Non disperdere il tuo seme
di
thomas andersen
genere
saffico
““Firmerei, ma a una condizione, desidero una notte di sesso”.
La responsabile acquisti di una ditta farmaceutica della zona mi fa capire che l’affare potrebbe andare in porto.
Sono un intermediario, agente della zona Italia per un’azienda polacca che esporta macchinari medicali. Questa è una vendita molto importante, la commissione è elevata e non intendo rinunciare in dirittura d’arrivo.
Manca appunto la firma di Monica, la delegata dal cliente, una trentacinquenne italiana dalla carnagione lievemente olivastra, capelli scurissimi a caschetto, elegantissima, statura medio bassa elevata da tacchi impegnativi, atteggiamento risoluto, determinata, fino a risultare sfacciata.
Mi lascia qualche secondo per gustarsi l’espressione del mio viso dopo la sua richiesta schietta, poi aggiunge “non con lei, ma con Kamila, la titolare dell’azienda che lei rappresenta, l’ho conosciuta di sfuggita in fiera, dovrebbe ricordarsi di me”.
In pochi secondi, a interessante, la faccenda si tramuta in complicata.
Conosco da qualche anno Kamila, la bellissima figlia, quasi quarantenne, del titolare polacco, divenuta ormai amministratrice ufficiale dell’azienda.
Temo che questa clausola verrà rifiutata, anche perché lei mi è sempre sembrata eterosessuale.
Fisicamente è l’opposto di Monica, lunghi capelli biondi, tipici occhi celesti polacchi, alta, carnagione chiara. Anche un carattere docile e il sorriso frequente sul suo viso la differenziano parecchio dalla cliente.
“Ne parlerò personalmente con lei e la aggiornerò sugli sviluppi”, saluto così la cliente e già sto cercando le parole giuste per far da ambasciatore della richiesta particolare.
Non posso aspettare, prendo il primo volo per Wroclaw e incontro Kamila a pranzo. Parla abbastanza bene italiano poiché la madre è di origini bolognesi.
Ci diamo del tu ma la confidenza non è a livelli tali da rendermi facile il dialogo. “Kamila, la compravendita sarebbe quasi conclusa, ma la cliente è una persona un po’ capricciosa, forse te ne sarai accorta in fiera a Dusseldorf. Ha messo sul piatto una notte con te. Perdonami se non ho messo subito fuori discussione la trattativa senza interpellarti, ma sai che è una commessa importantissima per l’azienda e la sua richiesta mi è stata definita imprescindibile.”
Mentre poggio la forchetta sul filetto e mi appresto a tagliarlo col coltello, quasi rassegnato al suo rifiuto, mi risponde con voce stranamente tranquilla e scherzosa: “ Dille che accetto, ma a tre importanti condizioni, la prima è che venga lei qui, la seconda è simbolica e fondamentale: il viaggio e l’hotel saranno simbolicamente tutto a suo carico. La terza, poiché non sono mai stata con una donna e non mi sentirei a mio agio, è che ci sia anche tu in camera; non come partecipante, ma come presenza ininfluente.
Perdonami se ti coinvolgo, sei ovviamente libero di tirarti indietro, però da sola non me la sento di avventurarmi in un’esperienza così nuova con una sconosciuta. Pensaci, se te la senti riferisci ciò, e se rifiuta, annulla pure la trattativa.”
Non starò a spiegarvi l’imbarazzo con la quale ho comunicato alla cliente la cosa, inizialmente contrariata ha poi accettato rifiutandosi però categoricamente di pagare l’irrisoria cifra del volo e della camera di hotel. Ciò l’avrebbe umiliata, come se stesse metaforicamente comprando una prestazione.
Considerando che la mia provvigione equivarrà al valore di un migliaio di notti in albergo, ho optato per farmi carico della cifra e risolvere diplomaticamente la questione. Anche se non consumerò nulla del rapporto, mi sembra giusto che sia l’uomo a presentarsi alla reception per saldare.
Tarda sera, Breslavia, nome italiano di Wraclow, Hotel Altus Palace, ho optato per un cinque stelle per non far brutta figura.
