e crudeltà di ogni tipo. Poi passammo alla ALA B dove trovammo un tizio legato come un salame, era già stato pestato a sangue da due boia che in quel momento lo stavano riempiendo di cera bollente.
In seguito fu la volta di Luisa, una povera donna il cui padrone, non essendo soddisfatto dei pompini che faceva, aveva ordinato a Dolores che le venissero estratti tutti i denti. Le urla mi rimbalzavano dentro le orecchie anche quando ci allontanammo. Che bastardi!
A quel punto, Giuseppe volle rimarcare il motivo per cui ci trovavamo li rivolgendosi a noi:
“Osservate e memorizzate bene, perché potrebbe essere il vostro destino se non soddisferete ogni mio capriccio e ogni mia richiesta. Rosy, rifletti su come si deve succhiare un cazzo altrimenti subirai lo stesso trattamento! E ricorda che sono molto esigente, dovrai diventare la regina delle puttane, la succhiacazzi per eccellenza!”
Infine giungemmo alla ALA C: l’inferno in terra! Nella prima gabbia c’era sangue ovunque e neanche Giuseppe ebbe il coraggio di chiedere. Nella seconda gabbia c’era un uomo appeso per le palle e un boia che si dilettava nel procurargli dolore con ferri incandescenti. Ci fermammo alla successiva, dove c’era una donna sospesa per aria da quattro grosse catene che tiravano mani e piedi aprendola oscenamente: stava subendo un fisting con un fallo gigantesco, ebbi un conato di vomito, ma anche Giuseppe distolse lo sguardo e disse che dovevamo andare. Ritornando indietro Dolores chiese a Giuseppe se avesse voluto farci rimanere per una giornata di prova.
“Mi piacerebbe farli lavorare a dovere, riscoprirebbero doti vocali innate!”
Sadica stronza! Giuseppe ci fece fremere un po’, ma poi le disse che sarebbe ritornato solo nel caso in cui fosse stato necessario punirci. Rosy, ulteriormente sbiancata fino a quel momento, si ritrovò visibilmente sollevata, al punto che in auto durante il viaggio di ritorno aveva iniziato a spompinare Giuseppe con una foga tale da far capire che in quel posto non ci sarebbe mai più ritornata.
“Uhh brava Rosy! Mi stai facendo riempire per bene le palle, continua a succhiare…uhh che porcaaa! Claudio, secondo me una pompa così non te l’ha mai fatta! Uhh… cazzo, vai più piano troia, ...e dimmi Claudio ha mai ingoiato la tua sborra?”
“Raramente! Non le piace particolarmente.”
Che umiliazione! Era una strana sensazione, perché allo stesso tempo ero eccitato da matti e fisicamente iniziavo a sentire un dolore al basso ventre sempre più intenso a causa della costrizione ideata da Giuseppe.
“Allor faremo in modo che le piaccia…inaugureremo la grande stagione dell’ingoio! Continua così lentamente che stanno per riempirsi completamente! Cazzo che goduria!”
Rosso dalla vergogna mista a rabbia, riuscivo a vedere tutto dallo specchietto retrovisore: Rosy si trovava a 4 zampe sopra il sedile posteriore e con una mano segava l’uccello senza mai staccare la bocca dall’asta, mentre Giuseppe la masturbava con una mano facendola salire ancor più su di giri. Man mano che trascorreva il tempo nella via del ritorno verso casa, la bocca di Rosy, che proseguiva nel suo instancabile lavoro, era sempre più vicina alla base dell’uccello di Giuseppe, che la sollecitava affinché lo spingesse tutto dentro fino in gola: un lungo e duro allenamento che stava producendo i suoi risultati. A tratti le venivano i conati di vomito che facevano produrre parecchia saliva ottima per la lubrificazione e la crescita dell’eccitazione di Giuseppe che ormai era arrivato al traguardo.
“Brava TROIA, uhh…ora vai veloce, fallo arrivare sempre a fine corsa in gola…uhh cazzo che ZOCCOLA! Dai continua…Claudio sto per riempirgli il pancino di sborra! Uhh…dai…ancora, ci siamo …ohh VENGOOO! Siii! Cazzo che sborrata, uhh… sto ancora venendo! Ingoia tutto PUTTANA!”
