E ti vengo a cercare

di
genere
saffico

Non importa quanto anche tu sia stanca.
Non importa se anche tu hai avuto una giornata di lavoro ossessionante, lunga e massacrante.
Ogni volta che busso alla tua porta tu mi accogli con un sorriso.
Mi accascio tra le tue braccia e trovo rifugio nel tuo morbido abbraccio.
Non c'è bisogno di raccontarti la mia fatica, la mia frustrazione, il mio senso di impotenza.
Mi nascondo nel soffice profumo del grano maturo della tua chioma.
Con una mano tu mi sciogli i capelli e già mi baci il collo.
Ad occhi chiusi mi lascio guidare in fiducioso abbandono.
E non so come, ma mi ritrovo ancora nuda sul tuo letto, avvolta nella tua tenerezza.
Mi rilasso sui tuoi seni e le tue mani si muovono libere sul mio corpo.
Come una infante mi abbandono alle tue carezze, le tue dita mi pettinano le sopracciglia, mi sfiorano le palpebre chiuse e scivolano sulla punta del naso. Le sento indugiare sulle mie labbra mentre ne rubano un bacio e già fuggono sulla mia nuca, immersione rapida tra i miei capelli.
Nere tentazioni di inchiostro sul tuo mare dorato, i nostri capelli si mescolano e di nuovo le mie labbra cercano il tuo affetto.
La tua bocca si impossessa della mia, i timidi baci si approfondiscono e quando con la lingua bussi con rispetto, ti accolgo per avvolgerci come serpi marine che si cercano e insieme danzano.
E poi quella lingua, la carezza umida, scorre sul mio collo.
Piccoli sogni, le tue dita mi toccano i capezzoli, veli di tulle, anticipazione dei tuoi baci curiosi.
Con il tuo abbraccio mi sollevi il seno stringendomi a te.
Ti immagino, anche tu ad occhi chiusi, nei sentieri che ti rapiscono nell'estremo oriente, quando ancora mi baci.
Ma quella mano che non si ferma mai, quella mano assetata di Asia che mi scompiglia i peli del pube; ed è fin troppo facile prevedere a quale approdo anelino le tue dita.
Ma mi consegno inerme allo stupore nello scoprire sempre i giochi nuovi e le sorprese che tieni in serbo per me.
L'oggetto vibrante fra le tue dita e il corpo di una giapponese mollemente adagiato tra le tue membra.
Prigioniera delle tue fantasie, mi allarghi le gambe e un vortice di ondulazioni, dopo un solo accenno sui capezzoli, già scivola verso le sorgenti del fiume azzurro.
Circonda la vetta del monte Fuji e si inoltra nelle profondità del mare del Giappone.
I miei gemiti si spengono tra le tue labbra mentre con abilità giochi a stimolarmi e rallentare le mie sensazioni. L'ossessiva vibrazione obnubila ogni mio volere e devo arrendermi a ogni tuo affondo.
Abbandoni la dolce tortura all'interno del mio ventre per accarezzarmi ancora il seno.
Ti avvolgo e ti stringo tra le mie braccia, i tuoi denti affondano nelle mie tette in morsi solo accennati.
Vorace e insaziabile ti nutri del mio corpo, le mie curve passate in minuziosa rassegna; tra le mie cosce l'oggetto si muove impazzito e fuori da ogni controllo.
Ma tu lo estrai lucido della mia eccitazione e te lo porti alla bocca.
Sapori esotici tra le tue labbra quando ancora si incrociano con le mie.
E di nuovo intorno e dentro di me vibri irresistibile.
Le mani attente di una donna sul corpo fremente di un'altra donna.
Alle prime scosse dei fianchi mi stritoli tra le tue spire, la tua lingua è un serpente in cerca della mia anima.
E quando infine in un lungo lamento, come un inconsolabile pianto, mi sciolgo nell'orgasmo, pietosamente mi raccogli e mi sostieni, scaldandomi con la tua pelle.
“Ben venuta, sorellina!”
“Oh, Lucrezia...”
di
scritto il
2022-01-20
1 . 5 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.