Sogno di una notte di inizio estate

di
genere
orge

Dove sono? Come sono giunta fino a qui? Non riconosco la città, il vicolo stretto in cui mi trovo, è buio, ma più che sera sembra notte fonda, non un’anima e nessun rumore infrange il silenzio più assoluto.
Ho una gonna nera con apertura a cerniera sul davanti quasi tutta sollevata, una camicia di seta bianca sbottonata ed un reggiseno completamente aperto sulle coppe che lascia esposte oscenamente le mie tette.
Sono appoggiata al muro di schiena e tu davanti a me mi stai scopando con calma e ritmo regolare. Come sei riuscito a portarmi sin qui senza il minimo ricordo di come sia potuto accadere?
Il vicolo è abbastanza buio ma se qualcuno dovesse passare dalla strada principale si accorgerebbe sicuramente di noi, provo a dirtelo ma è come se non tu sentissi la mia voce.
Un rumore cattura la mia attenzione, dapprima solo accennato poi sempre più nitido, lo riconosco, sono dei passi in avvicinamento, più precisamente tacchi, di scarpe femminili direi.
Pochi secondi e si stagliano all’inizio del vicolo due sagome, il buio non mi permette di capirne di più. Si fermano solo un attimo e poi si incamminano verso di noi, forse una coppia, sono mano nella mano.
Cerco di fermarti ma è come se io non fossi visibile a te.
Sono a un metro da noi, finalmente riesco a mettere a fuoco, sono due donne, le fisso e mi arriva un colpo al cuore! Io le conosco, sì sono proprio loro, Lucrezia e Margherita??!! Le guardo, mi sembrano praticamente nude, al confronto il mio outfit sembra di una educanda di un collegio di suore..
Ci raggiungono senza dire una parola con sguardo sornione e sorridendo in modo complice. Lucrezia mi fa spalancare la bocca introducendo la sua lingua, Margherita mi accarezza il petto incominciando a strizzarmi i capezzoli sensibilissimi chiedendomi se mi stia facendo male, la mia mancata risposta provoca un aumento della pressione. “Ti ho chiesto se ti sto facendo male?”, ho un diniego con la testa, poi staccandomi un attimo la prego anzi di continuare. Lucrezia non smette un attimo di baciarmi, le nostre bocche tracimano oramai di saliva, quando con un gesto deciso si stacca, ti allontana da me e si inginocchia con la sua bocca davanti alla mia figa. Non c’è bisogno di parole e spiegazioni, mentre lei incomincia a lapparmi come una cagnolina tu la scopi, non riesco a capire dove ma dai suoi lamenti immagino che tu la stia inculando.
Margherita non smette di torturarmi i capezzoli e con l’altra mano penetra con due dita la mia rosellina. Con una mano accarezzo la testa di Lucrezia e con l’altra attiro a me la Margie, implorandola quasi di baciarmi. Questa tenaglia in cui sono incastrata mi manda completamente fuori di giri, se non avessi il muro a reggermi sarei già caduta. Infilo una mano in mezzo alle gambe di Margherita scoprendola bagnata oltre ogni possibile immaginazione, le infilo tre dita che provocano un rumore acqueo che sembra dover provocare una apertura di una diga. I nostri respiri (di tutte e tre) sono sempre più affannosi, smetto per un attimo di toccarla per portare le mie dita in bocca, ha un sapore buono, molto diverso dal mio.
Non sono più in grado di distinguere quanti orgasmi io abbia raggiunto, quando l’inerzia viene spezzata da Margherita che rivolgendosi a Lucrezia le dice “adesso basta, tocca a me!”
Le due ancelle si scambiano di posto, solo io rimango nella stessa posizione, scopata stavolta dalla lingua di Margie e nel culo dalle dita di Lù.
Vorrei urlare per questo piacere che mi viene regalato senza un attimo di tregua. Ansimo, ho un fiatone che sembra voler sfondare con il diaframma il mio torace, affondo il mio viso nel petto di Lucrezia, in quel seno stupendo e meraviglioso. Mi avvento sui suoi capezzoli, li mordicchio, li succhio. Sposto la mano in mezzo alle sue gambe, è bagnata fino all’interno cosce, scivolo con i polpastrelli verso il suo lato b scoprendo il suo retto ancora incredibilmente spalancato.
Margherita fatica adesso a leccarmi, ondeggia sempre di più sotto le tue spinte che hanno preso ad accentuarsi, grugnisci e sbuffi, ti conosco sei arrivato al traguardo, la fine della tua corsa.
Ti stacchi di colpo, come una squadra affiatata noi tre ci inginocchiamo attorno al tuo scettro, pronte a ricevere il tuo nettare che a turno ci colpisce tutte. Alla fine dell’attività parossistica, ci guardiamo, siamo colme, sfinite, sudate, appagate. Ci lecchiamo e baciamo per lunghi attimi.
E poi eccolo, un suono acuto, insistente, forse una sirena? C’era da aspettarselo qualcuno avrà chiamato la polizia.
Cerco di muovermi in modo istintivo, allungo un braccio e la siren all’improvviso tace, mi sento baciare sulla bocca, distinguo la tua voce “buongiorno amore”. Apro gli occhi e siamo a letto, in una mano hai ancora la sveglia che hai appena spento.
I miei occhi sono impastati con una espressione che immagino incredula.
“Scusa caro ma Lucrezia e Margherita dove sono?”
“Serena ma di cosa stai parlando???”


scritto il
2022-05-31
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