Suono il campanello
di
simonehappysun
genere
etero
Da qualche mese ci stuzzicavamo in chat, nulla di che ma semplici condivisioni delle nostre giornate, o anche soltanto un semplice momento di svago giusto per impegnare il tempo.
È con il passare del tempo che le cose sono cambiate; nel tempo infatti si è creata l’abitudine a questo legame, la voglia di condividere, di condividersi e di appoggiarsi a qualcuno ha avuto il sopravvento.
Non ci sono stati sentimenti, ma un rapporto tranquillo sereno, senza complicazioni, legato al fatto che riuscivamo a capirci, senza grossi sforzi, senza la pretesa di impegnare l’altro, senza l’obbligo di dover per forza condividere o essere presente.
E così dal nulla che nacque anche il sesso.
Un sesso nato per caso, tra un bicchierino e l’altro e pure a distanza.
- Stanotte se torni a casa presto, vengo a suonarti il campanello.
- Tu sei tutto scemo - mi disse lei.
Vedremo…
E così trascorsi l’intera serata con i miei amici, in un pub alquanto alternativo, guardando e riguardando il cellulare in attesa di un segno, di una chiamata, di un semplice messaggio.
E mentre aspettavo un segnale dal cellulare, mi vedo entrare nel locale lei e le sue amiche.
Me le ritrovo li, come apparse dal nulla.
Così mi avvicino, prendiamo qualcosa da bere direttamente al bancone e chiacchieriamo del più e del meno con lei e le sue amiche.
La serata si prolunga, ma una delle amiche ha il bimbo che rientra a casa e pertanto decidono di andare.
Le mando subito un messaggio dicendo che sto andando a suonare il campanello di casa sua…
- Ma sei pazzo! Siamo ancora in giro stiamo accompagnando Antonella! –
- Aspetterò… -
La vedo passare da lontano, scendere davanti casa, salutare l’amica che l’aveva accompagnata e salire in casa.
Aspetto qualche minuto e poi le mando il messaggio – Suono davvero o apri direttamente? –
- ma sei giù sul serio? – Arriva il suo messaggio e nel contempo mi apre il portone.
Entro, arrivo alla scala, prendo l’ascensore, entro a casa sua.
Noto subito un’aria un po’ pesante, dato dall’imbarazzo della situazione: una donna più grande di me, con un bimbo, separata, non farebbe mai salire nessuno a casa sua nel bel mezzo della notte, me ne rendo conto, ma sono li, e sinceramente tra l’imbarazzo generale leggo nei suoi occhi che la mia presenza li le piace: ne ha voglia.
Mi offre da bere un amaro, giusto per continuare la serata dice lei, giusto per allentare i freni rispondo io.
Lei ride, io rido. Ci sistemiamo sul divano a chiacchierare, ben sapendo che in maniera spontanea, proprio tra una parola e l’altra sono apparse le prime coccole e carezze.
Beviamo ancora e abbandoniamo definitivamente la razionalità, abbandonando ogni tipo di freno; le porgo il mio bicchiere, lei beve, poi glielo rubo dalle mani, termino il resto dell’amaro… la guardo e la bacio.
Dopo un attimo di esitazione, mi guarda, ride e mi riguarda con quegli occhi che mi chiedono di rifarlo.
Non me lo faccio dire una seconda volta e la ribacio, questa volta è più rilassata; questa volta, si è lascata andare; questa volta è più disponibile.
Il suo tubino nero lascia ben poco spazio alla immaginazione: ci sdraiamo sul divano, mi corico su di lei spostandole le gambe e cercando di infilarmi in mezzo.
Nel movimento, il tubino tende a salire, avendo lei allargato le gambe; quando ci stacchiamo lei si ritrova con gli slip bianchi che affiorano dal vestitino; fa per coprirsi ma lo impedisco: le fermo le mani e gliele sposto sui fianchi; poi con lentezza le accarezzo le gambe iniziandole a baciare partendo dai piedi; salgo con calma, senza nessuna fretta, godendomi la pelle liscia di quelle belle gambe; arrivo fino alla patata e prendo a baciarla da sopra le mutande, lei ride compiaciuta, ma mi ferma, coprendosi la patata con le mani.
