Antonella, una collega matura

di
genere
etero

Questa storia non è del tutto reale, ma è tratto da eventi realmente accaduti e lascerò a voi capire dove finisce la verità ed inizia la finzione.
Sono un giovane ragazzo con un buon lavoro che si è saputo ritagliare un ruolo di grande importanza all'interno dell'azienda dove lavoro. Qualcuno direbbe che sono il classico ragazzo brillante, allegro e sempre con la battuta pronta. Anche se non ne capisco il motivo sono sempre circondato da donne, che trovano spesso piacevole conversare con me. Dicono che è merito della mia "parlantina" e per il mio modo allegro di fare, ma sinceramente per me è sempre stato un mistero. Non sono un ragazzo bellissimo, il tipico adone... anzi tutt'altro. Però a quanto pare un ragazzo che ispira tanto. Sarà anche perché le donne hanno un certo occhio ad individuare un vero porco. Perché dietro al mio viso da bravo ragazzo e allegro si nasconde un porco con la P maiuscola.
Questa breve descrizione serviva come preambolo per la mia storia.
Quando fui assunto da questa azienda, una cosa mi colpi fin dal primo giorno: Antonella. Una donna sui 50 anni, ed è la classica donna che piace a me, raffinata, elegante sempre impeccabile, anche quando si vestiva casual. Un viso molto giovanile e da santarellina e con quei occhiali che mi fa tanto ricordare le professoresse porche dei film erotici anni 70. Sempre sorridente ma con uno sguardo che ti ispira ore e ore di sesso. Un culo che sfido chiunque a non perdersi nel guardalo... ma il suo pezzo forte sono le gambe. Lunghe snelle e formose allo stesso tempo, sensuali da far risuscitare anche un cadavere. Ed i piedi... quando indossa i décolleté con la gonna, la mia testa si perdeva fra piedi e gambe che ogni volta mi sembrava di impazzire.
Come avrete capito quella donna mi aveva letteralmente stregato! Ma non fraintendete... non era certo roba sentimentale quello che provavo.lunica cosa che desideravo era sbatterla con tutte le forze sulla sua scrivania con le calze ed i décolleté. Ho sempre pensato che un giorno mi avrebbero licenziato perché me la sarei sbattuta contro un muro davanti a tutti.
Ma ora passiamo alla storia.
Era il giorno della cena aziendale natalizia, e eravamo tutti andati in un bel ristorante prenotato tutto per noi dipendenti. Ovviamente c'era l'allegria e la voglia di stare bene insieme. A quella festa c'era anche Antonella. E come sempre ai miei occhi niente poteva superare la sua sensualità e femminilità. Per me era una dea, e quella sera era letteralmente da processo. Non riuscivo a smettere di guardarla, ed ogni sguardo mi provocava un'eccitazione ed erezione che mi facevano star male. Aveva i suoi soliti capelli lunghi marroni lisci, occhiali da segretaria, viso angelico e diabolico allo stesso tempo. Un vestito nero a maniche lunghe non aderente stile anni 70 a tubo, ma era corto... cazzo se era corto. Arrivavano appena a metà coscia e metteva in mostra sue gambe sublimi, che erano fasciate da delle calze nere molto oscure fino a metà coscia e molto velate dopo.... che grandissima figa pensai subito! Con quelle calze sembrava che avesse le autoreggenti, stavo male per l'eccitazione. Ovviamente la ciliegina sulla torta era un tacco a spillo che mi facevano venire voglia di tirare fuori il cazzo e strusciarmi addosso a lei.
Ero talmente attratto da lei che se ne accorse, ma il mio essere porco mi fece fare di tutto affinché si accorgesse delle mie intenzioni e voglie. Così ogni volta che volgeva lo sguardo verso di me, mi facevo beccare paurosamente mentre le guardavo le cosce. Una volta osai di più e mi feci beccare mentre abbassato la testa nel tentativo di guardare sotto il suo vestito. Lei mi guardo e sorrise... era fatta! Dovevo solo trovare il momento giusto.
