Fantasie da LookDown
di
Lizbeth Gea
genere
saffico
(prima di inziare è giusto dire che è tutta pura fantasia)
Che palle rimanere chiusa in casa, sono stanca di vivere da sola, tutto questo mi sembra assurdo, fino a poche settimane fa, uscivo con le amiche, facevo sesso, si facevo sesso, tanto sesso.
Sono stanca di usare il mio dildo, sono stanca di non avere un contatto umano, sono stanca di vedere le mie amiche sono via skype. Voglio qualcuno che mi faccia sentire viva di nuovo, voglio un rapporto reale. Ma non si può.
Ormai è mezzanotte, guardo fuori, tutto tace, tutto sembra tranquillo, penso che qualcuno, da qualche parte, stia scopando e si stia divertendo.
Ho deciso, mi vesto, un abito nero leggero, metto la mascherina e vado a fare un giro per le strade deserte, tanto chi vuoi che incontri a quest’ora, i carabinieri?.
In giro non c’è proprio un’anima viva, a dire il vero c’è qualche puttana coraggiosa e il solito spacciatore, ma faccio finta di non vederli. E’ desolante vedere il centro della mia città così, di solito è sempre animato, ora, al massimo, posso incontrare qualche topo che approffitta della mancanza di esseri umani.
Cammino e vedo il parco dove ho limonato la prima volta con Federico, più avanti c’è il locale dove ho incontrato la mia prima donna, che ricordi. Uhn quel ponte, come è stato bello fottere quell’extracomunitario in riva al fiume, ricordo ancora il suo cazzo nei dettagli. Ma cosa sto pensando, idiota, ormai vivi solo di malinconia.
Improvvisamente mi viene un idea malsana, è troppo pure per me, non posso farlo, ma quel tarlo continua a girarmi in testa, l’astinenza è un male incurabile.
In lontanza vedo una condominio elegante, un sacco ti tempo fa ci abitavano una mia amica con sua madre, chissa che fine hanno fatto. Quel pensiero malsano pulsa ancora nel mio cervello.
Dovrei, potrei. Accidenti ora pure il mio sesso reclama la mia attenzione.
Mi avvicino lentamente a quello stabile, la pulsantiera del citofono è fortemente illuminata, come se mi invitasse ad usarla.
Resto ferma titubante, non vedo il cognome della mia amica, si è sicuramente trasferita, però non me ne vado, quell’idea mi perseguita.
Mi mordo il labbro inferiore e mi decido.
Alzo lentamente la mano e premo il primo bottone che incontra. Nessuna risposta.
Ormai sono decisa, ne premo un altro. Questa volta qualcuno mi risponde, ma è una voce da bambina, merda. Sto zitta. Chiede diverse volte chi è, io non risponde. Si stanca e la comunicazione si interrompe.
Ci sono altri otto tasti da premere, penso quasi di andarmene, ma faccio l’ultima pazzia, li premo tutti e dico: “Qualcuno vuole scopare con me?”
Oddio l’ho detto davvero.
Dagli autoparlanti arrivano voci confuse, sento dire svariate frasi.
“Ma chi è questa troia”
“Questo è un condominio rispettabile, non vogliamo prostitute”
“Magari tesoro, ma c’è mia moglie”
“Mignotta che non sei altro, vieni da me che ti faccio avere il mio cazzone” il solito cafone.
Sento il click del portone e una voce maschile autoritaria dirmi: “terzo piano, appartamento b, ti aspetto”. Dentro di me so di aver fatto una cazzata, mi sale la paura, ma ora che sono li, decido di entrare.
Improvvisamente sento una voce femminile: “Come mai questa voce la conosco?”.
Pure io la riconosco, è la madre, ormai 55enne, credo, della mia amica.
“Tesoro ho voglia di fare due chiacchere, se vuoi raggiungimi al 4 piano appartamento a”. Ma allora non si sono trasferite.
Sono dubbiosa, poi d’istinto entro nel condomio e prendo l’ascensore e premo il tasto del quarto piano. Il lift ha le pareti in vetro e quando passo per il terzo piano vedo un grassone seminudo e penso “mi andata bene”.
Faccio finta di non vederlo e passo oltre.
Giungo al quarto piano, la porta dell’ascensore si aprono e vedo Sabrina che mi accoglie in una bellissima vestaglia rosa.
Mi guarda e dice: “Cavolo allora ti ho riconosciuta davvero” e mi abbraccia.