Sono il primo ad arrivare, striscio la carta di credito e salgo nella suite.
Elettrizzato ma non ansioso, come da accordi non dovrò far nulla, solo godermi la vista di due donne affascinanti.
Qualche secondo dopo, la seconda ad entrare in camera è Kamila, cappotto bianco lungo e slim che lascia presagire pochi indumenti sotto, qualche chiacchiera tra noi, il suo sorriso, la sua malizia nel dirmi che conta su di me per qualsiasi cosa. Cosa intenderà?
Poi bussa Monica, il momento è arrivato, apro, la invito ad entrare, qualche lampadina a luce calda ad illuminare la stanza; lei entra, un trolley nero, vestita come una hostess, sicura di sé, come una tigre che sta pregustando la gazzella, una preda che arriva a 185 cm coi tacchi e la scruta con uno sguardo da finta ingenua.
Mi sento di troppo ma voglio gestire la situazione, il ruolo di intermediario non mi abbandona nemmeno qui, faccio accomodare le due viziose creature al tavolino e apro una bottiglia di bollicine. Beviamo, parliamo del macchinario come se fossimo ad un incontro di lavoro, finché la bionda si alza e prende l’iniziativa: “ Siamo qui per la sua firma su questo foglio, ebbene eccomi qui.
Thomas saresti così gentile da sfilarmi il cappotto? Vorrei fossi tu a consegnarmi.”
Ovviamente mi alzo dalla sedia e mi porto alle sue spalle, lei distende le braccia, lentamente ne sfilo una, poi l’altra, prima di portare l'indumento all’attaccapanni non posso fare a meno di sbirciare il body bianco in pizzo completo di scarpe ankle strap in tinta, immaginavo che quella polacca fosse deliziosa senza veli, ma provo quasi soggezione per la poderosa femminilità che ho davanti.
Monica si alza, forse perché non è da lei lasciare ad altri il comando della situazione, si avvicina all’altra, con le mani curate le accarezza i lineamenti del viso, le dita venerano quel volto, lunghe unghie tinte di nero sfiorano il mento, il collo, poi le prende dolcemente la testa tra le mani e improvvisamente le bacia la bocca, divorandola lentamente, tremanti scambi di lingue, piccoli morsi, la spinge impercettibilmente verso il letto. Ricambiando il bacio, Kamila indietreggia fino a quando l’irruenza sensuale della mora la costringe, accompagnandola, a stendersi sul materasso.
Monica si volta verso me: “ tu, renditi utile, spogliati, il tuo compito ora è salire sul letto e tenere fermi, immobili sopra la testa, i polsi della tua amica”.
Guardo la polacca, cenno di consenso di lei, mi spoglio, resto in boxer e mi avvicino alla zona cuscini, lascio che le sue braccia si stendano verso l’alto, unisco i polsi, Monica si sfila la cravatta e me la lancia: “usa questa”.
Mentre lei continua a spogliarsi appoggio quel tessuto sui polsi incrociati, lo faccio scorrere sotto, lo intreccio e lo faccio riemergere annodandolo senza esagerare, tengo una mano a completare l’opera e quando alzo lo sguardo trovo la predatrice già svestita, in erotico intimo nero, due pezzi, seno più abbondante della bionda, la sua bocca che si avvicina al petto della donna immobilizzata.
Le estrae una pallida mammella, la guarda negli occhi mentre la stringe e la succhia al contempo, Kamila si inarca, devo applicare più forza per tenerle ferme le braccia. Ho un’erezione che sta per fuoriuscire dall’intimo verso il ventre, la mano della mora raggiunge il trolley al bordo del letto, fruga, estrae un fallo a forma di “U” in silicone con un glande in ogni estremità, torna a baciare la partner.
A pochi cm da me, vedo quel vortice di lingue ed ansimi, porta quel fallico oggetto verso le loro bocche, baciano e leccano insieme uno dei due glandi, poi passano l’altro, insalivandoli.
La mano di Monica raggiunge i due bottoncini del body tra le cosce di Kamila, che cerca di liberarsi per ricambiare in qualche modo, ma non posso permetterglielo; sta subendo la sete dell’altra, il body si apre e scopre la fica dal curato e delicato pelo biondino.
