Sognando Margherita
di
Serena Rossi
genere
saffico
Mi sveglio di soprassalto, sudata e ansimante. Questa notte come già successo in altre occasioni ho sognato Margherita, era quasi ovvio sarebbe avvenuto, dopo aver visto il suo ultimo “santino” per una giornata intera la sua immagine ha occupato ogni mio pensiero, mi ha attratta soggiogandomi tornandomi nella notte a possedermi.
Devo immediatamente fissare il ricordo, prima che le immagini come spesso accade sfumino nei loro contorni.
Mi trovo dunque nel mio ufficio, suona il mio interno dalla portineria “Serena è arrivata la Signora Margherita per l’appuntamento”.
“Perfetto falla accomodare”.
La vedo entrare e subito la osservo con attenzione, indossa una minigonna plissettata nera che arriva a malapena a coprire la balza delle autoreggenti a rete con riga dietro il tutto completato da una dolcevita bianca aderente e un paio di dècolletè con poco tacco vista anche la sua statura avrà pensato di non esagerare.
La accolgo con un sorriso e il mio sguardo si sofferma sul suo petto, all’altezza dei seni il tessuto presenta una deformazione anomala, imponente, assolutamente impossibile da non vedere.
La invito a sedersi ma in modo maldestro faccio cadere dei documenti dalla scrivania, le si piega per raccoglierli flettendo solo la schiena, lasciando le gambe perfettamente tese. Mi arriva una fitta al cuore, la minigonna sollevata ha messo in risalto la sua assenza di intimo, davanti ai miei occhi si stagliano le sue labbra che sembrano umide e incastonato in mezzo a due glutei perfetti brilla un plug a gioiello rosa.
Cerco di sedermi subito, le gambe sono diventate molli, ho la sensazione di avere il viso in fiamme, ma il calore sembra irradiarsi in tutto il corpo con l’apice nella zona inguinale.
Il modo che ha di guardarmi complice e sornione, mi rende incapace del minimo ragionamento, ho la netta consapevolezza di avere uno sguardo inebetito. Accavalla spesso le sue splendide gambe e nel farlo con una lentezza esasperante non posso non ammirare la parte alta delle sue cosce scoperte, l’interno del suo inguine.
Ho gli occhi lucidi, il respiro in affanno, la salivazione quasi azzerata. Colo, lo faccio orami in modo continuo e prepotente, guardo l’interno della mia borsa per sincerarmi di avere con me delle mutandine di ricambio, oggi più che mai indispensabili.
“Serena ti prego non puoi continuare a guardarmi così, mi metti in difficoltà, con il tuo sguardo mi stai spogliando e scopando!...”
Le chiedo con un sussurro di avvicinarsi, sposto indietro un pochino la mia poltrona e la faccio appoggiare alla scrivania. Ogni nostro movimento avviene in modo naturale, le divarico le gambe, sollevo la minigonna guardando le sue labbra schiuse e bagnate, sulla vetta del suo bellissimo clitoride brilla un piercing. I miei occhi sono persi in quella visione paradisiaca, accarezzo con i polpastrelli tutta la zona vaginale, i miei occhi risalgono però verso il suo addome, devo capire scoprire cosa si celi sotto il tessuto.
Lei capisce, solleva la maglia ed eccoli, i suoi capezzoli, enormi, grandi come bulloni e impreziositi da piercing ad anello. Mi ci tuffo con la bocca succhiandoli in modo alternato, lei geme, forte. Con le dita incomincio a giocare con il suo clitoride, fatico a tenerla ferma, è un continuo tremore. Mentre continuo a succhiarli realizzo di non aver mai sentito dei capezzoli così duri, mai!!
Margerita è un sussulto continuo, quasi strillando mi dice “ ti prego, ti scongiuro leccami la figa!!!”
Lascio a lei l’incombenza di torturarsi i capezzoli, la mia lingua lecca in maniera circolare tutto l’interno poi mi dedico a succhiarle quel clitoride eretto e fiero, alterno le due fasi senza concedermi un respiro. Il suo corpo ha solo più fasi convulsive, il mio cavo orale è pieno, pienissimo dei suoi umori, ha sicuramente raggiunto più di un orgasmo.
