Weekend lovers - Strisce
di
Browserfast
genere
etero
Che poi, alla fine, queste feste finiscono tutte allo stesso modo. Si torna a casa all'alba o un po' prima, stanche, ubriache, fatte. Dopo avere cazzeggiato, essersi divertite, avere ballato. Avere conosciuto gente nuova, magari solo per una sera. Nascono amicizie o addirittura nuovi amori. I desideri si incrociano, ci si scalda, ci si annusa, si gettano le basi per future scopate. I più fortunati, i più rapaci, il sesso lo trovano direttamente lì.
In quanto a fortuna stasera non è andata male, anzi. Volevo fare roba e l'ho fatta. Ho succhiato l'anima a un tipo nella sua macchina e mi sono baciata e strusciata con un altro ragazzo dai magnifici occhi verdi e dal sorriso stile non-si-fanno-prigionieri al quale ho persino lasciato il mio Insta vero. Se non fosse stato lì con la sua fidanzata probabilmente a quest'ora staremmo a divertirci da qualche parte. Dulcis in fundo, mi sono fatta dare una bella lezione da un manzo notevole e dalla dotazione discreta, sufficientemente stronzo da mollarmi lì sul letto, ancora tremante, dopo essersi preso la sua soddisfazione. Sarebbe stato già perfetto così. Il tocco in più, decisamente morboso, lo ha dato il fatto che nel buio della camera dove ci eravamo appartati aveva trovato posto un'altra coppia. Tutti e quattro ci siamo intravisti, sentiti, eccitati.
Forse è per questo che sono ancora accesa. O più probabilmente perché non è ancora finito l'effetto della bamba. A offrirmela, ma questo l'ho scoperto solo alla fine e con una certa sorpresa, era stato proprio il ragazzo della coppia che era in camera con noi, Johnny. Ce l'eravamo sparata un'oretta prima nella sua macchina, dopo un paio di canne. Perché, beh sì, il ragazzo cui avevo fatto un pompino era proprio lui, Johnny. E la ragazza non è in realtà la sua ragazza, è la ragazza di uno che era alla festa e che non so che fine abbia fatto. Ma in fondo sticazzi. Anzi, lei mi piace.
Io, al contrario, temo di non piacere molto a lei. Carlotta, si chiama. Mi guarda con malcelata ostilità mentre scendiamo tutti e tre in ascensore dopo aver lasciato la festa. Io, lei e Johnny. Ho scroccato un passaggio, non ho idea di dove siamo e devo andare a recuperare la macchina.
- Il tuo ragazzo che fine ha fatto? - domanda Carlotta (traduzione: proprio qui dovevi venire a rompere le palle?).
- Quello non era il mio ragazzo, l'ho conosciuto stasera - rispondo sporgendomi verso di loro dal sedile posteriore dove mi sono sistemata (trad. faccio il cazzo che mi pare).
- Ahahahah... ah già, l'ho sentito che ti chiedeva del tuo fidanzato, ti sei data da fare, eh? - ironizza Carlotta (trad. sei una troia).
- Mi difendo, comunque un ragazzo nemmeno ce l'ho. A proposito, ma il tuo fidanzato? - ribatto (trad. altrettanto, cara, non credere che non abbia notato).
C'è un attimo di gelo. Da parte di Carlotta, perché invece Johnny sogghigna. Lei si scuote dopo un po' e gli domanda "che cazzo ti ridi?". Sembra che venga da ridere anche a lei, nonostante cerchi di mantenere un tono un po' offeso. Johnny risponde "dai, cazzo, non litigate, famosene una che mi è rimasto qualcosa...". Tira fuori una canna e la fa accendere a Carlotta. Quando mi arriva noto che è decisamente più forte delle due che mi aveva fatto fumare prima. "Eh... uso personale", mi dice. E un attimo dopo, con il ding del mio WhatsApp, cambia tutto. Cioè, quando arriva io non lo so ancora, ma la notte sta per prendere tutta un'altra direzione.
E' un vocale di Serena, dice che quando voglio posso tornare a casa. Invio un leggermente allarmato "che è successo?". Le ho lasciato casa per vedersi con il suo nuovo manzo, uno che personalmente a me non dice nulla ma che se servisse a cacciarle via dal cervello il ricordo di Lapo sarebbe benedetto. Sono però quasi certa che proprio la nostalgia di Lapo abbia mandato all'aria tutto. Ho questo presentimento. Serena è capacissima, non è mai stata così ombrosa e stizzosa come in questo periodo.
Ok, presentimento completamente cannato: "Hai presente quando si dice che uno non è bono né per il re e nemmeno per la regina? - dice il secondo vocale di Serena - che te devo dì? So annata a sbatte su 'n cojone, 'n'impotente, manco col cric je se drizza...". Nella macchina la risata di Johnny sembra un boato. Domanda "ma chi è?", anche Carlotta mi guarda tra il curioso e il divertito. "Un'amica...", rispondo prima di mandare il mio vocale a Serena: "Ma non dicevi che c'aveva 'n tronco?". Attendo la replica mentre chiarisco ai miei compagni di viaggio "le ho prestato casa...". Dopo il ding la voce di Serena riempie l'abitacolo, la ascoltiamo in un silenzio quasi religioso: "Cazzo ne so, se vede che funziona solo sulle scale de casa sua...".
Johnny ride di nuovo. Io ho un'idea. "A Giò, t'è rimasta ancora qualcosa?". "Qualcosa...", risponde possibilista. "Pure quelle fialette?", chiedo alludendo alla bianca che mi ha fatto aspirare. "Un paio", dice. "Perché non andiamo da me? Stiamo più comodi... e magari tiriamo pure su il morale di questa sciagurata...". Johnny ci pensa, si vede bene che ha voglia. Carlotta, invece, se fosse lucida probabilmente direbbe di no e se lo porterebbe via. Ma tanto più lucida non è. Sarà il cannone che ci siamo appena sparate praticamente da sole, sarà per qualcos'altro. "Daje", dico concludendo la consultazione. "Stai là, te lo porto io un vero uomo", annuncio ridendo al mio iPhone. Poi mando il vocale a Serena e do l'indirizzo di casa mia a Johnny.
- Ma tra voi due che rapporto c'è? - chiedo sporgendomi verso i sedili davanti, mettendo la testa praticamente tra le loro - Scopamici?
"Scopamici", conferma Johnny. "Mmmm...", risponde Carlotta. Chissà se quella definizione le sta stretta o le sta larga. Ma il solo fatto che mi risponda significa che i freni hanno un po' ceduto. I miei, quelli di Johnny, i suoi. Sento il suo profumo, mi piace. Mi piace lei, mi piace la sua aria imbronciata che si è via via sciolta. Mi piace la sua gelosia, mi piace il suo viso. Mi fa impazzire il caschetto lungo dei suoi capelli, sono calamitata dal disegno del suo seno che si intuisce sotto la maglietta larga.
- Non devi preoccuparti per me... - le dico.
- Cosa significa quella storia del secondo round tra te e lui? - domanda con finta nonchalance.
Rido, rido per rassicurarla. Rido perché sono contenta che abbia finalmente sputato il rospo.
"Gliel'ho succhiato, quando tu eri ancora con il tuo fidanzato - le sussurro all'orecchio - ero seduta dove sei seduta te... ma che ne sapevo? In una notte come questa puoi considerarlo un incidente, dai...". In quello stesso orecchio, spinta da una specie di raptus, le infilo la lingua, non mi so controllare. Carlotta protesta con un "ehi..." quasi tremante, lo vedo benissimo che i brividi la stanno scuotendo.
