Mia madre, la mia amante
di
AASD43
genere
incesti
Guardai l’orologio. Erano quasi le 12 e 30 di notte e sentivo russare fortissimo mio padre. Udii mia madre che gli diceva di piantarla e di girarsi sul fianco destro. La cosa parve funzionare per qualche istante e poi mio padre riprese a russare ancora più forte. Mi alzai dal letto e mi diressi verso la camera dei miei. Mi avvicinai al letto dalla parte di mia madre e sollevai il lenzuolo che le arrivava sino al collo. Apparvero due splendide tette che io accarezzai subito. Mia madre sussurrò: “Non qui, vai a letto che ti raggiungo subito. Hai voglia eh? Anch’io e tanta….”. Con il cazzo gonfio e durissimo andai verso la mia camera, non prima di averle infilato la lingua in bocca mentre le accarezzavo la figa con una mano. Era molto bagnata, capivo che anche lei non vedeva l’ora di far l’amore con me. Erano parecchi mesi che chiavavo con mia madre. Era iniziato tutto come un gioco in quel pomeriggio piovoso con lei alla finestra che guardava fuori con la pioggia che scendeva a catinelle e le macchine che schizzavano acqua dappertutto. Le stavo dicendo che oltre alle bellissime gambe aveva tutto di bello, anche il culo che le avrei accarezzato anche subito. Mi rispose che secondo lei io ero ancora vergine e che avevo sicuramente molto da imparare. Le riposi che era sicuramente così e alla fine aggiunsi: “Perché non mi dai un po’ di lezioni sessuali tu?”. Mi guardò e rimase in silenzio per un attimo e poi mi rivolse una domanda: “Quanto ti piaccio?” “Un sacco -le risposi- sono innamorato di te e non so cosa darei per far l’amore con te molte volte e tutti i giorni. Cercando di raffreddarmi perchè l’aria si era fatta rovente mi rispose: “Tranne i sabati e le domeniche, perché tuo padre è a casa….”. “Dipende, -ribattei- se non va a farsi il solito sonno pomeridiano avremmo l’occasione di avere un po' di tempo per chiavare”. E da quel momento iniziammo a fare l’amore tutte le volte che potevamo farlo. Mia madre mi insegnò tutto: da come si leccava la figa a come farla godere solo leccandole le lette; da come dovevo metterglielo nel culo a come dovevo farle un ditalino. Insomma, mi dava lezioni pratiche di sesso personalizzato. E me lo faceva tirare sempre: mi bastava guardarla perché mi diventasse grosso e durissimo. Sentii i suoi passi nel corridoio: stava arrivando alla mia camera. Aprì la porta, entrò e la riaccostò. Indossava un baby doll nero, ma non il reggiseno e gli slip: sotto era completamente nuda. Mi baciò e mi ficcò la lingua in bocca sussurrandomi: “La tua troia è arrivata. Possiamo iniziare la seduta”. Si sdraiò accanto a me e mi prese in mano il cazzo. Io le scostai la mano e le dissi che prima avevo alcune cose da fare alla troia. “Tipo……?” -mi rispose- e io: “Ho una voglia matta di leccarti la figa e di farti venire”. “Cosa aspetti allora. Dai leccamela e fammi godere che non ne posso più”. Iniziai a leccargliela tutta in senso verticale con la lingua che entrava e usciva dal suo meraviglioso e profumato buco. Poi mi soffermai sulle piccole labbra e dopo una decina di minuti sul suo clitoride. Intanto le palpavo le tette. I suoi capezzoli erano gonfi e duri come il marmo. Improvvisamente mi disse che voleva fare un bel 69. Girò sopra di me e, lasciandomi sempre la figa in bocca iniziò a leccarmi uccello e palle. Le dissi che così facendo mi avrebbe fatto sborrare in fretta e mi rispose che andava benissimo perché le era venuta sete e che un bel po' della mia sborra gliela avrebbe fatta passare. “Mettiti pancia a terra” -le risposi- “perché voglio leccarti il buco del culo”. E così feci. Entrai con la lingua nel suo sfintere e feci avanti e indietro con la lingua come fosse un altro cazzo. Lei ansimava e godeva. Tremando sussurrava altre cose dette a voce talmente bassa che mi risultavano incomprensibili. Le chiesi cosa stesse dicendo e mi rispose che erano solo sue fantasie sessuali. Mi disse che in quegli istanti aveva pensato che un uomo la stesse inculando e un altro chiavando, con un terzo uomo che glielo infilava in bocca mentre le palpava le tette. “Sei proprio una grandissima troia -le risposi- ma mi piaci anche per questo: una donna a letto deve essere una gran puttana”. “Sei d’accordo?” “Sì -mi rispose- e continua a leccarmi il buco del culo che mi piace molto”. “Vuoi che te lo infili dentro adesso?”. “Si, dai, inculami”. La misi pancia in giù, mi strofinai il cazzo con un prodotto lubrificante e la penetrai. Tremava e godeva e continuava a sussurrare: “Sì, sì, sì. Dammi il tuo bel cazzo, spingilo dentro tutto. Dallo tutto alla tua grandissima troia. Fammi godere e alla fine sborrami dentro che voglio sentire il tuo sperma caldo inondarmi il culo, amore mio”.
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