Il mattino ha l'oro in bocca
di
Serena Rossi
genere
etero
Ho perso l’abbraccio di Morfeo, dal silenzio che mi circonda intuisco essere presto. Avvolta nel buio mi giro verso la radio sveglia, la sua gialla luce digitale segna le 5.
Sono sveglia come se fossi in piedi da ore, così vigile che il solo pensare di potermi riaddormentare è una pia illusione. Decido di alzarmi e di andare a leggere in salotto per non accendere la luce e disturbarti.
Certa che non mi riaddormenterò più accendo la macchina del caffè, una volto pronto lo sorseggio guardando dalla porta finestra la città ancora immobile ad esclusione di pochissimi veicoli.
Le pagine del mio libro si susseguono insieme a i minuti, è ancora lontano però l’inizio della giornata. Mi affaccio in camera per vedere se ancora sei sprofondato nel tuo sonno. Mi stendo e avvicinandomi sento il tuo respiro pesante. Hai il tuo solito “pigiama”, quello di sempre, lo stesso con cui ti ha messo al mondo tua madre… D’altronde ti ho conosciuto così, mi hai detto che sei sempre andato a dormire senza nulla addosso.
Guardo le tue cosce muscolose frutto del tanto sport che pratichi, hai l’erezione tipica delle prime ore del mattino. Guardo il tuo membro perfettamente depilato, hai dimensioni importanti non esagerate comunque notevoli.
Mi è sempre piaciuto il tuo cazzo, è fatto bene con forme armoniose. Ti accarezzo le gambe incominciando a dare dei piccoli bacetti a stampo. Dall’interno cosce lentamente risalgo verso lo scroto, la tua asta sembra gradire, ha piccoli sussulti. Con lentezza risalgo, con la lingua arrivo sul frenulo per poi concentrarmi sul glande. Nel sonno sembra di sentirti sospirare, lo impugno incominciando ad ingoiarlo. Inizio una lenta suzione solo della cappella, ti stai svegliando mentre lo imbocco tutto.
Capisco che sei desto quando sento le tue mani posarsi sulla mia testa, quasi ad intimarmi di non scappare. Nonostante te lo abbia detto milioni di volte non lo capirai mai, fatico a pensare che lo possa fare chiunque.
Nessun uomo sa e forse è meglio così, quale piacere indotto possa provocare ad una donna fare un pompino, il potere che abbiamo in quei momenti in cui voi credete di esprimere al massimo il vostro dominio alfa. Non è così, non lo è stato mai e mai lo sarà, noi abbiamo il controllo totale del rapporto, decidiamo tempi con rallentamenti e accelerazioni, a noi dovete il piacere che provate.
Invece la vostra mascolinità ha bisogno di emergere, mi tieni sempre più forte la testa, ti muovi per scoparmi, vuoi arrivare fino all’ugola, mi provochi rovesci di saliva. Ma una donna gode anche lei, non solo per osmosi ma anche direttamente, sono fradicia, basterebbe un niente per farmi venire.
Mentre succhio con rumori gutturali strofino le mie labbra e il mio clitoride sulla tua gamba. Il mio piacere sta crescendo sempre più prepotentemente.
Vengo! Vengo ancora prima che tu incominci a riempirmi la bocca, sento in maniera distinta quattro schizzi del tuo sperma arrivarmi nel cavo orale.
Lo trattengo per un po' e poi lentamente lo faccio scivolare lungo la tua asta che torno a succhiare più lentamente fin sull’addome.
Mi stacco dal tuo cazzo per andarla recuperare aspirandola e ingerendola, ingoio quasi sempre, provo un intimo piacere a farlo, il sapore e la consistenza non sono mai gli stessi.
Con ancore in bocca il gusto del tuo seme mi avvicino a te e baciandoti facendo roteare le nostre lingue ti auguro il mio buongiorno.
Sono sveglia come se fossi in piedi da ore, così vigile che il solo pensare di potermi riaddormentare è una pia illusione. Decido di alzarmi e di andare a leggere in salotto per non accendere la luce e disturbarti.
Certa che non mi riaddormenterò più accendo la macchina del caffè, una volto pronto lo sorseggio guardando dalla porta finestra la città ancora immobile ad esclusione di pochissimi veicoli.
Le pagine del mio libro si susseguono insieme a i minuti, è ancora lontano però l’inizio della giornata. Mi affaccio in camera per vedere se ancora sei sprofondato nel tuo sonno. Mi stendo e avvicinandomi sento il tuo respiro pesante. Hai il tuo solito “pigiama”, quello di sempre, lo stesso con cui ti ha messo al mondo tua madre… D’altronde ti ho conosciuto così, mi hai detto che sei sempre andato a dormire senza nulla addosso.
Guardo le tue cosce muscolose frutto del tanto sport che pratichi, hai l’erezione tipica delle prime ore del mattino. Guardo il tuo membro perfettamente depilato, hai dimensioni importanti non esagerate comunque notevoli.
Mi è sempre piaciuto il tuo cazzo, è fatto bene con forme armoniose. Ti accarezzo le gambe incominciando a dare dei piccoli bacetti a stampo. Dall’interno cosce lentamente risalgo verso lo scroto, la tua asta sembra gradire, ha piccoli sussulti. Con lentezza risalgo, con la lingua arrivo sul frenulo per poi concentrarmi sul glande. Nel sonno sembra di sentirti sospirare, lo impugno incominciando ad ingoiarlo. Inizio una lenta suzione solo della cappella, ti stai svegliando mentre lo imbocco tutto.
Capisco che sei desto quando sento le tue mani posarsi sulla mia testa, quasi ad intimarmi di non scappare. Nonostante te lo abbia detto milioni di volte non lo capirai mai, fatico a pensare che lo possa fare chiunque.
Nessun uomo sa e forse è meglio così, quale piacere indotto possa provocare ad una donna fare un pompino, il potere che abbiamo in quei momenti in cui voi credete di esprimere al massimo il vostro dominio alfa. Non è così, non lo è stato mai e mai lo sarà, noi abbiamo il controllo totale del rapporto, decidiamo tempi con rallentamenti e accelerazioni, a noi dovete il piacere che provate.
Invece la vostra mascolinità ha bisogno di emergere, mi tieni sempre più forte la testa, ti muovi per scoparmi, vuoi arrivare fino all’ugola, mi provochi rovesci di saliva. Ma una donna gode anche lei, non solo per osmosi ma anche direttamente, sono fradicia, basterebbe un niente per farmi venire.
Mentre succhio con rumori gutturali strofino le mie labbra e il mio clitoride sulla tua gamba. Il mio piacere sta crescendo sempre più prepotentemente.
Vengo! Vengo ancora prima che tu incominci a riempirmi la bocca, sento in maniera distinta quattro schizzi del tuo sperma arrivarmi nel cavo orale.
Lo trattengo per un po' e poi lentamente lo faccio scivolare lungo la tua asta che torno a succhiare più lentamente fin sull’addome.
Mi stacco dal tuo cazzo per andarla recuperare aspirandola e ingerendola, ingoio quasi sempre, provo un intimo piacere a farlo, il sapore e la consistenza non sono mai gli stessi.
Con ancore in bocca il gusto del tuo seme mi avvicino a te e baciandoti facendo roteare le nostre lingue ti auguro il mio buongiorno.
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