Il personal trainer di mia figlia – Capitolo 13
di
duke69
genere
dominazione
Rigorosamente a quattro zampe, arrivai presso la camera di Martina, che si trovava nello stesso piano; Artemio le affidò il guinzaglio e si congedò. Martina, vestita di un tailleur verde smeraldo, se ne stava comodamente seduta in una poltrona in pelle di colore bianco gustando un aperitivo in cui galleggiava una scorza d’arancio.
“Vieni ai miei piedi cagna, stai a quattro zampe qui davanti a me, mi farai da poggiapiedi finché non finisco di godermi questo aperitivo. Per te c’è una ciotola di acqua li nell’angolo insieme alla tua cena, che potrai avere dopo che soddisferai tutti i miei sfizi e obbedirai ciecamente a tutti i miei ordini”.
Mi posizionai come richiesto senza mai incrociare il suo sguardo e Martina allungò le sue gambe mettendo i piedi sopra la mia schiena.
“Brava! Vedo che Artemio ti ha istruito bene…continua a fissare il pavimento e guai se alzi lo sguardo: per me la disciplina è fondamentale!”.
Rimasi in quella posizione per almeno una decina di minuti mentre lei, con la stessa voce decisa e austera, continuava il suo sermone.
“Bruno è un mio caro amico e gli ho promesso che ti avrei lavorato con cura preparando la strada affinché tu possa diventare ancora più cagna e degna di un signore come lui. In poche parole, il mio compito è quello di allargarti il buco del culo in modo che possa ricevere cazzi di ogni dimensione!”
Come immaginavo…dovevo tenere duro, potevo solo sperare che la cosa sarebbe stata graduale e meno dolorosa possibile.
“Non ti preoccupare, zoccola! Utilizzerò un fiume di olio! Ma dovremo stringere i tempi e intensificare l’allenamento…”
Erano le otto di sera, mi aspettava una serata difficile e chissà quale notte da incubo…
“Infilati due dita nel culo! Girale bene…ancora, spingi più affondo! ...bene, ora succhiatele”
Non lo avevo mai fatto in vita mia…si, effettivamente solo per l’inserimento di una supposta, ma in tal caso si trattava di 2-3 centimetri di profondità e di un solo dito, non di 8-9 centimetri di profondità con due dita. “Che sapore ha il tuo culo, zoccola? Se non sai di merda vuol dire che Artemio ha fatto un bel lavoro…”
“Un buon sapore, signora Martina”
“Continua con tre dita, veloce! Abbiamo un sacco di cose da infilare dentro quel culone, neanche ti immagini che cosa riusciremo a fare da qui fino a domani mattina.”
…domani mattina! Cazzo che bastardi! Tutto sommato avevo già preso coscienza di cosa mi avrebbe aspettato.
“Quattro dita, troia! E succhia ogni volta che esci dal culo”
L’unica cosa positiva era che con quattro dita non sentivo dolore, un po’ di fastidio ma non di più.
“Ora aggiungiamo una piccola variante, continua a sfondarti il culo con le mani e nel frattempo mi succhi le dita dei piedi, mi aspetto un gran bel lavoro e fai attenzione, perché se non ti impegni come desidero renderò il tuo culone viola…devi sapere che rispetto ad Artemio io uso delle speciali palette, che hanno microscopiche puntine che lacerano più rapidamente la carne: bastano pochi colpi per farti ululare come una cagna e piangere tutta la notte!”
Mi impegnai non poco a leccare e succhiare una per una le dita dei piedi, al punto che la feci sorridere entusiasta; il tutto con estrema difficoltà per cercare di tenermi in equilibrio, perché entrambe le mani stavano stabilmente sulle natiche e contemporaneamente la faccia stava sui piedi di Martina.
“Che porca! Brava, tornerai da Bruno da grande zoccola! Io nel frattempo ceno.”
Durante tutta la cena, che Martina consumò sulla sua poltrona, continuò sadicamente a farmi tenere lo sfintere anale aperto con entrambe le mani inserendo all’interno delle matite da disegno. Alla fine della cena avevo l’impressione che le mie natiche stessero per staccarsi; il mio sedere era pieno e il dolore era continuo. Martina commentò ridendo:
“Cazzo che bell’inizio…21 matite!!!…oltre le tue 8 dita! Ma sei sicura di non averlo già sfondato prima?”
“No Signora Martina!”
“Adesso puoi andare a mangiare anche tu, le ciotole sono nell’angolo e rimani a quattro zampe. Puoi usare anche le mani, basteranno le matite a tenerti il culo aperto. Dopo proseguiamo con l’opera di allargamento…”
Avevo una fame da lupi! a pranzo non avevo toccato cibo ed erano già passate le 21.30, così mangiai tutto quello che c’era nelle ciotole: pane e acqua.
