Quella volta che Bea....si è bevuta il padre

di
genere
prime esperienze

(Premessa: Mi chiamo Bea, ho 60 anni. Lo so, qui ci sono autori che scrivono di donne bellissime con seni strepitosi, cosce dure, glutei da calciatore, uomini super fusti con peni di 25 cm ed oltre, capaci di avere orgasmi senza soste etc. Io sono una modesta scrivana sessantenne, fisicamente molto normale, e scriverò di me.
Ho avuto infanzia difficile, sposata dai 20 ai 30 anni, due figli. Sono stata single dai 30 ai 50 anni, risposata dai 50 ad oggi. Ho fatto molti lavori e non sono mai stata ricca. Il mio secondo marito, prima di morire 2 anni fa, mi ha detto che è stato felice di aver sposato una troia come me.)

Da piccola, diciamo nelle ultime classi elementari e prime medie, giocavo con il cazzo di mio fratello Carlo, e dopo che ci aveva scoperto, anche con quello di mio padre Aldo. Mio fratello insisteva per mettermelo dentro, ma io non volevo. All’inizio lo segavo e basta. Poi lui ha cominciato a toccarmi, ma molto male. Non volevo che mi infilasse le dita e gli guidavo la mano sulla clitoride. Col tempo aveva anche imparato a farmi godere. Ed io avevo molta voglia di essere penetrata ma … avevo deciso di conservare la verginità e resistevo.
Con mio padre, devo essere sincera, godevo di più. Con lui ero più tranquilla, sapeva guidarmi e non intendeva assolutamente mettermelo dentro. Io non avevo detto a nessuno di lui. Né a mio fratello né alle amiche anche le più intime. Avevamo una intesa speciale. Bastava uno sguardo per capire che avevamo voglia di giocare, e cercavamo l’occasione giusta. A casa se eravamo sicuri che non arrivasse nessuno. Od in cantina se a casa c’era gente. Dopo le prime volte, abbiamo cominciato a baciarci in bocca con la lingua, come mi aveva insegnato mio fratellino. D’estate mettevo delle vestagliette leggere. Me le sfilava delicatamente e rimanevo con gli slip. MI carezzava e baciava le tettine che crescevano molto lentamente. Mi faceva sedere sulle sue gambe: Allora sentivo chiaramente il suo cazzo a contatto del mio culetto. Quel cazzo lungo, grosso, nodoso, che mi affascinava. Col tempo capii che potevo farlo godere non solo con le mani ma anche sdrusciandomi addosso a lui. Specialmente d’estate quando ero nuda, quando mi accorgevo che stava per sborrare, come diceva lui, dirigevo il suo cazzo verso di me. Ricevevo il getto sulla pancia e sul petto. Mi eccitava molto quel latte caldo e bollente. Una volta che eravamo a casa ed era seduto sul divano gli chiesi se potevo togliere gli slip. Mi disse di sì. Lo feci. Avevo 11 anni ed i peli del pube si erano molto infoltiti. Gli chiesi se poteva sedersi per terra sul tappetto. Mi disse: si tesoro. Gli feci allungare le gambe. Quel cazzo svettava combattendo e vincendo la forza di gravità. Lo ho scavalcato e mi sono seduta sulla sua pancia. Avevo il suo cazzo fra le cosce. Aldo: cosa vuoi fare tesoro? Io: non preoccuparti papi. Lasciami fare. Avevo il suo cazzo fra le cosce. Mi premeva con la base in quel piccolo tratto fra l’ano e l’inizio della figa. Davanti spuntava di almeno una decina di centimetri. Potevo carezzarlo e segarlo e stringerlo sotto la cappella. Poi ho puntato i piedi per terra e mi sono sollevata arcuando verso l’alto la pancina. Lo stavo segando con le cosce. Io: papi ti piace? dimmelo. Aldo: tesoro mi stai facendo morire di godimento. Sei proprio brava. Io: papi, se te lo chiedessi me lo metteresti dentro? Mio padre: Beatrice, è una cosa che desidero da tempo. Vorrei essere io il primo. Ma sei ancora piccolina. Anche tu vuoi che sia io il primo? Io: si papi voglio essere sverginata da te quando tu lo riterrai giusto. Vuoi che ti faccia sborrare stringendotelo fra le cosce? Lui: si angelo fammi sborrare. Non ci volle molto. Sono andata su e giù fino a sentire la sua sborrata sul corpo e sul mento.