Rosy ebbe qualche conato di vomito durante l’orgasmo di Giuseppe, tuttavia il fatto che le avesse schizzato direttamente in gola aveva contrastato il disgusto di sentirne il sapore in bocca.
Terminato il chilometrico pompino, Giuseppe fece succhiare tutta la saliva depositatasi sui suoi genitali. Rosy finalmente sollevò la testa, aveva il volto rosso-violaceo e gli occhi fuori dalle orbite per lo sforzo applicato al fine di ottenere il miglior lavoro di bocca possibile.
Finalmente arrivammo a casa e stavolta toccò a me salire le scale fino al sesto piano: non ce la facevo più avevo delle fitte pazzesche al basso ventre e quando arrivai in camera mi liberai di jeans e slip placando il dolore. Non avendo pranzato, cenammo presto, avevamo tutti una fame da lupi. Poi Giuseppe mi ordinò di ritirarmi in camera benché fosse presto per andare a dormire.
Mi misi a leggere un libro e dopo due ore fui attirato da rumori provenienti dal soggiorno. Uscii di nascosto per andare a vedere cosa succedeva, ma già lo immaginavo…! Giuseppe stava masturbando Rosy con un vibratore, lei era distesa sul tavolo supina con le braccia che cingevano le gambe tenendole larghe e con il bacino leggermente sollevato. L’immagine di Rosy sottomessa e in balia di quel depravato di Giuseppe scatenava in me una eccitazione senza precedenti. Rientrai in camera, iniziai a masturbarmi e non ci impiegai molto ad avere un orgasmo liberatorio, dopo la sofferenza accumulata nella giornata. Ero cosciente del fatto di avere perso Rosy e la colpa era mia, anche per tale ragione non riuscivo a prendere sonno. Ma il tormento era continuo, perché più tardi il suono del vibratore e i gemiti di Rosy arrivavano dalla camera di Giuseppe tenendomi sveglio e in costante agitazione.
Mi svegliai al mattino di soprassalto, erano appena le 06.00 e dalla camera di Giuseppe arrivavano i gemiti di Rosy e la voce di Giuseppe che urlava:
“PRENDI PUTTANA!”
Provai a mettere il cuscino nelle orecchie, ma nulla…verso le 06.30 le voci erano più vicine, provenivano dal corridoio:
“GODI TROIA!!! Ti piace?”
“Siii, SI MI PIACE CAZZO!!!”
“Allora devo continuare a montarti troia?”
“Siii! SCOPAMI PIU’ FORTE!!!”
Ero distrutto! sentire Rosy che pronunciava quelle parole mi aveva pietrificato.
Continuò a scoparla durante tutta la colazione, davanti ai miei occhi. La insultava pesantemente e la costringeva a dire sconcezze di ogni tipo:
“Ti prego dammi la tua sborra!”
E lui si divertiva a farglielo urlare, per umiliarci ancora, come se non avesse sentito bene la sua richiesta…
Continua…
(Per eventuali altri commenti o suggerimenti contattatemi su dukeduke1069@yahoo.com)
Ci guardammo con Rosy, terrorizzati da quelle parole, cercando di capire quali erano le intenzioni di Giuseppe e che cosa ci avrebbe fatto.
“Tu Rosy vestiti come una troietta in cerca di cazzi! Ti aiuterà Laura nella ricerca dell’abbigliamento minimale che ti spetta. Invece tu Claudio indosserai questi slip: sono di due taglie più piccoli. Avrai il cazzo duro per diverse ore e sono sicuro che stasera non vedrai l’ora di toglierti i jeans per strapparteli di dosso!”.
Il fastidio che recavano gli slip in quei pochi minuti in cui li avevo indosso mi facevano pensare a quale giornata infernale stavo andando incontro. Ma quando vidi Rosy, mi sentii comprimere tremendamente i genitali, raramente l’avevo vista con un abbigliamento così provocante: scarpe rosse con tacchi vertiginosi, shorts cortissimi che lasciavano scoperte quasi completamente i glutei e mini top rosso traforato, attraverso i cui buchi si vedevano spiccare i capezzoli. La faccia appariva oleata e i capelli lucidi erano tirati indietro raccolti in una coda. La nota stonata erano gli occhi, ben truccati, ma non abbastanza per nascondere la paura di ciò che pensava sarebbe accaduto di lì a poco.
