La sfida (parte 1)
di
Kugher
genere
sadomaso
“Cosa vuole questa stronza?”.
La “stronza” era Simona, che in quel momento, nuda, si trovava prostrata davanti a Marzio il quale, seduto in poltrona mentre sorseggiava un whisky scozzese, aveva un piede appoggiato sulla testa bionda della donna a terra.
Viola era sempre elegante e sexy, anche in casa, per dare piacere al suo compagno che voleva godere della vista della sua bellezza. Lei e Marzio si frequentavano da tempo, con un rapporto che vedeva lei sottomessa ai desideri dell’uomo il quale aveva il culto della bellezza per il piacere proprio e da esibire.
Viola raggiunse l’uomo e si posizionò davanti al capo a terra di Simona. Marzio, con malizia, spostò il piede sulla schiena della donna in modo da far sì che questa, istintivamente alzasse appena il capo per vedere le eleganti scarpe della sua compagna.
L’uomo traeva piacere dall’umiliazione altrui.
Anche Viola provò piacere nell’avere ai suoi piedi la sua ex rivale, avendo preso il suo posto nella casa di Marzio.
“La stronza, come la chiami tu, vuole ritornare ad essere mia. In cambio mi ha offerto completamente sé stessa, promettendo di fare tutto ciò che tu non sei disposta ad eseguire”.
Viola si sentì mancare. Aveva faticato per essere la donna di Marzio ed era stata dura prendere quel posto perchè Simona era bella, elegante e molto sottomessa. Vi era riuscita solo perché più giovane.
Marzio era ricco, potente e si circondava solo di cose belle, come le donne. Non gli bastava averle ma, per confermare a sé stesso il proprio potere, voleva che gli fossero schiave sessuali anche da esibire e fare usare.
Viola percepì una nota stonata che andava oltre a quanto aveva appena sentito.
E’ sempre così, quando si sbatte la testa da qualche parte, a botta calda si percepisce il trauma ma ancora non si ha contezza di quanto accaduto.
Per affermare il proprio diritto ad essere la schiava del suo Padrone e a stare in quel letto, Viola pose la scarpa sulla testa di Simona, schiacciando un poco.
Lei era una sottomessa, non provava piacere ad essere una dominante e quel gesto evidenziò la sua debolezza.
Nessuno dei presenti si accorse che la donna, prostrata a terra e con due piedi sopra di sé, stava sorridendo, più a sé stessa che all’ambiente.
Simona, in quel momento, si rilassò, perché si rese conto che, comunque fossero andate le cose, lei aveva già vinto. L’incognita, semmai, era la quantità della vittoria. Per la sua pienezza aveva ancora da lavorare, ma le premesse c’erano tutte. Mentre Viola la schiacciava a terra, lei aveva il formicolio di piacere alla bocca dello stomaco, diverso da quello dettato dall’umiliazione, che per lei era sempre fonte di eccitazione.
Viola a fatica tratteneva il nervosismo.
“Avrai rifiutato, ovviamente”.
“Certo che no, Viola cara. L’offerta è allettante. La mia ex ha proposto una sfida ed il premio sarò io. Chi vincerà avrà il privilegio di essere la mia schiava”.
Anche Marzio rise, ma era una felicità data dal momento, dall’affermazione del proprio potere. Il sorriso di Simona, invece, era proiettato nel futuro.
Marzio, con quella frase, non voleva lasciarsi sfuggire la possibilità di umiliare Viola, sempre attento alla ricerca del proprio piacere incurante delle sensazioni altrui.
L’umiliazione può essere fonte di piacere anche per la persona umiliata, se ben gestita, ma questo aspetto non rientrava nel suo carattere, che, invece, adorava l’imposizione del suo volere.
“Simona, prima di andartene, fammi un pompino, ricordo che erano meravigliosi i tuoi”.
Viola si sentì schiaffeggiata da quel raffronto indiretto, tipico del suo uomo e che tanto la faceva divertire quando era rivolto ad altri.
Il dominio dal basso è una particolare tecnica adottata dalle schiave “forti” in presenza di un Padrone del quale è stata individuata la debolezza.
