Castagne
di
Yuko
genere
voyeur
L'autunno non è solo una data, un equinozio. A mio modo di vedere è soprattutto uno stato mentale, un insieme di sensazioni, colori caldi, nebbioline azzurre in tramonti rosa patinato...
Frutti maturi si gonfiano tondi e ubertosi, espandono il rivestimento che li accoglie e li protegge. E' forte il contrasto tra l'involucro esterno, rigido, disomogeneo, con angoli bruschi e contorni pungenti, e i frutti tondi e lisci, piacevoli sotto le dita, piacevoli nella perfezione delle linee anche alla vista.
Rotondità asimmetriche, un lato pieno e abbondante e l'altro più liscio, quasi rettilineo, come in preparazione alla curvatura omogenea, quasi un anelito, un bisogno, che si completa con la superficie convessa.
Contorno di linee flessuose che convergono in deliziosa punta, sbarazzina appendice, impertinente e provocante, adorna di quella piccola estroflessione caratterizzata da sfumature più scure.
Forme variabili, talvolta più tondeggianti, in altri casi più appuntite e allungate.
Venature si dipartono da questo vertice espandendosi come tentacoli tentatori sulla convessità dei contorni.
Piacevole è il contatto della superficie con i polpastrelli che ne seguono le irregolarità sapientemente indirizzate verso la regolarità.
Promesse di gusto e delizia, sapori e contatti tra lingua e palato.
Dolcezza di sapore che soddisfa e appaga anche l'appetito più esigente.
"Belle tette!"
Quella voce alle mie spalle.
Mi riscuoto come riportata a una realtà da cui ero evasa, sedotta dai pensieri e dai recenti ricordi del pomeriggio nel bosco di castagni, sopra l'alto Lario.
Mi ritrovo in bagno, di fronte allo specchio.
I seni appoggiati nei palmi delle mie mani, il reggiseno abbassato.
Il tulipano, passando davanti alla porta del bagno lasciata aperta, mi ha colta in contemplazione delle mie forme, anche se la mente era tornata nel bosco di castagni, là dove il sole giocava tra le foglie gialle dei faggi e degli aceri, tra quei colori saturi di cromo e quella struggente sensazione di vita morente, di superba trasfigurazione come ultimo atto di un'esistenza spesa a servizio, che valorizza ogni momento.
Mi guardo i seni.
Sì, non mi lamento.
Stasera il mio uomo affonderà le dita nel morbido tessuto, si riempirà la bocca di sapori e morbidezza, le sue labbra accarezzeranno il velluto, la sua mente viaggerà sulla via della seta, in un percorso di sensazioni senza tempo.
Frutti maturi si gonfiano tondi e ubertosi, espandono il rivestimento che li accoglie e li protegge. E' forte il contrasto tra l'involucro esterno, rigido, disomogeneo, con angoli bruschi e contorni pungenti, e i frutti tondi e lisci, piacevoli sotto le dita, piacevoli nella perfezione delle linee anche alla vista.
Rotondità asimmetriche, un lato pieno e abbondante e l'altro più liscio, quasi rettilineo, come in preparazione alla curvatura omogenea, quasi un anelito, un bisogno, che si completa con la superficie convessa.
Contorno di linee flessuose che convergono in deliziosa punta, sbarazzina appendice, impertinente e provocante, adorna di quella piccola estroflessione caratterizzata da sfumature più scure.
Forme variabili, talvolta più tondeggianti, in altri casi più appuntite e allungate.
Venature si dipartono da questo vertice espandendosi come tentacoli tentatori sulla convessità dei contorni.
Piacevole è il contatto della superficie con i polpastrelli che ne seguono le irregolarità sapientemente indirizzate verso la regolarità.
Promesse di gusto e delizia, sapori e contatti tra lingua e palato.
Dolcezza di sapore che soddisfa e appaga anche l'appetito più esigente.
"Belle tette!"
Quella voce alle mie spalle.
Mi riscuoto come riportata a una realtà da cui ero evasa, sedotta dai pensieri e dai recenti ricordi del pomeriggio nel bosco di castagni, sopra l'alto Lario.
Mi ritrovo in bagno, di fronte allo specchio.
I seni appoggiati nei palmi delle mie mani, il reggiseno abbassato.
Il tulipano, passando davanti alla porta del bagno lasciata aperta, mi ha colta in contemplazione delle mie forme, anche se la mente era tornata nel bosco di castagni, là dove il sole giocava tra le foglie gialle dei faggi e degli aceri, tra quei colori saturi di cromo e quella struggente sensazione di vita morente, di superba trasfigurazione come ultimo atto di un'esistenza spesa a servizio, che valorizza ogni momento.
Mi guardo i seni.
Sì, non mi lamento.
Stasera il mio uomo affonderà le dita nel morbido tessuto, si riempirà la bocca di sapori e morbidezza, le sue labbra accarezzeranno il velluto, la sua mente viaggerà sulla via della seta, in un percorso di sensazioni senza tempo.
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