Fatti una sega che ti guardo
di
AASD43
genere
incesti
Eravamo sul letto, io e mia madre, per il solito riposino pomeridiano accompagnato da una bella chiavata finale. Parlavamo del più e del meno ma a un certo momento mia madre mi disse che le sarebbe piaciuto vedermi fare una sega mentre pensavo a lei e voleva che mentre me lo menavo le raccontassi i particolari delle mie fantasie. Io e quella bellissima figa di mia madre eravamo tutti e due distratti: i nostri sguardi vagavano nel vuoto ma tutti e due erano, secondo me, concentrati essenzialmente su una cosa: volevamo tutti e due chiavare, ma nessuno di noi aveva intenzione di essere il primo ad andare sull’argomento. Mia madre aveva una vestaglietta corta che le arrivava a metà coscia e una bella scollatura che faceva vedere le tette sino ai capezzoli. Io, in pantaloni corti, con un grosso rigonfiamento all’inguine che mia madre aveva notato da un pezzo e i suoi occhi cadevano ogni due per tre proprio su quella zona. Lei continuava ad accavallare le gambe a destra e a sinistra e la vestaglietta che indossava continuava a salire di centimetri. Con la coda dell’occhio la osservavo e capivo che la sua voglia di cazzo aumentava. Avevo 18 anni e lei 43. Il cazzo mi tirava di brutto e il rigonfiamento aumentava sensibilmente. Due anni prima mio padre se ne era andato di casa e noi due eravamo rimasti soli. Tre mesi dopo avevo iniziato a farle un sacco di complimenti, a dirle che mi piaceva e che avrei voluto avere una donna come lei. Poi, pian piano le avance si erano fatte sempre più esplicite e avevamo iniziato a fare l’amore ogni giorno. Alla fine vinsi io il primo round. Mia madre mi si rivolse e mi chiese: “Ti sei mai fatto una sega pensando a me?”
“Perchè lo vuoi sapere?” -le risposi- “Devo dire molto spesso e tu ti sei mai masturbata pensando a me o al mio cazzo?”. “Sì mi rispose” -parecchie volte- ma mi piace molto di più quando mi entri nella figa e mi scopi con violenza”. “Senti, facciamo un gioco: tu adesso ti fai una sega pensando a me, io ti guardo, me la meno anch’io e mi dici cosa sto dicendo e poi, alla fine del gioco, facciamo una gran chiavata. Ti va?”. Le misi la lingua in bocca e le risposi che sì, andava bene.
Mi tolsi i pantaloncini e rimasi con il cazzo in tiro. Mia madre mi chiese di chiudere gli occhi e di dirle cosa le facevo. Le risposi che stavo baciandole le tette e leccando i capezzoli e che piano piano scendevo al suo pube e che le succhiavo la figa. Poi con la lingua le leccavo il clitoride, poi gliela infilavo nel suo caldo e bagnato buco e facevo dentro e fuori dalla sua figa.
A un certo punto sentii la sua bocca sul mio cazzo. Cominciò a succhiare e ad aspirare forte. Mia madre a far pompini era un asso. Le schizzai in bocca tre volte e la riempii di sborra.
“Tesoro non ti preoccupare -le dissi- la gran chiavata che ti ho promesso la facciamo fra dieci minuti. Adesso mettiti a pancia a terra: mentre aspettiamo che ritorni duro. Mi è venuta la voglia di leccarti il buco del culo.
“Perchè lo vuoi sapere?” -le risposi- “Devo dire molto spesso e tu ti sei mai masturbata pensando a me o al mio cazzo?”. “Sì mi rispose” -parecchie volte- ma mi piace molto di più quando mi entri nella figa e mi scopi con violenza”. “Senti, facciamo un gioco: tu adesso ti fai una sega pensando a me, io ti guardo, me la meno anch’io e mi dici cosa sto dicendo e poi, alla fine del gioco, facciamo una gran chiavata. Ti va?”. Le misi la lingua in bocca e le risposi che sì, andava bene.
Mi tolsi i pantaloncini e rimasi con il cazzo in tiro. Mia madre mi chiese di chiudere gli occhi e di dirle cosa le facevo. Le risposi che stavo baciandole le tette e leccando i capezzoli e che piano piano scendevo al suo pube e che le succhiavo la figa. Poi con la lingua le leccavo il clitoride, poi gliela infilavo nel suo caldo e bagnato buco e facevo dentro e fuori dalla sua figa.
A un certo punto sentii la sua bocca sul mio cazzo. Cominciò a succhiare e ad aspirare forte. Mia madre a far pompini era un asso. Le schizzai in bocca tre volte e la riempii di sborra.
“Tesoro non ti preoccupare -le dissi- la gran chiavata che ti ho promesso la facciamo fra dieci minuti. Adesso mettiti a pancia a terra: mentre aspettiamo che ritorni duro. Mi è venuta la voglia di leccarti il buco del culo.
1
1
voti
voti
valutazione
4.1
4.1
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Mi insegni a ballare?racconto sucessivo
Il complesso di Giocasta
Commenti dei lettori al racconto erotico