L’intelligenza, unita all’astuzia della schiava, le consente di incunearsi in questo pertugio, infilandosi di soppiatto, senza che nessuno se ne accorga e portare il Padrone a fare ciò che vuole lei.
A volte il Dominante se ne accorge e, stante la complicità, accetta il gioco per vedere dove porterà e, al momento opportuno, riprende le redini. Altre volte, invece, preso dal proprio ritenuto potere, non se ne accorge e, pensando di guidare, viene guidato.
E’ una sfida tra i ruoli, tra le menti e le forze in gioco, il più delle volte basate sui desideri.
Simona alzò il capo da terra. Benchè fosse nuda, in quel momento era la più coperta perché vedeva la nudità degli altri.
Il cazzo di Marzio era già duro. Lo prese in bocca e, conoscendo tutto di quell’uomo, con maestria lo fece entrare in un turbinio di piacere accelerato, poi frenato, poi spinto, poi rallentato, fino al momento del culmine. Bevve tutto, guardandolo dal basso all’apice del suo godimento, per farlo sentire il Padrone di ogni cosa e persona.
Resta ora da capire se la sua bocca fosse pari a quella del pesce durante la pesca o se, invece, fosse più paragonabile all’amo.
Per la sfida Marzio volle fare le cose in grande, come era nel suo stile.
Quante volte nella vita può capitare che due bellissime donne si vogliano sfidare per essere la sua schiava sessuale?
Voleva che quel momento fosse il suo trionfo e, pertanto, affittò un locale ed all’evento invitò uomini e donne che fossero amici, nemici, amici che erano nemici, colleghi, rivali, ex amanti.
Fece recapitare a tutti il biglietto di invito nel quale veniva espressamente spiegato ciò che sarebbe accaduto.
Quel cartoncino non serviva per gli invitati, ma per gli esclusi, perché sapessero cosa sarebbe accaduto e, soprattutto, che a quell’evento non erano stati invitati, quasi fosse una classifica dei top e degli esclusi.
La sala era nella giusta combinazione di luci e buio.
Al centro vi erano le due donne illuminate da 4 riflettori posti sul soffitto, uno in ciascun punto cardinale.
La scenografia era eccitantissima e doveva impressionare tutti gli invitati.
Le contendenti erano incatenate nella posa dell’uomo vitruviano (o della schiava vitruviana). Due catene dall’alto erano fissate a polsiere e tenevano le braccia allargate. Alle caviglie vi erano altre catene che fissavano le gambe a terra.
Viola aveva una massa di capelli neri sui quali spiccavano i suoi occhi verdi. Indossava una camicetta bianca sotto la quale vi era un reggiseno che evidenziava i bei seni della vittima. Perizoma sotto una microgonna. Il tacco di 12 centimetri conferiva slancio e ulteriore bellezza.
Simona era bionda e gli occhi azzurri erano sempre stati uno dei suoi punti forti. Stesso abbigliamento ma camicetta nera, in contrasto col colore dei suoi capelli e della sua rivale.
Regina bianca e regina nera, solo che, in quel caso, il re sarebbe stato uno solo e le pedine erano rappresentate da tutti i presenti, chiamati ad osservare la potenza del padrone di casa.
Particolare attenzione era stata dedicata al trucco. Un fondotinta di colore caldo molto coprente e abbondante, ombretto per gli occhi per farli risaltare, ben sfumato,
con tonalità intense, scure. Mascara per le ciglia superiori e inferiori senza risparmio, terra abbondante sulle guance. Per le labbra era stato scelto un rossetto di tonalità rossa con sfumature bluastre, in sintonia cromatica con la lacca delle unghie. Matita per le labbra per aumentarne la superficie. L’insieme del trucco doveva restituire una immagine aggressiva senza risultare “puttanesca”.
Intorno alle donne, che tutti percepivano quali schiave, vi erano 4 sbarre in modo da isolarle dai contatti con gli invitati.
Tutti avevano modo di apprezzare la bellezza delle due contendenti che più tardi sarebbero state a loro disposizione.
La “gabbia” era molto ampia, abbastanza da far vedere la bellezza senza poterle toccare, nemmeno allungando un braccio all’interno.
Le due schiave avevano modo di osservare tutti gli invitati la cui lista non era stata loro resa nota prima.
