Indicibili confessioni 2/2
di
thomas andersen
genere
confessioni
Nella puntata precedente:
la dottoressa Francesca Venusti, psicologa e psicoterapeuta, specializzata in terapia di coppia, è una quarantacinquenne di aspetto semplice, altezza media, fisico molto asciutto, occhi scavati, capelli castani con un anonimo taglio fino alle spalle che spesso distrattamente porta dietro alle orecchie, mostrando la loro forma troppo grande rispetto al viso, naso appena pronunciato, sorriso dolce ma non accattivante, diciamo che si potrebbe definire sciatta, non brutta ma trascurata. Sposata da venticinque anni con Stefano, ovviamente medico e conosciuto durante gli studi. Con lui ha un figlio ormai grande, già indipendente, che vive in un’altra città. Vive quindi col marito, con lui condivide momenti di coppia nel weekend, visitano qualche fiera e in estate passano due settimane nella casa al mare dove posseggono anche una piccola barca, si adorano, non hanno rapporti da un anno. La sera, prima di addormentarsi, riflette come sia paradossale il fatto che lei riesca a somministrare consulti senza però riuscire a sviscerare questo inceppo della sua vita di coppia.
Oggi Francesca Venusti sta ascoltando lo sfogo di una coppia quarantenne, persone di gradevole aspetto, al primo anno di matrimonio ma con già qualche intoppo, ingigantito da quelle eccessive ansie che ormai riscontra sempre più frequentemente nei pazienti. Irene ha appena riversato senza filtri la sua situazione.
“ Può bastare così Irene, non pretendevo i minimi dettagli ma il suo sfogo a ruota libera mi ha permesso di farmi un’idea, ora vorrei ascoltare l’altra campana, attenda in saletta.
Prego Thomas, si metta comodo, ancora qualche minuto ed avremo finito; ora che sua moglie non può ascoltarla, le pongo una domanda: si è mai fermato a riflettere sul fatto che la sua consorte possa avere un crollo di sicurezza in sé? Che qualcosa le stia destabilizzando l’autostima?”
“Intuisco cosa possa averle detto. Il problema è sorto due mesi fa, i primi rapporti senza il mio culmine. Irene ha immediatamente iniziato a cercare in internet una professionista in zona ed è comparsa lei. Non volevo permettere che questo disguido diventasse patologico, provavo a non pensarci, a calmarla, ma lei era sempre più ossessionata, insisteva per convincermi a confrontarci con un psicologa e si era focalizzata su lei dottoressa. Senza convinzione, un mattino ho curiosato dal sito, dove compaiono curriculum, presentazione, foto; ho salvato il suo recapito telefonico e, mosso da un interesse spensierato, ho iniziato a sbirciare facebook e le foto profilo che lei cambia soventemente su whatsapp. In questo mese l’ho segretamente spiata, ho visto le sue foto di famiglia, il suo cane, la sua vacanza a Lerici, come ha arredato casa, qualche momento sorridente, ma soprattutto quelli con l’espressione malinconica. Non saprei dirle perché lei mi incuriosisca, forse la sua spontaneità, forse il desiderio di scoprire quale mente si celi dietro la sua delicata semplicità, mi imbarazza confidarle che, senza che me accorgessi, lei è entrata nella mia fantasia. Anche ora, qui di fronte a lei, mi accorgo di subire il suo innocente fascino femminile, mi perdoni. So che non siamo qui per parlare di ciò ma comprenderà che sarà complicato uscire da questo confronto con un buon risultato.”
“La ringrazio per le parole, frutto di una sua idealizzazione nei miei confronti, ma sì, siamo qui per tutt’altro. Lei ha una bellissima moglie, son convinta che abbiate feeling, entusiasmo, affiatamento e che il vostro problema sia solo un piccolo tassello stropicciato del puzzle, non lasci che una piccola immotivata ossessione diventi un pallino fisso, riprenda in mano la sua vita di coppia. Spero che mi capisca e che questo non le sembri un rimprovero.”
“Comprendo la sua posizione, parole che poteva dirmi qualunque terapeuta, è stata assolutamente professionale, mi spiace averla coinvolta, mi aspettavo però da lei una riflessione meno prevedibile, un geniale sbrogliarsi da questo minuscolo ma inestricabile labirinto che ho creato, ha ragione l’ho forse idealizzata.
