Nessuna penetrazione
di
Lizbeth Gea
genere
masturbazione
Spesso quando fai un determinato lavoro, quello della escort per intenderci, ti capitano casi umani, situazioni imbarazzanti, perfetti idioti, oppure, come in questo caso, situazioni al quanto particolari che vale la pena raccontare.
Già il primo approccio fu, come posso dire, stravagante. Ricevetti una chiamata dalla sua segretaria personale, la quale mi invitava a raggiungere il suo capo nella sua residenza sul lago di Como. Il mio compenso era di 1000€, comprese le spese per la benzina. Devo dire che la cosa mi incuriesì e accettai immediamente, per quella cifra ero disposta a scalare l’everest, oddio forse esagero.
Inoltre mi disse di non preoccuparmi dell’abbigliamento, mi sarebbe stato fornito una volta arrivata alla villa, bene qualcosa di cui occuparsi in meno.
Giunto il momento presi la mia macchina sfigata, inserii l’indirizzo su google maps e iniziai il viaggio.
Come al solito mi ponevo mille domande. Chissà come fosse il mio cliente, speravo che non fosse un mostro, chissà come era la casa e soprattutto chissà cosa volesse da me per tutti quei soldi.
Quando giunsi, fui subito impressionata da quella casa, era un maestoso villone in riva al lago. Sul cancello di ingresso notai un’altezzosa bionda con i capelli raccorti all’indietro e degli occhiali con una spessa montatura. Indossava un austero tailleur nero. Immaginai che fosse la segretaria e non mi sbagliai.
Appena parcheggiai, la salutai e lei mi rispose con un freddo accenno del viso e mi accompagnò all’interno della magione. Una volta entrate mi rivolse parola per la prima volta.
“Questo è il suo assegno, ovviamente non ho messo il suo nome, dato che non lo sappiamo”
Gli lo dissi, lei lo completò e me lo porse.
“Ora se mi vuole seguire, il suo cliente l’aspetta al piano di sopra”
Salimmo le scale e io gli osservai, incantata, il suo culo. Non era la classica bella donna, ma aveva il suo perché, anzi sono convinta che, con un look differente, poteva conquistare molti cuori.
Mi fece accomodare in uno stanzino vuoto. C’era solo una sedia, con appoggiato sopra uno strano abito, e uno specchio.
“Bene ora spogliati completamente e indossa quel Kimono”
Quindi era un kimono.
Rimasi in intimo – “Prego signorina anche quello”
“Per lei tutto, signora” – Non rise minimamente.
Mi denudai e presi il vestito dalla sedia. Una volta indossato si capiva che fosse un kimono anche se decisamente sexy e provocante. Era nero, di seta, con dei fiori di sakura stampati sopra, molto corto, scollato e attillato.
Mi porse un fiocco di cotone e mi disse – “La prego ora si strucchi”
Maledizione avevo impiegato mezz’ora per apparire bella, ma del resto pagavano.
Una volta che il mio look fu completo, mi accompagnò verso la stanza in fondo al corridoio. Appena mi avvicinavo, sentivo una triste melodia, sicuramente lo strumento che produceva tale suono era un violino.
La segretaria aprì la porta e li ci fa il primo colpo di scena. Vidi un ragazzino, doveva avere sui 20 anni, in piedi davanti alla finestra con in mano, appunto, un violino. Non so perché avevo immaginavo che il mio cliente fosse un uomo maturo.
“Bene è arrivata” – Mi sguadrò dalla testa ai piedi – “Quel vestito le dona molto”
Cercai di presentarmi, ma lui mi zittì immediatamente.
“Silvana la prego chiuda la porta”
La sua segretaria obbedì immediatamente, ma invece di uscire, rimase in piedi in un angolo.
Il mio cliente posò l’archetto e il violino su una poltrona e si avvicinò a me, prese la mia mano destra e mi condusse vicino alla finestra. Mi sfiorò delicatamente i capelli, mi accarezzo il seno, strinse più forte la cintura del kimono, poi si diresse verso un comodino da dove estrasse una fotocamera.
“Non preoccuparti, non le farò vedere a nessuno” – E iniziò a scattare delle foto controluce.