“Cazzo che fica!!! Vieni qui troia lasciati vedere…! Porca puttana fai venire voglia di una scopata senza soste. Forza muoviti! Siamo in ritardo, andiamo, c’è un po’ di strada da fare!”
Ci incamminammo verso l’ascensore, ma Giuseppe ordinò a Rosy di scendere per le scale. In ascensore Giuseppe non faceva altro che fare battute sul culo di Rosy, sapeva come tenermi in eccitazione e l’erezione in quelle condizioni di restrizione mi provocava ancor più fastidio, che si sarebbe tramutato in dolore nelle ore successive. Arrivammo al piano terra, sentivamo il tacchettio delle scarpe di Rosy che scendeva le scale. Ogni scelta di Giuseppe, compresa quella di negare l’ascensore a Rosy, serviva a incrementare l’umiliazione. Quando Rosy arrivò al piano terra, mostrò tutto il fastidio che provava nel sentire quegli shorts comprimere le parti intime, insinuandosi ben dentro le fessure, quindi di tanto in tanto alleviava il fastidio staccando l’indumento dalla pelle.
Una volta giunti presso il garage, Giuseppe mi consegnò le chiavi dell’auto, un fuoristrada con i vetri oscurati, impostò il navigatore satellitare intimandomi di guidare senza dire una parola.
Lui si posizionò nel sedile posteriore insieme a Rosy; non appena partiti iniziò a masturbarla inserendo le dita nella sua passera. Ogni volta che sfilava un dito grondante dei suoi umori faceva un passaggio dentro la bocca di lei, per ripulirsi e farle capire continuamente chi comandava. Lei più si eccitava e più perdeva il controllo lasciandosi andare in gemiti e sospiri sempre più forti. Ero ben cosciente di questa peculiarità di Rosy e la cosa mi rodeva parecchio perché non ero io a farla godere. Ad un certo punto capii che Giuseppe aveva cambiato buco…
“Ah, ahi…piano…ahi…ti prego”
“Non lamentarti troia, sono solo tre dita in culo! Il tuo primo obbiettivo sarà quello di slabbrarti lo sfintere anale, vedrai che dopo un po’ di allenamento intensificato ti farò godere solo con il culo.”
Erano trascorsi quasi 50 minuti dalla partenza e Giuseppe non aveva dato un attimo di tregua a Rosy che gemeva e si lamentava per il dolore mentre lui continuava a spingere le dita con forza e fino in fondo aprendole il buco del culo.
Quindi dopo averle fatto succhiare le dita estratte dal sedere, la fece girare posizionandola in modo da togliermi il fiato: in ginocchio con il sedere incastonato tra i due sedili anteriori e rivolto verso il parabrezza. Uno spettacolo che rischiava di farmi andare fuori strada! Il foro anale si presentava ancora abbastanza aperto dopo il lavoro spietato di Giuseppe.
“Che cosa ne pensi del culo di questa zoccola? A me sembra nata per essere inculata! Cosa ne dici Claudio?”
Non riuscivo a rispondere, era chiaro che non si trattava di una vera domanda, bensì dell’ennesima provocazione di Giuseppe. Ero eccitatissimo! Vedere Rosy trattata come una troia mi stava facendo impazzire, il mio pacco stava scoppiando! Non ce la facevo più! Tuttavia ero turbato per la convinzione che la nostra destinazione sarebbe stata tutt’altro che piacevole…! Dopo più di un’ora di guida Giuseppe stava facendo qualsiasi cosa alla povera Rosy: alternava momenti di intenso piacere solleticandole il clitoride e portandola all’orgasmo a momenti dolorosi, quando le torceva i capezzoli e le dava forti manate sulle natiche che, sotto la mia vista, diventavano sempre più rosse.