La verità è che io non son sposato, Irene è un’amica che si è prestata alla causa. Ho architettato io questa messa in scena per poterla conoscere di persona, mi scusi, son consapevole che ciò che ho fatto è molto scorretto. Ma mi sono davvero invaghito di lei, la intravedo quasi ogni mattina nella caffetteria che frequentiamo entrambi. Ho chiesto informazioni e mi han detto che è una psicologa, ho davvero trovato il suo sito e curiosato. Lei è sempre così di fretta, riservata ed introversa, non son riuscito ad avvicinarla e ho pensato a questa stupida idea per poterle parlare, interagire verbalmente con lei, scoprire la sua voce e come muove le labbra quando parla, incrociare i nostri sguardi, confidarle il magnetismo che sprigiona ai miei occhi. Il racconto di Irene è frutto della mia immaginazione, è una delle fantasie che lei innesca nelle mie mattine, spero che Irene non sia stata troppo volgare, tende a farsi prendere da ciò che racconta, è una bravissima attrice.
Francesca...
prima di andarmene mi prendo la confidenza di chiamarla almeno una volta per nome, non è averla fisicamente il mio scopo, volevo solo conoscere qualcosa in più di lei, davvero, mi perdoni, non ho chiesto permesso, ho sicuramente ottenuto il risultato opposto a quello di avvicinarla o incuriosirla.
Lei mi attrae tantissimo, cambierò bar, smetterò di fare in modo che i nostri cammini si intreccino, non forzerò più gli eventi, imparerò a dimenticarmi di lei. Rinnovando le mie scuse la saluto. No, non dica nulla mentre me ne vado. Il mio vile gesto si commenta da solo.”
10 days later
“Buongiorno sig. Thomas, ho reperito il suo numero dalla cartella della sua precedente prenotazione, nel caso quelle fantasie dovessero risultarle insopportabili e volesse confidarmele senza intermediari, sarei lieta di offrirle un consulto gratuito presso il mio studio.”
la dottoressa Francesca Venusti, psicologa e psicoterapeuta, specializzata in terapia di coppia, è una quarantacinquenne di aspetto semplice, altezza media, fisico molto asciutto, occhi scavati, capelli castani con un anonimo taglio fino alle spalle che spesso distrattamente porta dietro alle orecchie, mostrando la loro forma troppo grande rispetto al viso, naso appena pronunciato, sorriso dolce ma non accattivante, diciamo che si potrebbe definire sciatta, non brutta ma trascurata. Sposata da venticinque anni con Stefano, ovviamente medico e conosciuto durante gli studi. Con lui ha un figlio ormai grande, già indipendente, che vive in un’altra città. Vive quindi col marito, con lui condivide momenti di coppia nel weekend, visitano qualche fiera e in estate passano due settimane nella casa al mare dove posseggono anche una piccola barca, si adorano, non hanno rapporti da un anno. La sera, prima di addormentarsi, riflette come sia paradossale il fatto che lei riesca a somministrare consulti senza però riuscire a sviscerare questo inceppo della sua vita di coppia.
Oggi Francesca Venusti sta ascoltando lo sfogo di una coppia quarantenne, persone di gradevole aspetto, al primo anno di matrimonio ma con già qualche intoppo, ingigantito da quelle eccessive ansie che ormai riscontra sempre più frequentemente nei pazienti. Irene ha appena riversato senza filtri la sua situazione.
“ Può bastare così Irene, non pretendevo i minimi dettagli ma il suo sfogo a ruota libera mi ha permesso di farmi un’idea, ora vorrei ascoltare l’altra campana, attenda in saletta.
Prego Thomas, si metta comodo, ancora qualche minuto ed avremo finito; ora che sua moglie non può ascoltarla, le pongo una domanda: si è mai fermato a riflettere sul fatto che la sua consorte possa avere un crollo di sicurezza in sé? Che qualcosa le stia destabilizzando l’autostima?”
