Come, find me. Come, into me
di
thomas andersen
genere
etero
Sai cosa mi piace di te?
Che hai scelto me. Ehm, risposta d’impeto banale.
Non hai scelto.
Anche perché scegliere è una parola grossa.
Si sceglie se acquistare i fagiolini marca valfrutta o Coop. Ma non puoi realmente scegliere un partner.
Qualcuno, o qualcosa, sceglie per te.
Tranquilla, non elaborare la cosa, la risposta richiederebbe molto tempo e sarebbe folle. “
Quindi non hai scelto.
Ma poi…
Me? Io?
E chi può, con due lettere, definirmi? Mio Dio.
Quindi la frase “hai scelto me” è merda commerciale.
La dicono in tanti ma, perdonali, non sanno quel che dicono.
Ricominciamo,
sai cosa mi piace di te ? Non che hai scelto me, ma che eri impossibilitata a non scegliere il sottoscritto.
Ecco, questa è una frase d’amore.
Un’altra frase d’amore ad esempio potrebbe essere “non riesco a contemplare qualcuno al tuo posto, e soprattutto vorrei che la tua serenità di coppia scaturisse nella profonda comprensione di ogni lato di me”
Ma non divaghiamo. Ricominciamo, Perché io?
Perché c’è una parte in te che nessuna religione, legge e cultura potrà sopprimere.
E quella parte non potrai zittirla per sempre, non urlerà ma ha forte potere contrattuale in te.
Quindi? Stavolta quella figlia di puttana, o puttana direttamente, sta picchiando i pugni sul tavolo, stavolta salirà in cattedra, stavolta non ti lascerà scampo.
Pretenderà me.
Questa prefazione, che sarà più lunga del testo vero e proprio, per arrivare a dire che quella tua vocina interiore voleva il più porco.
Porco è molto soggettivo, ma non vi tedierò con un’altra riflessione;
quindi, descriviamolo come quello più sofisticatamente assetato di perdizione estrema di coppia al punto di aver molta paura del non ritorno. Quello che potrebbe impossessarsi e sottrarti tutto quello che di più prezioso senti di avere anche se non sai ben definirlo. Hai capito, io sono un vampiro, un porco, un cavaliere oscuro, un figlio di una gran puttana, un bastardo zingaro emotivo, una sanguisuga di sangue mestruale, un dolce uomo con cui viaggiare tornando col culo psicologicamente rotto. Sono il bianconiglio che fotte la bianconiglia nella tana di suo marito coniglio meticcio.
Sono il cervo che, a cornate, sfascia il palco all’altro cervo, nel duello per inseminare la cerva, ma che in realtà vorrei eiaculare nella mente della cerva, ma non si può fra cervi. Sono l’erezione che ti schiaffeggia il viso, che te lo dipinge, sono il lento bacio che te lo ripulirà. Sono il palo in legno sul quale ti auto trafiggerai, sono la gola dove gocciolerai, in ogni modo possibile, sono il desiderio di liquefarci, sono ciò che non ti lascia dormire la notte.
Bene, stasera la mia autostima non è male, penso anche la mia antipatia.
Sono la scommessa delle scommesse, da non distinguere con l’ultima fiche posata sullo zero verde, intendo quella del giocatore spregiudicato che punta tutto prima di esser spacciato. Sono quello a cui appartiene il tuo sonno, il tuo risveglio, il tuo sorriso post orgasmico, il tuo accorgerti che la giornata sta per finire, il tuo desiderio di concluderla rendendola vissuta. Sono il cazzo nel tuo culo mentre una mia mano ti tiene i capelli e l’altra il lenzuolo che stringi tra i denti. Sono il tuo sentirti donna mentre passeggi, certa che nessuna ha preso una dose di riprovevole sesso come te la notte scorsa.
Sono il tuo Lord, il tuo signore, il tuo complice, il tuo rapitore, la tua condanna sessuale, il tuo terrore di soffrire, l’altra bocca che condivide un’unica bombola di ossigeno sott’acqua. Negli abissi.
Sono ciò/colui a cui non vuoi e non puoi rinunciare.
Sai cosa mi piace di te?