- Non ti preoccupare, non te lo porto via il tuo Johnny - le sussurro ancora - e poi io sono una di larghe vedute.
Le regalo una lunga leccata sul collo, passo un dito leggero sul seno. Le sue tette mi attraggono in modo irresistibile.
- Ma vaffanculo, non sono lesbica - sospira con un misto di sorpresa e paura.
- Nemmeno io, l'hai visto... - le rispondo.
La mia pressione si fa un po' più pesante. Sento la sua pienezza sotto lo spessore della maglietta e del reggiseno, stringo un po'. Johnny sibila un divertito "wow...", Carlotta mi invia un "no, dai...". Ma non si sposta, né sposta la mia mano.
Serena ci apre la porta piano, vista l'ora. Ha l'aria stanca e incazzata all'inizio, poi prevale decisamente la sorpresa. Aspettava me, non tre persone insieme. "Te l'avevo detto che portavo qualcuno, no? Allora? Tragedia? - le dico - ah, lui è Johnny e lei è Carlotta". Il ghigno di Serena è anche meno della metà di un sorriso di cortesia. Le do un bacetto, sa un po' di alcol. A me non fa molto effetto, un po' perché ci sono abituata un po' perché tutte le mie attenzioni sono per Carlotta, tuttavia è peggio che nuda. La maglietta è così sottile che il bruno dei capezzoli si vede benissimo, il sedere è coperto a malapena. Lo sguardo di Johnny parla da solo. Ci accomodiamo in salotto, le dico "tranquilla, hanno ascoltato tutto". Mi rivolge un'occhiata abbastanza incazzata, Johnny accende un'altra canna e gliela passa: "Dai, non te la prendere, facciamoci questa che è l'ultima". Rido, vado dietro a Carlotta e le metto le mani sui fianchi, mi piego in avanti per appoggiare il mento sulla sua spalla. E’ davvero piccolina. "Facciamoci questa - concedo a Johnny - ma tu prepara l'artiglieria". Carlotta, la sento, è un fascio di nervi sotto la mia presa morbida. Mentre salivamo in ascensore la guardavo in modo sfacciato. Non è che non sappia come si fa a essere sfacciate, eh? Ma sono la prima ad ammettere che così è persino troppo. Eppure ho voglia di esserlo, ho voglia di essere morbosa, non me ne frega un cazzo. So bene che in gran parte è merito dell'additivo di Johnny. E so altrettanto bene che non voglio che quell'effetto svanisca, Ecco perché gli ho chiesto di portarne su dell'altro.
Quattro strisce bianche sul tavolo del salotto di casa mia, se mamma sapesse... Serena aspira l’ultima boccata del cannone e mi guarda ancora una volta. Più che incazzata, adesso, mi appare incerta, timorosa. Le sorrido e le dico “non succede nulla, rilassati e basta, ti faccio vedere io come si fa”. Come se fossi un’esperta. Johnny mi allunga una banconota arrotolata dicendo “la cannuccia l’ho lasciata giù, si fa alla vecchia maniera”. Mi chino, aspiro la mia parte, sento da dietro il commento del ragazzo: “Che culetto…”. Ho un fremito mentre combatto con la polvere, vorrei che allungasse una mano. Non lo fa. Quando è invece Serena a chinarsi sul tavolo per aspirare, lo vedo benissimo dove punta gli occhi Johnny. La maglietta si è alzata, ma la mia amica sembra non curarsene. Può essere che la fionda l’abbia disinibita completamento, ma credo che ci sia di mezzo anche dell’alcol. Serena non è una che lo regge benissimo. In ogni caso, quella che poco fa era una sensazione adesso è una certezza: il ragazzo una certa idea di fare tris ce l'ha. Il pensiero dura un battito di ciglia, tutto è così accelerato adesso... Mi sbottono la camicetta, rimango in mini e reggiseno. Un gesto inconsulto, allo stesso tempo innocente e indecente. Ma desidero che Carlotta mi guardi. La invito a fare altrettanto, lei rifiuta. Non insisto. Ho la percezione netta, anzi la certezza, che tutto quanto deve succedere succederà nel giro di pochi minuti. Ottimismo ed eccitazione mi esaltano. Nothing is real, vorrei dirle. Ma poi penso che è una frase del cazzo. Le dico invece “tutto ciò che può accadere stanotte non si ripeterà un’altra volta”, chissà se mi capisce.
E chissà cosa pensa Serena della corte spudorata che le sto facendo. Mi guarda con un sorrisino indecifrabile. Non sa nulla di me e Debbie, di me e Stefania, di me e quella ragazzina nella disco di Ancona. E non sa nulla nemmeno di me e di quella puttana (stricto sensu) di Roberta, la pariolina. Chi lo sa se è gelosa o se anche per lei, stanotte, i desideri corrono più veloci di ogni altra cosa. Nei suoi occhi leggo quasi una sfida ironica, ma forse è solo un’impressione.
Ho un’idea del cazzo, ok. Ma spesso le idee del cazzo sfondano i muri. “Non ci starebbe male un giretto a Non-ho-mai, tanto per distenderci un po’…”, dico agli altri. Sostengo i loro sguardi mettendo su un ghigno sarcastico. Serena mi fa "di là c'è una Absolut ancora fredda, l'aveva portata il coglione...". "L'impotente?", ride Johnny. "Già...", risponde Serena. "Dev'essere stata dura", ironizza lui passandole un dito sulla schiena. "Dura non è il tipo di parola che userei per quello...", dice ancora Serena. Non si è voltata per rispondergli, ha lasciato che il dito le percorresse lentamente tutta la schiena. Ha giusto girato un po' la testa verso di lui, sorridendogli di sottecchi. Ha fatto la sua scelta ed è quella giusta. Per lei e per me. Ma un secondo dopo non è me che guarda, e nemmeno Johnny. Si gode il contatto sensuale del suo dito, è evidente, ma la sua attenzione è concentrata su Carlotta: "Ma dov'è che t'ho vista, a te?", le domanda prima di avviarsi a prendere la bottiglia rimasta in camera di mia sorella Martina. Non aspetta nemmeno la muta risposta di Carlotta che si stringe nelle spalle come a dire "boh, che ne so?".
Serena torna a stretto giro con la vodka, poggia la bottiglia sul tavolino. Senza bicchieri, dai, a canna. Si siede sulla poltrona di fronte a quella dove si è sistemato Johnny. Non accavalla nemmeno le gambe. Seduta deve essere scosciatissima, con solo quella maglietta addosso. Io non vedo bene ma Johnny credo proprio di sì. La velocità con cui a volte la mia amica riesce a diventare così zoccola non finirà mai di sorprendermi. Mi sistemo alle spalle di Carlotta seduta sul divano. Lascio scivolare le mani lungo le sue braccia in una morbida carezza. "Parti tu, Johnny, basta che non cominci a dire cose tipo non ho mai fatto windsurf...", rido. Voglio stemperare quel po' di tensione che ancora avverto. O meglio, se tensione ci deve essere voglio che sia di una sola natura. Anche Johnny ride: "Io windsurf l'ho fatto davvero...", risponde. Poi ci osserva per un po', tutte e tre. Gli riconosco negli occhi la stessa arroganza allegra che aveva con me qualche ora fa, quando mi ha chiesto di fargli un pompino. Mi sa che ora ci divertiamo.