“Quanto tempo” – continua – “ma sei pazza a dire certe cose al citofono, poteva risponderti un pervertito” e con un gesto mi indica il piano di sotto.
Io arrossisco e rimango immobile, mi accarezzo il braccio sinistro e prendo coraggio: “come mai non ho trovato il suo cognome sul citofono”
Lei si mette a ridere: “Lizzy non hai saputo che ho divorziato, da allora ho rimesso il mio cognome da nubile, ma che fai li, entra ho tante cose da chiederti”
Entro timorosa, tutto il coraggio che avevo prima, sembra svanito. La casa, tranne qualche piccolo cambiamento, è identica prima. Con lo sguardo certo la presenza della mia amica, ma sua madre mi ferma subito.
“Mi dispiace Roberta si è trasferita a Londra per lavoro, sono qui da sola” – per un attimo ho quasi l’impressione che stia per piangere.
Mi fa accomodare sulla poltrona – “Allora dimmi come va, che fai? Sei fidanzata”.
Non so bene come rispondere e le dico la verità.
“Bhe come tanti sono diventata disoccupata per via della pandemia” – mi fermo un attimo – “e pure io sono da sola”.
Per un attimo sembra che si ricordi in che mondo viviamo e alzando la voce – “Ma per quale diavolo sei in giro a quest’ora, ti rendi conto quanto è pericoloso?”
Anche questa volta le dico la verità e pure io, non so, perché alzo la voce – “E’ un mese che sono da sola, è un mese che non esco, addirittura la spera me la porta mio padre, mi ero rotta e volevo assolutamente fare un giro e anche… “ e lascio la frase in sospeso.
Rimaniamo mute per qualche minuti, mi prende la mano – “facciamo cosi per stasera rimani a dormire con me” – poi stringendomi la mano ancora più forte – “però mi prometti di non fare più simili cazzate” – sorride – “altrimenti lo dico a tua madre”.
Come al solito non riesco a pronunciare parola e l’unica cosa che mi esce dalla bocca è ok.
Per un attimo mi soffermo a guardarla, nonostante l’eta e i corti capelli bianchi, sembra che non sia cambiata di una virgola, anche se rimango dubbiosa di quel seno rigoglioso.
Dopo una serie di chiacchere, dove per lo più mi racconta della sua vita negli ultimi 10 anni, decide che è tempo di andare a dormire e io, sapendo benissimo dove è la stanza di sua figlia, mi dirigo verso essa, ma lei mi ferma afferrandomi il braccio.
“Non fare la sciocca, siamo adulte puoi anche dormire con me, almeno cosi mi fai compagnia”
Anche se per l’ennesima volta sono imbarazzata, non riesco a dirle di no. Appena arriviamo in stanza lei si spoglia e rimane in mutandine. Vedo il suo seno rifatto, allora avevo ragione, e inizio a sudare, un’altra volta l’astinenza si fa sentire, rapidamente rimango in intimo e mi metto sotto le coperte, cercando una protezione verso i miei desideri.
Lei spegne la luce, si sdraia accanto a me. Io chiudo gli occhi, cerco di pensare ad altro, ma dalla mia passera iniziano a colare gli umori, e senza motivo mi impaurisco.
Lei si gira lentamente verso di me, il suo seno mi sfiora il viso.
“Sai che è parecchio tempo che qualcuno non dorme nel mio letto”
Cerco di adularla – “signora non le credo, lei è cosi bella che avrà sicuramente mille corteggiatori”
Il suo capezzolo destro sfiora la mia bocca, le sue dita ora scorrono sul mio corpo.
“Piccola, piccola Lizzy, mi sento parecchio sola, ormai gli uomini non mi considerano più”
La mia eccitazione aumenta.
Lei mi sorprende ancora – “Pensi che abbia dimenticato quello che hai detto prima al citofono” – le sue dita giocano sui miei capezzoli – “probabilmente sei la risposta a tante mie richieste” – mi bacia delicamente sulle labbra – “anche se sinceramente non pensavo che tale risposta corrispondesse ad una ragazza” – mi bacia ancora – “a proposito sei diventata davvero bella” – questa volta mi mette la lingua in gola.
Sento che mi sto lasciando andare. Lei mi stringe il seno da sopra il reggiseno.
“Ti chiedo scusa sono un po’ arrugginita”
Io ricambio alla sua lingua e la interseco con la mia. Lei si sdraia sopra di me e sento il suo seno sul mio, sono ufficialmente arrapata.
