Il party di ER. Be', sì: non sono proprio casta

di
genere
bisex

Mi rendo conto che non è in linea cogli altri, ma ognuno ha il suo punto di vista, no?

Voglio andarci, al party di ER. Non so se sarò ben accetta, ma a qualcuno vedermi farà piacere. Forse saranno sorpresi dal mio viso, con quel naso che rappresenta un po' un ingombro. È la mia certezza che mi garantisce che non vincerò il titolo di Miss ER. In generale non ambisco a nessun titolo. Non ci vado con questo scopo.
Intanto sono stata da Elide, la body painter. Mi chiede sempre il pagamento anticipato. Ovviamente non mi tiro indietro, anzi mi spingo avanti e diamo realtà alle nostre fantasie. Sistemata la pratica, le chiedo di dipingermi addosso un paio di braghette e un top di jeans, ma che siano piuttosto casti. Elide resta sorpresa. A mostrare che sono perfettamente nuda basteranno i piercing. Questi non sono da colorare. Già al naturale creano comunque un discreto contrasto cromatico. Tengo a che mi si vedano bene; a che facciano capire che con me uno degli errori è andarci piano, con delicatezza. Non resto scalza, c'è un limite a tutto. In fondo avevo detto che non mi sarei presentata nuda: calzerò i sandali, quelli da zoccola. Nel salutare Elide, mi sento chiedere quanto durerà la colorazione della figa. In effetti sono bagnata, ma non aveva usato colori idroresistenti? Mi passa una mano sulla figa. È una carezza che mi strappa un mugolio. Mi mostra che il succo che resta sul palmo è perfettamente incolore. Mi dice che intendeva di non farmi scopare troppo prima di presentarmi là. Tiene alla sua opera. Sbuffo, scrollo le spalle, prendo il maglione e mi ci infilo dentro. La lana punge, soprattutto i capezzoli e questo mi preoccupa un po' per via della tenuta del colore fra le cosce.
Scendo dal taxi resistendo alla tentazione di pagare con un pompino, più che altro perché il tipo mi sta proprio antipatico, lui e la sua arroganza. Pago col bancomat, che accetta malvolentieri. Ecco: è proprio il tipo che non mi piace per niente. Non ci pensavo: avrebbe potuto chiedermi un pompino piuttosto che accettare la moneta elettronica. Do per sicuro che gliel'avrei fatto in modo decisamente poco gratificante. Comunque questione risolta.
Suonato il campanello, dico chi io sia in risposta a una voce al citofono. Mi sembra di sentire il suono di un mugugno. Spingo il portone, indifferente. Sono più preoccupata dagli effetti afrodisiaci di cibi e bevande. Già ho una voglia di mio che metà sarebbe sufficiente per provocare un'orgia in un covo di puritani. Tanto più che sono, fermi restando i sandali, totalmente nuda. Ikl maglione? Me n'ero liberata prima di partire. È freddo, sì, in questa stagione, ma due metri per raggiungere il taxi e altrettanti per poi arrivare al portone non bastano a sedare il mio bollore. Stare nuda, come sempre, rende le mie zone intime particolarmente sensibili, ricettive e pronte a reazioni positive.
Mi presento alla porta d'ingresso, che trovo chiusa. Il mugugno di prima era un cattivo presagio, come temevo. Attendo qualche secondo, poi la porta si apre, proprio mentre sto per suonare il campanello. Lucrezia e Serena, abbracciate e pomiciose. La prima, alta e affascinante, veste un abito parecchio sexy, generoso di spacchi e di allusioni. La seconda, più bassa, compensa con tacchi e plantari vertiginosi la differenza di statura e indossa una specie di tailleur che sembra confezionato da me: lascia facilmente intuire tutto quel poco che non si vede. Mi congratulo con entrambe e ci scambiamo un po' di affettuosità. Mi aiutano a non sentirmi troppo persa: è la prima volta che mi presento a un evento di ER, per la verità, e non conosco che loro e Yuko. Lucrezia mi guarda interrogativa: “tu così vestita?”