"Non mi sono mai fatto tre fiche in una sola serata", è l'esordio. Partenza col botto. "Arrivo a due", aggiunge guardandomi. Dico a me stessa "anch'io" e penso a Debbie e Frederieke. Poi a Stefania e Ludovica. Vabbè, era mezzogiorno, ma non stiamo a fare tanto le perfettine. "Se tu invece l'hai fatto devi bere - spiego a Carlotta che non conosce il gioco - sennò stai ferma". "Ma... ragazze?", mi domanda stranita. "Perché, ragazzi sì?", chiede ironico Johnny. Ovviamente, nessuna di noi tre beve. Io però avrei una voglia pazzesca di mentire e dire "sì, io due ragazzi sì e anche tre". Ho l'improvvisa e definita sensazione che l'effetto della bianca sia arrivato di colpo. "Non l'ho mai fatto per soldi", dice Serena prendendosi il turno. Mi fissa, la troia. Prendo la bottiglia e bevo. "Per onestà, era a mia insaputa", aggiungo. A sorpresa beve anche Carlotta: "Io lo sapevo invece, ma è stato quando andavo a scuola, uno grande. Però non ho mai fatto un'orgia", recita distogliendo subito lo sguardo. Serena beve, Johnny beve. Prendo la bottiglia e bevo anche io, piazzandomi davanti alla ragazza, guardandola con ostentazione.
Se pensate che il gioco si sia fatto pesante sbagliate, perché Johnny si vede che ha fretta e gioca ancora più pesante. Ci fa "io non l'ho mai preso nel culo...". Ci guarda con un ghigno. Serena sghignazza rispondendogli "che maiale...". Carlotta sussurra "testa di cazzo" come se fosse scandalizzata, ma ride anche lei. Io gli dico "dovresti provare" e prendo la bottiglia. Bevo e la passo distrattamente a Serena, Mentre lei la afferra rido per la mia stessa gaffe, Johnny la sottolinea: "Tra voi due niente segreti, eh?". Beviamo tutte e tre. Serena si lancia: “Non ho mai detto di no a chi ha saputo chiedermelo…”, dice quasi sillabando e guardando Johnny. La avverto io la botta dell’eccitazione, figuriamoci lui. Dovrebbe essere cretino per non avvertirla, e cretino non mi pare proprio.
Faccio il giro del salone per qualche secondo. Ora sì che sono in calore. Mi sento bella e mi sento immorale, desidero che tutti e tre mi guardino. Io invece guardo solo Carlotta: "Non ho mai sverginato una ragazza...".
Serena ride, chi meglio di lei può sapere che è una bugia? Ma a sto punto anche sticazzi, a sto punto per me il gioco è finito. Vado sul divano e mi inginocchio sui cuscini, a cavallo delle cosce di Carlotta. Le prendo la faccia tra le mani. "Voglio baciarti", le dico. Non risponde, ha il respiro più pesante e negli occhi un mix di curiosità, voglia, paura. Stavolta non distoglie lo sguardo.
Ho tutti i sensi al massimo. La fisso e la desidero, ma allo stesso tempo ascolto e percepisco ciò che avviene alle mie spalle. E' come se lo vedessi, Johnny, che si alza e va da Serena. Come se vedessi il sorriso di lei mentre fa finta di protestare sedendosi sulle gambe del ragazzo e lasciandosi mettere la lingua in bocca. E' anche come se vedessi la mano di lui che scompare tra le sue cosce, ma questo - vabbè - è perché ormai conosco alla perfezione ogni gemito e mugolio di Serena. Anche Carlotta, ne sono certa, ha ben presente tutta la scena. Anzi, lei potrebbe vederla se solo smettesse di guardarmi negli occhi. Ma non lo fa.
"Non ho mai baciato una ragazza", sussurra. "Il gioco è finito - le sorrido - quanto sei fica". Da dietro arrivano i suoni di un pompino. Sono come dentro a un vortice, probabilmente ci siamo tutti, non mi sfugge nemmeno il più piccolo particolare.
Gioco con la sua lingua a lungo, ma quando sto per infilare la mano sotto la coppa del reggiseno lei mi anticipa. "Aspetta", dice in un soffio prima di sganciarselo. Oltre che di voglia, mi arriva una legnata di invidia e di ammirazione. Sono perfette, grandi il giusto, con i capezzoli scuri, come l'areola. E sembra se ne strafreghino della forza di gravità. "Oddio che magnificenza...", esclamo rapita. Avete presente quando gli inglesi dicono "a dream come true"? "Eh, le tette di Totta...", sento commentare Johnny. Mi volto leggermente e vedo Serena di spalle, ormai completamente nuda e miagolante, che si sbatte sul suo cazzo. Per terra un preservativo non ancora scartato, nemmeno il tempo di metterselo gli ha dato, sta zoccola. Johnny le tiene le mani sulle chiappe e l'accompagna nel ritmo, ma allo stesso tempo mi guarda, ammicca al paio di tette che ho davanti agli occhi. Come se volesse dire "visto che roba?". Mi avvento a succhiare una mammella e, per la prima volta, sento Carlotta cigolare come quando lui se la scopava alla festa.
Quanto tempo vado avanti così non saprei dire. Ma le dita di Carlotta che mi passano tra i capelli mi dicono che le piace. E io ho una voglia immensa di darle piacere. Di percepire ogni singola monade del suo piacere. Johnny ansima, Serena geme e lancia strilletti, il ciac-ciac della loro scopata. I cigolii di piacere di Carlotta, i rumori delle mie slurpate e dei miei baci sul suo seno, quelli con cui prendo fiato ogni tanto. La visione di quelle tette, il corpo che si contorce sotto il mio, la mano che mi spinge sulla nuca. Serena che miagola "così mi sfondi", Johnny che la insulta per eccitarla, Carlotta che mi piagnucola "continua". La mia voglia di spogliarmi, di spogliarla. Suoni, visioni, sensazioni, odori. Ogni cosa viene passata al setaccio del mio cervello.
All'improvviso tutto va in mille pezzi con lo strillo di Serena. No, niente orgasmo. Piuttosto un'asserzione, una rivelazione che si impone su tutto il resto.
- Bonfanti! Tu sei la ragazza di Bonfanti, viene a lezione con me!
E' un cazzo di attimo sospeso. Carlotta si irrigidisce sotto di me, si blocca. Ne percepisco la sorpresa, la paura. Mi volto verso Serena. E' sempre sopra Johnny che se la sbatte. I suoi capelli svolazzano, le sue tette ballano. Ha le mani appoggiate sulla spalle del ragazzo ma il viso girato verso di noi, con un sorriso quasi trionfante. Guardo Carlotta, negli occhi ha lo smarrimento di chi è stata smascherata. Per un attimo non so che fare, temo che tutto mi crolli addosso. Senza sapere nemmeno bene il perché mi slaccio il reggiseno e lo tiro verso Serena, cade sul parquet ben prima di raggiungerla.
- Sere, ma che te frega... - dico prendendo la faccia di Carlotta tra le mani, come se volessi mostrargliela - è una troia come te e me...
Questione di codice. Più che un insulto, il mio, è un atto di protezione, di riconoscimento. Torno a guardare Carlotta, mi stringo a lei cercando con i miei capezzoli i suoi. "Adesso ti scopo". Lei per la prima volta reagisce davvero al mio bacio, attorciglia la lingua sulla mia, mi attira a sé.