Questa circostanza aveva infastidito Viola, la quale si aspettava un trattamento privilegiato da parte del suo compagno.
Gli ospiti avevano a disposizione champagne a volontà e tartine da consumare durante lo spettacolo.
Viola aveva uno sguardo molto aggressivo. Tutto le sembrava stonato ma non aveva potuto opporsi a nulla. L’unica alternativa sarebbe stata quella di andarsene e non partecipare alla serata, ma si sarebbe trattato di una sconfitta a tavolino.
Guardava Simona e non riusciva a decifrare i pensieri attraverso i suoi occhi mentre, riteneva, i suoi fossero più che espliciti.
Inizialmente pensò che la “tranquillità” della rivale fosse dettata dal fatto che l’unica che avesse da perdere fosse proprio lei, Viola.
Solo qualche ora dopo avrebbe avuto la chiave di lettura per comprendere i pensieri della sua nemica.
Marzio girava tra gli invitati, fiero ed orgoglioso della scenografia. Tutti (amici, colleghi, nemici, rivali) potevano vedere quelle due bellezze e la sua potenza nel poter offrire loro quello spettacolo, proiettato nel futuro in quanto gli ospiti (e anche gli esclusi) avrebbero saputo cosa avrebbe poi potuto fare nelle segrete stanze per divertirsi con la vincitrice.
Pensava che Simona, senza saperlo, gli avesse offerto la possibilità di amplificare a dismisura la sua immagine.
Lui sarebbe stato l’unico a non perdere nulla in quanto, in un modo o nell'altro, avrebbe avuto a disposizione una schiava sessuale della quale disporre e, soprattutto, la cui esistenza sarebbe stata nota a tutti.
I faretti furono accesi sulle due schiave e le sbarre vennero alzate.
Marzio si avvicinò alle due donne e le bendò. Aveva dato loro modo di vedere chi fosse in sala, ma non avrebbero potuto sapere chi avesse avuto accesso al loro corpo.
I presenti erano conosciuti da entrambe. Tra loro vi erano anche pretendenti malamente respinti, persone antipatiche, ma anche amici coi quali erano state spesse volte agli eventi mondani.
Tutti questi avrebbero avuto accesso ai loro corpi, indiscriminatamente.
La “stronza” era Simona, che in quel momento, nuda, si trovava prostrata davanti a Marzio il quale, seduto in poltrona mentre sorseggiava un whisky scozzese, aveva un piede appoggiato sulla testa bionda della donna a terra.
Viola era sempre elegante e sexy, anche in casa, per dare piacere al suo compagno che voleva godere della vista della sua bellezza. Lei e Marzio si frequentavano da tempo, con un rapporto che vedeva lei sottomessa ai desideri dell’uomo il quale aveva il culto della bellezza per il piacere proprio e da esibire.
Viola raggiunse l’uomo e si posizionò davanti al capo a terra di Simona. Marzio, con malizia, spostò il piede sulla schiena della donna in modo da far sì che questa, istintivamente alzasse appena il capo per vedere le eleganti scarpe della sua compagna.
L’uomo traeva piacere dall’umiliazione altrui.
Anche Viola provò piacere nell’avere ai suoi piedi la sua ex rivale, avendo preso il suo posto nella casa di Marzio.
“La stronza, come la chiami tu, vuole ritornare ad essere mia. In cambio mi ha offerto completamente sé stessa, promettendo di fare tutto ciò che tu non sei disposta ad eseguire”.
Viola si sentì mancare. Aveva faticato per essere la donna di Marzio ed era stata dura prendere quel posto perchè Simona era bella, elegante e molto sottomessa. Vi era riuscita solo perché più giovane.
Marzio era ricco, potente e si circondava solo di cose belle, come le donne. Non gli bastava averle ma, per confermare a sé stesso il proprio potere, voleva che gli fossero schiave sessuali anche da esibire e fare usare.
Viola percepì una nota stonata che andava oltre a quanto aveva appena sentito.
E’ sempre così, quando si sbatte la testa da qualche parte, a botta calda si percepisce il trauma ma ancora non si ha contezza di quanto accaduto.
Per affermare il proprio diritto ad essere la schiava del suo Padrone e a stare in quel letto, Viola pose la scarpa sulla testa di Simona, schiacciando un poco.
