Nuovi ricordi della mia gioventù 2.
di
Batacchione.
genere
etero
Quel giorno iniziò proprio male perchè rimasi senza benzina ma a soli due chilometri da un distributore, così, grazie al passaggio ricevuto da una attempata signora ma ancora piacente, arrivai al distributore e la stessa signora volle riportarmi alla mia auto con la tanica piena di benzina. Dopo che assistette al mio mettere benzina alla mia auto, mi disse chiaramente che le piacevo e quindi mi mise in mano un suo biglietto da visita e mi disse proprio così:" Giovanotto, tu sei per me proprio ben messo ed allora, per ricompensarmi del soccorso che ti ho fatto ora, ti invito a venire a casa mia dove dovrai prima fare la festa a me ma poi, facendoti un buono sconto, ti farò scopare una delle mie stupende ragazze che vedrai sono delle vere superfighe...sai...da giovane ero una gran puttana ed ora dò la possibilita a belle ragazze a fare facilmente soldi prendendomi chiaramente la mia percentuale, così ogni tanto soddisfo anch'io uomini stagionati che apprezzano ancora galline come me ma si fanno anche le mie pollastrelle!" Poi lessi il suo biglietto da visita dove c'era scritto C.ssa Adalgisa Di Belmonte baldozzi e vidi che abitava in Roma e vicino a me, al Salario. Quindi le baciai la mano ma dopo le infilai la lingua in bocca e le carezzai così il palato, la lingua ed intanto le palpavo i seni di elevata misura. Dopo la salutai e le assicurai che sarei stato suo cliente al più presto. Partii ed arrivai al distributore dove mi feci riempire il serbatoio e, notando una tanica da venti litri, chiesi al benzinaio se me la vendeva e poi riempirla di benzina come scorta. Dopo che pagai i due pieni, partii e iniziai il mio lavoro e la giornata si dimostrò assai proficua perchè vendetti molta merce ma il bello non fu solo in quello perchè tra le signore che avevo visitato in casa loro: chi vedova, chi neo sposa, chi solitaria, mi capitò una bella quarantenne, mora, formosa e gran bella di viso; dopo che le avevo presentato lenzuola, tovagli ed asciugamani, accappatoi ecc., ecc., ne acquistò molti pezzi per lei e suo marito che al momento era assente perchè svolgeva il lavoro di trasportatore autonomo e perciò stava fuori casa dal Lunedì al Venerdì, così la sventolona si sentiva sola e si dava molto da fare per essere consolata da me. Dopo che mi prendeva la mano stringendomela un poco, cercava di farmi capire cosa era il vivere da sola in campagna in casa isolata ed aveva solo il cane come guardiano a difenderla da gente maldestra. Arrivò anche a farmi fermare a pranzo ed accettai convintissimo che non avrei assaporato la sua cucina ma sopratutto lei stessa, infatti, mentre stava cucinando mi passava vicino e casualmente urtava sempre con una mia gamba e ad un certo punto finse di stare per cadere così dovetti agguantarla ai fianchi e a quel punto la strinsi e la baciai in bocca facendola gemere ma poi prese lei l'iniziativa e, presomi per mano, mi condusse nella sua camera da letto e lì, in pochi attimi si era spogliata tutta ed era passata a spogliare anche me lasciandomi con gli slip ed i calzini poi si sdraiò al mio fianco e afferrò il batacchio con foga e desiderio cocente come il sole ad Agosto. Si mise a farmi un bocchino e quando vide il cazzone svettare in alto, si girò su se stessa per poi scavalcarmi e piazzarsi con la già grondante figa sulla punta del cazzo e si lasciò scendere sentendo tutto dentro il mio gioiello. Dopo che mi fece godere non curandosi di rimanere incinta, mi disse che dovevo passare spesso da lei in settimana e mi avrebbe sempre comprato roba per casa o per lei. Dopo che le dissi che per le quindici avevo un altro appuntamento, si mise la vestaglia e, dopo che le feci firmare l'ordine della merce acquistata, ci tenne a precisare che si chiamava Lolita ma suo marito la chiamava Lita. Consumammo il pranzo ma alla conclusione non aveva più caffè così compensò la mancata bevanda offrendomi la sua figa sdraiandosi sulla tavola apparecchata a cosce spalancate ed invitandomi, prima di scoparla, a leccargliela un poco ed io lo feci con entusiasmo ma dopo però, avendo già il batacchione ben teso, rigido, glielo feci sprofondare nella folta e pelosa figona. Stantuffai in lei intensamente e, quando sentii che stavo per godere, per sborrare,allora le chiesi se voleva che scaricassi tutto dentro ed acconsentì, dato che poi stava cercando con suo marito di avere un figlio, perciò, figlio mio oppure di lui, tutto andava bene! Dopo che mi rivestii la salutai promettendole di farle una visita settimanalmente ed in seguito me ne andai via da lì. Il pomeriggio passò bene con buoni guadagni ed alla sera non potevo trascurare Susanna e Milena perciò andai dritto alla pensione dove Milena mi disse di Arturo che si trovava in Ospedale per una caduta dal trattore che usava nei suoi campi e quindi anche Susanna era con lui e forse anche la notte sarebbe rimasta lì. Mi misi poi a tavola con Milena e lei mi propose prima di cena un suo aperitivo che accettai subito; lei s'infilò sotto la tavola e sentii che stava slacciandomi la patta dei calzoni poi tirò fuori il mio cazzo prendendoselo in bocca e lo succhiò, ciucciò fino a farmi sborrare poi mi chiese di offrire anche a lei l'aperitivo ed allora la presi in braccio portandola sul divano dove la feci sdraiare sfilandole le mutandine ed iniziai a leccarle la fighina fino a farla venire lavandomi letteralmente il viso coi suoi umori abbondanti assai. Andai in bagno ad asciugarmi la faccia e quando tornai da lei la trovai nuda sul divano implorandomi di scoparla fino a sfondarle la figa. La scopai a lungo e la feci venire nnon sò più quante volte; dopo lei si alzò ed al vederla sculettare mi venne una grande volgia di possederla nel culetto ma quando provai ad penetrarla lei si mise a gridare che stava sentendo un dolore insopportabile e quindi dovevo smetterla ad incularla. Desistei e le dissi di mangiare per poi continuare ad amoreggiare ma fummo interrotti dalla chiamata di Susanna che ci comunicava che un ambulanza avrebbe portato a casa suo marito tra pochi minuti e quindi terminammo di cenare in poco tempo ed ingannammo poi l'attesa formando un sessantanove in maniera che in pochi attimi saremmo stati presentabili mezzo vestiti
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