Non è una cosa breve e non è nemmeno una cosa furiosa. Non mi va di essere furiosa con lei e non voglio che finisca presto. Voglio essere delicata e sentire il suo piacere che sale mano a mano, voglio sentirla che si contorce e che diventa sempre più smaniosa. Mi alzo in piedi e tolgo quel poco che c'è ancora da togliere, mini e mutandine. Cerco negli occhi di Carlotta la sua approvazione: ti piaccio? Poi mi inginocchio tra le sue gambe per sfilarle i pantaloni. Miagola un timido "che fai?", ma solleva il sedere dai cuscini per agevolarmi. Le sorrido: "Quello che ti ho detto", dico immergendomi tra le sue cosce per la prima lappata. E vi assicuro che - anche se fino a questo momento non fosse successo nulla intorno a noi - il solo fatto di sapere di essere la sua prima ragazza basterebbe a mandarmi in orbita. Mi fermo solo al suono dell’orgasmo di Serena, per voltarmi e vederla ancora tutta tremante messa in piedi da Johnny. Lui ha solo la camicia addosso e il cazzo impennato e lucido, la punta completamente scoperta. Il cazzo di un ragazzo che si è fatto una pista e che può sfondarti per ore. Per un attimo mi torna in mente Tommy, è un ricordo amaro, che scaccio in un secondo. Mi dedico a Carlotta e al suo grilletto pronunciato, alla sua fregna glabra e luccicante, al suo sapore che mi ubriaca. Mi godo i suoi cigolii continui e lamentosi. Ma stavolta dura poco.
Alle mie spalle sento la voce di Johnny che dice "dammela". Non ce l'ha con me. O meglio, ce l'ha con me ma non in quel senso. Mi scosta e si piazza tra le gambe di Carlotta. Prima di inginocchiarsi me lo offre, sa di Serena. Apro la bocca e mi dà due botte, due di numero, tenendomi ferma la testa. Non sono pronta, mi salgono i conati e faccio il verso della strozzata. Nonostante ciò Johnny commenta "che grandissima succhiacazzi". Per un momento mi gira la testa, cerco invano di recuperare aria e la vista mi si appanna. Non abbastanza da impedirmi di vederlo mettersi sulle spalle le gambe di Carlotta e infilzarla di colpo. Lei pigola un "Johnny siiiiì" dove c'è tutto: gelosia, desiderio, piacere, dolore, senso di riappropriazione. Soprattutto quest'ultimo. Questa è proprio innamorata, mi dico. Se di lui o di come la scopa non saprei, ma c'è dell'amore.
Mi faccio spazio tra i loro corpi e la bacio, lei ricambia quasi distratta. Scendo con le labbra sul suo seno e le succhio il capezzolo durissimo, lei un po' geme ma i suoi "sì, sì, sì" seguono il ritmo che le sta imponendo lui. Posso sembrare esclusa, forse lo sono, ma questi due mi stanno stregando e, in un certo senso, è come se stessi partecipando a questa scopata con tutta me stessa. Johnny credo che lo intuisca, mi infila due dita in bocca e gliele succhio prima che lui mi prenda la testa e me la avvicini a quella della della ragazza. "Lesbicate", dice prendendo a sbatterla con più violenza di prima. L'urletto di Carlotta si soffoca sulla mia lingua. Un'altra lingua mi percorre la schiena. Serena non so dove abbia trovato posto sul divano ma mi lecca, mi accarezza le gambe e il sedere. La sento languida e un po' affannata, come se non si fosse ancora ripresa.
Il limite di Carlotta arriva anche troppo presto. Quando singhiozza "sto... per..." Johnny finisce di giustiziarla con una serie di spinte selvagge. Lei lancia un grappolo di urletti inconsapevoli e trema mentre le succhio un capezzolo, mi trasmette una voglia pazzesca. Serena mi bacia e mi mordicchia, la imploro "scopami". Mi risponde quasi sadica "fatti scopare da lei, troia" e nello stesso tempo mi mette due dita dentro così forte da lasciarmi senza fiato.
E' un istante perfetto che va in frantumi solo quando Carlotta geme "non venirmi dentro". Ancora una volta, stanotte, comincia tutto un altro capitolo. Sento me stessa piagnucolare "vienile in faccia", come se lo dicesse un'altra persona. Sono scissa. Una parte di me dà ordini a Johnny, un'altra smania e corre incontro alle dita di Serena. Carlotta sussulta con gli occhi stravolti, Johnny mi lancia uno sguardo interrogativo. Credo che non abbia sentito. "Sborrale in faccia!", ripeto strillando. Si stringe il cazzo con una mano, guardo quasi ammaliata la cappella rossa, gonfia, arrogante. Deve avere una durezza terribile. Gli basta segarsi qualche volta prima del suo rantolo liberatorio. Forse non ne ha più tantissima, ma il primo getto è comunque notevole. Si spiaccica sopra il labbro di Carlotta e si inerpica su per il naso, curva verso la palpebra, il sopracciglio, la fronte, sporca i capelli. Vedo tutto come se fosse una clip rallentata. Sbrocco alla vista di quella striscia lattiginosa. Carlotta, stremata, la accoglie con un pesante sospiro, io mi ci tuffo sopra. Gliela lecco, gliela spalmo, gliela restituisco sulle labbra. Intrecciamo lingue e ci scambiamo baci al sapore di sperma, le mugolo in bocca. Dio come vorrei che Serena mi sfondasse adesso. Ma non ho fatto i conti con Johnny che se la riprende. Non so bene cosa le faccia fare, forse se la mette in ginocchio davanti a sé, non vedo. Di sicuro le infila di nuovo il cazzo in bocca, a giudicare dai gemiti. Di sicuro il vuoto che le dita di Serena hanno lasciato dentro di me è insostenibile. Afferrare le mani di Carlotta e mettermele sulle tette è solo un pallido rimedio, anche se le stringo forte come se volessi dirle "stringimi, massacrami".
Quando alle mie spalle gli osceni risucchi di Serena si interrompono sento Johnny che le fa "tu mi devi dare qualcosa...". Il modo in cui lei ridacchia e ansima è forse ancora più osceno. "Maiale… ma come fai?", gli domanda metà infoiata e metà divertita. E poi: “Non vedo l’ora…”. E' tutto molto chiaro, ma me ne disinteresso, auguri. Torno a leccare il viso di Carlotta e lo cospargo di rapidi bacetti, le sussurro "mi piaci tantissimo" mentre Johnny fa a Serena un "vieni" che non ammette repliche. Chissà perché se la porta via, forse non vuole farsi vedere dalla sua amica. A lei ricomincio a passare la lingua sul collo. Lei mi guarda con occhi liquidi e quasi assenti, prima di chiuderli e abbandonarsi esausta.
Da qualche parte arrivano i primi lamenti di Serena. Mi fanno strano, perché so che sono i suoi ma li ritaglio addosso a Carlotta. Come se fossi io a provocarli mentre la accarezzo e le lecco il collo. "La tua amica è una mignotta...", sospira. "Anche tu...", le sussurro all'orecchio. "E anche tu...", ribatte lei". La invito ad afferrare la mia mano, la porto via. Voglio un letto, voglio stendermi con lei, baciarla ancora, accarezzarla, strusciarla. So che non contraccambierà molto, ma non importa. La trascino verso la stanza di Martina, ma è proprio quella ad essere occupata. Osserviamo insieme lo spettacolo di Serena a pecora sulle lenzuola che avevo preparato per lei e per il coglione che ha fatto cilecca, piagnucola "fai piano" mentre Johnny è in piedi che se la sta facendo e se ne frega. Non importa, ci stenderemo sul mio letto. Staremo più strette, staremo più vicine, ho la fica che piange. Strattono leggermente Carlotta, lei un po' resiste poi si lascia portare via.