Io iniziai a fare la smorfiosa con l’obbiettivo ma lui mi blocco subito – “Stai ferma”
Una volta stanco di quella posizione, mi disse gentilmente di sedermi sulla poltrona accanto al caminetto e prese l’archetto. Una volta seduta attesi le sue istruzioni.
Lui si avvicinò, appoggiò la punta di quella fredda bacchetta di legno sulle mie gamb, indicandomi di aprirle. Le spalancai. Usò ancora quello strumento per alzare quel delicato vestito giapponese fino alla mia passera.
“Mettiti le dita in bocca” – e appena lo feci mi scattò altre foto.
Osservai sia lui che la segretaria. Il mio cliente era visibilmente eccitato, anzi direi che avesse una erezione nei pantaloni, invece lei era li in piedi, impassibile, come se fosse la cosa più naturale al mondo.
Sfiorò la mia passera con quello strumento e io ebbi un brividò per tutto il corpo. Mi stuzzicò il clito e io iniziai a bagnarmi. Passò la punta lungo le mie gambe e mi disse di alzare il vestito fino alla pancia.
“Accarezzati”
Allungai la mia mano destra verso il mio ventre e mi toccai fissandolo. Le mie dita agivano lentamente sul mio piacere e ogni tanto mi penetravo. Mi puntò la punta dell’archetto alla bocca e io la feci entrare.
“Leccala”
Allungai la mia lingua verso quella bacchetta di legno e immaginai che fosse la sua cappella.
Con la sua mano libera mi indicò il numero tre io intuii che volesse che mi penetrassi con tre dita e così feci.
Lui mi scattò immediatamente una foto.
“Ora slacciati lentamente la cintura”
Ad ogni mio gesto lui scattava una foto. Una volta tolta la buttai per terra.
Questa volta l’archetto si insinuò nella scollatura e con abili mosse mi lasciò il seno scoperto. Un'altra foto.
Passò l’archetto per tutto il mio corpo, lasciandomi dei brividi ad ogni contatto.
“Accarezzati il seno”
Lo strinsi con forza, altra foto.
Era sinceramenta conquistata da quel cliente, non avevo mai visto un ragazzo così giovane e intrigante.
Fece un cenno con la mano alla sua segretaria che ci raggiunse subito. Lei si avvicinò sempre di più e con mia grande sorpresa mi baciò. Poi passò lentamente la lingua sul mio corpo eccitato e raggiunse la mia passera, che conquisto immediatamente e mi penetrò. Io istintivamente le presi la testa tra le mani.
“Non toccarla” - quel ragazzo era dannatamenta autoritario. Iniziò a girarci intorno per scattarci delle foto, poi, finalmente, si spogliò e ci mostrò il suo cazzo eretto, ma non fece nulla.
Silvana mi spalancò le gambe e mi leccò con intensita, intanto lui per la prima volta appoggiò la fotocamere per terra e inziò a segarsi il pene davanti a noi. Allungai la mia mano verso quell’asta, ma la segretaria me lo impedì.
Subito dopo si alzò e prese in mano il cazzo del suo capo. Lo segava lentamente, fissandomi.
“Ora signorina” – Era il cliente a parlare – “Ti devi sedere su quella sedia appoggiando la pancia allo schienale”.
Raggiunsi la sedia, mi appoggiai come mi aveva chiesto. Il mio sedere era decisamente esposto. Subito sentii qualcosa di appuntito scorrere sulle mie natiche, era il solito archetto. Improvvisamente la punta mi penetrò l’ano.
Tramite una vestrata potevo vedere la segretaria che masturbava il suo capo. Era tutto eccitante. Ogni tanto dava una leccatina alla cappella.
“Spogliati”
Il Kimono finì per terra. Una mano liscia mi accarezzò la schiena. Fu il primo realte contatto con il mio cliente, poi mi infilò due dita nell’ano. Io mi accarezzai la patata, e stavolta nessuno mi bloccò.
Anche se non li vedevo direttamente, sentivo chiaramente i suoni generati da un pompino, immaginai la sua segretaria in ginocchio con i bocca quel pene.
Io ansimavo ritmiticamente, avevo il seno schiacciato contro lo schienale, non vedevo l’ora di essere penetrata, ma purtroppo io non avevo nessuna possibilità di determinare il futuro.
Qualcuno mi accarezzò ll seno, visto le dimensioni delle mani era sicuramente lui.
