Il condizionatore in riparazione

di
genere
saffico

Passeggiamo, mio marito ed io, sul lungomare. Non siamo a Cap d'Agde o in località simili, dove sarei completamente nuda. Quindi sotto il mio copricostume traforato c'è anche il mio costume, intero. È viola, che ben contrasta con l'arancione della copertura, nonostante sia proprio tanto poco. Però, visto che questo praticamente è in ridottissimo tessuto e copre a malapena i capezzoli e l'inguine, ammetto di essere praticamente nuda, sotto il copricostume. Molti si girano quando c'incrociano. Ovviamente leggo sui visi delle persone il loro assenso (generalmente maschi) o il loro dissenso (per lo più femmine, ma un paio di queste ha scaricato una discreta dose di libidine dentro di me). Il rientro al nostro bungalow implica che lasciamo la passeggiata principale, entriamo nel villaggio e procediamo per una stradina ai cui lati ci sono due file di queste confortevoli casette lignee. Nella nostra vedo che ci sono i due operai che devono riparare o sostituire il condizionatore. Mio marito prende la borsa del tennis e se ne va. Mentre mi siedo sulla poltrona del terrazzo, si apre la porta del bungalow di fronte ed esce una donna con un vestito traforato turchese. Si siede anche lei, proprio di fronte a me. Ci guardiamo. Lei mi sorride. Ricambio. Tiene gli occhi fissi su di me, che continuo a osservarla. Penso che potremmo essere una fotografia in carne ed ossa l'una dell'altra. Mentre proseguo con questo pensiero mi accorgo che di fotografia non si può proprio parlare: l'altra donna sta lentamente divaricando le cosce. Mi mostra la passera depilata e lucida. Vorrei non avere addosso quest'impressione di costume da bagno per mostrarle che sono depilata anch'io, ma che io ho anche i miei piercing. Non voglio tornare all'interno: ci sono gli operai che stanno sostituendo il condizionatore. In più, preferisco leccare una passera e farmi leccare. Posso affermare che stanotte mio marito ed io abbiamo un po' esagerato. Forse è per questo che il condizionatore è saltato.
Lei si alza e attraversa il vialetto fra i nostri bungalow. Le dico che ci sono gli operai. Mi ribatte con sorridente stizza che allora vada io da lei. C'eravamo capite bene, ieri sera, durante la cena. Adesso abbiamo il modo e il tempo per effettuare tutti i controlli e tutte le verifiche del caso. Mi sembra che da controllare ci sia parecchio. Chissà se basterà il tempo prima che mio marito torni dal tennis. Quasi quasi lascio un biglietto sulla porta, così saprà dove trovarmi. Non so se le pareti dei bungalow siano abbastanza isolanti per attutire le mie grida. Perché è più probabile che piovano orsi polari piuttosto che io non gridi quando faccio sesso. Mentre sto per valicare la soglia con la lingua di lei in bocca, mi viene in mente che qualche giorno fa avevamo sentito dei rumori ben identificabili provenire dal bungalow accanto al nostro. Il biglietto quindi non serve. Non abbiamo ancora chiuso l'uscio quando cominciamo a toglierci di dosso il poco che ci copre. La porta è chiusa. Siamo in penombra. Ci scambiamo le prime effusioni. Come me, anche lei acquista doti liriche molto rapidamente. Li sentite, i nostri primi strilli?
di
scritto il
2022-12-14
4 . 6 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.