Non smette di baciarmi, probabilmente è piu eccitata di me, una forza magica mi fa volar via il reggiseno, i suo capezzoli fanno scintille contro i miei, sembra che non si riesca a controllare.
Si scosta, mi aiuta a sedermi si mette dietro di me e mi bacia il collo, la sua mano scivola lentamente verso il basso dove raggiunge il mio lago personale. Infila la mano nelle mie mutandine ed inizia ad accarezzarmela. Mi giro lentamente, cerco la sua bocca e la bacio.
Improvvisamente penso che sto facendo sesso con la mamma di Roberta, che per me è come una seconda madre. Cerco di togliere quel pensiero dalla testa.
Mentre ci baciamo, lei continua a masturbarmi, disegnando piccoli cerchi sul mio clitoride, questa donna è fantastica.
Si infila le dita in bocca e me le infila nella figa, io intanto le accarezzo il seno voluminoso. Sarà il lungo periodo passato da sola, ma mi sento in paradiso.
Questa volta mi fa sdraiare, con un gesto autoritario mi allarga le gambe, mi sfila le mutandine, inizia a baciarmi il seno, poi la pancia, mi guarda. – “Saranno 20 anni che non lecco una passera” – e immerge la bocca tra le mie cosce e sento la sua lingua entrare nel mio antro preferito.
Sento le sue dita che mi accarezzano, sento la sua lingua che delicatamente mi lecca, d’istinto mi strizzo le tette, sono troppo eccitata, sono troppo felice.
Urlo, e me ne frego se qualcuno ci sente, anzi magari faccio un favore a quello del piano di sotto, che si seghi pure, tanto non mi avrà mai nella vita.
Lei si alza leggermente, sorride, come amo quel sorriso beffardo, è come se mi leggesse nella mente, si lecca tre dita e me le sbatte con forza dentro, io sobbalzo dal piacere. Non si ferma, i suoi movimenti diventano sempre piu rapidi. Cazzo se va avanti cosi, vengo in pochi minuti.
Poi mi sconvolte – “dimmi mia figlia ti faceva impazzire così?” – come cazzo fa a saperlo, siamo sempre state attente. Con un filo di voce urlo – “neanche per sogno”.
Con piglio autoriario – “su mettiti a 90”
Obbedisco, ma stranamente, invece di mettersi dietro, rimane davanti e mi sbatte la sua passera in faccia, io non posso fare altro che leccagliela.
La sua passera profuma di vaniglia e la lecco volentieri, intanto lei inizia a giocare con me e mi sculaccia e mi accarezza, mi lecca e mi sculaccia.
Sento la sua lingua insinuarsi nel mio buco del culo e le sue dita sgrillettarmi, voglio rimanere qui per sempre, voglio godere all’infinito.
Le infilo due dita nel culo e lei fa lo stesso con me, ora sento entrambi i buchi riempiti.
Quasi non riesco a respirare e urlo – “a sapere che eri cosi troia ci avrei provato con te prima”
“Zitta” – e mi molla una sberla violenta sul sedere. Poi mi spalanca il culo, come se volesse esplorare le mie tenebre e mi infila dentro la sua umida lingua.
Piango dal piacere.
Sento che mi sballotta la passera con le sue dita, io faccio fatica a raggiungere il suo monte di venire, sto godendo troppo. Lei smette di leccarmi e mi fotte il culo la sua lunga estenzione come se fosse un piccolo cazzo.
Improvvisamente mi ritrovo a pancia in su, lei mi guarda, mi stringe il seno, ancora quel suo sorriso beffardo, prende le mie mani se le mette sulle tette, le accarezzo.
Si sposta ancora, mi mette a carponi sopra di me, la sua figa sfiora la mia faccia, e inizia a scoparmela mentre gli la ecco, per la prima volta la sento bestemmiare.
Si china leggermente all’indietro, le sue dita raggiungono il mio organo genitale e mi mette tre dita dentro, sento che sto per venire, sento il mio orgasmo provenire dalle mie viscere.
Lei continua a sfregarsi sopra di me, improvvisamente sento che mi chiama con il nome di sua figlia, io faccio finta di nulla.
Piego leggermente all’indietro le gambe, per accogliere meglio le sue dita, e i miei piedi raggiungono le sue tette, e ci gioco come se fossero due palloni da calcio.
Lei afferra con forza i miei capelli, spingendo la sua passera sempre più verso di me, mi sento invadere dal suo piacere, gemo, il mio respiro si fa sempre piu affannoso, e vengo di getto.