Ricordo chiaramente la prima volta che lo ho leccato. Una notte tardi ho sentito rumori da camera dei miei genitori. Di solito coni miei fratelli e sorella commentavamo la veemenza dei genitori. Quella notte loro non c’erano. Io ascoltavo con calma. Anzi non tanto calma, direi gelosa. I rumori sono durati una mezzoretta. Alla fine mamma ha goduto con i soliti mugolii. Poi silenzio. Dopo un quarto d’ora sento la porta che si apre. E’ mio padre cha va in bagno. Pensa che io dorma e non si chiude: Io mi alzo e piano piano lo raggiungo in bagno. Io: papi, lei dorme? Aldo: si era molto stanca. Penso che è stanca perché te la sei scopata alla grande. Ma non dico nulla. Lui ha appena finito di pisciare e se lo sta scuotendo. Si avvicina al bidet. Io: no fermo papi. Glielo tocco. Lo sento stranamente moscio e appiccicoso. Mi siedo sulla tavola del water e gli faccio cenno di avvicinarsi. Lui tentenna, guarda verso la porta come se si aspettasse mia mamma dietro a spiare. Io: dai papi, lo sai che quando si addormenta non si sveglia fino al mattino. Papi: piccola vai a dormire anche tu, è tardissimo. Io: non ho sonno, ho voglia di te. Ho sempre il suo cazzo in mano e sento che comincia ad indurirsi. Papi: tesoro sei matta? Sai che casino se si sveglia. Io: e tu non fare troppo rumore. Non lo faccio neppure rispondere e decido di fargli una cosa che non gli avevo mai fatto, e lui non mi aveva mai chiesto. Avvicino il viso al suo cazzo guardandolo negli occhi. Non dimentico quello sguardo. Era sicuramente una cosa che desiderava da tempo, ma non osava chiedermelo. Voleva che ci arrivassi da sola. Lo tengo come un grosso gelato e lo lecco. Sento subito odore di pipì. Ha appena pisciato e non gli ho fatto usare il bidet. Sento l’odore del suo cazzo che conosco bene e l’odore della sua sborra, Quante volte me la sono sparsa addosso e poi me la sono tenuta tutta la notte addosso. Ma sento anche il l’odore di mia mamma, così simile al mio. Quando mi masturbo la clitoride poi mi odoro e mi piace.
Mi lecco tutto quel cazzone e sento sulla lingua quel ben di dio. Vado dalla base alla cappella. Mi soffermo con la lingua proprio sotto la cappella. Lì è più forte il sapore di mamma. Con quella cappella grossa le ha raschiato tutta la vagina portando fuori molto del suo liquido. Papi mi guarda esterrefatto, gli sto trattando il cazzo come una … troia. Lui: tesoro continua non smettere. Tutti quei sapori su quella asta e quella cappella, quel cazzo mosco e stanco che rivive pe rle mie manovre, mi eccita anche di più. Lo mordo fino a fargli male. Ma non si lamenta. Apro la bocca più che posso e me lo faccio entrare in bocca. Mi occupa tutta la bocca, riesco comunque a passarci sopra la lingua. E’ una cosa bella da impazzire fare una pompa a mio padre. Lui mi prende il viso fra le mani e mi muove piano piano il cazzo in bocca. Con la destra gli stringo forte forte la base. Con la sinistra gli stringo i coglioni. Troppo vigorosamente perché ha come una scattino. Se non avessi la bocca impegnata gli direi che voglio fargli male perché ha scopato mia mamma e sono gelosa. Ma adesso il cazzone di papi è dentro di me. Un giorno, lo so, me lo metterà dentro la figa. Lascio i suoi coglioni e mi trastullo la clito. Ogni tanto cerco di scendere con la bocca lungo l’asta, ma non riesco a farla entrare tutta in bocca. Vado avanti a leccarlo e toccarmi fino a che lo sento pulsare e tremare. Papi: tesoro sto per sborarre. Papi cerca di togliermelo dalla bocca. Ma io non mollo la base, la stringo forte. Sento pulsare, lui ha un piccolo cedimento delle gambe ma non si piega. Mollo un attimo la base e sento un fiotto sul palato ed in gola. Stringo e rilascio. Ed ogni volta il suo sperma mi riempie. Degluttisco per non affogare. Solo adesso lo lascio uscire. E’ arrossatissimo il suo cazzo. Devo averglielo morsicato alla grande. Mi scuso per la mia inesperienza. Papi: tesoro sei stata magnifica. Proprio la mia troia. Sai, tua mamma non mi ha mai fatto una pompa così.
Me ne vado a letto molto contenta di me. E senza lavarmi i denti. Prima di addormentarmi mi soddisfo da sola.
scritto il
2021-03-17
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