. Prendo in mano la sua e la porto a toccarmi una tetta (Uffa, le sue sì che sono tette, le mie piuttosto piccole, invece). Riconosce immediatamente il piercing e s'illumina quando le dico che può controllarli tutti. Serena mi contesta che vuole verificare pure lei. Invito entrambe a non esitare. “Come al solito fradicia, eh?”, mi dicono quasi in coro. Non rispondo: sospiro profondamente e supplico di continuare. La solita troia, io. Ovviamente la mia scostumatezza attrae l'attenzione di qualcuno, che si avvicina. Presentazioni e controlli che si ripetono. Giriamo un po'. Chiedo di Yuko mi pare strano che non ci sia. Serena mi dice che arriverà alle 20,17. Allora è ancora presto. Un autore mi offre una birra. Ovviamente rifiuto. Ovviamente? Certo, ovviamente! Anzitutto perché non apprezzo granché questa bevanda, in secondo luogo, citando mio marito: per un terzo di litro di birra, fai almeno tre litri e un terzo di pipì. Ovviamente il simpatico scrittore (ma come caspita si chiama? Sì, è uno di quelli che sparano fuori a raffica piatti racconti di incesti) mi sfotte perché secondo lui non ne bevo perché non reggo l'alcool. Lancio una sfida a grappa. Lui suggerisce il vino. Accetto, ma scelgo io: passerina. Quando affrontiamo la terza bottiglia mi domanda se io abbia una sorella gemella. Rispondo sorridendo che mi segua illudendolo di un'avventura scopaiola. Si alza e precipita meschinamente a terra. Ilarità generale. Intanto suona il campanello. Con giapponese puntualità arriva Yuko. Do per scontato che siano le 20,17. Una voce dice che mancano tredici minuti all'apertura del buffet. È proprio giapponese, Yuko. Sprigiona sensualità e simpatia da tutti i pori.
Un uomo mi guarda, mi scruta, mi studia. Che sia Starman? Troppo casual: Starman dev'essere in abito da sera. Lucrezia mi dice che è Hermann Morr. M'intimidisce, il tizio. Chiedo di Starman. È l'organizzatore, vorrei che sapesse che sono presente. Dico alle mie accompagnatrici che vorrei conoscere anche lui. Intanto che giriamo dimostro loro la mia gioia per la loro presenza. Nonostante che l'ambiente sia piuttosto licenzioso le faccio arrossire.
Intanto il buffet è cominciato. Si mangia (bene), si chiacchiera (a caso), si beve (parecchio), ci si scambiano affettuosità (più o meno intense, da parte mia molto intense), si scherza e si ride (mica soltanto per gli scherzi o le battute: diverse persone ondeggiano che farebbero venire il mal di mare). A un certo momento un altro maschietto chiede a chi appartenga un paio di mutande che ha trovato per terra. Giuro che non sono mie. Non perderei mai un paio di mutande. Non le indosso mai, figuriamoci se posso perderle quando tutto ciò che indosso è un paio di sandali e un po' di vernice!
Conosco vari scrittori: ce n'è di tutti i tipi. E le verifiche di confidenza non si risparmiano, per fortuna. Con Lucrezia, Serena e Yuko gli incontri sono sempre di totale ed estrema gratificazione.
Arrivano i dolci, pieni di crema, ne approfitto oltre che per mangiarne tanti anche per spalmarmi la crema sui capezzoli e offrendola a chi mi capita a tiro. Poi, oltre alla crema offro anche me stessa. Ormai la mia totale nudità è più che evidente perché i colori sulla mia pelle sono svaniti quasi dappertutto e dove restano sono sbavati e privi d'intensità.
Non mi dilungo a riferire riguardo le premiazioni, lo faranno già in tanti e molto più bravi di me, quindi non ce n'è bisogno. Tanto più che sono impegnata a festeggiare con passione tutti i premiati. Sembra che si sia alla conclusione della serata, ma Starman in versione Carlo Conti annuncia un premio extra per la più porca delll'evento. Si fa il mio nome. Salgo sul palco. Ringrazio, m'inchino, mi mostro, mi scuoto facendo tintinnare i piercing inguinali. Alla fine dico ad alta voce che mi darò a tutti come ringraziamento finale. Ora smetto, perché ho altro da fare: c'è una lunga fila che mi aspetta, davanti a me. Con tutto quel cibo afrodisiaco e nonostante tutti gli scambi di opinioni avvenuti finora, un po' di sana lussuria mi può ribollire dentro, no?


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scritto il
2022-12-10
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