Le prendo la mano e me la metto tra le gambe. Nemmeno fa il gesto di muoverla, ma non importa neanche questo. Gliela tengo ferma con la mia e mi ci struscio sopra. "Devo venire", ansimo. "Sì", sussurra lei. Serena dall'altra stanza non si lamenta più. Conosco le sue modulazioni e so che sono quelle del piacere. Il mio sta per arrivare, e anche alla svelta. Lo sento.
CONTINUA
In quanto a fortuna stasera non è andata male, anzi. Volevo fare roba e l'ho fatta. Ho succhiato l'anima a un tipo nella sua macchina e mi sono baciata e strusciata con un altro ragazzo dai magnifici occhi verdi e dal sorriso stile non-si-fanno-prigionieri al quale ho persino lasciato il mio Insta vero. Se non fosse stato lì con la sua fidanzata probabilmente a quest'ora staremmo a divertirci da qualche parte. Dulcis in fundo, mi sono fatta dare una bella lezione da un manzo notevole e dalla dotazione discreta, sufficientemente stronzo da mollarmi lì sul letto, ancora tremante, dopo essersi preso la sua soddisfazione. Sarebbe stato già perfetto così. Il tocco in più, decisamente morboso, lo ha dato il fatto che nel buio della camera dove ci eravamo appartati aveva trovato posto un'altra coppia. Tutti e quattro ci siamo intravisti, sentiti, eccitati.
Forse è per questo che sono ancora accesa. O più probabilmente perché non è ancora finito l'effetto della bamba. A offrirmela, ma questo l'ho scoperto solo alla fine e con una certa sorpresa, era stato proprio il ragazzo della coppia che era in camera con noi, Johnny. Ce l'eravamo sparata un'oretta prima nella sua macchina, dopo un paio di canne. Perché, beh sì, il ragazzo cui avevo fatto un pompino era proprio lui, Johnny. E la ragazza non è in realtà la sua ragazza, è la ragazza di uno che era alla festa e che non so che fine abbia fatto. Ma in fondo sticazzi. Anzi, lei mi piace.
Io, al contrario, temo di non piacere molto a lei. Carlotta, si chiama. Mi guarda con malcelata ostilità mentre scendiamo tutti e tre in ascensore dopo aver lasciato la festa. Io, lei e Johnny. Ho scroccato un passaggio, non ho idea di dove siamo e devo andare a recuperare la macchina.
- Il tuo ragazzo che fine ha fatto? - domanda Carlotta (traduzione: proprio qui dovevi venire a rompere le palle?).
- Quello non era il mio ragazzo, l'ho conosciuto stasera - rispondo sporgendomi verso di loro dal sedile posteriore dove mi sono sistemata (trad. faccio il cazzo che mi pare).
- Ahahahah... ah già, l'ho sentito che ti chiedeva del tuo fidanzato, ti sei data da fare, eh? - ironizza Carlotta (trad. sei una troia).
- Mi difendo, comunque un ragazzo nemmeno ce l'ho. A proposito, ma il tuo fidanzato? - ribatto (trad. altrettanto, cara, non credere che non abbia notato).
C'è un attimo di gelo. Da parte di Carlotta, perché invece Johnny sogghigna. Lei si scuote dopo un po' e gli domanda "che cazzo ti ridi?". Sembra che venga da ridere anche a lei, nonostante cerchi di mantenere un tono un po' offeso. Johnny risponde "dai, cazzo, non litigate, famosene una che mi è rimasto qualcosa...". Tira fuori una canna e la fa accendere a Carlotta. Quando mi arriva noto che è decisamente più forte delle due che mi aveva fatto fumare prima. "Eh... uso personale", mi dice. E un attimo dopo, con il ding del mio WhatsApp, cambia tutto. Cioè, quando arriva io non lo so ancora, ma la notte sta per prendere tutta un'altra direzione.
E' un vocale di Serena, dice che quando voglio posso tornare a casa. Invio un leggermente allarmato "che è successo?". Le ho lasciato casa per vedersi con il suo nuovo manzo, uno che personalmente a me non dice nulla ma che se servisse a cacciarle via dal cervello il ricordo di Lapo sarebbe benedetto. Sono però quasi certa che proprio la nostalgia di Lapo abbia mandato all'aria tutto. Ho questo presentimento. Serena è capacissima, non è mai stata così ombrosa e stizzosa come in questo periodo.
Ok, presentimento completamente cannato: "Hai presente quando si dice che uno non è bono né per il re e nemmeno per la regina? - dice il secondo vocale di Serena - che te devo dì? So annata a sbatte su 'n cojone, 'n'impotente, manco col cric je se drizza...". Nella macchina la risata di Johnny sembra un boato. Domanda "ma chi è?", anche Carlotta mi guarda tra il curioso e il divertito. "Un'amica...", rispondo prima di mandare il mio vocale a Serena: "Ma non dicevi che c'aveva 'n tronco?". Attendo la replica mentre chiarisco ai miei compagni di viaggio "le ho prestato casa...". Dopo il ding la voce di Serena riempie l'abitacolo, la ascoltiamo in un silenzio quasi religioso: "Cazzo ne so, se vede che funziona solo sulle scale de casa sua...".
Johnny ride di nuovo. Io ho un'idea. "A Giò, t'è rimasta ancora qualcosa?". "Qualcosa...", risponde possibilista. "Pure quelle fialette?", chiedo alludendo alla bianca che mi ha fatto aspirare. "Un paio", dice. "Perché non andiamo da me? Stiamo più comodi... e magari tiriamo pure su il morale di questa sciagurata...". Johnny ci pensa, si vede bene che ha voglia. Carlotta, invece, se fosse lucida probabilmente direbbe di no e se lo porterebbe via. Ma tanto più lucida non è. Sarà il cannone che ci siamo appena sparate praticamente da sole, sarà per qualcos'altro. "Daje", dico concludendo la consultazione. "Stai là, te lo porto io un vero uomo", annuncio ridendo al mio iPhone. Poi mando il vocale a Serena e do l'indirizzo di casa mia a Johnny.
- Ma tra voi due che rapporto c'è? - chiedo sporgendomi verso i sedili davanti, mettendo la testa praticamente tra le loro - Scopamici?
"Scopamici", conferma Johnny. "Mmmm...", risponde Carlotta. Chissà se quella definizione le sta stretta o le sta larga. Ma il solo fatto che mi risponda significa che i freni hanno un po' ceduto. I miei, quelli di Johnny, i suoi. Sento il suo profumo, mi piace. Mi piace lei, mi piace la sua aria imbronciata che si è via via sciolta. Mi piace la sua gelosia, mi piace il suo viso. Mi fa impazzire il caschetto lungo dei suoi capelli, sono calamitata dal disegno del suo seno che si intuisce sotto la maglietta larga.
- Non devi preoccuparti per me... - le dico.
- Cosa significa quella storia del secondo round tra te e lui? - domanda con finta nonchalance.
Rido, rido per rassicurarla. Rido perché sono contenta che abbia finalmente sputato il rospo.
"Gliel'ho succhiato, quando tu eri ancora con il tuo fidanzato - le sussurro all'orecchio - ero seduta dove sei seduta te... ma che ne sapevo? In una notte come questa puoi considerarlo un incidente, dai...". In quello stesso orecchio, spinta da una specie di raptus, le infilo la lingua, non mi so controllare. Carlotta protesta con un "ehi..." quasi tremante, lo vedo benissimo che i brividi la stanno scuotendo.
- Non ti preoccupare, non te lo porto via il tuo Johnny - le sussurro ancora - e poi io sono una di larghe vedute.
Le regalo una lunga leccata sul collo, passo un dito leggero sul seno. Le sue tette mi attraggono in modo irresistibile.