Allineati tutti i ricordi accovacciata sotto il piumone sento sulle labbra ancora il suo sapore, quasi davvero fosse reale, porto la mano in mezzo alle mie gambe e piantata in mente come un chiodo l’immagine del suo capezzolo mi masturbo ferocemente….
Devo immediatamente fissare il ricordo, prima che le immagini come spesso accade sfumino nei loro contorni.
Mi trovo dunque nel mio ufficio, suona il mio interno dalla portineria “Serena è arrivata la Signora Margherita per l’appuntamento”.
“Perfetto falla accomodare”.
La vedo entrare e subito la osservo con attenzione, indossa una minigonna plissettata nera che arriva a malapena a coprire la balza delle autoreggenti a rete con riga dietro il tutto completato da una dolcevita bianca aderente e un paio di dècolletè con poco tacco vista anche la sua statura avrà pensato di non esagerare.
La accolgo con un sorriso e il mio sguardo si sofferma sul suo petto, all’altezza dei seni il tessuto presenta una deformazione anomala, imponente, assolutamente impossibile da non vedere.
La invito a sedersi ma in modo maldestro faccio cadere dei documenti dalla scrivania, le si piega per raccoglierli flettendo solo la schiena, lasciando le gambe perfettamente tese. Mi arriva una fitta al cuore, la minigonna sollevata ha messo in risalto la sua assenza di intimo, davanti ai miei occhi si stagliano le sue labbra che sembrano umide e incastonato in mezzo a due glutei perfetti brilla un plug a gioiello rosa.
Cerco di sedermi subito, le gambe sono diventate molli, ho la sensazione di avere il viso in fiamme, ma il calore sembra irradiarsi in tutto il corpo con l’apice nella zona inguinale.
Il modo che ha di guardarmi complice e sornione, mi rende incapace del minimo ragionamento, ho la netta consapevolezza di avere uno sguardo inebetito. Accavalla spesso le sue splendide gambe e nel farlo con una lentezza esasperante non posso non ammirare la parte alta delle sue cosce scoperte, l’interno del suo inguine.
Ho gli occhi lucidi, il respiro in affanno, la salivazione quasi azzerata. Colo, lo faccio orami in modo continuo e prepotente, guardo l’interno della mia borsa per sincerarmi di avere con me delle mutandine di ricambio, oggi più che mai indispensabili.
“Serena ti prego non puoi continuare a guardarmi così, mi metti in difficoltà, con il tuo sguardo mi stai spogliando e scopando!...”
Le chiedo con un sussurro di avvicinarsi, sposto indietro un pochino la mia poltrona e la faccio appoggiare alla scrivania. Ogni nostro movimento avviene in modo naturale, le divarico le gambe, sollevo la minigonna guardando le sue labbra schiuse e bagnate, sulla vetta del suo bellissimo clitoride brilla un piercing. I miei occhi sono persi in quella visione paradisiaca, accarezzo con i polpastrelli tutta la zona vaginale, i miei occhi risalgono però verso il suo addome, devo capire scoprire cosa si celi sotto il tessuto.
Lei capisce, solleva la maglia ed eccoli, i suoi capezzoli, enormi, grandi come bulloni e impreziositi da piercing ad anello. Mi ci tuffo con la bocca succhiandoli in modo alternato, lei geme, forte. Con le dita incomincio a giocare con il suo clitoride, fatico a tenerla ferma, è un continuo tremore. Mentre continuo a succhiarli realizzo di non aver mai sentito dei capezzoli così duri, mai!!
Margerita è un sussulto continuo, quasi strillando mi dice “ ti prego, ti scongiuro leccami la figa!!!”
Lascio a lei l’incombenza di torturarsi i capezzoli, la mia lingua lecca in maniera circolare tutto l’interno poi mi dedico a succhiarle quel clitoride eretto e fiero, alterno le due fasi senza concedermi un respiro. Il suo corpo ha solo più fasi convulsive, il mio cavo orale è pieno, pienissimo dei suoi umori, ha sicuramente raggiunto più di un orgasmo.
Allineati tutti i ricordi accovacciata sotto il piumone sento sulle labbra ancora il suo sapore, quasi davvero fosse reale, porto la mano in mezzo alle mie gambe e piantata in mente come un chiodo l’immagine del suo capezzolo mi masturbo ferocemente….
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