Eravamo quasi arrivati a destinazione quando Giuseppe mi fece fermare in una piazzuola e ci fece entrare nel portabagagli dove rimanemmo per quasi 15 minuti: non dovevamo sapere dove ci trovavamo! Quando l’auto si fermò, Giuseppe ci fece scendere nel piazzale di una vecchia fabbrica abbandonata. Dal cortile dove era parcheggiata l’auto procedemmo verso una porta in ferro all’esterno della quale c’erano due grossi individui con un mitra in spalla. Entrati dentro ci venne incontro una bella signora bionda di mezza età vestita con un tailleur nero:
“Buongiorno Pino, siete in ritardo! Benvenuti alla casa del tormento!”
“Buongiorno Dolores, mi scuso per il ritardo, la precedente location era più vicina e più facile da raggiungere!”
“Si è vero, fino a un anno fa stavamo più vicini al centro abitato, ma eravamo sempre a rischio di essere scoperti, troppa visibilità! Poi abbiamo ristrutturato e riadattato questa vecchia fabbrica abbandonata immersa nella campagna; qui gli “ospiti” possono urlare a volontà senza che nessuno li possa sentire, inoltre ad una distanza di un km dal casolare in tutto il perimetro circolare, una recinzione garantisce l’inaccessibilità da parte di intrusi. Per i finanziamenti non ci sono stati problemi considerato l’interesse da parte di molti potenti nel disporre di un simile divertimento. Ma dimmi di questi due…”
“Questo è Claudio, diverrà il mio cagnolino, un tempo era il marito di questa scrofa che invece diventerà il mio giocattolo sessuale preferito. Ho pensato di far vedere loro quello che accade a chi non è ubbidiente e che cosa accade agli schiavi ubbidienti che non raggiungono la perfezione.”
“Beh questo è il posto giusto per chi vuole che i propri schiavi traguardino livelli altissimi di sottomissione; a noi si rivolgono tutti coloro che hanno bisogno di aiuto nell’addestrare uno schiavo o nel punirlo. Generalmente i padroni portano i loro schiavi dando precise indicazioni su un difetto da eliminare o una dote da migliorare, quindi noi lavoriamo esclusivamente per raggiungere l’obbiettivo. A tal proposito seguiamo qualsiasi strada, l’ospite che è stato da noi ricorderà per sempre la sua straziante permanenza presso la casa del tormento sia per il dolore fisico che per quello mentale.”
Mentre Giuseppe sogghignava nel sentire il discorso di Dolores, io e Rosy ci guardavamo scioccati: la semplicità con cui Dolores ci introduceva in quel mondo crudele fatto di torture e violenze era inaudita, ma il peggio doveva ancora arrivare.
“Beh, adesso seguitemi. Ho fatto una breve introduzione ma ancora non avete visto nulla. La struttura è divisa in tre lunghi corridoi che si diramano da questo atrio: l’ALA A, l’ALA B e l’ALA C. Nella ALA A vengono portati gli schiavi novizi che hanno bisogno di punizioni costanti e quindi di più tempo, possono permanere nella casa fino ad un mese. Nella ALA B ci sono i recidivi, ossia quelli già passati dall’ALA A ma che hanno necessità di punizioni più severe. Nella ALA C ci sono gli ospiti più…difficili, quelli che non vogliono sottomettersi completamente; qui si infliggono le peggiori punizioni, quelle più cruenti. In realtà, molti padroni preferiscono portare qui i loro schiavi solo per il piacere di una punizione atroce, e spesso scelgono la ALA C.”
Ero frastornato dalle parole decise e squillanti di Dolores; guardavo con paura i primi due corridoi mentre il terzo lo evitavo.
“Bene! Non vedo l’ora di fare il tour” disse Giuseppe.
Varcammo la porta dell’ALA A, all’ingresso c’era un energumeno armato di manganello e taser.
Il corridoio era lungo una cinquantina metri, mal illuminato, freddo e umido. Si contavano 12 stanze, distribuite equamente a destra e a sinistra del corridoio e identificate da una sigla sopra la porta del tipo C - GT1, che significava corridoio C Gabbia di Trattamento n°1.
Ci affacciammo nella prima gabbia: una ragazza era legata a delle catene che stiravano le braccia verso in soffitto costringendola in punta di piedi. Era sudicia con il corpo completamente segnato dalle percosse subite ad opera del suo carceriere, che disponeva di ogni genere di attrezzo per colpirla in ogni parte del corpo.