- Ma vaffanculo, non sono lesbica - sospira con un misto di sorpresa e paura.
- Nemmeno io, l'hai visto... - le rispondo.
La mia pressione si fa un po' più pesante. Sento la sua pienezza sotto lo spessore della maglietta e del reggiseno, stringo un po'. Johnny sibila un divertito "wow...", Carlotta mi invia un "no, dai...". Ma non si sposta, né sposta la mia mano.
Serena ci apre la porta piano, vista l'ora. Ha l'aria stanca e incazzata all'inizio, poi prevale decisamente la sorpresa. Aspettava me, non tre persone insieme. "Te l'avevo detto che portavo qualcuno, no? Allora? Tragedia? - le dico - ah, lui è Johnny e lei è Carlotta". Il ghigno di Serena è anche meno della metà di un sorriso di cortesia. Le do un bacetto, sa un po' di alcol. A me non fa molto effetto, un po' perché ci sono abituata un po' perché tutte le mie attenzioni sono per Carlotta, tuttavia è peggio che nuda. La maglietta è così sottile che il bruno dei capezzoli si vede benissimo, il sedere è coperto a malapena. Lo sguardo di Johnny parla da solo. Ci accomodiamo in salotto, le dico "tranquilla, hanno ascoltato tutto". Mi rivolge un'occhiata abbastanza incazzata, Johnny accende un'altra canna e gliela passa: "Dai, non te la prendere, facciamoci questa che è l'ultima". Rido, vado dietro a Carlotta e le metto le mani sui fianchi, mi piego in avanti per appoggiare il mento sulla sua spalla. E’ davvero piccolina. "Facciamoci questa - concedo a Johnny - ma tu prepara l'artiglieria". Carlotta, la sento, è un fascio di nervi sotto la mia presa morbida. Mentre salivamo in ascensore la guardavo in modo sfacciato. Non è che non sappia come si fa a essere sfacciate, eh? Ma sono la prima ad ammettere che così è persino troppo. Eppure ho voglia di esserlo, ho voglia di essere morbosa, non me ne frega un cazzo. So bene che in gran parte è merito dell'additivo di Johnny. E so altrettanto bene che non voglio che quell'effetto svanisca, Ecco perché gli ho chiesto di portarne su dell'altro.
Quattro strisce bianche sul tavolo del salotto di casa mia, se mamma sapesse... Serena aspira l’ultima boccata del cannone e mi guarda ancora una volta. Più che incazzata, adesso, mi appare incerta, timorosa. Le sorrido e le dico “non succede nulla, rilassati e basta, ti faccio vedere io come si fa”. Come se fossi un’esperta. Johnny mi allunga una banconota arrotolata dicendo “la cannuccia l’ho lasciata giù, si fa alla vecchia maniera”. Mi chino, aspiro la mia parte, sento da dietro il commento del ragazzo: “Che culetto…”. Ho un fremito mentre combatto con la polvere, vorrei che allungasse una mano. Non lo fa. Quando è invece Serena a chinarsi sul tavolo per aspirare, lo vedo benissimo dove punta gli occhi Johnny. La maglietta si è alzata, ma la mia amica sembra non curarsene. Può essere che la fionda l’abbia disinibita completamento, ma credo che ci sia di mezzo anche dell’alcol. Serena non è una che lo regge benissimo. In ogni caso, quella che poco fa era una sensazione adesso è una certezza: il ragazzo una certa idea di fare tris ce l'ha. Il pensiero dura un battito di ciglia, tutto è così accelerato adesso... Mi sbottono la camicetta, rimango in mini e reggiseno. Un gesto inconsulto, allo stesso tempo innocente e indecente. Ma desidero che Carlotta mi guardi. La invito a fare altrettanto, lei rifiuta. Non insisto. Ho la percezione netta, anzi la certezza, che tutto quanto deve succedere succederà nel giro di pochi minuti. Ottimismo ed eccitazione mi esaltano. Nothing is real, vorrei dirle. Ma poi penso che è una frase del cazzo. Le dico invece “tutto ciò che può accadere stanotte non si ripeterà un’altra volta”, chissà se mi capisce.
E chissà cosa pensa Serena della corte spudorata che le sto facendo. Mi guarda con un sorrisino indecifrabile. Non sa nulla di me e Debbie, di me e Stefania, di me e quella ragazzina nella disco di Ancona. E non sa nulla nemmeno di me e di quella puttana (stricto sensu) di Roberta, la pariolina. Chi lo sa se è gelosa o se anche per lei, stanotte, i desideri corrono più veloci di ogni altra cosa. Nei suoi occhi leggo quasi una sfida ironica, ma forse è solo un’impressione.
Ho un’idea del cazzo, ok. Ma spesso le idee del cazzo sfondano i muri. “Non ci starebbe male un giretto a Non-ho-mai, tanto per distenderci un po’…”, dico agli altri. Sostengo i loro sguardi mettendo su un ghigno sarcastico. Serena mi fa "di là c'è una Absolut ancora fredda, l'aveva portata il coglione...". "L'impotente?", ride Johnny. "Già...", risponde Serena. "Dev'essere stata dura", ironizza lui passandole un dito sulla schiena. "Dura non è il tipo di parola che userei per quello...", dice ancora Serena. Non si è voltata per rispondergli, ha lasciato che il dito le percorresse lentamente tutta la schiena. Ha giusto girato un po' la testa verso di lui, sorridendogli di sottecchi. Ha fatto la sua scelta ed è quella giusta. Per lei e per me. Ma un secondo dopo non è me che guarda, e nemmeno Johnny. Si gode il contatto sensuale del suo dito, è evidente, ma la sua attenzione è concentrata su Carlotta: "Ma dov'è che t'ho vista, a te?", le domanda prima di avviarsi a prendere la bottiglia rimasta in camera di mia sorella Martina. Non aspetta nemmeno la muta risposta di Carlotta che si stringe nelle spalle come a dire "boh, che ne so?".
Serena torna a stretto giro con la vodka, poggia la bottiglia sul tavolino. Senza bicchieri, dai, a canna. Si siede sulla poltrona di fronte a quella dove si è sistemato Johnny. Non accavalla nemmeno le gambe. Seduta deve essere scosciatissima, con solo quella maglietta addosso. Io non vedo bene ma Johnny credo proprio di sì. La velocità con cui a volte la mia amica riesce a diventare così zoccola non finirà mai di sorprendermi. Mi sistemo alle spalle di Carlotta seduta sul divano. Lascio scivolare le mani lungo le sue braccia in una morbida carezza. "Parti tu, Johnny, basta che non cominci a dire cose tipo non ho mai fatto windsurf...", rido. Voglio stemperare quel po' di tensione che ancora avverto. O meglio, se tensione ci deve essere voglio che sia di una sola natura. Anche Johnny ride: "Io windsurf l'ho fatto davvero...", risponde. Poi ci osserva per un po', tutte e tre. Gli riconosco negli occhi la stessa arroganza allegra che aveva con me qualche ora fa, quando mi ha chiesto di fargli un pompino. Mi sa che ora ci divertiamo.
