I racconti di Nick e Dylan: "Divina Grecia"
di
Nick Carraway
genere
etero
Daphne diede le spalle a Dylan, mentre lasciava cadere il vestito ed entrava piano, in acqua, lasciando il mio amico ad ammirare tutta quella divina perfezione, mentre il suo corpo gli lasciava capire che quello era il paradiso che andava cercando da una vita…
Il ragazzo non si fece aspettare, e una volta spogliatosi seguì la dea in quella meravigliosa pozza, lasciando che fossero gli sguardi a parlare.
Ricordo come fosse ieri, quando il mio amico Dylan mi raccontò di quella volta.
Dovete sapere che Dylan è un cacciatore, ma non caccia alci, cervi, orsi o cose simili, caccia il soprannaturale…
Vive di questo, e nel corso della sua carriera si imbatte nelle peggio razze: licantropi, spiriti vendicativi, mutaforma, demoni, e così via…
Io sono incaricato di riportare le sue avventure, dice che può servire a far capire al mondo di come queste cose esistano effettivamente, e di come ci sia bisogno di altre persone che come lui si occupino di questo.
Dovrei raccontarvi anche di come ho conosciuto Dylan, ma forse un’altra volta, oggi voglio raccontarvi una storia incredibile, che il mio amico ha vissuto quando si è recato in Grecia.
Era il 1986 e Dylan dava la caccia ad alcuni lupi mannari nei pressi di Kastanéa, in quella zona vi sono diversi boschi e diversi corsi d’acqua.
Una sera il mio amico ebbe un faccia a muso con di queste bestie, i due combatterono e Dylan venne ferito molto gravemente, per sua fortuna non fu morso, e comunque riuscì mettere in fuga il lupo.
Tuttavia sentiva che non ce l’avrebbe fatta, si trascinò per qualche centinaio di metri fino a raggiungere la sponda di un piccolo fiume, prima di accasciarsi a terra agonizzante, poteva giurare di vedere delle figure, sagome umane, alcune in acqua, altre fuori, sembravano ragazze molto giovani, tuttavia questo a Dylan, non importava più di tanto sarebbe morto di lì a poco…
Il mio amico mi raccontò di come in realtà non morì, e si svegliò il mattino seguente sulla riva del fiume, la sua ferita era completamente guarita.
Dylan tornò all’albergo dove era alloggiato, ancora sconvolto, si chiese cosa potesse essere successo e così chiese alla gente del paese dove stava cosa potesse essere successo.
Solo un’anziana donna gli rispose, gli disse che era possibile che le driadi lo avessero visto in quelle condizioni e avessero deciso di aiutarlo, anche per quello che lui stava facendo, o magari anche per quel bel faccino che si ritrova.
Il mio amico non si voleva dare per vinto, e così chiese come poteva ringraziare quelle… Driadi…
La vecchia gli disse che sarebbe dovuto tornare al calar del sole, aspettare dietro un albero, e allora quando loro sarebbero comparse, lui avrebbe potuto ringraziarle.
Dylan fece così, e quando arrivò la notte sorprese le driadi al fiume, queste scapparono ma lui riuscì a fermarne una.
Ancora oggi mi ripete di quanto quegli occhi fossero ipnotici, chiese se fossero state loro a salvarlo, e questa rispose di sì, ma che in realtà era stata solo una di loro.
Daphne.
Dylan fu portato da lei, e la vide: ancora oggi insiste nel dire di non aver mai visto una ragazza simile, lei era… Divina.
I capelli scuri lunghi, ondulati e voluminosi, quei fiori bianchi tra i capelli, la pelle liscia e perfetta, un vestito bianco senza maniche, piuttosto trasparente con uno spacco che arrivava a scoprire mezza coscia sinistra.
Daphne era una driade, una ninfa, una dea insomma, era normale che fosse perfetta, e il mio amico ne rimase incantato, lei gli spiegò che lo aveva salvato perché era quello che stava facendo lui, eliminando i licantropi in quella zona.
Dylan promise a Daphne che avrebbe eliminato anche gli ultimi, e che sarebbe tornato per ringraziarla adeguatamente.
Il mio amico combatté contro altri di quei mostri, li uccise tutti, uno dopo l’altro, e ogni tanto tornata dalle driadi, tornava da Daphne, insomma avete capito, tra i due era nato del tenero, e io già immagino quel sottile vestitino bianco bagnarsi d’acqua e rimanere aderente a quanto stava sotto, che aspettava il mio amico stanco delle battaglie.