Ai miei boxer sfugge il controllo dell’eccitazione ma non posso lasciarmi travolgere, resto faticosamente al mio posto, mentre quella vampira dai capelli corvini scende lungo il petto della preda, sempre più, fino a raggiungere quel sesso incantevole, che sembra quasi gonfiarsi ulteriormente quando la sapiente lingua le accarezza e risucchia le grandi labbra, andandole poi a cercare e sgusciare la clitoride.
Quando Monica alterna leccate col palmo a piccoli risucchi con le labbra percepisco sussulti esasperati vibrare nel corpo di Kamila fino a sfogarsi nei polsi;con le dita sembra quasi cercare un contatto, non so se sia consentito, ma le faccio segretamente intrecciare alle mie, come per confortarla nella piacevole tortura che sta subendo.
Quell'usurpatrice legalizzata sta gustando, accarezzando ovunque con le mani, le slaccia il cinturino della scarpa, la toglie, infila le dita della mano fra quelle dell’arto appena scoperto, bacia le cosce, porta il piede alla bocca e con la lingua esplora ogni anfratto tra le sue dita, le succhia l’alluce quasi sbrodolando.
Tenendo la caviglia lo fa passare sul suo viso leccandone collo, pianta, poi torna a baciarla in bocca, porgendomi quel doppio fallo: “tocca a te, uniscici nello stesso istante”.
Appena slego i polsi, le due si avvinghiano reciprocamente, avvolgendosi come piovre, contorcendosi come umide anguille, la mutandina nera viene stracciata via ancor prima che io scenda a svolgere il mio compito.
I due corpi diventano quasi un tutt’uno, intravedo la lingua di una esplorare l’ombelico dell’altra, una bocca che aspira spalancata su un’ascella spalancata, dita che entrano ed escono dal cavo orale pregne di saliva, graffi, il reggiseno nero che viene scaraventato sul pavimento, seguito dal body bianco, resistono le due scarpe ai piedi dell’italiana e una della polacca.
Colgo un momento in cui i due inguini sono accostati e avvicino quelle due cappelle, vedo per la prima volta l’epilazione totale di Monica. Appoggio delicato sul suo ingresso e faccio in modo che l’opposta estremità si posizioni all’entrata dell’altra pulsante vagina.
Spingo, lento ma inesorabile, nello stesso istante le riempio, vedo quel grosso biscione scivolare senza opposizione, fino a scomparire nei loro ventri. Insieme si staccano da quel bacio infinito e si lasciano cadere all’indietro, schiene sul materasso, gambe incastrate come due osceni pezzi di dna. L’elasticità del silicone permette loro di riuscire ad inghiottirlo tutto fino ad impattare le vulve e muoversi all’unisono come scandalose meduse,
fica che masturba fica.
Sfilo loro le tre scarpe rimaste così che possano succhiarsi il piede a vicenda, si cercano con le mani, roteano i fianchi, vogliono contorcersi per baciarsi ancora, le mani ora si sgrillettano a vicenda, stanno per esplodere, me ne accorgo dalla frenesia crescente, sempre più impulsiva e smaniosa di arrivare al culmine.
Vengono,
non saprei chi per prima,
i gemiti e le grida si accavallano.
Stremate si sfilano, sputando letteralmente fuori quel siluro gocciolante.
La bionda lo prende e, prima di succhiarlo insieme, lo gira in modo che ognuna possa gustare i succhi del piacere dell’altra.
Poi sfinite lo abbandonano, si amalgamano in un dolcissimo sessantanove, leccandosi alternatamente, con cura, l’ingresso del culo. Uno più rosaceo rispetto a quello dell’altra.
Quella coi capelli a caschetto non si è accorta che mi sto masturbando, l’altra sì.
Senza smettere di leccare, mi guarda come mai mi aveva guardato prima, osserva poi la mia mano che scorre sul mio sesso.