"Non mi sono mai fatto tre fiche in una sola serata", è l'esordio. Partenza col botto. "Arrivo a due", aggiunge guardandomi. Dico a me stessa "anch'io" e penso a Debbie e Frederieke. Poi a Stefania e Ludovica. Vabbè, era mezzogiorno, ma non stiamo a fare tanto le perfettine. "Se tu invece l'hai fatto devi bere - spiego a Carlotta che non conosce il gioco - sennò stai ferma". "Ma... ragazze?", mi domanda stranita. "Perché, ragazzi sì?", chiede ironico Johnny. Ovviamente, nessuna di noi tre beve. Io però avrei una voglia pazzesca di mentire e dire "sì, io due ragazzi sì e anche tre". Ho l'improvvisa e definita sensazione che l'effetto della bianca sia arrivato di colpo. "Non l'ho mai fatto per soldi", dice Serena prendendosi il turno. Mi fissa, la troia. Prendo la bottiglia e bevo. "Per onestà, era a mia insaputa", aggiungo. A sorpresa beve anche Carlotta: "Io lo sapevo invece, ma è stato quando andavo a scuola, uno grande. Però non ho mai fatto un'orgia", recita distogliendo subito lo sguardo. Serena beve, Johnny beve. Prendo la bottiglia e bevo anche io, piazzandomi davanti alla ragazza, guardandola con ostentazione.
Se pensate che il gioco si sia fatto pesante sbagliate, perché Johnny si vede che ha fretta e gioca ancora più pesante. Ci fa "io non l'ho mai preso nel culo...". Ci guarda con un ghigno. Serena sghignazza rispondendogli "che maiale...". Carlotta sussurra "testa di cazzo" come se fosse scandalizzata, ma ride anche lei. Io gli dico "dovresti provare" e prendo la bottiglia. Bevo e la passo distrattamente a Serena, Mentre lei la afferra rido per la mia stessa gaffe, Johnny la sottolinea: "Tra voi due niente segreti, eh?". Beviamo tutte e tre. Serena si lancia: “Non ho mai detto di no a chi ha saputo chiedermelo…”, dice quasi sillabando e guardando Johnny. La avverto io la botta dell’eccitazione, figuriamoci lui. Dovrebbe essere cretino per non avvertirla, e cretino non mi pare proprio.
Faccio il giro del salone per qualche secondo. Ora sì che sono in calore. Mi sento bella e mi sento immorale, desidero che tutti e tre mi guardino. Io invece guardo solo Carlotta: "Non ho mai sverginato una ragazza...".
Serena ride, chi meglio di lei può sapere che è una bugia? Ma a sto punto anche sticazzi, a sto punto per me il gioco è finito. Vado sul divano e mi inginocchio sui cuscini, a cavallo delle cosce di Carlotta. Le prendo la faccia tra le mani. "Voglio baciarti", le dico. Non risponde, ha il respiro più pesante e negli occhi un mix di curiosità, voglia, paura. Stavolta non distoglie lo sguardo.
Ho tutti i sensi al massimo. La fisso e la desidero, ma allo stesso tempo ascolto e percepisco ciò che avviene alle mie spalle. E' come se lo vedessi, Johnny, che si alza e va da Serena. Come se vedessi il sorriso di lei mentre fa finta di protestare sedendosi sulle gambe del ragazzo e lasciandosi mettere la lingua in bocca. E' anche come se vedessi la mano di lui che scompare tra le sue cosce, ma questo - vabbè - è perché ormai conosco alla perfezione ogni gemito e mugolio di Serena. Anche Carlotta, ne sono certa, ha ben presente tutta la scena. Anzi, lei potrebbe vederla se solo smettesse di guardarmi negli occhi. Ma non lo fa.
"Non ho mai baciato una ragazza", sussurra. "Il gioco è finito - le sorrido - quanto sei fica". Da dietro arrivano i suoni di un pompino. Sono come dentro a un vortice, probabilmente ci siamo tutti, non mi sfugge nemmeno il più piccolo particolare.
Gioco con la sua lingua a lungo, ma quando sto per infilare la mano sotto la coppa del reggiseno lei mi anticipa. "Aspetta", dice in un soffio prima di sganciarselo. Oltre che di voglia, mi arriva una legnata di invidia e di ammirazione. Sono perfette, grandi il giusto, con i capezzoli scuri, come l'areola. E sembra se ne strafreghino della forza di gravità. "Oddio che magnificenza...", esclamo rapita. Avete presente quando gli inglesi dicono "a dream come true"? "Eh, le tette di Totta...", sento commentare Johnny. Mi volto leggermente e vedo Serena di spalle, ormai completamente nuda e miagolante, che si sbatte sul suo cazzo. Per terra un preservativo non ancora scartato, nemmeno il tempo di metterselo gli ha dato, sta zoccola. Johnny le tiene le mani sulle chiappe e l'accompagna nel ritmo, ma allo stesso tempo mi guarda, ammicca al paio di tette che ho davanti agli occhi. Come se volesse dire "visto che roba?". Mi avvento a succhiare una mammella e, per la prima volta, sento Carlotta cigolare come quando lui se la scopava alla festa.
Quanto tempo vado avanti così non saprei dire. Ma le dita di Carlotta che mi passano tra i capelli mi dicono che le piace. E io ho una voglia immensa di darle piacere. Di percepire ogni singola monade del suo piacere. Johnny ansima, Serena geme e lancia strilletti, il ciac-ciac della loro scopata. I cigolii di piacere di Carlotta, i rumori delle mie slurpate e dei miei baci sul suo seno, quelli con cui prendo fiato ogni tanto. La visione di quelle tette, il corpo che si contorce sotto il mio, la mano che mi spinge sulla nuca. Serena che miagola "così mi sfondi", Johnny che la insulta per eccitarla, Carlotta che mi piagnucola "continua". La mia voglia di spogliarmi, di spogliarla. Suoni, visioni, sensazioni, odori. Ogni cosa viene passata al setaccio del mio cervello.
All'improvviso tutto va in mille pezzi con lo strillo di Serena. No, niente orgasmo. Piuttosto un'asserzione, una rivelazione che si impone su tutto il resto.
- Bonfanti! Tu sei la ragazza di Bonfanti, viene a lezione con me!
E' un cazzo di attimo sospeso. Carlotta si irrigidisce sotto di me, si blocca. Ne percepisco la sorpresa, la paura. Mi volto verso Serena. E' sempre sopra Johnny che se la sbatte. I suoi capelli svolazzano, le sue tette ballano. Ha le mani appoggiate sulla spalle del ragazzo ma il viso girato verso di noi, con un sorriso quasi trionfante. Guardo Carlotta, negli occhi ha lo smarrimento di chi è stata smascherata. Per un attimo non so che fare, temo che tutto mi crolli addosso. Senza sapere nemmeno bene il perché mi slaccio il reggiseno e lo tiro verso Serena, cade sul parquet ben prima di raggiungerla.
- Sere, ma che te frega... - dico prendendo la faccia di Carlotta tra le mani, come se volessi mostrargliela - è una troia come te e me...
Questione di codice. Più che un insulto, il mio, è un atto di protezione, di riconoscimento. Torno a guardare Carlotta, mi stringo a lei cercando con i miei capezzoli i suoi. "Adesso ti scopo". Lei per la prima volta reagisce davvero al mio bacio, attorciglia la lingua sulla mia, mi attira a sé.