Dopo l’ultimo licantropo Dylan tornò dalla sua ninfa, e lei lo aspettava sulla riva del fiume, lo condusse ad un piccolo laghetto, protetto da diverse piante, pulito, molto intimo.
Daphne diede le spalle a Dylan, mentre lasciava cadere il vestito ed entrava piano, in acqua, lasciando il mio amico ad ammirare tutta quella divina perfezione, mentre il suo corpo gli lasciava capire che quello era il paradiso che andava cercando da una vita…
Il ragazzo non si fece aspettare, e una volta spogliatosi seguì la dea in quella meravigliosa pozza, lasciando che fossero gli sguardi a parlare.
Nessuno dei due parlò, erano entrambi affamati, e si azzannarono alle labbra come due vampiri voraci, mentre Dylan mordeva il collo di Daphne lei gli confessò di essere vergine, questo rese il mio amico ancora più ardito, e le sue dita penetrarono il sesso di lei, così come le graffiavano la schiena.
Lei non era da meno, stringeva così forte, che il mio amico giurò che ancora un po’ e gli avrebbe penetrato la schiena con le dita.
Le gambe si erano intrecciate sott’acqua, mentre Dylan era sempre più spinto nell’amplesso, e Daphne era completamente abbandonata a lui, gettando lo sguardo, reso cieco dagli occhi chiusi, in alto, poi li apri e vide le stelle, li richiuse e continuò a vedere le stelle…
Il mio amico ripete tutt’ora come le labbra di lei, fossero le più carnose e succulente che avesse mai sentito, ripete tutt’ora come farlo con una dea sia qualcosa di estremo, di insostenibile, tanto che lo stancò molto, e lo rese spompato, costretto lì ad appoggiarsi alla sponda del laghetto, mentre lentamente lei gli si accoccolava tra le braccia.
Dylan ogni tanto mi ripete di quanta fatica abbia fatto ad abbandonare la Grecia, e di come quell’esperienza, spicchi tra tutte le altre, di come spesso si ricorda di Daphne, e di come ogni tanto torna a trovarla, lui per il lavoro che fa sostiene sia meglio non legarsi, ma io so che a lei si è legato.
Forse un giorno, quando Dylan smetterà di fare questo lavoro, potrà tornare dalla sua dea, forse lei potrà renderlo immortale, o forse la incontrerà dopo la morte, chi può dirlo?
Spero solo che Daphne continuerà a vegliare su di lui, gli dei sanno quanto ne ha bisogno.
Il ragazzo non si fece aspettare, e una volta spogliatosi seguì la dea in quella meravigliosa pozza, lasciando che fossero gli sguardi a parlare.
Ricordo come fosse ieri, quando il mio amico Dylan mi raccontò di quella volta.
Dovete sapere che Dylan è un cacciatore, ma non caccia alci, cervi, orsi o cose simili, caccia il soprannaturale…
Vive di questo, e nel corso della sua carriera si imbatte nelle peggio razze: licantropi, spiriti vendicativi, mutaforma, demoni, e così via…
Io sono incaricato di riportare le sue avventure, dice che può servire a far capire al mondo di come queste cose esistano effettivamente, e di come ci sia bisogno di altre persone che come lui si occupino di questo.
Dovrei raccontarvi anche di come ho conosciuto Dylan, ma forse un’altra volta, oggi voglio raccontarvi una storia incredibile, che il mio amico ha vissuto quando si è recato in Grecia.
Era il 1986 e Dylan dava la caccia ad alcuni lupi mannari nei pressi di Kastanéa, in quella zona vi sono diversi boschi e diversi corsi d’acqua.
Una sera il mio amico ebbe un faccia a muso con di queste bestie, i due combatterono e Dylan venne ferito molto gravemente, per sua fortuna non fu morso, e comunque riuscì mettere in fuga il lupo.
Tuttavia sentiva che non ce l’avrebbe fatta, si trascinò per qualche centinaio di metri fino a raggiungere la sponda di un piccolo fiume, prima di accasciarsi a terra agonizzante, poteva giurare di vedere delle figure, sagome umane, alcune in acqua, altre fuori, sembravano ragazze molto giovani, tuttavia questo a Dylan, non importava più di tanto sarebbe morto di lì a poco…
Il mio amico mi raccontò di come in realtà non morì, e si svegliò il mattino seguente sulla riva del fiume, la sua ferita era completamente guarita.
Dylan tornò all’albergo dove era alloggiato, ancora sconvolto, si chiese cosa potesse essere successo e così chiese alla gente del paese dove stava cosa potesse essere successo.