Verso le dieci riprendemmo la tortura anale, Martina liberò il centro della camera e stese un tappeto speciale adatto a contenere l’olio che poi avrebbe usato, poi prese da uno stipetto almeno una dozzina di falli in lattice, anal plug e vibratori di dimensioni considerevoli.
Si denudò rimanendo in biancheria intima: uno splendido completino in pizzo bianco che faceva risaltare la sua pelle ambrata e un fisico a dir poco perfetto.
“Inizieremo dal più piccolo e li proverai tutti…si, anche quelli più grossi! Dovrai sudare le sette fatidiche camicie…Per il momento levati le matite dal culo e leccale una dopo l’altra prima di riporle nel loro contenitore”
Dopo qualche minuto in cui dimostrai a Martina il mio impegno e la voglia di maiala insita in me, mi fece prendere e inserire nell’ano il primo fallo in silicone, piccolo ma si faceva sentire. Dovevo stare a quattro zampe con la schiena quasi completamente inarcata, in modo da tenere più in alto possibile le mie natiche ancora rosse dalle botte di Artemio. Mi faceva muovere il fallo su e giù, alimentando continuamente di olio il mio secondo canale, la penetrazione era così agevolata. Arrivati al quarto dildo la schiena cominciava a dolermi, mentre l’olio continuava a percolare parzialmente lungo tutta la schiena fino al collo e poi al mento. Il sesto fallo cominciai a sentirlo con maggiore dolore:
“Questo è il mio preferito: non è il più grande, ma ha una cappella più pronunciata rispetto al tronco, per cui la sua funzione è quella di sollecitare maggiormente il tuo sfintere che pian piano cede e lascia spazio.”
Martina si divertiva a giocare con quell’arnese facendo ripetutamente entrare e uscire il glande e tenendolo spesso bloccato al limite dell’elasticità dell’anello muscolare.
Un’altra ora di tortura fino allo sfinimento: mi stava aprendo completamente! Piangevo dal dolore mentre forzava la spinta dell’ultimo fallo; nonostante l’olio facilitasse la penetrazione, il mio fisico doveva ancora abituarsi.
“Cazzo che buco di culo aperto!!! Ti sei meritata un premio: puoi toglierti il reggiseno di Artemio.”
Il dolore iniziale fu notevole, ma levare quel bizzarro e terribile reggiseno fu più che una liberazione: ci volle diverso tempo affinché i segni del metallo abbandonassero la mia pelle delicata.
“Adesso riposati un po’, ma sempre con un bel tappo che lo tenga aperto, poi riprenderai ad allenarlo. Io vado a dormire, mentre tu riceverai la visita di due miei amici Franco e Mario: hanno due bei cazzoni, sono molto resistenti e ti inculeranno per il resto della notte…buonanotte zoccola!”
“Buonanotte signora Martina!”
“…e… non devi aggiungere nulla, puttana ingrata?”
“Si, si certo…e grazie per avermi aperto il culo, signora”
Riposai per un paio di ore quando fui svegliata di botto. Aprii gli occhi e vidi due ragazzi in jeans e a petto nudo: uno muscoloso, alto, calvo e di bell’aspetto e l’altro carino, anche lui alto, ma magro e con capelli lunghi. Quest’ultimo prese la parola:
“Sveglia, sveglia!! Io sono Franco e lui è Mario, come ti chiami?”
“Barbara, signore!”
“Bene Barbara, hai proprio una faccia da troia! Quanti anni hai?”
“Quarantasei, signore!”
“Forza mettiti a quattro zampe e facci vedere il culo, aprilo con le mani! ... bene, che bel tappo! Sei sulla buona strada ma dovremo darci da fare…io e Mario ti inculeremo a lungo aprendo quel buco che ti ritrovi tra le chiappe…strano che una zoccola come te avesse ancora il culo inviolato…! Ti è piaciuto il trattamento di Martina?”
“Non tanto, signore. Da un certo fallo in poi ha iniziato a farmi male.”
“Allenamento, ci vuole allenamento anale! Ora mettiti queste briglie, Mario ti aiuterà ad indossarle. Facilitano la monta: noi ti teniamo ferma con quelle mentre ti riempiamo di cazzo, quindi ad ogni bordata che incasserai, mentre noi spingiamo l’uccello dentro il tuo buco, ti tiriamo contemporaneamente e tu ritorni indietro incrementando l’energia di ogni colpo!”