Gattonando, porta il fondoschiena verso il bordo del letto, verso me, con le mani divarica volgarmente le pallide natiche, per essere certa che mi arrivi il messaggio. Come avrete immaginato, quello rosaceo è il suo, ed ora è ricoperto di saliva della moretta; ho una tremenda voglia di leccarglielo ma non voglio sporcarmi di Monica, non so, mi sembrerebbe una forma di tradimento nei confronti di colei che mi sta offrendo l'occasione per evitare di venirmi in mano.
La penetro, non era nei patti ma entro in lei, dove? In fica? In culo? Chi ha letto qualche mio racconto saprà esattamente dove.
Monica, infastidita, si alza, non mi degna di uno sguardo mentre raccolgo i lunghi capelli biondi.
Si riveste quando l’altra mia mano raggiunge il seno della ninfa che le ho appena sottratto.
Firma il contratto proprio nel momento in cui, spingendomi lento, profondo e ininterrotto, vengo dentro.
Prende il trolley ed esce.
Io e Kamila passiamo la notte insieme, niente di particolarmente spinto, ci addormentiamo dopo un’ora mentre la abbraccio da dietro, ci risvegliamo nella stessa posizione scontata.
Mi accorgo che questa donna mi prende tanto.
Al mattino ci ricomponiamo e scendiamo per lasciare l’hotel.
Alla reception lei si accerta che Monica abbia pagato ma il tipo al bancone dice che il totale era già stato saldato da me.
In macchina mi dirà che l’ho tradita, che non ho rispettato la fondamentale richiesta che mi aveva fatto, che voleva costruire una relazione con me, che lo aveva in mente ancor prima di iniziare questo approccio inconsueto, che aveva accettato per arrivare ad avermi, ma che il centro del gioco era far pagare a quella tipa la nostra prima e indimenticabile notte complice.
E il mio gesto aveva rovinato tutto.
Troverò il bonifico, con la cifra pattuita per la commissione e in aggiunta, simbolico, il prezzo della camera.
Non la rivedrò più.
Non avrò modo di toglierle dalla mente che non era mia intenzione far carte false pur di arrivare a quel compenso economico.
Tradire la fiducia è il più irrimediabile dei danni in amore.
La responsabile acquisti di una ditta farmaceutica della zona mi fa capire che l’affare potrebbe andare in porto.
Sono un intermediario, agente della zona Italia per un’azienda polacca che esporta macchinari medicali. Questa è una vendita molto importante, la commissione è elevata e non intendo rinunciare in dirittura d’arrivo.
Manca appunto la firma di Monica, la delegata dal cliente, una trentacinquenne italiana dalla carnagione lievemente olivastra, capelli scurissimi a caschetto, elegantissima, statura medio bassa elevata da tacchi impegnativi, atteggiamento risoluto, determinata, fino a risultare sfacciata.
Mi lascia qualche secondo per gustarsi l’espressione del mio viso dopo la sua richiesta schietta, poi aggiunge “non con lei, ma con Kamila, la titolare dell’azienda che lei rappresenta, l’ho conosciuta di sfuggita in fiera, dovrebbe ricordarsi di me”.
In pochi secondi, a interessante, la faccenda si tramuta in complicata.
Conosco da qualche anno Kamila, la bellissima figlia, quasi quarantenne, del titolare polacco, divenuta ormai amministratrice ufficiale dell’azienda.
Temo che questa clausola verrà rifiutata, anche perché lei mi è sempre sembrata eterosessuale.
Fisicamente è l’opposto di Monica, lunghi capelli biondi, tipici occhi celesti polacchi, alta, carnagione chiara. Anche un carattere docile e il sorriso frequente sul suo viso la differenziano parecchio dalla cliente.
“Ne parlerò personalmente con lei e la aggiornerò sugli sviluppi”, saluto così la cliente e già sto cercando le parole giuste per far da ambasciatore della richiesta particolare.
Non posso aspettare, prendo il primo volo per Wroclaw e incontro Kamila a pranzo. Parla abbastanza bene italiano poiché la madre è di origini bolognesi.
