San Valentino 2020

di
genere
etero


I progetti per san Valentino sono nel cassetto: il regalo che gli ho fatto è... siamo precisi: il regalo che hanno fatto sì che gli facessi è stato una serata al pronto soccorso. Alcolemia elevata, la ragazza della microcar, al punto di dire che ha svoltato pensando di essere da un'altra parte. Eh no, non era sera: erano le quattro del pomeriggio, c'era ancora il sole (poco, fra le nubi). Anche lei era evidentemente fra le nubi, ma quelle dell'alcol e palesemente anche di qualcos'altro. Già! Credeva d'essere da un'altra parte, invece era davanti a un carabiniere corso fuori dalla caserma lì di fronte. Un bel ragazzo, ma decisamente bello. E questa strafatta ha pure fatto la troietta convinta che la propria giovane bellezza fosse sufficiente perché tutto le fosse lecito, o almeno perdonabile. Bella anche lei, decisamente superiore alla media: se l'avessi incontrata in una situazione più gestibile non mi sarei tirata indietro. Più probabilmente mi sarei spinta avanti. Per la verità neanche col carabiniere mi sarei tirata indietro. Anzi, con lui mi sarei spinta molto più avanti, ma non per il banale fascino della divisa. Nei suoi sguardi rilucevano passione e promesse, di quelle che si mantengono. Invece me la sono trovata addosso mentre attraversavo, col verde, all'ingresso della zona a traffico limitato. Aspettavamo l'ambulanza, con diverse prospettive, il carabiniere (serio, ostentatamente arrabbiato e perfettamente preso dal proprio ruolo), lei (tutta sorrisini e mossette seducenti che cercava di alleggerire la propria parte), io (per terra col viso graffiato e un dolore terribile al braccio su cui ero atterrata e alla gamba urtata) e la crocchia di curiosi (un anziano, premuroso, che mi porgeva un fazzoletto detergente e contemporaneamente controllava con accuratezza il mio corpo e alcune persone che disquisivano sui massimi sistemi, sempre dissumulando l'attività di controllo del mio corpo). Però mi veniva da ridere vedendo attraverso le lacrime il carabiniere che elencava un rosario d'infrazioni e questa tipa che beotamente gli si offriva ostentatamente. Non s'è resa conto della realtà neanche quando lui ha concluso l'elenco dicendole che avrebbe potuto aggiungere il tentativo di corruzione di pubblico ufficiale. Pensandoci poi, espletate tutte le formalità del caso, era ancor più ridicolo vedere il duo: lei che non capiva nulla e lui, che aveva capito tutto, che simulava serietà mostrando meraviglia e riprovazione.
È stato dopo, mentre ero al pronto soccorso in attesa delle radiografie, che è squillato imperiosamente il telefono. Mi sono guardata attorno smarrita e, come una bimba che sta commetendo una marachella, ho risposto a mio marito. Mi preoccupavo nel timore che si vedesse la foto del suo grosso cazzo teso e gonfio, quella che ho associato alla suoneria “Let's spend the night together”. Sarebbe stato imbarazzante, no? E magari qualche membro femminile del personale sanitario... Oppure qualche membro maschile suo collega avrebbe potuto pensare che sono una troia, per altro azzeccandoci pure. Oppure, opportunità più interassante, qualche membro maschile avrebbe cercato una via d'uscita...
Mio marito, dicevo... la prima parola che ho sentito è stata “Troia” seguita da un “Ti stai facendo sbattere da qualcuno? Il treno è passato e tu non sei uscita dalla stazione...” Ho simulato, lo ammetto, ma lì al pronto soccorso continuava ad apparirmi nella mente la scena del carabiniere con la ragazza e mi faceva ridere. Per questo ho dissimulato la mia, invero anacronistica, ilarità con una sofferente descrizione di eventi, ambiente e situazione. Ho sentito la sua macchina partire sgommando.
In conclusione: persa la cena al ristorante due stelle, prenotata a inizio gennaio, persa la serata sfrenata con mio marito, eccomi qui, finalmente a casa, all'una di notte, con un braccio steccato, incerottata, con qualche livido. Però nuda, in piedi, a novanta, pronta a festeggiare come si deve il giorno di san Valentino.
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2022-04-01
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