Un bicchiere di vino
di
Margie
genere
etero
Squallido. Fa quasi ribrezzo, a vederlo. Era proprio lui quello che ieri sera mi ha fatto conoscere quello che mai avevo goduto in passato? A parte il cugino di Lara, ovviamente. Cerco di ricostruire gli eventi. Orgasmi, ripetuti, ma, l'ho capito ormai da un po', questo mi riesce facile, soprattutto se il partner è il cugino di Lara. Orgasmi di cui avevo bisogno, e il bisogno aiuta. A chiedere di più, a volere di più, a pretendere ancora. Ah, sì, ho detto basta. Sfatta e soddisfatta.
Il mio ragazzo mi ha lasciata da tre giorni. Trovarmi a letto nuda con un altro, nella sua casa, nel suo letto l'ha fatto infuriare. Mi ha dato un'ora per fare le valigie e portarmi via la mia roba. Ho trovato una stanza in affitto, non sapevo dove andare. Squallida e cara. Chissà perché lo squallore mi eccita in questo periodo... E così la terza notte, questa, ho voluto festeggiare. Perché sia andata (ma soprattutto venuta) qui con questo non me lo spiego proprio. Avevo soltanto intenzione di bere un bicchiere di buon vino. L'avevo quasi finito, pensavo di tornare nella nuova dimora. Questo passa e mi rovescia il bicchiere quasi vuoto (per lui era mezzo pieno) e si scusa offrendomene un altro. Rosso, come il primo. Guardo l'etichetta: non lo conosco. Ottimo. Ha un gusto di mora esplicito, dirompente: sembra succo di mora, profumo di mora. Buono e forte, pieno, corposo. Ne godo. Prendo nota del nome. Se ritrovo il cugino di Lara gli chiederò, fra una scopata e l'altra. No, non prima di scopare: prima c'è soltanto il mio imbarazzo, una specie di disagio misto a bisogno. Come posso ringraziare per la piacevole esperienza? Mi chiede una sveltina. Diretto. Un calcio ai pudori, due dita improvvise nella passera. Perché no? Un preliminare verbale sintetico, una voglia frenetica. E andiamo a casa sua. È uno studente. Lo capisco adesso, perché ieri sera ero così infoiata da essere in grado di capire soltanto la mia voglia. La sua non contava, almeno prima, bastava anche soltanto la mia. La sua ha cominciato ad essere importante dopo, quando abbiamo continuato, quando le mie parole non sono state di riconoscenza ma di insistenza. Ne sono certa ora, mentre la sveglia ripete “hai lezione fra un'ora” finché lui non ci sbatte sopra una mano e la zittisce con un'imprecazione. Accende la luce: è ancor peggio che nella penombra. Mi consolo pensando che ho goduto parecchio. È da quella notte col cugino di Lara che che… nessun confronto, no. Non quell'unica notte con lui, per fortuna. Un po' di nostalgia forse sì. Anzi: proprio sì. Esco sulla strada. Mi è spiaciuto un po' negarmi, ma gli ho fatto presente che fra meno di un'ora avrebbe dovuto assistere a una lezione. Ma come ha fatto quel vino a farmelo sembrare un angelo? No, nessuna droga: la bottiglia è stata stappata davanti ai miei occhi, sono stata sempre lucida. Be', non sempre, è vero. Mentre scopavamo ero soltanto carne riempita di carne. Comunque ricordo bene le scopate. Ricordo che mi sono spogliata dopo la prima, eccetera eccetera. Ricordo le sue parole. Anche le mie. Ricordo quel vino. Bisogna che trovi il cugino di Lara, voglio proprio chiedergli di quel vino. Così avrò anche l'opportunità di una nottata fantastica. O, perché no? Un bel week end, come a fine aprile, anche se è stato un po' più lungo di un banale fine settimana. Anche se... ad libitum.
Il mio ragazzo mi ha lasciata da tre giorni. Trovarmi a letto nuda con un altro, nella sua casa, nel suo letto l'ha fatto infuriare. Mi ha dato un'ora per fare le valigie e portarmi via la mia roba. Ho trovato una stanza in affitto, non sapevo dove andare. Squallida e cara. Chissà perché lo squallore mi eccita in questo periodo... E così la terza notte, questa, ho voluto festeggiare. Perché sia andata (ma soprattutto venuta) qui con questo non me lo spiego proprio. Avevo soltanto intenzione di bere un bicchiere di buon vino. L'avevo quasi finito, pensavo di tornare nella nuova dimora. Questo passa e mi rovescia il bicchiere quasi vuoto (per lui era mezzo pieno) e si scusa offrendomene un altro. Rosso, come il primo. Guardo l'etichetta: non lo conosco. Ottimo. Ha un gusto di mora esplicito, dirompente: sembra succo di mora, profumo di mora. Buono e forte, pieno, corposo. Ne godo. Prendo nota del nome. Se ritrovo il cugino di Lara gli chiederò, fra una scopata e l'altra. No, non prima di scopare: prima c'è soltanto il mio imbarazzo, una specie di disagio misto a bisogno. Come posso ringraziare per la piacevole esperienza? Mi chiede una sveltina. Diretto. Un calcio ai pudori, due dita improvvise nella passera. Perché no? Un preliminare verbale sintetico, una voglia frenetica. E andiamo a casa sua. È uno studente. Lo capisco adesso, perché ieri sera ero così infoiata da essere in grado di capire soltanto la mia voglia. La sua non contava, almeno prima, bastava anche soltanto la mia. La sua ha cominciato ad essere importante dopo, quando abbiamo continuato, quando le mie parole non sono state di riconoscenza ma di insistenza. Ne sono certa ora, mentre la sveglia ripete “hai lezione fra un'ora” finché lui non ci sbatte sopra una mano e la zittisce con un'imprecazione. Accende la luce: è ancor peggio che nella penombra. Mi consolo pensando che ho goduto parecchio. È da quella notte col cugino di Lara che che… nessun confronto, no. Non quell'unica notte con lui, per fortuna. Un po' di nostalgia forse sì. Anzi: proprio sì. Esco sulla strada. Mi è spiaciuto un po' negarmi, ma gli ho fatto presente che fra meno di un'ora avrebbe dovuto assistere a una lezione. Ma come ha fatto quel vino a farmelo sembrare un angelo? No, nessuna droga: la bottiglia è stata stappata davanti ai miei occhi, sono stata sempre lucida. Be', non sempre, è vero. Mentre scopavamo ero soltanto carne riempita di carne. Comunque ricordo bene le scopate. Ricordo che mi sono spogliata dopo la prima, eccetera eccetera. Ricordo le sue parole. Anche le mie. Ricordo quel vino. Bisogna che trovi il cugino di Lara, voglio proprio chiedergli di quel vino. Così avrò anche l'opportunità di una nottata fantastica. O, perché no? Un bel week end, come a fine aprile, anche se è stato un po' più lungo di un banale fine settimana. Anche se... ad libitum.
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