“Ora girati” – mi sedetti compostamente sulla sedia – “Bene ora infilati questo nella passera” - Mi porse un dildo nero.
Lo presi – “A dire il vero speravo che mi scopasse lei” – Davo sempre del lei ai clienti.
“Zitta e usalo”
Spalancai le gambe e mi infilai quel coso freddo all’interno della mia figa e iniziai a scoparmi.
La segretaria si allontanò e lui se lo menò vivacemente, era decisamente al limite, aveva gli occchi fissi su di me. Sempre con il suo cazzo in mano si avvicinò e mi accarezzò il seno. Lo strinse. Immaginai di essere penetrata da lui, al posto del dildo, e accellerai i movimenti, i miei umori skizzavano dappertutto. Lui intanto si avvicinava lentamente alla mia bocca. Improvvisamente io venni, ma lui non se ne degnò.
“Leccalo”
Allungai la mia lingua, gli leccai la cappella, mentre lui se lo masturbava ancora. Lo presi in bocca e succhiai. Di mia iniziativa gli afferrai le palle, lui non protestò. Lui a contraltare mi afferrò le tette.
Presi coraggio – “Non mi vuoi scopare”
“Zitta e segami”
Gli afferrai l’asta con le mani. Lui mi accarezzava, ansimante, i capelli.
La segretaria si avvicinò di nuovo, si pose dietro di lui. Gli accarezzava il culo spoglio, si leccò due dita e lo penetrò subito stante, davanti a me.
Con la mano libera lo masturbò, in pochi secondi sentii il suo sperma raggiungermi il viso. Io non smettevo di leccarlo e assaporavo il suo seme. Finita la scorta si sedette comodo sulla poltrona e tornò a suonare il violino.
Rimasi immobile non sapendo che fare, finchè la segretaria non mi disse di seguirla. Tornammo allo stanzino di prima dove mi ripulii e rivestii.
Una volta alla macchina, la segretaria mi salutò con un bacio, per la prima volta non risultò fredda.
“Complimenti, si è comportata molto bene, sono sicura che la richiameremo”
Infatti fu così, ma dato che, praticamente, le serate si svolgevano sempre allo stesso modo, con l’unica variante dei vestiti, non vale la pena raccontare oltre.
Già il primo approccio fu, come posso dire, stravagante. Ricevetti una chiamata dalla sua segretaria personale, la quale mi invitava a raggiungere il suo capo nella sua residenza sul lago di Como. Il mio compenso era di 1000€, comprese le spese per la benzina. Devo dire che la cosa mi incuriesì e accettai immediamente, per quella cifra ero disposta a scalare l’everest, oddio forse esagero.
Inoltre mi disse di non preoccuparmi dell’abbigliamento, mi sarebbe stato fornito una volta arrivata alla villa, bene qualcosa di cui occuparsi in meno.
Giunto il momento presi la mia macchina sfigata, inserii l’indirizzo su google maps e iniziai il viaggio.
Come al solito mi ponevo mille domande. Chissà come fosse il mio cliente, speravo che non fosse un mostro, chissà come era la casa e soprattutto chissà cosa volesse da me per tutti quei soldi.
Quando giunsi, fui subito impressionata da quella casa, era un maestoso villone in riva al lago. Sul cancello di ingresso notai un’altezzosa bionda con i capelli raccorti all’indietro e degli occhiali con una spessa montatura. Indossava un austero tailleur nero. Immaginai che fosse la segretaria e non mi sbagliai.
Appena parcheggiai, la salutai e lei mi rispose con un freddo accenno del viso e mi accompagnò all’interno della magione. Una volta entrate mi rivolse parola per la prima volta.
“Questo è il suo assegno, ovviamente non ho messo il suo nome, dato che non lo sappiamo”
Gli lo dissi, lei lo completò e me lo porse.
“Ora se mi vuole seguire, il suo cliente l’aspetta al piano di sopra”
Salimmo le scale e io gli osservai, incantata, il suo culo. Non era la classica bella donna, ma aveva il suo perché, anzi sono convinta che, con un look differente, poteva conquistare molti cuori.
Mi fece accomodare in uno stanzino vuoto. C’era solo una sedia, con appoggiato sopra uno strano abito, e uno specchio.