Lei era una sottomessa, non provava piacere ad essere una dominante e quel gesto evidenziò la sua debolezza.
Nessuno dei presenti si accorse che la donna, prostrata a terra e con due piedi sopra di sé, stava sorridendo, più a sé stessa che all’ambiente.
Simona, in quel momento, si rilassò, perché si rese conto che, comunque fossero andate le cose, lei aveva già vinto. L’incognita, semmai, era la quantità della vittoria. Per la sua pienezza aveva ancora da lavorare, ma le premesse c’erano tutte. Mentre Viola la schiacciava a terra, lei aveva il formicolio di piacere alla bocca dello stomaco, diverso da quello dettato dall’umiliazione, che per lei era sempre fonte di eccitazione.
Viola a fatica tratteneva il nervosismo.
“Avrai rifiutato, ovviamente”.
“Certo che no, Viola cara. L’offerta è allettante. La mia ex ha proposto una sfida ed il premio sarò io. Chi vincerà avrà il privilegio di essere la mia schiava”.
Anche Marzio rise, ma era una felicità data dal momento, dall’affermazione del proprio potere. Il sorriso di Simona, invece, era proiettato nel futuro.
Marzio, con quella frase, non voleva lasciarsi sfuggire la possibilità di umiliare Viola, sempre attento alla ricerca del proprio piacere incurante delle sensazioni altrui.
L’umiliazione può essere fonte di piacere anche per la persona umiliata, se ben gestita, ma questo aspetto non rientrava nel suo carattere, che, invece, adorava l’imposizione del suo volere.
“Simona, prima di andartene, fammi un pompino, ricordo che erano meravigliosi i tuoi”.
Viola si sentì schiaffeggiata da quel raffronto indiretto, tipico del suo uomo e che tanto la faceva divertire quando era rivolto ad altri.
Il dominio dal basso è una particolare tecnica adottata dalle schiave “forti” in presenza di un Padrone del quale è stata individuata la debolezza.
L’intelligenza, unita all’astuzia della schiava, le consente di incunearsi in questo pertugio, infilandosi di soppiatto, senza che nessuno se ne accorga e portare il Padrone a fare ciò che vuole lei.
A volte il Dominante se ne accorge e, stante la complicità, accetta il gioco per vedere dove porterà e, al momento opportuno, riprende le redini. Altre volte, invece, preso dal proprio ritenuto potere, non se ne accorge e, pensando di guidare, viene guidato.
E’ una sfida tra i ruoli, tra le menti e le forze in gioco, il più delle volte basate sui desideri.
Simona alzò il capo da terra. Benchè fosse nuda, in quel momento era la più coperta perché vedeva la nudità degli altri.
Il cazzo di Marzio era già duro. Lo prese in bocca e, conoscendo tutto di quell’uomo, con maestria lo fece entrare in un turbinio di piacere accelerato, poi frenato, poi spinto, poi rallentato, fino al momento del culmine. Bevve tutto, guardandolo dal basso all’apice del suo godimento, per farlo sentire il Padrone di ogni cosa e persona.
Resta ora da capire se la sua bocca fosse pari a quella del pesce durante la pesca o se, invece, fosse più paragonabile all’amo.
Per la sfida Marzio volle fare le cose in grande, come era nel suo stile.
Quante volte nella vita può capitare che due bellissime donne si vogliano sfidare per essere la sua schiava sessuale?
Voleva che quel momento fosse il suo trionfo e, pertanto, affittò un locale ed all’evento invitò uomini e donne che fossero amici, nemici, amici che erano nemici, colleghi, rivali, ex amanti.
Fece recapitare a tutti il biglietto di invito nel quale veniva espressamente spiegato ciò che sarebbe accaduto.
Quel cartoncino non serviva per gli invitati, ma per gli esclusi, perché sapessero cosa sarebbe accaduto e, soprattutto, che a quell’evento non erano stati invitati, quasi fosse una classifica dei top e degli esclusi.
La sala era nella giusta combinazione di luci e buio.
Al centro vi erano le due donne illuminate da 4 riflettori posti sul soffitto, uno in ciascun punto cardinale.
La scenografia era eccitantissima e doveva impressionare tutti gli invitati.