“Questa troia si chiama Nadia, è qui da quattro giorni e il suo padrone si lamentava che durante lo spanking gridava troppo. Noi andiamo oltre la semplice sculacciata e la battiamo mattina e sera con ogni mezzo a disposizione. E anche durante la notte ha la sua razione di caning.”
Non appena disse queste parole il suo aguzzino le diede una scudisciata talmente violenta sul sedere che vidi Rosy piegarsi sulle ginocchia; l’urlo che emise la povera ragazza era cupo e sordo quasi a volerlo trattenere.
“Al momento, non tutte le gabbie sono occupate perché alcuni ospiti devono mangiare o sottoporsi a visita medica”
Un po’ più avanti nella gabbia C GT5 c’era un uomo, con il volto rosso dallo sforzo, legato ad una speciale sedia: i genitali scendevano da una apertura nel sedile della sedia tirati verso il basso da un peso.
“Questo schiavo si lamentava dei pesi che la sua padrona gli metteva nei coglioni e così la nostra brava mistress lo sta caricando come un mulo… Tesoro non esagerare altrimenti fai arrivare le palle al pavimento!”.
Continuammo il nostro percorso nell’ALA A tra urla e crudeltà di ogni tipo. Poi passammo alla ALA B dove trovammo un tizio legato come un salame, era già stato pestato a sangue da due boia che in quel momento lo stavano riempiendo di cera bollente.
In seguito fu la volta di Luisa, una povera donna il cui padrone, non essendo soddisfatto dei pompini che faceva, aveva ordinato a Dolores che le venissero estratti tutti i denti. Le urla mi rimbalzavano dentro le orecchie anche quando ci allontanammo. Che bastardi!
A quel punto, Giuseppe volle rimarcare il motivo per cui ci trovavamo li rivolgendosi a noi:
“Osservate e memorizzate bene, perché potrebbe essere il vostro destino se non soddisferete ogni mio capriccio e ogni mia richiesta. Rosy, rifletti su come si deve succhiare un cazzo altrimenti subirai lo stesso trattamento! E ricorda che sono molto esigente, dovrai diventare la regina delle puttane, la succhiacazzi per eccellenza!”
Infine giungemmo alla ALA C: l’inferno in terra! Nella prima gabbia c’era sangue ovunque e neanche Giuseppe ebbe il coraggio di chiedere. Nella seconda gabbia c’era un uomo appeso per le palle e un boia che si dilettava nel procurargli dolore con ferri incandescenti. Ci fermammo alla successiva, dove c’era una donna sospesa per aria da quattro grosse catene che tiravano mani e piedi aprendola oscenamente: stava subendo un fisting con un fallo gigantesco, ebbi un conato di vomito, ma anche Giuseppe distolse lo sguardo e disse che dovevamo andare. Ritornando indietro Dolores chiese a Giuseppe se avesse voluto farci rimanere per una giornata di prova.
“Mi piacerebbe farli lavorare a dovere, riscoprirebbero doti vocali innate!”
Sadica stronza! Giuseppe ci fece fremere un po’, ma poi le disse che sarebbe ritornato solo nel caso in cui fosse stato necessario punirci. Rosy, ulteriormente sbiancata fino a quel momento, si ritrovò visibilmente sollevata, al punto che in auto durante il viaggio di ritorno aveva iniziato a spompinare Giuseppe con una foga tale da far capire che in quel posto non ci sarebbe mai più ritornata.
“Uhh brava Rosy! Mi stai facendo riempire per bene le palle, continua a succhiare…uhh che porcaaa! Claudio, secondo me una pompa così non te l’ha mai fatta! Uhh… cazzo, vai più piano troia, ...e dimmi Claudio ha mai ingoiato la tua sborra?”
“Raramente! Non le piace particolarmente.”
Che umiliazione! Era una strana sensazione, perché allo stesso tempo ero eccitato da matti e fisicamente iniziavo a sentire un dolore al basso ventre sempre più intenso a causa della costrizione ideata da Giuseppe.
“Allor faremo in modo che le piaccia…inaugureremo la grande stagione dell’ingoio! Continua così lentamente che stanno per riempirsi completamente! Cazzo che goduria!”