Lei se ne accorge e mi da delle rapide sberle sulla mia passera innondata – “mi devi un favore” – si alza, esce. Torna subito con in mano un strapon nero – “sono stufa di usarlo da sola” – se lo infila in bocca e lo succhia, rimango a guardarla.
“Mi vuoi scopare con quello” – dico speranzosa.
Si avvicina sinuamente, mi fa alzare il culetto, mi stringe il cazzo finto sulla vita – “tutt’altro” – elegantemente si siede sopra di me e lentamente mi cavalca.
Ma quanto possono essere porche le mature. Sono affascinata dal suo corpo statuario, sicuramente ben allenato, che si muove lentamente sopra di me. Gli mordo i capezzoli.
La vedo fare su e giù con fermezza e autorità, mi dico, non devi innamorarti di lei.
Improvvisamente si fa piu dolce, mi accarezza il viso, mi bacia delicatamente e si gode quel cazzo finto con movimenti lenti e decisi.
La sua mano si pone sul mio seno, mi pizzica, poi mi afferra il collo e quasi mi soffoca. Gli lo faccio notare, ma lei imperterrita continua. Appena mi sento svenire, lei molla la prese e mi da delle sberle sulle tette, per farmi riprendere e mi morde i capezzoli.
Dentro di me scocca una scintilla, la rabbia mi assale, per un attimo sento che ho perso il controllo di me stessa e della situazione. La spingo via, la faccio cadere per terra.
Mi alzo – “stronza” – ho l’ira negli occhi. Le afferro i capelli. La faccia alzare – “faccia al muro” – Lei obbedisce subito.
L’accarezzo, le passo le mani su tutto il corpo, le sputo sul culo, le metto tre dita dentro, la sento bestemmiare di nuovo.
Sostituisco le dita con il cazzo di gomma e la sbatto al muro, sussurra – “era ora”
“Era quello che volevi non è vero?” – non aspetto risposta e le tiro i capelli, la sfondo e la sculaccio. Il fallo nero scorre dentro di lei, le afferro le tette e l’attraggo verso di me, voglio che lo senta tutto.
Lei cerca la mia testa con la sua mano, la trova mi piega verso di se, le bacio il collo.
Lo scatto di ira sembra esaurirsi, la giro, mi inginocchio, le lecco la figa, le accarezzo le gambe e lei accarezza i miei capelli, sembra tornato tutto alla normalità, per così dire.
“Ora voglio venire”
La prendo per mano, la conduco verso la camera di sua figlia – “Ma sei pazza?” – Sorrido – “Si”. La faccio sdraiare sul minuscolo letto di Roberta. Le succhio le tettone, le accarezzo, la bacio e poi rinfilo il pene di gomma dentro di lei, stavolta nella figa, e inizio un lento e inesorabile movimento.
Lei mi stringe a se, mi bacia, gioca con la mia lingua con la sua, dice che mi ama, ma so che è un modo di dire. Stringo piu forte il suo seno e la scopo con piu decisione.
Le pettino, con le mani, i capelli all’inizio e le ordino di venire. Lei non accenna minimamente all’orgasmo. “vieni troia”.
Passo la mia lingua sul suo corpo di marmo, le do una sberla e poi mi ricordo quello che mi aveva fatto un momento fà. Le afferrò il collo con la mano destra e stringo. Mi fissa sbalordita, ma non mi dice nulla. Si limita a guardarmi. Non esagero perché non voglio farle del male. Sento che sussulta a ogni mio colpo, il mio istinto mi avvisa che ci siamo quasi. Quindi velocemente mi tolgo lo strapon, mi metto sopra di lei e spingo la mia figa sulla sua, adoro farlo. Lei immediatamente ha un getto devastante, e mi sento riempire dei suoi umori, crollo su di lei e la bacio.
L’unica parola che mi viede da dire è – “Fantastico”.
Lei è silenziona, mi guarda solamente e ogni tanto mi bacia. Finalmente parla.
“Sai pensavo”
“Cosa” – La interrompo.
“Forse” – Si interrompe lei.
Le bacio il capezzolo destro – “su dillo”.
“Pensavo” – si morde le labbra - “Io sono sola, tu sei sola” – guarda da un’altra parte, prende coraggio – “potresti passare la guarantena da me” – finalmente mi fissa.
Sorriso – “Va bene mammina”.