“Intuisco cosa possa averle detto. Il problema è sorto due mesi fa, i primi rapporti senza il mio culmine. Irene ha immediatamente iniziato a cercare in internet una professionista in zona ed è comparsa lei. Non volevo permettere che questo disguido diventasse patologico, provavo a non pensarci, a calmarla, ma lei era sempre più ossessionata, insisteva per convincermi a confrontarci con un psicologa e si era focalizzata su lei dottoressa. Senza convinzione, un mattino ho curiosato dal sito, dove compaiono curriculum, presentazione, foto; ho salvato il suo recapito telefonico e, mosso da un interesse spensierato, ho iniziato a sbirciare facebook e le foto profilo che lei cambia soventemente su whatsapp. In questo mese l’ho segretamente spiata, ho visto le sue foto di famiglia, il suo cane, la sua vacanza a Lerici, come ha arredato casa, qualche momento sorridente, ma soprattutto quelli con l’espressione malinconica. Non saprei dirle perché lei mi incuriosisca, forse la sua spontaneità, forse il desiderio di scoprire quale mente si celi dietro la sua delicata semplicità, mi imbarazza confidarle che, senza che me accorgessi, lei è entrata nella mia fantasia. Anche ora, qui di fronte a lei, mi accorgo di subire il suo innocente fascino femminile, mi perdoni. So che non siamo qui per parlare di ciò ma comprenderà che sarà complicato uscire da questo confronto con un buon risultato.”
“La ringrazio per le parole, frutto di una sua idealizzazione nei miei confronti, ma sì, siamo qui per tutt’altro. Lei ha una bellissima moglie, son convinta che abbiate feeling, entusiasmo, affiatamento e che il vostro problema sia solo un piccolo tassello stropicciato del puzzle, non lasci che una piccola immotivata ossessione diventi un pallino fisso, riprenda in mano la sua vita di coppia. Spero che mi capisca e che questo non le sembri un rimprovero.”
“Comprendo la sua posizione, parole che poteva dirmi qualunque terapeuta, è stata assolutamente professionale, mi spiace averla coinvolta, mi aspettavo però da lei una riflessione meno prevedibile, un geniale sbrogliarsi da questo minuscolo ma inestricabile labirinto che ho creato, ha ragione l’ho forse idealizzata.
La verità è che io non son sposato, Irene è un’amica che si è prestata alla causa. Ho architettato io questa messa in scena per poterla conoscere di persona, mi scusi, son consapevole che ciò che ho fatto è molto scorretto. Ma mi sono davvero invaghito di lei, la intravedo quasi ogni mattina nella caffetteria che frequentiamo entrambi. Ho chiesto informazioni e mi han detto che è una psicologa, ho davvero trovato il suo sito e curiosato. Lei è sempre così di fretta, riservata ed introversa, non son riuscito ad avvicinarla e ho pensato a questa stupida idea per poterle parlare, interagire verbalmente con lei, scoprire la sua voce e come muove le labbra quando parla, incrociare i nostri sguardi, confidarle il magnetismo che sprigiona ai miei occhi. Il racconto di Irene è frutto della mia immaginazione, è una delle fantasie che lei innesca nelle mie mattine, spero che Irene non sia stata troppo volgare, tende a farsi prendere da ciò che racconta, è una bravissima attrice.
Francesca...
prima di andarmene mi prendo la confidenza di chiamarla almeno una volta per nome, non è averla fisicamente il mio scopo, volevo solo conoscere qualcosa in più di lei, davvero, mi perdoni, non ho chiesto permesso, ho sicuramente ottenuto il risultato opposto a quello di avvicinarla o incuriosirla.
Lei mi attrae tantissimo, cambierò bar, smetterò di fare in modo che i nostri cammini si intreccino, non forzerò più gli eventi, imparerò a dimenticarmi di lei. Rinnovando le mie scuse la saluto. No, non dica nulla mentre me ne vado. Il mio vile gesto si commenta da solo.”
10 days later
“Buongiorno sig. Thomas, ho reperito il suo numero dalla cartella della sua precedente prenotazione, nel caso quelle fantasie dovessero risultarle insopportabili e volesse confidarmele senza intermediari, sarei lieta di offrirle un consulto gratuito presso il mio studio.”
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