Solo un’anziana donna gli rispose, gli disse che era possibile che le driadi lo avessero visto in quelle condizioni e avessero deciso di aiutarlo, anche per quello che lui stava facendo, o magari anche per quel bel faccino che si ritrova.
Il mio amico non si voleva dare per vinto, e così chiese come poteva ringraziare quelle… Driadi…
La vecchia gli disse che sarebbe dovuto tornare al calar del sole, aspettare dietro un albero, e allora quando loro sarebbero comparse, lui avrebbe potuto ringraziarle.
Dylan fece così, e quando arrivò la notte sorprese le driadi al fiume, queste scapparono ma lui riuscì a fermarne una.
Ancora oggi mi ripete di quanto quegli occhi fossero ipnotici, chiese se fossero state loro a salvarlo, e questa rispose di sì, ma che in realtà era stata solo una di loro.
Daphne.
Dylan fu portato da lei, e la vide: ancora oggi insiste nel dire di non aver mai visto una ragazza simile, lei era… Divina.
I capelli scuri lunghi, ondulati e voluminosi, quei fiori bianchi tra i capelli, la pelle liscia e perfetta, un vestito bianco senza maniche, piuttosto trasparente con uno spacco che arrivava a scoprire mezza coscia sinistra.
Daphne era una driade, una ninfa, una dea insomma, era normale che fosse perfetta, e il mio amico ne rimase incantato, lei gli spiegò che lo aveva salvato perché era quello che stava facendo lui, eliminando i licantropi in quella zona.
Dylan promise a Daphne che avrebbe eliminato anche gli ultimi, e che sarebbe tornato per ringraziarla adeguatamente.
Il mio amico combatté contro altri di quei mostri, li uccise tutti, uno dopo l’altro, e ogni tanto tornata dalle driadi, tornava da Daphne, insomma avete capito, tra i due era nato del tenero, e io già immagino quel sottile vestitino bianco bagnarsi d’acqua e rimanere aderente a quanto stava sotto, che aspettava il mio amico stanco delle battaglie.
Dopo l’ultimo licantropo Dylan tornò dalla sua ninfa, e lei lo aspettava sulla riva del fiume, lo condusse ad un piccolo laghetto, protetto da diverse piante, pulito, molto intimo.
Daphne diede le spalle a Dylan, mentre lasciava cadere il vestito ed entrava piano, in acqua, lasciando il mio amico ad ammirare tutta quella divina perfezione, mentre il suo corpo gli lasciava capire che quello era il paradiso che andava cercando da una vita…
Il ragazzo non si fece aspettare, e una volta spogliatosi seguì la dea in quella meravigliosa pozza, lasciando che fossero gli sguardi a parlare.
Nessuno dei due parlò, erano entrambi affamati, e si azzannarono alle labbra come due vampiri voraci, mentre Dylan mordeva il collo di Daphne lei gli confessò di essere vergine, questo rese il mio amico ancora più ardito, e le sue dita penetrarono il sesso di lei, così come le graffiavano la schiena.
Lei non era da meno, stringeva così forte, che il mio amico giurò che ancora un po’ e gli avrebbe penetrato la schiena con le dita.
Le gambe si erano intrecciate sott’acqua, mentre Dylan era sempre più spinto nell’amplesso, e Daphne era completamente abbandonata a lui, gettando lo sguardo, reso cieco dagli occhi chiusi, in alto, poi li apri e vide le stelle, li richiuse e continuò a vedere le stelle…
Il mio amico ripete tutt’ora come le labbra di lei, fossero le più carnose e succulente che avesse mai sentito, ripete tutt’ora come farlo con una dea sia qualcosa di estremo, di insostenibile, tanto che lo stancò molto, e lo rese spompato, costretto lì ad appoggiarsi alla sponda del laghetto, mentre lentamente lei gli si accoccolava tra le braccia.
Dylan ogni tanto mi ripete di quanta fatica abbia fatto ad abbandonare la Grecia, e di come quell’esperienza, spicchi tra tutte le altre, di come spesso si ricorda di Daphne, e di come ogni tanto torna a trovarla, lui per il lavoro che fa sostiene sia meglio non legarsi, ma io so che a lei si è legato.
Forse un giorno, quando Dylan smetterà di fare questo lavoro, potrà tornare dalla sua dea, forse lei potrà renderlo immortale, o forse la incontrerà dopo la morte, chi può dirlo?
Spero solo che Daphne continuerà a vegliare su di lui, gli dei sanno quanto ne ha bisogno.
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