Non è una cosa breve e non è nemmeno una cosa furiosa. Non mi va di essere furiosa con lei e non voglio che finisca presto. Voglio essere delicata e sentire il suo piacere che sale mano a mano, voglio sentirla che si contorce e che diventa sempre più smaniosa. Mi alzo in piedi e tolgo quel poco che c'è ancora da togliere, mini e mutandine. Cerco negli occhi di Carlotta la sua approvazione: ti piaccio? Poi mi inginocchio tra le sue gambe per sfilarle i pantaloni. Miagola un timido "che fai?", ma solleva il sedere dai cuscini per agevolarmi. Le sorrido: "Quello che ti ho detto", dico immergendomi tra le sue cosce per la prima lappata. E vi assicuro che - anche se fino a questo momento non fosse successo nulla intorno a noi - il solo fatto di sapere di essere la sua prima ragazza basterebbe a mandarmi in orbita. Mi fermo solo al suono dell’orgasmo di Serena, per voltarmi e vederla ancora tutta tremante messa in piedi da Johnny. Lui ha solo la camicia addosso e il cazzo impennato e lucido, la punta completamente scoperta. Il cazzo di un ragazzo che si è fatto una pista e che può sfondarti per ore. Per un attimo mi torna in mente Tommy, è un ricordo amaro, che scaccio in un secondo. Mi dedico a Carlotta e al suo grilletto pronunciato, alla sua fregna glabra e luccicante, al suo sapore che mi ubriaca. Mi godo i suoi cigolii continui e lamentosi. Ma stavolta dura poco.
Alle mie spalle sento la voce di Johnny che dice "dammela". Non ce l'ha con me. O meglio, ce l'ha con me ma non in quel senso. Mi scosta e si piazza tra le gambe di Carlotta. Prima di inginocchiarsi me lo offre, sa di Serena. Apro la bocca e mi dà due botte, due di numero, tenendomi ferma la testa. Non sono pronta, mi salgono i conati e faccio il verso della strozzata. Nonostante ciò Johnny commenta "che grandissima succhiacazzi". Per un momento mi gira la testa, cerco invano di recuperare aria e la vista mi si appanna. Non abbastanza da impedirmi di vederlo mettersi sulle spalle le gambe di Carlotta e infilzarla di colpo. Lei pigola un "Johnny siiiiì" dove c'è tutto: gelosia, desiderio, piacere, dolore, senso di riappropriazione. Soprattutto quest'ultimo. Questa è proprio innamorata, mi dico. Se di lui o di come la scopa non saprei, ma c'è dell'amore.
Mi faccio spazio tra i loro corpi e la bacio, lei ricambia quasi distratta. Scendo con le labbra sul suo seno e le succhio il capezzolo durissimo, lei un po' geme ma i suoi "sì, sì, sì" seguono il ritmo che le sta imponendo lui. Posso sembrare esclusa, forse lo sono, ma questi due mi stanno stregando e, in un certo senso, è come se stessi partecipando a questa scopata con tutta me stessa. Johnny credo che lo intuisca, mi infila due dita in bocca e gliele succhio prima che lui mi prenda la testa e me la avvicini a quella della della ragazza. "Lesbicate", dice prendendo a sbatterla con più violenza di prima. L'urletto di Carlotta si soffoca sulla mia lingua. Un'altra lingua mi percorre la schiena. Serena non so dove abbia trovato posto sul divano ma mi lecca, mi accarezza le gambe e il sedere. La sento languida e un po' affannata, come se non si fosse ancora ripresa.
Il limite di Carlotta arriva anche troppo presto. Quando singhiozza "sto... per..." Johnny finisce di giustiziarla con una serie di spinte selvagge. Lei lancia un grappolo di urletti inconsapevoli e trema mentre le succhio un capezzolo, mi trasmette una voglia pazzesca. Serena mi bacia e mi mordicchia, la imploro "scopami". Mi risponde quasi sadica "fatti scopare da lei, troia" e nello stesso tempo mi mette due dita dentro così forte da lasciarmi senza fiato.
E' un istante perfetto che va in frantumi solo quando Carlotta geme "non venirmi dentro". Ancora una volta, stanotte, comincia tutto un altro capitolo. Sento me stessa piagnucolare "vienile in faccia", come se lo dicesse un'altra persona. Sono scissa. Una parte di me dà ordini a Johnny, un'altra smania e corre incontro alle dita di Serena. Carlotta sussulta con gli occhi stravolti, Johnny mi lancia uno sguardo interrogativo. Credo che non abbia sentito. "Sborrale in faccia!", ripeto strillando. Si stringe il cazzo con una mano, guardo quasi ammaliata la cappella rossa, gonfia, arrogante. Deve avere una durezza terribile. Gli basta segarsi qualche volta prima del suo rantolo liberatorio. Forse non ne ha più tantissima, ma il primo getto è comunque notevole. Si spiaccica sopra il labbro di Carlotta e si inerpica su per il naso, curva verso la palpebra, il sopracciglio, la fronte, sporca i capelli. Vedo tutto come se fosse una clip rallentata. Sbrocco alla vista di quella striscia lattiginosa. Carlotta, stremata, la accoglie con un pesante sospiro, io mi ci tuffo sopra. Gliela lecco, gliela spalmo, gliela restituisco sulle labbra. Intrecciamo lingue e ci scambiamo baci al sapore di sperma, le mugolo in bocca. Dio come vorrei che Serena mi sfondasse adesso. Ma non ho fatto i conti con Johnny che se la riprende. Non so bene cosa le faccia fare, forse se la mette in ginocchio davanti a sé, non vedo. Di sicuro le infila di nuovo il cazzo in bocca, a giudicare dai gemiti. Di sicuro il vuoto che le dita di Serena hanno lasciato dentro di me è insostenibile. Afferrare le mani di Carlotta e mettermele sulle tette è solo un pallido rimedio, anche se le stringo forte come se volessi dirle "stringimi, massacrami".
Quando alle mie spalle gli osceni risucchi di Serena si interrompono sento Johnny che le fa "tu mi devi dare qualcosa...". Il modo in cui lei ridacchia e ansima è forse ancora più osceno. "Maiale… ma come fai?", gli domanda metà infoiata e metà divertita. E poi: “Non vedo l’ora…”. E' tutto molto chiaro, ma me ne disinteresso, auguri. Torno a leccare il viso di Carlotta e lo cospargo di rapidi bacetti, le sussurro "mi piaci tantissimo" mentre Johnny fa a Serena un "vieni" che non ammette repliche. Chissà perché se la porta via, forse non vuole farsi vedere dalla sua amica. A lei ricomincio a passare la lingua sul collo. Lei mi guarda con occhi liquidi e quasi assenti, prima di chiuderli e abbandonarsi esausta.
Da qualche parte arrivano i primi lamenti di Serena. Mi fanno strano, perché so che sono i suoi ma li ritaglio addosso a Carlotta. Come se fossi io a provocarli mentre la accarezzo e le lecco il collo. "La tua amica è una mignotta...", sospira. "Anche tu...", le sussurro all'orecchio. "E anche tu...", ribatte lei". La invito ad afferrare la mia mano, la porto via. Voglio un letto, voglio stendermi con lei, baciarla ancora, accarezzarla, strusciarla. So che non contraccambierà molto, ma non importa. La trascino verso la stanza di Martina, ma è proprio quella ad essere occupata. Osserviamo insieme lo spettacolo di Serena a pecora sulle lenzuola che avevo preparato per lei e per il coglione che ha fatto cilecca, piagnucola "fai piano" mentre Johnny è in piedi che se la sta facendo e se ne frega. Non importa, ci stenderemo sul mio letto. Staremo più strette, staremo più vicine, ho la fica che piange. Strattono leggermente Carlotta, lei un po' resiste poi si lascia portare via.
Le prendo la mano e me la metto tra le gambe. Nemmeno fa il gesto di muoverla, ma non importa neanche questo. Gliela tengo ferma con la mia e mi ci struscio sopra. "Devo venire", ansimo. "Sì", sussurra lei. Serena dall'altra stanza non si lamenta più. Conosco le sue modulazioni e so che sono quelle del piacere. Il mio sta per arrivare, e anche alla svelta. Lo sento.
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