Ed il momento arrivò. Iniziammo a cenare e tutti cercanmmo posto fra i vari tavoli. Ed io non persi l'occasione di fare di tutto per sedermi accanto a lei. Ovviamente lo feci facendo in modo che mi vedesse che ci tenevo a starle vicino. E mentre prendevo posto il mio sguardo era fisso sulle sue gambe, mentre lei guardava me che goffamente mi sistemavo sulla sedia. Le scappo un secondo sorriso.
Mentre mangiavamo uscì il mio carattere estroverso e allegro e feci crepare dalle risate tutta la tavolata, ed anche lei era molto divertita delle mie battute e storie. Stavo tessendo la mia ragnatela.
Iniziammo tutti a bere, e col vino mi feci sempre più audace e voglionso di Antonella. Ma credo che il vino sveglio anche i suoi di ormoni perché d'un tratto non perdeva occasione di parlarmi e di attirare la mia attenzione. Ogni volta che mi diceva qualcosa la fissava negli e pensavo solo a quanta voglia avevo di venirle dentro... le trasmettevo questa sensazione con uno sguardo fisso, desideroso e porco. Lei arrossiva, rideva e beveva. E quel suo sorriso così dolce mi faceva solo pensare a quante porcate le avrei fatto con quelle labbra.
Ma ad un certo punto, colpa sicuramente anche il vino, fu lei che mi fece un scherzo che per poco non venivo nelle mutande. Mentre tutti iniziarono ad alzarsi per fare due chiacchiere con gli altri tavoli, noi rimanemmo soli. A questo punto lei si girò verso di me e con uno sguardo dolce e perfido, mi fissò ed accavallo le gambe in modo così sensuale che stavo male. Ho seguito con la testa ogni movimento delle sue cosce, e per un istante ho intravisto anche sotto il vestito... che spettacolo e che erezione. Mi parlava e dondolova le gambe. Che stronza! Stavo soffrendo. Non capivo nulla di quello che diceva, avevo lo sguardo ebete che seguiva il dondolio della sua gamba. Ero ipnotizzato!
Immaginate la situazione. Noi due seduti uno di fronte all'altro a pochi centimetri di distanza, io con le gambe aperte e lei con le gambe accavallate quasi in mezzo alle mie. Come potevo non stare male.
In un attimo di lucidità cercai io di prendere in mano la situazione, e così con disinvoltura poggiai i gomiti sulle mie gambe e unii le mani in avanti ed avvicinai il Busto verso di lei, e mentre parlavo la fissai negli occhi e avvicinai centimetro dopo centimetro le mie mani verso la gamba accavallata. Ma la cosa più eccitante che in realtà la parte del suo corpo più vicino alle mie mani era il suo piede, che era in alto e dondolava. Ed io mi avvicinavo sempre più. Ad un certo punto iniziai a sentire il calore del suo corpo, e lei smise di muoversi. Mi fissava rossa in viso, mentre io dicevo cose inutili. finalmente il dorso di una mia mano sfioro la parte alta del piede. Un brivido mi arrivò fino al cazzo. E senza preoccuparmi più di nulla, con tutti e due le mani afferrai delicatamente il piede. Lei sospiro e socchiuse gli occhi. Le accarezzai il piede con delicatezza, passavo dal tacco al tallone, dalle dita del piede alla caviglia. Stavo morendo.
Quel piede tanto sognato era finalmente fra le mie mani.
Lei improvvisamente con un gesto brusco scavallo le gambe si libero delle mie mani e si girò verso il tavolo. Prese un bicchiere d'acqua e senza guardarmi disse:
"Non si fanno queste cose, non sta mica bene!"
Quella frase da bambina mi eccito ancora di più.
Sarà perché era sposata, quindi avrà avuto un attimo di ripensamento. Sta di fatto che si alzo e se ne andò.
Ma io ormai la volevo la desideravo e sapevo che lo voleva anche lei. Così la segui.
Vidi che si dirigeva verso il bagno. Ci trovammo nel corridoio, i suoni della festa si facevano più lontani, apri la porta dell'ingresso unico ed entro mentre con la coda dell'occhio mi lancio uno sguardo da bambina impaurita e vogliosa.