Ci diamo del tu ma la confidenza non è a livelli tali da rendermi facile il dialogo. “Kamila, la compravendita sarebbe quasi conclusa, ma la cliente è una persona un po’ capricciosa, forse te ne sarai accorta in fiera a Dusseldorf. Ha messo sul piatto una notte con te. Perdonami se non ho messo subito fuori discussione la trattativa senza interpellarti, ma sai che è una commessa importantissima per l’azienda e la sua richiesta mi è stata definita imprescindibile.”
Mentre poggio la forchetta sul filetto e mi appresto a tagliarlo col coltello, quasi rassegnato al suo rifiuto, mi risponde con voce stranamente tranquilla e scherzosa: “ Dille che accetto, ma a tre importanti condizioni, la prima è che venga lei qui, la seconda è simbolica e fondamentale: il viaggio e l’hotel saranno simbolicamente tutto a suo carico. La terza, poiché non sono mai stata con una donna e non mi sentirei a mio agio, è che ci sia anche tu in camera; non come partecipante, ma come presenza ininfluente.
Perdonami se ti coinvolgo, sei ovviamente libero di tirarti indietro, però da sola non me la sento di avventurarmi in un’esperienza così nuova con una sconosciuta. Pensaci, se te la senti riferisci ciò, e se rifiuta, annulla pure la trattativa.”
Non starò a spiegarvi l’imbarazzo con la quale ho comunicato alla cliente la cosa, inizialmente contrariata ha poi accettato rifiutandosi però categoricamente di pagare l’irrisoria cifra del volo e della camera di hotel. Ciò l’avrebbe umiliata, come se stesse metaforicamente comprando una prestazione.
Considerando che la mia provvigione equivarrà al valore di un migliaio di notti in albergo, ho optato per farmi carico della cifra e risolvere diplomaticamente la questione. Anche se non consumerò nulla del rapporto, mi sembra giusto che sia l’uomo a presentarsi alla reception per saldare.
Tarda sera, Breslavia, nome italiano di Wraclow, Hotel Altus Palace, ho optato per un cinque stelle per non far brutta figura.
Sono il primo ad arrivare, striscio la carta di credito e salgo nella suite.
Elettrizzato ma non ansioso, come da accordi non dovrò far nulla, solo godermi la vista di due donne affascinanti.
Qualche secondo dopo, la seconda ad entrare in camera è Kamila, cappotto bianco lungo e slim che lascia presagire pochi indumenti sotto, qualche chiacchiera tra noi, il suo sorriso, la sua malizia nel dirmi che conta su di me per qualsiasi cosa. Cosa intenderà?
Poi bussa Monica, il momento è arrivato, apro, la invito ad entrare, qualche lampadina a luce calda ad illuminare la stanza; lei entra, un trolley nero, vestita come una hostess, sicura di sé, come una tigre che sta pregustando la gazzella, una preda che arriva a 185 cm coi tacchi e la scruta con uno sguardo da finta ingenua.
Mi sento di troppo ma voglio gestire la situazione, il ruolo di intermediario non mi abbandona nemmeno qui, faccio accomodare le due viziose creature al tavolino e apro una bottiglia di bollicine. Beviamo, parliamo del macchinario come se fossimo ad un incontro di lavoro, finché la bionda si alza e prende l’iniziativa: “ Siamo qui per la sua firma su questo foglio, ebbene eccomi qui.
Thomas saresti così gentile da sfilarmi il cappotto? Vorrei fossi tu a consegnarmi.”
Ovviamente mi alzo dalla sedia e mi porto alle sue spalle, lei distende le braccia, lentamente ne sfilo una, poi l’altra, prima di portare l'indumento all’attaccapanni non posso fare a meno di sbirciare il body bianco in pizzo completo di scarpe ankle strap in tinta, immaginavo che quella polacca fosse deliziosa senza veli, ma provo quasi soggezione per la poderosa femminilità che ho davanti.