Ridiamo a crepapelle e ci addormentiamo nude sul letto di sua figlia.
Che palle rimanere chiusa in casa, sono stanca di vivere da sola, tutto questo mi sembra assurdo, fino a poche settimane fa, uscivo con le amiche, facevo sesso, si facevo sesso, tanto sesso.
Sono stanca di usare il mio dildo, sono stanca di non avere un contatto umano, sono stanca di vedere le mie amiche sono via skype. Voglio qualcuno che mi faccia sentire viva di nuovo, voglio un rapporto reale. Ma non si può.
Ormai è mezzanotte, guardo fuori, tutto tace, tutto sembra tranquillo, penso che qualcuno, da qualche parte, stia scopando e si stia divertendo.
Ho deciso, mi vesto, un abito nero leggero, metto la mascherina e vado a fare un giro per le strade deserte, tanto chi vuoi che incontri a quest’ora, i carabinieri?.
In giro non c’è proprio un’anima viva, a dire il vero c’è qualche puttana coraggiosa e il solito spacciatore, ma faccio finta di non vederli. E’ desolante vedere il centro della mia città così, di solito è sempre animato, ora, al massimo, posso incontrare qualche topo che approffitta della mancanza di esseri umani.
Cammino e vedo il parco dove ho limonato la prima volta con Federico, più avanti c’è il locale dove ho incontrato la mia prima donna, che ricordi. Uhn quel ponte, come è stato bello fottere quell’extracomunitario in riva al fiume, ricordo ancora il suo cazzo nei dettagli. Ma cosa sto pensando, idiota, ormai vivi solo di malinconia.
Improvvisamente mi viene un idea malsana, è troppo pure per me, non posso farlo, ma quel tarlo continua a girarmi in testa, l’astinenza è un male incurabile.
In lontanza vedo una condominio elegante, un sacco ti tempo fa ci abitavano una mia amica con sua madre, chissa che fine hanno fatto. Quel pensiero malsano pulsa ancora nel mio cervello.
Dovrei, potrei. Accidenti ora pure il mio sesso reclama la mia attenzione.
Mi avvicino lentamente a quello stabile, la pulsantiera del citofono è fortemente illuminata, come se mi invitasse ad usarla.
Resto ferma titubante, non vedo il cognome della mia amica, si è sicuramente trasferita, però non me ne vado, quell’idea mi perseguita.
Mi mordo il labbro inferiore e mi decido.
Alzo lentamente la mano e premo il primo bottone che incontra. Nessuna risposta.
Ormai sono decisa, ne premo un altro. Questa volta qualcuno mi risponde, ma è una voce da bambina, merda. Sto zitta. Chiede diverse volte chi è, io non risponde. Si stanca e la comunicazione si interrompe.
Ci sono altri otto tasti da premere, penso quasi di andarmene, ma faccio l’ultima pazzia, li premo tutti e dico: “Qualcuno vuole scopare con me?”
Oddio l’ho detto davvero.
Dagli autoparlanti arrivano voci confuse, sento dire svariate frasi.
“Ma chi è questa troia”
“Questo è un condominio rispettabile, non vogliamo prostitute”
“Magari tesoro, ma c’è mia moglie”
“Mignotta che non sei altro, vieni da me che ti faccio avere il mio cazzone” il solito cafone.
Sento il click del portone e una voce maschile autoritaria dirmi: “terzo piano, appartamento b, ti aspetto”. Dentro di me so di aver fatto una cazzata, mi sale la paura, ma ora che sono li, decido di entrare.
Improvvisamente sento una voce femminile: “Come mai questa voce la conosco?”.
Pure io la riconosco, è la madre, ormai 55enne, credo, della mia amica.
“Tesoro ho voglia di fare due chiacchere, se vuoi raggiungimi al 4 piano appartamento a”. Ma allora non si sono trasferite.
Sono dubbiosa, poi d’istinto entro nel condomio e prendo l’ascensore e premo il tasto del quarto piano. Il lift ha le pareti in vetro e quando passo per il terzo piano vedo un grassone seminudo e penso “mi andata bene”.
Faccio finta di non vederlo e passo oltre.
Giungo al quarto piano, la porta dell’ascensore si aprono e vedo Sabrina che mi accoglie in una bellissima vestaglia rosa.
Mi guarda e dice: “Cavolo allora ti ho riconosciuta davvero” e mi abbraccia.
“Quanto tempo” – continua – “ma sei pazza a dire certe cose al citofono, poteva risponderti un pervertito” e con un gesto mi indica il piano di sotto.