Che non ti sei opposta a te stessa.
Che questo testo ti venga dentro
Che hai scelto me. Ehm, risposta d’impeto banale.
Non hai scelto.
Anche perché scegliere è una parola grossa.
Si sceglie se acquistare i fagiolini marca valfrutta o Coop. Ma non puoi realmente scegliere un partner.
Qualcuno, o qualcosa, sceglie per te.
Tranquilla, non elaborare la cosa, la risposta richiederebbe molto tempo e sarebbe folle. “
Quindi non hai scelto.
Ma poi…
Me? Io?
E chi può, con due lettere, definirmi? Mio Dio.
Quindi la frase “hai scelto me” è merda commerciale.
La dicono in tanti ma, perdonali, non sanno quel che dicono.
Ricominciamo,
sai cosa mi piace di te ? Non che hai scelto me, ma che eri impossibilitata a non scegliere il sottoscritto.
Ecco, questa è una frase d’amore.
Un’altra frase d’amore ad esempio potrebbe essere “non riesco a contemplare qualcuno al tuo posto, e soprattutto vorrei che la tua serenità di coppia scaturisse nella profonda comprensione di ogni lato di me”
Ma non divaghiamo. Ricominciamo, Perché io?
Perché c’è una parte in te che nessuna religione, legge e cultura potrà sopprimere.
E quella parte non potrai zittirla per sempre, non urlerà ma ha forte potere contrattuale in te.
Quindi? Stavolta quella figlia di puttana, o puttana direttamente, sta picchiando i pugni sul tavolo, stavolta salirà in cattedra, stavolta non ti lascerà scampo.
Pretenderà me.
Questa prefazione, che sarà più lunga del testo vero e proprio, per arrivare a dire che quella tua vocina interiore voleva il più porco.
Porco è molto soggettivo, ma non vi tedierò con un’altra riflessione;
quindi, descriviamolo come quello più sofisticatamente assetato di perdizione estrema di coppia al punto di aver molta paura del non ritorno. Quello che potrebbe impossessarsi e sottrarti tutto quello che di più prezioso senti di avere anche se non sai ben definirlo. Hai capito, io sono un vampiro, un porco, un cavaliere oscuro, un figlio di una gran puttana, un bastardo zingaro emotivo, una sanguisuga di sangue mestruale, un dolce uomo con cui viaggiare tornando col culo psicologicamente rotto. Sono il bianconiglio che fotte la bianconiglia nella tana di suo marito coniglio meticcio.
Sono il cervo che, a cornate, sfascia il palco all’altro cervo, nel duello per inseminare la cerva, ma che in realtà vorrei eiaculare nella mente della cerva, ma non si può fra cervi. Sono l’erezione che ti schiaffeggia il viso, che te lo dipinge, sono il lento bacio che te lo ripulirà. Sono il palo in legno sul quale ti auto trafiggerai, sono la gola dove gocciolerai, in ogni modo possibile, sono il desiderio di liquefarci, sono ciò che non ti lascia dormire la notte.
Bene, stasera la mia autostima non è male, penso anche la mia antipatia.
Sono la scommessa delle scommesse, da non distinguere con l’ultima fiche posata sullo zero verde, intendo quella del giocatore spregiudicato che punta tutto prima di esser spacciato. Sono quello a cui appartiene il tuo sonno, il tuo risveglio, il tuo sorriso post orgasmico, il tuo accorgerti che la giornata sta per finire, il tuo desiderio di concluderla rendendola vissuta. Sono il cazzo nel tuo culo mentre una mia mano ti tiene i capelli e l’altra il lenzuolo che stringi tra i denti. Sono il tuo sentirti donna mentre passeggi, certa che nessuna ha preso una dose di riprovevole sesso come te la notte scorsa.
Sono il tuo Lord, il tuo signore, il tuo complice, il tuo rapitore, la tua condanna sessuale, il tuo terrore di soffrire, l’altra bocca che condivide un’unica bombola di ossigeno sott’acqua. Negli abissi.
Sono ciò/colui a cui non vuoi e non puoi rinunciare.
Sai cosa mi piace di te?
Che non ti sei opposta a te stessa.
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