Mario mi mise indosso quelle cinghie che attraversavano l’addome e si incrociavano nelle cosce, come i guinzagli per i cani. Nel fondoschiena c’era invece un manico al quale si tenevano durante l’amplesso a pecorina. I due non persero tempo e, levato il plug anale, Mario iniziò a penetrarmi con decisione e in modo sempre più violento, il continuo attrito e il precedente lavoro di Martina stavano producendo i temuti effetti associati all’infiammazione dell’ano. Si davano il cambio in modo abbastanza regolare evitando di farmi riposare e tenendo lo sfintere costantemente aperto, al limite delle sue possibilità, limite che cambiava nel tempo.
Franco aveva un ritmo più lento e cadenzato, i suoi movimenti producevano in me una strana eccitazione, che aumentava quando di tanto in tanto lo stesso Franco mi sollecitava il clitoride e penetrava contemporaneamente la passera con le sue dita. Quando il dolore aveva cominciato ad essere insopportabile e le lacrime avevano riempito il mio viso, i due iniziarono a scoparmi fino a farmi venire ripetutamente e fino ad esplodere i propri orgasmi, togliendo gli uccelli dalla passera e puntandoli nel sedere per riempirmelo di sperma.
“Cazzo che monta!!! Sei venuta come una cagna disperata! È da molto che non ti facevi sbattere oppure è una tua peculiarità da zoccola?”
“Ho scopato qualche giorno fa…presumo si tratti di una mia caratteristica…!”
Cazzo! “una mia caratteristica”???…non ci credevo, lo avevo proprio detto!!! Che vergogna! E nonostante tutto quello che mi era accaduto, e che ancora mi stava succedendo, riuscivo ancora a provare vergogna.
I due mi fecero altri “complimenti” e poi andarono via che erano quasi le cinque del mattino. Ero distrutta! Mi bruciava tutto il sedere, dentro e fuori. Non avevo neppure la forza di sollevarmi per andarmi a ripulire e levarmi lo sperma stagnante nel mio ano ancora dilatato. Mi addormentai di botto: nelle 24 ore precedenti avrò dormito si e no 3 ore.
Al mattino, dopo poco più di tre ore di sonno, fui svegliata dalle solite due inservienti che mi portarono in doccia, mi lavarono e truccarono rendendomi più presentabile al mio prossimo aguzzino: Marzio.
Continua….
(Per eventuali commenti o suggerimenti contattatemi su dukeduke1069@yahoo.com)
“Vieni ai miei piedi cagna, stai a quattro zampe qui davanti a me, mi farai da poggiapiedi finché non finisco di godermi questo aperitivo. Per te c’è una ciotola di acqua li nell’angolo insieme alla tua cena, che potrai avere dopo che soddisferai tutti i miei sfizi e obbedirai ciecamente a tutti i miei ordini”.
Mi posizionai come richiesto senza mai incrociare il suo sguardo e Martina allungò le sue gambe mettendo i piedi sopra la mia schiena.
“Brava! Vedo che Artemio ti ha istruito bene…continua a fissare il pavimento e guai se alzi lo sguardo: per me la disciplina è fondamentale!”.
Rimasi in quella posizione per almeno una decina di minuti mentre lei, con la stessa voce decisa e austera, continuava il suo sermone.
“Bruno è un mio caro amico e gli ho promesso che ti avrei lavorato con cura preparando la strada affinché tu possa diventare ancora più cagna e degna di un signore come lui. In poche parole, il mio compito è quello di allargarti il buco del culo in modo che possa ricevere cazzi di ogni dimensione!”
Come immaginavo…dovevo tenere duro, potevo solo sperare che la cosa sarebbe stata graduale e meno dolorosa possibile.
“Non ti preoccupare, zoccola! Utilizzerò un fiume di olio! Ma dovremo stringere i tempi e intensificare l’allenamento…”
Erano le otto di sera, mi aspettava una serata difficile e chissà quale notte da incubo…
“Infilati due dita nel culo! Girale bene…ancora, spingi più affondo! ...bene, ora succhiatele”
Non lo avevo mai fatto in vita mia…si, effettivamente solo per l’inserimento di una supposta, ma in tal caso si trattava di 2-3 centimetri di profondità e di un solo dito, non di 8-9 centimetri di profondità con due dita. “Che sapore ha il tuo culo, zoccola? Se non sai di merda vuol dire che Artemio ha fatto un bel lavoro…”
“Un buon sapore, signora Martina”
“Continua con tre dita, veloce! Abbiamo un sacco di cose da infilare dentro quel culone, neanche ti immagini che cosa riusciremo a fare da qui fino a domani mattina.”