Io arrossisco e rimango immobile, mi accarezzo il braccio sinistro e prendo coraggio: “come mai non ho trovato il suo cognome sul citofono”
Lei si mette a ridere: “Lizzy non hai saputo che ho divorziato, da allora ho rimesso il mio cognome da nubile, ma che fai li, entra ho tante cose da chiederti”
Entro timorosa, tutto il coraggio che avevo prima, sembra svanito. La casa, tranne qualche piccolo cambiamento, è identica prima. Con lo sguardo certo la presenza della mia amica, ma sua madre mi ferma subito.
“Mi dispiace Roberta si è trasferita a Londra per lavoro, sono qui da sola” – per un attimo ho quasi l’impressione che stia per piangere.
Mi fa accomodare sulla poltrona – “Allora dimmi come va, che fai? Sei fidanzata”.
Non so bene come rispondere e le dico la verità.
“Bhe come tanti sono diventata disoccupata per via della pandemia” – mi fermo un attimo – “e pure io sono da sola”.
Per un attimo sembra che si ricordi in che mondo viviamo e alzando la voce – “Ma per quale diavolo sei in giro a quest’ora, ti rendi conto quanto è pericoloso?”
Anche questa volta le dico la verità e pure io, non so, perché alzo la voce – “E’ un mese che sono da sola, è un mese che non esco, addirittura la spera me la porta mio padre, mi ero rotta e volevo assolutamente fare un giro e anche… “ e lascio la frase in sospeso.
Rimaniamo mute per qualche minuti, mi prende la mano – “facciamo cosi per stasera rimani a dormire con me” – poi stringendomi la mano ancora più forte – “però mi prometti di non fare più simili cazzate” – sorride – “altrimenti lo dico a tua madre”.
Come al solito non riesco a pronunciare parola e l’unica cosa che mi esce dalla bocca è ok.
Per un attimo mi soffermo a guardarla, nonostante l’eta e i corti capelli bianchi, sembra che non sia cambiata di una virgola, anche se rimango dubbiosa di quel seno rigoglioso.
Dopo una serie di chiacchere, dove per lo più mi racconta della sua vita negli ultimi 10 anni, decide che è tempo di andare a dormire e io, sapendo benissimo dove è la stanza di sua figlia, mi dirigo verso essa, ma lei mi ferma afferrandomi il braccio.
“Non fare la sciocca, siamo adulte puoi anche dormire con me, almeno cosi mi fai compagnia”
Anche se per l’ennesima volta sono imbarazzata, non riesco a dirle di no. Appena arriviamo in stanza lei si spoglia e rimane in mutandine. Vedo il suo seno rifatto, allora avevo ragione, e inizio a sudare, un’altra volta l’astinenza si fa sentire, rapidamente rimango in intimo e mi metto sotto le coperte, cercando una protezione verso i miei desideri.
Lei spegne la luce, si sdraia accanto a me. Io chiudo gli occhi, cerco di pensare ad altro, ma dalla mia passera iniziano a colare gli umori, e senza motivo mi impaurisco.
Lei si gira lentamente verso di me, il suo seno mi sfiora il viso.
“Sai che è parecchio tempo che qualcuno non dorme nel mio letto”
Cerco di adularla – “signora non le credo, lei è cosi bella che avrà sicuramente mille corteggiatori”
Il suo capezzolo destro sfiora la mia bocca, le sue dita ora scorrono sul mio corpo.
“Piccola, piccola Lizzy, mi sento parecchio sola, ormai gli uomini non mi considerano più”
La mia eccitazione aumenta.
Lei mi sorprende ancora – “Pensi che abbia dimenticato quello che hai detto prima al citofono” – le sue dita giocano sui miei capezzoli – “probabilmente sei la risposta a tante mie richieste” – mi bacia delicamente sulle labbra – “anche se sinceramente non pensavo che tale risposta corrispondesse ad una ragazza” – mi bacia ancora – “a proposito sei diventata davvero bella” – questa volta mi mette la lingua in gola.
Sento che mi sto lasciando andare. Lei mi stringe il seno da sopra il reggiseno.
“Ti chiedo scusa sono un po’ arrugginita”
Io ricambio alla sua lingua e la interseco con la mia. Lei si sdraia sopra di me e sento il suo seno sul mio, sono ufficialmente arrapata.