Antonella doveva essere mia, sapevo che se non mi fossi buttato quella sera non avrei avuto altre occasioni. E così decisi di entrare anch'io. Lei era in piedi davanti al lavandino che mi dava le spalle e che secondo me faceva finta di lavarsi le mani, dato che ci metteva più del dovuto.
Io le fissai il culo e le gambe, e lei mi guardava attraverso lo specchio.
Mi avvicinai a lei e mi fermai appena senti il suo profumo. Lei chiuse il rubinetto e rimase lì ferma, mi voleva ma non poteva essere lei a fare il primo passo. Così mi buttai, ma lo feci nel modo più porco possibile. Mi inginocchiai, poggiai le mie mani sulle sue fantastiche caviglie, ed iniziare a toccare quelle gambe che mi facevano impazzire così tanto a lavoro. Il calore della sua pelle con le calze mi mandarono in paradiso. Da dietro salivo sempre più su, arrivai alla parte posteriore delle ginocchia... lei ripeteva sussurrando:
"Non sta mica bene, non sta mica bene"
E più lo ripeteva e più mi infoiava.
Arrivai all'orlo del vestito. Iniziai ad alzare quella stoffa e mi si presento il punto in cui le calze cambiavano colore... non capii più nulla! Come posseduto mi slacciai i pantaloni, tirai fuori il cazzo duro come mai l'avevo visto, mi alzai in piedi e strusciai per tutta la lunghezza della sua coscia la punta del glande. Avevo sognato di farlo mille volte quando la vedevo a lavoro camminare con i tacchi. E finalmente il mio cazzo era contento di trovarsi quel ben di dio. Lei era poggiata al lavandino la guardai tramite lo specchio e con gli occhi chiusi continuava a ripetere:
"Cosa mi fai, non sta mica bene!"
Presa da una furia incontrollata le strappati le calze all'altezza della figa, spostai con forza le mutande e le piantai il cazzo dentro in un solo colpo. Lafferrai con una mano sul fianco e l'altra sul collo e la attirai verso di me.
Ad ogni spinta potente lei diceva:
"AH ah ah, non sta mica beeeene"
La stavo chiavando con forza in quel cesso, mentre sentivamo la musica provenire dalla sala. E mentre spingevo il mio bastone sempre più dentro le sussurrai all'orecchio:
"Dai fammi sentire come vieni, voglio sentirti venire"
Ed inizia a darle colpi sempre più veloci e violenti... la sbattevo contro il lavandino. Si sosteneva poggiando le mani contro il vetro..."non non non sta, non sta mica mica bene" lo ripeteva all'infinito, e questo mi faceva diventare un toro. Iniziai a scoparla afferrando i suoi capelli come se fossero le redini di un cavallo... mi gustavo finalmente la visione delle mie palle che sbattevabk contro il suo culo fasciate dalle calze. Cazzo che figa calda aveva, non resistevo più ed anche lei ormai era arrivata.
Con le ultime forze le diedi due colpi potenti che la mandarono in tilt e finalmente le scappo un urlo "aaaaaaaah ahhhhha aaaah odddddddioooo" si agitava sotto i miei ultimi colpi, e finalmente la inondaai. Le venni tutto dentro, la sborra che mi usciva dalle palle sembrava non finire più, sborravo e la fissavo mentre lei si mordeva le labbra tremante per l'orgasmo. Quando finalmente gli ultimi due schizzi partirono, il mio cazzo sazio di quella figa tanto deaiderata si ammoscio. Uscì fuori e vidi le sue calze imbrattate di liquidi vari.
Lei si riprese si sistemo meglio che poteva prese un po di fazzoletti e si puli la parte sporca delle calze che erano a vista.
Mi guardo e con uno sguardo serio ma appagato mi disse per l'ultima volta:
"Non sta mica bene...".
La serata prosegui come se nulla fosse successo, ma da allora a lavoro tante volte senti quella frase mentre me la scopavo. E fu davvero eccitante finalmente sbatterla sulla scrivania come avevo sempre sognato.
Sta a voi capire dove inizia e finisce la finzione... ma ricordate che buona parte fu storia vera.
scritto il
2021-12-17
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