Monica si alza, forse perché non è da lei lasciare ad altri il comando della situazione, si avvicina all’altra, con le mani curate le accarezza i lineamenti del viso, le dita venerano quel volto, lunghe unghie tinte di nero sfiorano il mento, il collo, poi le prende dolcemente la testa tra le mani e improvvisamente le bacia la bocca, divorandola lentamente, tremanti scambi di lingue, piccoli morsi, la spinge impercettibilmente verso il letto. Ricambiando il bacio, Kamila indietreggia fino a quando l’irruenza sensuale della mora la costringe, accompagnandola, a stendersi sul materasso.
Monica si volta verso me: “ tu, renditi utile, spogliati, il tuo compito ora è salire sul letto e tenere fermi, immobili sopra la testa, i polsi della tua amica”.
Guardo la polacca, cenno di consenso di lei, mi spoglio, resto in boxer e mi avvicino alla zona cuscini, lascio che le sue braccia si stendano verso l’alto, unisco i polsi, Monica si sfila la cravatta e me la lancia: “usa questa”.
Mentre lei continua a spogliarsi appoggio quel tessuto sui polsi incrociati, lo faccio scorrere sotto, lo intreccio e lo faccio riemergere annodandolo senza esagerare, tengo una mano a completare l’opera e quando alzo lo sguardo trovo la predatrice già svestita, in erotico intimo nero, due pezzi, seno più abbondante della bionda, la sua bocca che si avvicina al petto della donna immobilizzata.
Le estrae una pallida mammella, la guarda negli occhi mentre la stringe e la succhia al contempo, Kamila si inarca, devo applicare più forza per tenerle ferme le braccia. Ho un’erezione che sta per fuoriuscire dall’intimo verso il ventre, la mano della mora raggiunge il trolley al bordo del letto, fruga, estrae un fallo a forma di “U” in silicone con un glande in ogni estremità, torna a baciare la partner.
A pochi cm da me, vedo quel vortice di lingue ed ansimi, porta quel fallico oggetto verso le loro bocche, baciano e leccano insieme uno dei due glandi, poi passano l’altro, insalivandoli.
La mano di Monica raggiunge i due bottoncini del body tra le cosce di Kamila, che cerca di liberarsi per ricambiare in qualche modo, ma non posso permetterglielo; sta subendo la sete dell’altra, il body si apre e scopre la fica dal curato e delicato pelo biondino.
Ai miei boxer sfugge il controllo dell’eccitazione ma non posso lasciarmi travolgere, resto faticosamente al mio posto, mentre quella vampira dai capelli corvini scende lungo il petto della preda, sempre più, fino a raggiungere quel sesso incantevole, che sembra quasi gonfiarsi ulteriormente quando la sapiente lingua le accarezza e risucchia le grandi labbra, andandole poi a cercare e sgusciare la clitoride.
Quando Monica alterna leccate col palmo a piccoli risucchi con le labbra percepisco sussulti esasperati vibrare nel corpo di Kamila fino a sfogarsi nei polsi;con le dita sembra quasi cercare un contatto, non so se sia consentito, ma le faccio segretamente intrecciare alle mie, come per confortarla nella piacevole tortura che sta subendo.
Quell'usurpatrice legalizzata sta gustando, accarezzando ovunque con le mani, le slaccia il cinturino della scarpa, la toglie, infila le dita della mano fra quelle dell’arto appena scoperto, bacia le cosce, porta il piede alla bocca e con la lingua esplora ogni anfratto tra le sue dita, le succhia l’alluce quasi sbrodolando.
Tenendo la caviglia lo fa passare sul suo viso leccandone collo, pianta, poi torna a baciarla in bocca, porgendomi quel doppio fallo: “tocca a te, uniscici nello stesso istante”.
Appena slego i polsi, le due si avvinghiano reciprocamente, avvolgendosi come piovre, contorcendosi come umide anguille, la mutandina nera viene stracciata via ancor prima che io scenda a svolgere il mio compito.
I due corpi diventano quasi un tutt’uno, intravedo la lingua di una esplorare l’ombelico dell’altra, una bocca che aspira spalancata su un’ascella spalancata, dita che entrano ed escono dal cavo orale pregne di saliva, graffi, il reggiseno nero che viene scaraventato sul pavimento, seguito dal body bianco, resistono le due scarpe ai piedi dell’italiana e una della polacca.