Rosso dalla vergogna mista a rabbia, riuscivo a vedere tutto dallo specchietto retrovisore: Rosy si trovava a 4 zampe sopra il sedile posteriore e con una mano segava l’uccello senza mai staccare la bocca dall’asta, mentre Giuseppe la masturbava con una mano facendola salire ancor più su di giri. Man mano che trascorreva il tempo nella via del ritorno verso casa, la bocca di Rosy, che proseguiva nel suo instancabile lavoro, era sempre più vicina alla base dell’uccello di Giuseppe, che la sollecitava affinché lo spingesse tutto dentro fino in gola: un lungo e duro allenamento che stava producendo i suoi risultati. A tratti le venivano i conati di vomito che facevano produrre parecchia saliva ottima per la lubrificazione e la crescita dell’eccitazione di Giuseppe che ormai era arrivato al traguardo.
“Brava TROIA, uhh…ora vai veloce, fallo arrivare sempre a fine corsa in gola…uhh cazzo che ZOCCOLA! Dai continua…Claudio sto per riempirgli il pancino di sborra! Uhh…dai…ancora, ci siamo …ohh VENGOOO! Siii! Cazzo che sborrata, uhh… sto ancora venendo! Ingoia tutto PUTTANA!”
Rosy ebbe qualche conato di vomito durante l’orgasmo di Giuseppe, tuttavia il fatto che le avesse schizzato direttamente in gola aveva contrastato il disgusto di sentirne il sapore in bocca.
Terminato il chilometrico pompino, Giuseppe fece succhiare tutta la saliva depositatasi sui suoi genitali. Rosy finalmente sollevò la testa, aveva il volto rosso-violaceo e gli occhi fuori dalle orbite per lo sforzo applicato al fine di ottenere il miglior lavoro di bocca possibile.
Finalmente arrivammo a casa e stavolta toccò a me salire le scale fino al sesto piano: non ce la facevo più avevo delle fitte pazzesche al basso ventre e quando arrivai in camera mi liberai di jeans e slip placando il dolore. Non avendo pranzato, cenammo presto, avevamo tutti una fame da lupi. Poi Giuseppe mi ordinò di ritirarmi in camera benché fosse presto per andare a dormire.
Mi misi a leggere un libro e dopo due ore fui attirato da rumori provenienti dal soggiorno. Uscii di nascosto per andare a vedere cosa succedeva, ma già lo immaginavo…! Giuseppe stava masturbando Rosy con un vibratore, lei era distesa sul tavolo supina con le braccia che cingevano le gambe tenendole larghe e con il bacino leggermente sollevato. L’immagine di Rosy sottomessa e in balia di quel depravato di Giuseppe scatenava in me una eccitazione senza precedenti. Rientrai in camera, iniziai a masturbarmi e non ci impiegai molto ad avere un orgasmo liberatorio, dopo la sofferenza accumulata nella giornata. Ero cosciente del fatto di avere perso Rosy e la colpa era mia, anche per tale ragione non riuscivo a prendere sonno. Ma il tormento era continuo, perché più tardi il suono del vibratore e i gemiti di Rosy arrivavano dalla camera di Giuseppe tenendomi sveglio e in costante agitazione.
Mi svegliai al mattino di soprassalto, erano appena le 06.00 e dalla camera di Giuseppe arrivavano i gemiti di Rosy e la voce di Giuseppe che urlava:
“PRENDI PUTTANA!”
Provai a mettere il cuscino nelle orecchie, ma nulla…verso le 06.30 le voci erano più vicine, provenivano dal corridoio:
“GODI TROIA!!! Ti piace?”
“Siii, SI MI PIACE CAZZO!!!”
“Allora devo continuare a montarti troia?”
“Siii! SCOPAMI PIU’ FORTE!!!”
Ero distrutto! sentire Rosy che pronunciava quelle parole mi aveva pietrificato.
Continuò a scoparla durante tutta la colazione, davanti ai miei occhi. La insultava pesantemente e la costringeva a dire sconcezze di ogni tipo:
“Ti prego dammi la tua sborra!”
E lui si divertiva a farglielo urlare, per umiliarci ancora, come se non avesse sentito bene la sua richiesta…
Continua…
(Per eventuali altri commenti o suggerimenti contattatemi su dukeduke1069@yahoo.com)
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