“Bene ora spogliati completamente e indossa quel Kimono”
Quindi era un kimono.
Rimasi in intimo – “Prego signorina anche quello”
“Per lei tutto, signora” – Non rise minimamente.
Mi denudai e presi il vestito dalla sedia. Una volta indossato si capiva che fosse un kimono anche se decisamente sexy e provocante. Era nero, di seta, con dei fiori di sakura stampati sopra, molto corto, scollato e attillato.
Mi porse un fiocco di cotone e mi disse – “La prego ora si strucchi”
Maledizione avevo impiegato mezz’ora per apparire bella, ma del resto pagavano.
Una volta che il mio look fu completo, mi accompagnò verso la stanza in fondo al corridoio. Appena mi avvicinavo, sentivo una triste melodia, sicuramente lo strumento che produceva tale suono era un violino.
La segretaria aprì la porta e li ci fa il primo colpo di scena. Vidi un ragazzino, doveva avere sui 20 anni, in piedi davanti alla finestra con in mano, appunto, un violino. Non so perché avevo immaginavo che il mio cliente fosse un uomo maturo.
“Bene è arrivata” – Mi sguadrò dalla testa ai piedi – “Quel vestito le dona molto”
Cercai di presentarmi, ma lui mi zittì immediatamente.
“Silvana la prego chiuda la porta”
La sua segretaria obbedì immediatamente, ma invece di uscire, rimase in piedi in un angolo.
Il mio cliente posò l’archetto e il violino su una poltrona e si avvicinò a me, prese la mia mano destra e mi condusse vicino alla finestra. Mi sfiorò delicatamente i capelli, mi accarezzo il seno, strinse più forte la cintura del kimono, poi si diresse verso un comodino da dove estrasse una fotocamera.
“Non preoccuparti, non le farò vedere a nessuno” – E iniziò a scattare delle foto controluce.
Io iniziai a fare la smorfiosa con l’obbiettivo ma lui mi blocco subito – “Stai ferma”
Una volta stanco di quella posizione, mi disse gentilmente di sedermi sulla poltrona accanto al caminetto e prese l’archetto. Una volta seduta attesi le sue istruzioni.
Lui si avvicinò, appoggiò la punta di quella fredda bacchetta di legno sulle mie gamb, indicandomi di aprirle. Le spalancai. Usò ancora quello strumento per alzare quel delicato vestito giapponese fino alla mia passera.
“Mettiti le dita in bocca” – e appena lo feci mi scattò altre foto.
Osservai sia lui che la segretaria. Il mio cliente era visibilmente eccitato, anzi direi che avesse una erezione nei pantaloni, invece lei era li in piedi, impassibile, come se fosse la cosa più naturale al mondo.
Sfiorò la mia passera con quello strumento e io ebbi un brividò per tutto il corpo. Mi stuzzicò il clito e io iniziai a bagnarmi. Passò la punta lungo le mie gambe e mi disse di alzare il vestito fino alla pancia.
“Accarezzati”
Allungai la mia mano destra verso il mio ventre e mi toccai fissandolo. Le mie dita agivano lentamente sul mio piacere e ogni tanto mi penetravo. Mi puntò la punta dell’archetto alla bocca e io la feci entrare.
“Leccala”
Allungai la mia lingua verso quella bacchetta di legno e immaginai che fosse la sua cappella.
Con la sua mano libera mi indicò il numero tre io intuii che volesse che mi penetrassi con tre dita e così feci.
Lui mi scattò immediatamente una foto.
“Ora slacciati lentamente la cintura”
Ad ogni mio gesto lui scattava una foto. Una volta tolta la buttai per terra.
Questa volta l’archetto si insinuò nella scollatura e con abili mosse mi lasciò il seno scoperto. Un'altra foto.
Passò l’archetto per tutto il mio corpo, lasciandomi dei brividi ad ogni contatto.
“Accarezzati il seno”
Lo strinsi con forza, altra foto.
Era sinceramenta conquistata da quel cliente, non avevo mai visto un ragazzo così giovane e intrigante.
Fece un cenno con la mano alla sua segretaria che ci raggiunse subito. Lei si avvicinò sempre di più e con mia grande sorpresa mi baciò. Poi passò lentamente la lingua sul mio corpo eccitato e raggiunse la mia passera, che conquisto immediatamente e mi penetrò. Io istintivamente le presi la testa tra le mani.