Non smette di baciarmi, probabilmente è piu eccitata di me, una forza magica mi fa volar via il reggiseno, i suo capezzoli fanno scintille contro i miei, sembra che non si riesca a controllare.
Si scosta, mi aiuta a sedermi si mette dietro di me e mi bacia il collo, la sua mano scivola lentamente verso il basso dove raggiunge il mio lago personale. Infila la mano nelle mie mutandine ed inizia ad accarezzarmela. Mi giro lentamente, cerco la sua bocca e la bacio.
Improvvisamente penso che sto facendo sesso con la mamma di Roberta, che per me è come una seconda madre. Cerco di togliere quel pensiero dalla testa.
Mentre ci baciamo, lei continua a masturbarmi, disegnando piccoli cerchi sul mio clitoride, questa donna è fantastica.
Si infila le dita in bocca e me le infila nella figa, io intanto le accarezzo il seno voluminoso. Sarà il lungo periodo passato da sola, ma mi sento in paradiso.
Questa volta mi fa sdraiare, con un gesto autoritario mi allarga le gambe, mi sfila le mutandine, inizia a baciarmi il seno, poi la pancia, mi guarda. – “Saranno 20 anni che non lecco una passera” – e immerge la bocca tra le mie cosce e sento la sua lingua entrare nel mio antro preferito.
Sento le sue dita che mi accarezzano, sento la sua lingua che delicatamente mi lecca, d’istinto mi strizzo le tette, sono troppo eccitata, sono troppo felice.
Urlo, e me ne frego se qualcuno ci sente, anzi magari faccio un favore a quello del piano di sotto, che si seghi pure, tanto non mi avrà mai nella vita.
Lei si alza leggermente, sorride, come amo quel sorriso beffardo, è come se mi leggesse nella mente, si lecca tre dita e me le sbatte con forza dentro, io sobbalzo dal piacere. Non si ferma, i suoi movimenti diventano sempre piu rapidi. Cazzo se va avanti cosi, vengo in pochi minuti.
Poi mi sconvolte – “dimmi mia figlia ti faceva impazzire così?” – come cazzo fa a saperlo, siamo sempre state attente. Con un filo di voce urlo – “neanche per sogno”.
Con piglio autoriario – “su mettiti a 90”
Obbedisco, ma stranamente, invece di mettersi dietro, rimane davanti e mi sbatte la sua passera in faccia, io non posso fare altro che leccagliela.
La sua passera profuma di vaniglia e la lecco volentieri, intanto lei inizia a giocare con me e mi sculaccia e mi accarezza, mi lecca e mi sculaccia.
Sento la sua lingua insinuarsi nel mio buco del culo e le sue dita sgrillettarmi, voglio rimanere qui per sempre, voglio godere all’infinito.
Le infilo due dita nel culo e lei fa lo stesso con me, ora sento entrambi i buchi riempiti.
Quasi non riesco a respirare e urlo – “a sapere che eri cosi troia ci avrei provato con te prima”
“Zitta” – e mi molla una sberla violenta sul sedere. Poi mi spalanca il culo, come se volesse esplorare le mie tenebre e mi infila dentro la sua umida lingua.
Piango dal piacere.
Sento che mi sballotta la passera con le sue dita, io faccio fatica a raggiungere il suo monte di venire, sto godendo troppo. Lei smette di leccarmi e mi fotte il culo la sua lunga estenzione come se fosse un piccolo cazzo.
Improvvisamente mi ritrovo a pancia in su, lei mi guarda, mi stringe il seno, ancora quel suo sorriso beffardo, prende le mie mani se le mette sulle tette, le accarezzo.
Si sposta ancora, mi mette a carponi sopra di me, la sua figa sfiora la mia faccia, e inizia a scoparmela mentre gli la ecco, per la prima volta la sento bestemmiare.
Si china leggermente all’indietro, le sue dita raggiungono il mio organo genitale e mi mette tre dita dentro, sento che sto per venire, sento il mio orgasmo provenire dalle mie viscere.
Lei continua a sfregarsi sopra di me, improvvisamente sento che mi chiama con il nome di sua figlia, io faccio finta di nulla.
Piego leggermente all’indietro le gambe, per accogliere meglio le sue dita, e i miei piedi raggiungono le sue tette, e ci gioco come se fossero due palloni da calcio.
Lei afferra con forza i miei capelli, spingendo la sua passera sempre più verso di me, mi sento invadere dal suo piacere, gemo, il mio respiro si fa sempre piu affannoso, e vengo di getto.