…domani mattina! Cazzo che bastardi! Tutto sommato avevo già preso coscienza di cosa mi avrebbe aspettato.
“Quattro dita, troia! E succhia ogni volta che esci dal culo”
L’unica cosa positiva era che con quattro dita non sentivo dolore, un po’ di fastidio ma non di più.
“Ora aggiungiamo una piccola variante, continua a sfondarti il culo con le mani e nel frattempo mi succhi le dita dei piedi, mi aspetto un gran bel lavoro e fai attenzione, perché se non ti impegni come desidero renderò il tuo culone viola…devi sapere che rispetto ad Artemio io uso delle speciali palette, che hanno microscopiche puntine che lacerano più rapidamente la carne: bastano pochi colpi per farti ululare come una cagna e piangere tutta la notte!”
Mi impegnai non poco a leccare e succhiare una per una le dita dei piedi, al punto che la feci sorridere entusiasta; il tutto con estrema difficoltà per cercare di tenermi in equilibrio, perché entrambe le mani stavano stabilmente sulle natiche e contemporaneamente la faccia stava sui piedi di Martina.
“Che porca! Brava, tornerai da Bruno da grande zoccola! Io nel frattempo ceno.”
Durante tutta la cena, che Martina consumò sulla sua poltrona, continuò sadicamente a farmi tenere lo sfintere anale aperto con entrambe le mani inserendo all’interno delle matite da disegno. Alla fine della cena avevo l’impressione che le mie natiche stessero per staccarsi; il mio sedere era pieno e il dolore era continuo. Martina commentò ridendo:
“Cazzo che bell’inizio…21 matite!!!…oltre le tue 8 dita! Ma sei sicura di non averlo già sfondato prima?”
“No Signora Martina!”
“Adesso puoi andare a mangiare anche tu, le ciotole sono nell’angolo e rimani a quattro zampe. Puoi usare anche le mani, basteranno le matite a tenerti il culo aperto. Dopo proseguiamo con l’opera di allargamento…”
Avevo una fame da lupi! a pranzo non avevo toccato cibo ed erano già passate le 21.30, così mangiai tutto quello che c’era nelle ciotole: pane e acqua.
Verso le dieci riprendemmo la tortura anale, Martina liberò il centro della camera e stese un tappeto speciale adatto a contenere l’olio che poi avrebbe usato, poi prese da uno stipetto almeno una dozzina di falli in lattice, anal plug e vibratori di dimensioni considerevoli.
Si denudò rimanendo in biancheria intima: uno splendido completino in pizzo bianco che faceva risaltare la sua pelle ambrata e un fisico a dir poco perfetto.
“Inizieremo dal più piccolo e li proverai tutti…si, anche quelli più grossi! Dovrai sudare le sette fatidiche camicie…Per il momento levati le matite dal culo e leccale una dopo l’altra prima di riporle nel loro contenitore”
Dopo qualche minuto in cui dimostrai a Martina il mio impegno e la voglia di maiala insita in me, mi fece prendere e inserire nell’ano il primo fallo in silicone, piccolo ma si faceva sentire. Dovevo stare a quattro zampe con la schiena quasi completamente inarcata, in modo da tenere più in alto possibile le mie natiche ancora rosse dalle botte di Artemio. Mi faceva muovere il fallo su e giù, alimentando continuamente di olio il mio secondo canale, la penetrazione era così agevolata. Arrivati al quarto dildo la schiena cominciava a dolermi, mentre l’olio continuava a percolare parzialmente lungo tutta la schiena fino al collo e poi al mento. Il sesto fallo cominciai a sentirlo con maggiore dolore:
“Questo è il mio preferito: non è il più grande, ma ha una cappella più pronunciata rispetto al tronco, per cui la sua funzione è quella di sollecitare maggiormente il tuo sfintere che pian piano cede e lascia spazio.”
Martina si divertiva a giocare con quell’arnese facendo ripetutamente entrare e uscire il glande e tenendolo spesso bloccato al limite dell’elasticità dell’anello muscolare.
Un’altra ora di tortura fino allo sfinimento: mi stava aprendo completamente! Piangevo dal dolore mentre forzava la spinta dell’ultimo fallo; nonostante l’olio facilitasse la penetrazione, il mio fisico doveva ancora abituarsi.
“Cazzo che buco di culo aperto!!! Ti sei meritata un premio: puoi toglierti il reggiseno di Artemio.”
Il dolore iniziale fu notevole, ma levare quel bizzarro e terribile reggiseno fu più che una liberazione: ci volle diverso tempo affinché i segni del metallo abbandonassero la mia pelle delicata.
