_Il percorso di Marina, mamma e troia -1-
di
LanA
genere
bisex
Quello che mi accingo a raccontare corrisponde alla totale verità dei fatti che mi sono accaduti, dal mese di maggio dello scorso anno fino alla passata settimana.
Vivo con la mia famiglia da sempre in provincia di Torino, ho una moglie ed un figlio.
Una famiglia normale.
Da anni gestisco un negozio di abbigliamento sportivo.
Ho 55 anni, abbastanza ben portati, ed abito con la famiglia in una villetta bifamiliare, al piano terra con giardino.
Lo scorso mese di maggio, al termine del primo lockdown per via della pandemia, il piano superiore della villetta, che era in vendita, viene acquistato da una famiglia che si trasferiva per lavoro dalla Lombardia.
Marito moglie e 3 figli.
I primi giorni non furono di facile convivenza, abituati come eravamo a non avere nessuno sulla testa che facesse rumore, ma nel giro di poco, le cose si sistemarono.
L'estate era alle porte, il clima si faceva sempre più mite, e la voglia di libertà era sempre più forte.
E fu così che dopo circa 1 mese dal loro arrivo, per dovere di buon vicinato, li invitammo a casa nostra per una cena all'aperto nel nostro giardino.
Matteo, il marito, un ingegnere 45enne impegnato nel settore dell'automobile, a suo dire spesso in giro per il mondo per lavoro, una persona un po' taciturna, magrolino, pelato con gli occhialini.
Marina, la moglie, bancaria, trasferita da Monza alla Filiale Torinese di Unicredit, 43 anni ben portati nonostante le 3 gravidanze, non molto alta, ma simpaticissima e solare a differenza di suo marito.
E poi i 3 figli, Giacomo 18enne, Federica 16enne e Mia la piu' piccina 7 anni.
Tutto sommato una bella famiglia.
La serata passa in spensieratezza e allegria, fra ragionamenti sulla pandemia e richiesta da parte loro di informazioni su mezzi di trasporto, supermercati di prossimità, ed altre svariate domande sul quotidiano.
Marina è quella che tiene banco, e con mia moglie Antonella sembrano essere entrate da subito in sintonia.
Matteo, sembra essere quello meno a suo agio, anche per via del suo carattere un po' schivo.
La serata termina con la promessa da parte loro di contraccambiare a breve la nostra cena.
La vita scorre normalmente, la mia sempre la solita, casa lavoro, lavoro casa, con l'unico svago...qualche partita a tennis al circolo di Moncalieri.
Alla sera dopo cena, quando annaffio il giardino scambio sempre 2 parole con Marina che sul suo terrazzo si fuma una sigaretta in santa pace prima di coricarsi.
Mai avrei potuto immaginare quello che sarebbe successo da li a qualche settimana.
Spesso capita che la mattina, avendo orari simili, la incontri nel parcheggio della villetta, e devo dire che quando va al lavoro sembra un'altra persona.
Elegante, raffinata e intrigante, rispetto a quando è in casa dove è perennemente vestita con pantaloncini e canottiera.
Il suo fisico è perfettamente proporzionato, il sorriso sempre smagliante, la battuta sempre pronta.
Non voglio tediarvi nella descrizione, ma mi sembrava giusto contestualizzare questa storia, che se avrete voglia di continuare a leggere, avrà dell'incredibile.
Ricordo perfettamente quella mattina, era il 1 luglio, un martedì.
Una mattinata calda già dal mattino presto, mancava qualche minuto alle 8 e mentre mi accingevo ad uscire dal cancello con la mia Audi, sentii un richiamo.
Era Marina. “Scusa Federico, la mia macchina non parte, sono in extraritardo, mi daresti un passaggio?”.
Ma certo, sali.
CONTINUA ...
Vivo con la mia famiglia da sempre in provincia di Torino, ho una moglie ed un figlio.
Una famiglia normale.
Da anni gestisco un negozio di abbigliamento sportivo.
Ho 55 anni, abbastanza ben portati, ed abito con la famiglia in una villetta bifamiliare, al piano terra con giardino.
Lo scorso mese di maggio, al termine del primo lockdown per via della pandemia, il piano superiore della villetta, che era in vendita, viene acquistato da una famiglia che si trasferiva per lavoro dalla Lombardia.
Marito moglie e 3 figli.
I primi giorni non furono di facile convivenza, abituati come eravamo a non avere nessuno sulla testa che facesse rumore, ma nel giro di poco, le cose si sistemarono.
L'estate era alle porte, il clima si faceva sempre più mite, e la voglia di libertà era sempre più forte.
E fu così che dopo circa 1 mese dal loro arrivo, per dovere di buon vicinato, li invitammo a casa nostra per una cena all'aperto nel nostro giardino.
Matteo, il marito, un ingegnere 45enne impegnato nel settore dell'automobile, a suo dire spesso in giro per il mondo per lavoro, una persona un po' taciturna, magrolino, pelato con gli occhialini.
Marina, la moglie, bancaria, trasferita da Monza alla Filiale Torinese di Unicredit, 43 anni ben portati nonostante le 3 gravidanze, non molto alta, ma simpaticissima e solare a differenza di suo marito.
E poi i 3 figli, Giacomo 18enne, Federica 16enne e Mia la piu' piccina 7 anni.
Tutto sommato una bella famiglia.
La serata passa in spensieratezza e allegria, fra ragionamenti sulla pandemia e richiesta da parte loro di informazioni su mezzi di trasporto, supermercati di prossimità, ed altre svariate domande sul quotidiano.
Marina è quella che tiene banco, e con mia moglie Antonella sembrano essere entrate da subito in sintonia.
Matteo, sembra essere quello meno a suo agio, anche per via del suo carattere un po' schivo.
La serata termina con la promessa da parte loro di contraccambiare a breve la nostra cena.
La vita scorre normalmente, la mia sempre la solita, casa lavoro, lavoro casa, con l'unico svago...qualche partita a tennis al circolo di Moncalieri.
Alla sera dopo cena, quando annaffio il giardino scambio sempre 2 parole con Marina che sul suo terrazzo si fuma una sigaretta in santa pace prima di coricarsi.
Mai avrei potuto immaginare quello che sarebbe successo da li a qualche settimana.
Spesso capita che la mattina, avendo orari simili, la incontri nel parcheggio della villetta, e devo dire che quando va al lavoro sembra un'altra persona.
Elegante, raffinata e intrigante, rispetto a quando è in casa dove è perennemente vestita con pantaloncini e canottiera.
Il suo fisico è perfettamente proporzionato, il sorriso sempre smagliante, la battuta sempre pronta.
Non voglio tediarvi nella descrizione, ma mi sembrava giusto contestualizzare questa storia, che se avrete voglia di continuare a leggere, avrà dell'incredibile.
Ricordo perfettamente quella mattina, era il 1 luglio, un martedì.
Una mattinata calda già dal mattino presto, mancava qualche minuto alle 8 e mentre mi accingevo ad uscire dal cancello con la mia Audi, sentii un richiamo.
Era Marina. “Scusa Federico, la mia macchina non parte, sono in extraritardo, mi daresti un passaggio?”.
Ma certo, sali.
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