Lei se ne accorge e mi da delle rapide sberle sulla mia passera innondata – “mi devi un favore” – si alza, esce. Torna subito con in mano un strapon nero – “sono stufa di usarlo da sola” – se lo infila in bocca e lo succhia, rimango a guardarla.
“Mi vuoi scopare con quello” – dico speranzosa.
Si avvicina sinuamente, mi fa alzare il culetto, mi stringe il cazzo finto sulla vita – “tutt’altro” – elegantemente si siede sopra di me e lentamente mi cavalca.
Ma quanto possono essere porche le mature. Sono affascinata dal suo corpo statuario, sicuramente ben allenato, che si muove lentamente sopra di me. Gli mordo i capezzoli.
La vedo fare su e giù con fermezza e autorità, mi dico, non devi innamorarti di lei.
Improvvisamente si fa piu dolce, mi accarezza il viso, mi bacia delicatamente e si gode quel cazzo finto con movimenti lenti e decisi.
La sua mano si pone sul mio seno, mi pizzica, poi mi afferra il collo e quasi mi soffoca. Gli lo faccio notare, ma lei imperterrita continua. Appena mi sento svenire, lei molla la prese e mi da delle sberle sulle tette, per farmi riprendere e mi morde i capezzoli.
Dentro di me scocca una scintilla, la rabbia mi assale, per un attimo sento che ho perso il controllo di me stessa e della situazione. La spingo via, la faccio cadere per terra.
Mi alzo – “stronza” – ho l’ira negli occhi. Le afferro i capelli. La faccia alzare – “faccia al muro” – Lei obbedisce subito.
L’accarezzo, le passo le mani su tutto il corpo, le sputo sul culo, le metto tre dita dentro, la sento bestemmiare di nuovo.
Sostituisco le dita con il cazzo di gomma e la sbatto al muro, sussurra – “era ora”
“Era quello che volevi non è vero?” – non aspetto risposta e le tiro i capelli, la sfondo e la sculaccio. Il fallo nero scorre dentro di lei, le afferro le tette e l’attraggo verso di me, voglio che lo senta tutto.
Lei cerca la mia testa con la sua mano, la trova mi piega verso di se, le bacio il collo.
Lo scatto di ira sembra esaurirsi, la giro, mi inginocchio, le lecco la figa, le accarezzo le gambe e lei accarezza i miei capelli, sembra tornato tutto alla normalità, per così dire.
“Ora voglio venire”
La prendo per mano, la conduco verso la camera di sua figlia – “Ma sei pazza?” – Sorrido – “Si”. La faccio sdraiare sul minuscolo letto di Roberta. Le succhio le tettone, le accarezzo, la bacio e poi rinfilo il pene di gomma dentro di lei, stavolta nella figa, e inizio un lento e inesorabile movimento.
Lei mi stringe a se, mi bacia, gioca con la mia lingua con la sua, dice che mi ama, ma so che è un modo di dire. Stringo piu forte il suo seno e la scopo con piu decisione.
Le pettino, con le mani, i capelli all’inizio e le ordino di venire. Lei non accenna minimamente all’orgasmo. “vieni troia”.
Passo la mia lingua sul suo corpo di marmo, le do una sberla e poi mi ricordo quello che mi aveva fatto un momento fà. Le afferrò il collo con la mano destra e stringo. Mi fissa sbalordita, ma non mi dice nulla. Si limita a guardarmi. Non esagero perché non voglio farle del male. Sento che sussulta a ogni mio colpo, il mio istinto mi avvisa che ci siamo quasi. Quindi velocemente mi tolgo lo strapon, mi metto sopra di lei e spingo la mia figa sulla sua, adoro farlo. Lei immediatamente ha un getto devastante, e mi sento riempire dei suoi umori, crollo su di lei e la bacio.
L’unica parola che mi viede da dire è – “Fantastico”.
Lei è silenziona, mi guarda solamente e ogni tanto mi bacia. Finalmente parla.
“Sai pensavo”
“Cosa” – La interrompo.
“Forse” – Si interrompe lei.
Le bacio il capezzolo destro – “su dillo”.
“Pensavo” – si morde le labbra - “Io sono sola, tu sei sola” – guarda da un’altra parte, prende coraggio – “potresti passare la guarantena da me” – finalmente mi fissa.
Sorriso – “Va bene mammina”.
Ridiamo a crepapelle e ci addormentiamo nude sul letto di sua figlia.
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