La madre del mio amico Jan

di
genere
etero

La madre del mio amico Jan è ucraina, ha 43 anni e si chiama Olga. E' alta, bionda con due belle gambe e molto tettuta. E’ in Italia da quando era bambina. Si è sposata qui e a vent’anni ha avuto un figlio, Quattro anni fa ha divorziato dal marito. L’ho incontrata per strada ieri e mi ha invitato questa sera a cena a casa sua. Mi ha detto che si sente sola perché Jan per due o tre giorni non sarà a casa: è andato a Bologna a trovare uno zio. Ovviamente ho accettato l'invito ma ho anche pensato che probabilmente Olga aveva in mente qualcosa perché era da un po' di tempo che mi guardava in modo strano fissando spesso il mio basso ventre. Erano le 20 e giunsi a casa sua. Parcheggiai l'auto e suonai il suo citofono. Sentii una voce melodiosa che diceva: "Albert?". "Sì -risposi- sono io". Sentii il suono del citofono che veniva azionato e la serratura del portone scattò. Entrai e mi diressi all'ascensore. Entrai in cabina e premetti il pulsante del 7° piano. Avevo fra le mani un bellissimo mazzo di rose scarlatte che avevo appena comprato per lei. Se lo ritrovò fra le mani appena aprì la porta. Ci salutammo baciandoci sulle guance. Mi ringraziò con la solita frase di circostanza e mi fece entrare. C’era un buon profumo in casa: sembrava di fiori campestri e sul tavolino quadrato, apparecchiato per due, due bicchieri con tre bottiglie di aperitivi differenti. Scegliemmo tutti e due il medesimo aperitivo e ci accomodammo io su un divano e Olga su una poltrona di fronte a me. Iniziai ad esaminarla e mi accorsi subito che era senza reggiseno e che le sue grandi tette erano molto visibili la camicetta che indossava aveva i primi quattro bottoni slacciati. Il mio sguardo scese poi sulle sue bellissime gambe che continuava ad accavallare a destra e a sinistra. Durante una delle ultime operazioni alzò le cosce un po’ troppo e mi accorsi che era anche senza slip. E il mio cazzo spingeva in alto i pantaloni e Olga se ne accorse immediatamente. Mi chiese: “Albert, hai fame?”. “Sì, una gran fame ma non di cose mangerecce”. “Spiegami meglio -mi rispose- non ho capito cosa intendi dire”. E’ che, e lo sai benissimo, tu mi piaci da impazzire, è che ho si fame ma della tua bocca, delle tue tette, della tua figa e del tuo culo. Quando ti penso mi viene una voglia sfrenata di sesso. “Toglimi una curiosità. Ti sei mai fatto una bella sega pensandomi?”. “Una? -le risposi- almeno una cinquantina, vorrai dire”.
Si alzò dalla poltrona e mi venne vicino. Le infilai subito un mano in mezzo alle cosce e le accarezzai la figa: era bagnatissima. Le tolsi la microgonna che indossava e le infilai la lingua dentro che feci andare avanti e indietro per un bel po’. Olga godeva e gemeva. Poi, dopo poco, mi sborrò in bocca e sul viso. Avevo la faccia piena del suo sperma e lei mi passò un suo fazzoletto per ripulirmi. Subito dopo le presi in bocca i capezzoli che iniziarono a gonfiarsi e a indurirsi. Mentre glieli succhiavo, le accarezzavo le chiappe e le infilai due dita nel culo. Lei rabbrividì e gemette. Mi disse che voleva andare a letto, ma non a dormire. Voleva fare un po’ di porcate, il che era anche la mia idea. "Questa sera voglio saltare la cena perchè voglio chiavare almeno per due ore -le dissi- e girati pancia a terra per favore. Voglio sfondarti il culo, poi la figa con una bella pecorina, e, dulcis in fundo che tu mi faccia un bel pompino con ingoio".
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scritto il
2022-03-31
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