“Adesso riposati un po’, ma sempre con un bel tappo che lo tenga aperto, poi riprenderai ad allenarlo. Io vado a dormire, mentre tu riceverai la visita di due miei amici Franco e Mario: hanno due bei cazzoni, sono molto resistenti e ti inculeranno per il resto della notte…buonanotte zoccola!”
“Buonanotte signora Martina!”
“…e… non devi aggiungere nulla, puttana ingrata?”
“Si, si certo…e grazie per avermi aperto il culo, signora”
Riposai per un paio di ore quando fui svegliata di botto. Aprii gli occhi e vidi due ragazzi in jeans e a petto nudo: uno muscoloso, alto, calvo e di bell’aspetto e l’altro carino, anche lui alto, ma magro e con capelli lunghi. Quest’ultimo prese la parola:
“Sveglia, sveglia!! Io sono Franco e lui è Mario, come ti chiami?”
“Barbara, signore!”
“Bene Barbara, hai proprio una faccia da troia! Quanti anni hai?”
“Quarantasei, signore!”
“Forza mettiti a quattro zampe e facci vedere il culo, aprilo con le mani! ... bene, che bel tappo! Sei sulla buona strada ma dovremo darci da fare…io e Mario ti inculeremo a lungo aprendo quel buco che ti ritrovi tra le chiappe…strano che una zoccola come te avesse ancora il culo inviolato…! Ti è piaciuto il trattamento di Martina?”
“Non tanto, signore. Da un certo fallo in poi ha iniziato a farmi male.”
“Allenamento, ci vuole allenamento anale! Ora mettiti queste briglie, Mario ti aiuterà ad indossarle. Facilitano la monta: noi ti teniamo ferma con quelle mentre ti riempiamo di cazzo, quindi ad ogni bordata che incasserai, mentre noi spingiamo l’uccello dentro il tuo buco, ti tiriamo contemporaneamente e tu ritorni indietro incrementando l’energia di ogni colpo!”
Mario mi mise indosso quelle cinghie che attraversavano l’addome e si incrociavano nelle cosce, come i guinzagli per i cani. Nel fondoschiena c’era invece un manico al quale si tenevano durante l’amplesso a pecorina. I due non persero tempo e, levato il plug anale, Mario iniziò a penetrarmi con decisione e in modo sempre più violento, il continuo attrito e il precedente lavoro di Martina stavano producendo i temuti effetti associati all’infiammazione dell’ano. Si davano il cambio in modo abbastanza regolare evitando di farmi riposare e tenendo lo sfintere costantemente aperto, al limite delle sue possibilità, limite che cambiava nel tempo.
Franco aveva un ritmo più lento e cadenzato, i suoi movimenti producevano in me una strana eccitazione, che aumentava quando di tanto in tanto lo stesso Franco mi sollecitava il clitoride e penetrava contemporaneamente la passera con le sue dita. Quando il dolore aveva cominciato ad essere insopportabile e le lacrime avevano riempito il mio viso, i due iniziarono a scoparmi fino a farmi venire ripetutamente e fino ad esplodere i propri orgasmi, togliendo gli uccelli dalla passera e puntandoli nel sedere per riempirmelo di sperma.
“Cazzo che monta!!! Sei venuta come una cagna disperata! È da molto che non ti facevi sbattere oppure è una tua peculiarità da zoccola?”
“Ho scopato qualche giorno fa…presumo si tratti di una mia caratteristica…!”
Cazzo! “una mia caratteristica”???…non ci credevo, lo avevo proprio detto!!! Che vergogna! E nonostante tutto quello che mi era accaduto, e che ancora mi stava succedendo, riuscivo ancora a provare vergogna.
I due mi fecero altri “complimenti” e poi andarono via che erano quasi le cinque del mattino. Ero distrutta! Mi bruciava tutto il sedere, dentro e fuori. Non avevo neppure la forza di sollevarmi per andarmi a ripulire e levarmi lo sperma stagnante nel mio ano ancora dilatato. Mi addormentai di botto: nelle 24 ore precedenti avrò dormito si e no 3 ore.
Al mattino, dopo poco più di tre ore di sonno, fui svegliata dalle solite due inservienti che mi portarono in doccia, mi lavarono e truccarono rendendomi più presentabile al mio prossimo aguzzino: Marzio.
Continua….
(Per eventuali commenti o suggerimenti contattatemi su dukeduke1069@yahoo.com)
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Il personal trainer di mia figlia – Capitolo 12racconto sucessivo
Il personal trainer di mia figlia – Capitolo 14
Commenti dei lettori al racconto erotico