Mi alzo allora dal divano e tolgo la camicia: fa caldissimo, l’alcol e la situazione non aiutano, e poi ho voglia …
[per contatto: simonehappysun@gmail.com ]
È con il passare del tempo che le cose sono cambiate; nel tempo infatti si è creata l’abitudine a questo legame, la voglia di condividere, di condividersi e di appoggiarsi a qualcuno ha avuto il sopravvento.
Non ci sono stati sentimenti, ma un rapporto tranquillo sereno, senza complicazioni, legato al fatto che riuscivamo a capirci, senza grossi sforzi, senza la pretesa di impegnare l’altro, senza l’obbligo di dover per forza condividere o essere presente.
E così dal nulla che nacque anche il sesso.
Un sesso nato per caso, tra un bicchierino e l’altro e pure a distanza.
- Stanotte se torni a casa presto, vengo a suonarti il campanello.
- Tu sei tutto scemo - mi disse lei.
Vedremo…
E così trascorsi l’intera serata con i miei amici, in un pub alquanto alternativo, guardando e riguardando il cellulare in attesa di un segno, di una chiamata, di un semplice messaggio.
E mentre aspettavo un segnale dal cellulare, mi vedo entrare nel locale lei e le sue amiche.
Me le ritrovo li, come apparse dal nulla.
Così mi avvicino, prendiamo qualcosa da bere direttamente al bancone e chiacchieriamo del più e del meno con lei e le sue amiche.
La serata si prolunga, ma una delle amiche ha il bimbo che rientra a casa e pertanto decidono di andare.
Le mando subito un messaggio dicendo che sto andando a suonare il campanello di casa sua…
- Ma sei pazzo! Siamo ancora in giro stiamo accompagnando Antonella! –
- Aspetterò… -
La vedo passare da lontano, scendere davanti casa, salutare l’amica che l’aveva accompagnata e salire in casa.
Aspetto qualche minuto e poi le mando il messaggio – Suono davvero o apri direttamente? –
- ma sei giù sul serio? – Arriva il suo messaggio e nel contempo mi apre il portone.
Entro, arrivo alla scala, prendo l’ascensore, entro a casa sua.
Noto subito un’aria un po’ pesante, dato dall’imbarazzo della situazione: una donna più grande di me, con un bimbo, separata, non farebbe mai salire nessuno a casa sua nel bel mezzo della notte, me ne rendo conto, ma sono li, e sinceramente tra l’imbarazzo generale leggo nei suoi occhi che la mia presenza li le piace: ne ha voglia.
Mi offre da bere un amaro, giusto per continuare la serata dice lei, giusto per allentare i freni rispondo io.
Lei ride, io rido. Ci sistemiamo sul divano a chiacchierare, ben sapendo che in maniera spontanea, proprio tra una parola e l’altra sono apparse le prime coccole e carezze.
Beviamo ancora e abbandoniamo definitivamente la razionalità, abbandonando ogni tipo di freno; le porgo il mio bicchiere, lei beve, poi glielo rubo dalle mani, termino il resto dell’amaro… la guardo e la bacio.
Dopo un attimo di esitazione, mi guarda, ride e mi riguarda con quegli occhi che mi chiedono di rifarlo.
Non me lo faccio dire una seconda volta e la ribacio, questa volta è più rilassata; questa volta, si è lascata andare; questa volta è più disponibile.
Il suo tubino nero lascia ben poco spazio alla immaginazione: ci sdraiamo sul divano, mi corico su di lei spostandole le gambe e cercando di infilarmi in mezzo.
Nel movimento, il tubino tende a salire, avendo lei allargato le gambe; quando ci stacchiamo lei si ritrova con gli slip bianchi che affiorano dal vestitino; fa per coprirsi ma lo impedisco: le fermo le mani e gliele sposto sui fianchi; poi con lentezza le accarezzo le gambe iniziandole a baciare partendo dai piedi; salgo con calma, senza nessuna fretta, godendomi la pelle liscia di quelle belle gambe; arrivo fino alla patata e prendo a baciarla da sopra le mutande, lei ride compiaciuta, ma mi ferma, coprendosi la patata con le mani.
Mi alzo allora dal divano e tolgo la camicia: fa caldissimo, l’alcol e la situazione non aiutano, e poi ho voglia …
[per contatto: simonehappysun@gmail.com ]
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Semaforo verderacconto sucessivo
Caffe speciale
Commenti dei lettori al racconto erotico