Le contendenti erano incatenate nella posa dell’uomo vitruviano (o della schiava vitruviana). Due catene dall’alto erano fissate a polsiere e tenevano le braccia allargate. Alle caviglie vi erano altre catene che fissavano le gambe a terra.
Viola aveva una massa di capelli neri sui quali spiccavano i suoi occhi verdi. Indossava una camicetta bianca sotto la quale vi era un reggiseno che evidenziava i bei seni della vittima. Perizoma sotto una microgonna. Il tacco di 12 centimetri conferiva slancio e ulteriore bellezza.
Simona era bionda e gli occhi azzurri erano sempre stati uno dei suoi punti forti. Stesso abbigliamento ma camicetta nera, in contrasto col colore dei suoi capelli e della sua rivale.
Regina bianca e regina nera, solo che, in quel caso, il re sarebbe stato uno solo e le pedine erano rappresentate da tutti i presenti, chiamati ad osservare la potenza del padrone di casa.
Particolare attenzione era stata dedicata al trucco. Un fondotinta di colore caldo molto coprente e abbondante, ombretto per gli occhi per farli risaltare, ben sfumato,
con tonalità intense, scure. Mascara per le ciglia superiori e inferiori senza risparmio, terra abbondante sulle guance. Per le labbra era stato scelto un rossetto di tonalità rossa con sfumature bluastre, in sintonia cromatica con la lacca delle unghie. Matita per le labbra per aumentarne la superficie. L’insieme del trucco doveva restituire una immagine aggressiva senza risultare “puttanesca”.
Intorno alle donne, che tutti percepivano quali schiave, vi erano 4 sbarre in modo da isolarle dai contatti con gli invitati.
Tutti avevano modo di apprezzare la bellezza delle due contendenti che più tardi sarebbero state a loro disposizione.
La “gabbia” era molto ampia, abbastanza da far vedere la bellezza senza poterle toccare, nemmeno allungando un braccio all’interno.
Le due schiave avevano modo di osservare tutti gli invitati la cui lista non era stata loro resa nota prima.
Questa circostanza aveva infastidito Viola, la quale si aspettava un trattamento privilegiato da parte del suo compagno.
Gli ospiti avevano a disposizione champagne a volontà e tartine da consumare durante lo spettacolo.
Viola aveva uno sguardo molto aggressivo. Tutto le sembrava stonato ma non aveva potuto opporsi a nulla. L’unica alternativa sarebbe stata quella di andarsene e non partecipare alla serata, ma si sarebbe trattato di una sconfitta a tavolino.
Guardava Simona e non riusciva a decifrare i pensieri attraverso i suoi occhi mentre, riteneva, i suoi fossero più che espliciti.
Inizialmente pensò che la “tranquillità” della rivale fosse dettata dal fatto che l’unica che avesse da perdere fosse proprio lei, Viola.
Solo qualche ora dopo avrebbe avuto la chiave di lettura per comprendere i pensieri della sua nemica.
Marzio girava tra gli invitati, fiero ed orgoglioso della scenografia. Tutti (amici, colleghi, nemici, rivali) potevano vedere quelle due bellezze e la sua potenza nel poter offrire loro quello spettacolo, proiettato nel futuro in quanto gli ospiti (e anche gli esclusi) avrebbero saputo cosa avrebbe poi potuto fare nelle segrete stanze per divertirsi con la vincitrice.
Pensava che Simona, senza saperlo, gli avesse offerto la possibilità di amplificare a dismisura la sua immagine.
Lui sarebbe stato l’unico a non perdere nulla in quanto, in un modo o nell'altro, avrebbe avuto a disposizione una schiava sessuale della quale disporre e, soprattutto, la cui esistenza sarebbe stata nota a tutti.
I faretti furono accesi sulle due schiave e le sbarre vennero alzate.
Marzio si avvicinò alle due donne e le bendò. Aveva dato loro modo di vedere chi fosse in sala, ma non avrebbero potuto sapere chi avesse avuto accesso al loro corpo.
I presenti erano conosciuti da entrambe. Tra loro vi erano anche pretendenti malamente respinti, persone antipatiche, ma anche amici coi quali erano state spesse volte agli eventi mondani.
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