Dopo il Liceo lavorai anche lì.

di
genere
etero

Proprio il giorno che ero andato alla scuola per vedere se ero stato promosso e gioii per avere superato gli esami col massimo dei voti, incontrai Arturo che per anni era stato il mio compagno di banco diventando poi il mio migliore amico. Anche lui promosso e così andammo a festeggiare il successo reciproco. Brindisi, abbuffate...no, niente di quello, ce ne andammo da una prostituta che frequentavamo da tempo insieme e godemmo tra le sue polpose cosce ben spalancate per scoparla bene ed infine tra le sue labbra per il bocchino scaricavoglia. Dopo la festa gioiosa, mi venne la malinconia sul come trovare lavoro ma Arturo, edendomi mesto e triste, mi chiese a cosa stavo pensando ed io gli dissi dell'ansia nel cercarmi un lavoro. Lui mi sorrise e poi mi propose di andare da suo padre e convincerlo a farmi lavorare con l'impresa di famiglia. Fino a lì tutto bene ma poi, quando ricordai che la sua Impresa era...Funebre, rabbrividii in silenzio. Arturo, da anni abituato ad avere a che fare coi defunti, mi rallegrò scherzando, dicendomi che almeno lì i clienti non mi avrebbero contestato il servizio offerto da me e ci risi sopra. A colloquio con suo padre, Arturo lo convinse a mettermi alla prova e così per settimane andai a proporre il servizio funebre con lui ed ebbi anche successo per il mio sapere parlare con tono di voce che accarezzava ed alleviava il dolore sentito dai familiari. Ero così suadente che dopo soli due mesi Arturo mi mandò solo ad organizzare funerali e, sempre grazie al mio "saper fare", ci fu il passavoce tra la gente che mi contattava creandomi tanta notorietà in città. Dopo ormai un anno, convinsi Arturo e suo padre a farmi aprire io una agenzia in un altro paese che avevo già adocchiato sul fattore della breve esistenza umana. Mi aiutarono ad aprire una nuova loro sede gestita tutta da me e lì mi si creò una imprevedibile "seconda occupazione" del mio tempo: al mio secondo servizio, venne a contattarmi un'avvenentissima signora matura ma sempre giovanile con una presenza fisica che mi scombussolò molto nel consigliarla a dare un decoroso addio al marito, perchè, mentre discutevamo, lei smaniava, scopriva le tornite coscione, sode, lunghe, da schianto e così io spesso confondevo la sua grazia con il defunto di cui non avveo una foto per lavorarci sopra, così fui deciso nel volerla accompagnare a casa a vedere la salma se doveva essere preparato in tutti i sensi al mio servizio. Giunti a casa, lei nel vederlo cadde in un lungo e straziante pianto ma io mantenevo la professionalità consolandola stringendola a me e, sopratutto passandole una mano sulla spalla che poi,...distrattamente tendeva a scivolare al suo fianco palpandole così la natica, così soda, dura come il marmo...ragazzi, che faticata riuscire a rimenere impassibile senza un minimo accenno a volerla distendere sul tavolo ed allargarle le cosce per possederla poi penetrandola nella figa che immaginavo essere come le sue braccia e le gambe prevalentemente assai pelose...che superfiga che era e chi la avrebbe consolata per la dipartita del marito? Ma io, io, solamente io...scopandola fino ad esaurire le mie energie. Marisa, così mi disse poi di chiamarsi, fu sostenuta in tutti i sensi solo da me, durante il rito in Chiesa ed infine al Cimitero. Dopo che tutti i suoi parenti, era senza figli perchè ancora molto giovane, la lasciarono sola con me, mi premurai di aiutarla a sistemare gli effetti del marito ed infine fu lei ad invitarmi a cena per la mia compagnia e, dopo la cena rimasi abbracciato a lei sul divano, ad ascoltare i suoi ricordi su suo marito. Infine, giunta la terza ora del mattino, mi congedai da lei dandole un casto bacio sulla guancia ma lei mi strinse a se piangendo, esortandomi di non lasciarla sola quando potevo. Le promisi che sarei tornato da lei presto, prestissimo...e così fu perchè alla sera dopo suonai alla sua porta e lei mi abbracciò ringraziandomi per la visita gradita molto ed anch'io le fui più affettuoso del formale infatti la strinsi ai fianchi e scesi con le mani alle meravigliose sode natiche che le palpai insistentemente ed infine passai ad un bacio ma sulle sue labbra e non guance.
Lei si sciolse in un bacio in bocca che penetrò con la guizzante lingua ed io tremavo dal piacere e, dopo averla sdraiata sul divano, le slacciai la gonna e, per andare al sodo, ci ritrovammo sul tappeto a terra spogliandoci entrambi e quando lei vide il mio batacchione, sussultò facendo un balzo e sgranando gli occhioni mi disse che era da paura ma io la seppi subito consolare sditaleggiandole il grilletto e, ad un certo punto fu lei ad interrompere il gioco, dandomi la mano per guidarmi ad andare sul suo lettone. Non dissi certo di no e lì iniziò una notte stupefacente, meravigliosa che si concluse solo al canto del gallo! Poi sarò ancora più esaudente.
scritto il
2022-10-19
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