Colgo un momento in cui i due inguini sono accostati e avvicino quelle due cappelle, vedo per la prima volta l’epilazione totale di Monica. Appoggio delicato sul suo ingresso e faccio in modo che l’opposta estremità si posizioni all’entrata dell’altra pulsante vagina.
Spingo, lento ma inesorabile, nello stesso istante le riempio, vedo quel grosso biscione scivolare senza opposizione, fino a scomparire nei loro ventri. Insieme si staccano da quel bacio infinito e si lasciano cadere all’indietro, schiene sul materasso, gambe incastrate come due osceni pezzi di dna. L’elasticità del silicone permette loro di riuscire ad inghiottirlo tutto fino ad impattare le vulve e muoversi all’unisono come scandalose meduse,
fica che masturba fica.
Sfilo loro le tre scarpe rimaste così che possano succhiarsi il piede a vicenda, si cercano con le mani, roteano i fianchi, vogliono contorcersi per baciarsi ancora, le mani ora si sgrillettano a vicenda, stanno per esplodere, me ne accorgo dalla frenesia crescente, sempre più impulsiva e smaniosa di arrivare al culmine.
Vengono,
non saprei chi per prima,
i gemiti e le grida si accavallano.
Stremate si sfilano, sputando letteralmente fuori quel siluro gocciolante.
La bionda lo prende e, prima di succhiarlo insieme, lo gira in modo che ognuna possa gustare i succhi del piacere dell’altra.
Poi sfinite lo abbandonano, si amalgamano in un dolcissimo sessantanove, leccandosi alternatamente, con cura, l’ingresso del culo. Uno più rosaceo rispetto a quello dell’altra.
Quella coi capelli a caschetto non si è accorta che mi sto masturbando, l’altra sì.
Senza smettere di leccare, mi guarda come mai mi aveva guardato prima, osserva poi la mia mano che scorre sul mio sesso.
Gattonando, porta il fondoschiena verso il bordo del letto, verso me, con le mani divarica volgarmente le pallide natiche, per essere certa che mi arrivi il messaggio. Come avrete immaginato, quello rosaceo è il suo, ed ora è ricoperto di saliva della moretta; ho una tremenda voglia di leccarglielo ma non voglio sporcarmi di Monica, non so, mi sembrerebbe una forma di tradimento nei confronti di colei che mi sta offrendo l'occasione per evitare di venirmi in mano.
La penetro, non era nei patti ma entro in lei, dove? In fica? In culo? Chi ha letto qualche mio racconto saprà esattamente dove.
Monica, infastidita, si alza, non mi degna di uno sguardo mentre raccolgo i lunghi capelli biondi.
Si riveste quando l’altra mia mano raggiunge il seno della ninfa che le ho appena sottratto.
Firma il contratto proprio nel momento in cui, spingendomi lento, profondo e ininterrotto, vengo dentro.
Prende il trolley ed esce.
Io e Kamila passiamo la notte insieme, niente di particolarmente spinto, ci addormentiamo dopo un’ora mentre la abbraccio da dietro, ci risvegliamo nella stessa posizione scontata.
Mi accorgo che questa donna mi prende tanto.
Al mattino ci ricomponiamo e scendiamo per lasciare l’hotel.
Alla reception lei si accerta che Monica abbia pagato ma il tipo al bancone dice che il totale era già stato saldato da me.
In macchina mi dirà che l’ho tradita, che non ho rispettato la fondamentale richiesta che mi aveva fatto, che voleva costruire una relazione con me, che lo aveva in mente ancor prima di iniziare questo approccio inconsueto, che aveva accettato per arrivare ad avermi, ma che il centro del gioco era far pagare a quella tipa la nostra prima e indimenticabile notte complice.
E il mio gesto aveva rovinato tutto.
Troverò il bonifico, con la cifra pattuita per la commissione e in aggiunta, simbolico, il prezzo della camera.
Non la rivedrò più.
Non avrò modo di toglierle dalla mente che non era mia intenzione far carte false pur di arrivare a quel compenso economico.
Tradire la fiducia è il più irrimediabile dei danni in amore.
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