“Non toccarla” - quel ragazzo era dannatamenta autoritario. Iniziò a girarci intorno per scattarci delle foto, poi, finalmente, si spogliò e ci mostrò il suo cazzo eretto, ma non fece nulla.
Silvana mi spalancò le gambe e mi leccò con intensita, intanto lui per la prima volta appoggiò la fotocamere per terra e inziò a segarsi il pene davanti a noi. Allungai la mia mano verso quell’asta, ma la segretaria me lo impedì.
Subito dopo si alzò e prese in mano il cazzo del suo capo. Lo segava lentamente, fissandomi.
“Ora signorina” – Era il cliente a parlare – “Ti devi sedere su quella sedia appoggiando la pancia allo schienale”.
Raggiunsi la sedia, mi appoggiai come mi aveva chiesto. Il mio sedere era decisamente esposto. Subito sentii qualcosa di appuntito scorrere sulle mie natiche, era il solito archetto. Improvvisamente la punta mi penetrò l’ano.
Tramite una vestrata potevo vedere la segretaria che masturbava il suo capo. Era tutto eccitante. Ogni tanto dava una leccatina alla cappella.
“Spogliati”
Il Kimono finì per terra. Una mano liscia mi accarezzò la schiena. Fu il primo realte contatto con il mio cliente, poi mi infilò due dita nell’ano. Io mi accarezzai la patata, e stavolta nessuno mi bloccò.
Anche se non li vedevo direttamente, sentivo chiaramente i suoni generati da un pompino, immaginai la sua segretaria in ginocchio con i bocca quel pene.
Io ansimavo ritmiticamente, avevo il seno schiacciato contro lo schienale, non vedevo l’ora di essere penetrata, ma purtroppo io non avevo nessuna possibilità di determinare il futuro.
Qualcuno mi accarezzò ll seno, visto le dimensioni delle mani era sicuramente lui.
“Ora girati” – mi sedetti compostamente sulla sedia – “Bene ora infilati questo nella passera” - Mi porse un dildo nero.
Lo presi – “A dire il vero speravo che mi scopasse lei” – Davo sempre del lei ai clienti.
“Zitta e usalo”
Spalancai le gambe e mi infilai quel coso freddo all’interno della mia figa e iniziai a scoparmi.
La segretaria si allontanò e lui se lo menò vivacemente, era decisamente al limite, aveva gli occchi fissi su di me. Sempre con il suo cazzo in mano si avvicinò e mi accarezzò il seno. Lo strinse. Immaginai di essere penetrata da lui, al posto del dildo, e accellerai i movimenti, i miei umori skizzavano dappertutto. Lui intanto si avvicinava lentamente alla mia bocca. Improvvisamente io venni, ma lui non se ne degnò.
“Leccalo”
Allungai la mia lingua, gli leccai la cappella, mentre lui se lo masturbava ancora. Lo presi in bocca e succhiai. Di mia iniziativa gli afferrai le palle, lui non protestò. Lui a contraltare mi afferrò le tette.
Presi coraggio – “Non mi vuoi scopare”
“Zitta e segami”
Gli afferrai l’asta con le mani. Lui mi accarezzava, ansimante, i capelli.
La segretaria si avvicinò di nuovo, si pose dietro di lui. Gli accarezzava il culo spoglio, si leccò due dita e lo penetrò subito stante, davanti a me.
Con la mano libera lo masturbò, in pochi secondi sentii il suo sperma raggiungermi il viso. Io non smettevo di leccarlo e assaporavo il suo seme. Finita la scorta si sedette comodo sulla poltrona e tornò a suonare il violino.
Rimasi immobile non sapendo che fare, finchè la segretaria non mi disse di seguirla. Tornammo allo stanzino di prima dove mi ripulii e rivestii.
Una volta alla macchina, la segretaria mi salutò con un bacio, per la prima volta non risultò fredda.
“Complimenti, si è comportata molto bene, sono sicura che la richiameremo”
Infatti fu così, ma dato che, praticamente, le serate si svolgevano sempre allo stesso modo, con l’unica variante dei vestiti, non vale la pena raccontare oltre.
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