L'anziano
di
Margie
genere
etero
Bianco per antico pelo, ma la sua pelle è distesa, priva di rughe. Quanti anni avrà? Poi glielo chiedo. Da come mi sta lavorando la carne dimostra d'aver acquisito un grado di esperienza importante. Da come mi sta trattando o ha un intuito eccelso o è di una fortuna d'impareggiabile livello. Da come mi sto lasciando andare ritengo che la questione sarà gratificante. Le aspettative crescono. Il mio respiro cambia ritmo. Aveva capito subito la mia disponibilità. Mi dice che mi si legge nel volto la mia lussuria. (“Hai l'aria da indagatrice della lussuria”: è stato il suo approccio). Vado oltre il significato stretto delle parole. La sua dotazione è interessante.
Prima mi ha fatto ridere. Non le solite battute trite e ormai atte soltanto ad annoiare. Salti logici e giochi di parole che, inattesi ed originali, sconvolgono. Spero che abusi di me esattamente come ha stravolto la logica e le su forme. Sì, mi ha fatto sballare. Incalzante e arguto. Un paio di attacchi e sono finita ko, come una stupida, come una ragazzina ingenua, alla prima emozione. Già, che ne so delle emozioni di ragazzina? Mica ho vissuto la giovinezza, incarcerata nell'educazione ferrea e sessuofoba impartitami fin dalla prima infanzia, a casa e a scuola. L'educazione: l'unica rigidità della mia adolescenza. Sono certa che sia una mancanza gravosa. Ma ora mi vendico: nessuna remora. Mi piace che mi fottano, che mi prendano senza pietà, che cerchino dentro di me quel piacere che in me ho conosciuto col cugino di Lara. Il primo uomo con cui abbia goduto davvero, colui che ha divelto gli argini, che mi ha messo di fronte alla mia realtà. Quello sì, quello proprio mi scassa. Mi scassa e mi ricostruisce, per poi ridurmi in poltiglia. Lui... chissà come andrà a finire. Vorrei che cominciasse, che avesse un seguito, uno sviluppo. Ma sono troppo infedele, fedele soltanto alla mia incapacità ad essere fedele. Non cerco relazioni, cerco cazzi. Per la verità una relazione col suo cazzo non mi dispiacerebbe. Anche una decina di relazioni col suo cazzo e con lui sarebbero un'opportunità notevolmente attraente.
Ma anche questo signore ha saputo entrarmi in testa, è per questo che mi è entrato in figa prima e in culo poi facendomi comunque godere tanto. E poi s'è ripetuto. Sì, ovviamente s'è un po' aiutato con la chimica: due volte consecutive, senza sosta, intense e prolungate non sono da tutti, specialmente per una persona che ho capito aver passato i settanta. È per questo, per quanto mi ha fatta godere che adesso sono qui col suo cazzo in bocca e me lo gusto in tutti i suoi sapori, quelli che ha di per sé e quelli che s'è preso da me. Annuso, assaggio, gusto. Lo sto riportando al suo meglio. Lo lecco e lo succhio, questo scuro cazzo, che svetta e risalta sulla pelle candida e dal bianco pelo di quest'inguine, questo plettro che fonde note nella mia bocca sbattendo in fondo alla mia gola. Sarei sfinita se non continuasse così. Sarei incapace di tutto, perché il tutto c'è già stato. Lo voglio di nuovo e lo vuole anche lui. Accecata dalla sua penetrazione, canto quel paradiso a endecasillabi storpiati dal piacere. Canto ansimando quest'infernale commedia divina e sublime, un acuto singhiozzante e infinito. Un gorgheggio da Regina della Notte. Un gorgheggio con accompagnamento di flauto magico. So bene che esagera mentre mi dice che nessuna gli ha mai fatto un pompino così: non sono certo una maestra di sesso orale. È evidente che vuole gratificarmi. In certi momenti le parole significano poco pur dicendo tutto. Ma l'alluvione di sperma nella mia bocca è un tracollo di argini. Dei suoi argini, perché non mi potevo aspettare un'inondazione simile nel mio cavo orale, ma anche dei miei, perché mi scende per la gola, mi cola per le narici, ne sbavo dalle labbra. Estraggo il suo uccello dalla bocca e un ultimo schizzo, quasi stentato ma impertinente, mi bagna uno zigomo. Tossisco ma trovo un altro orgasmo, questo nella mia testa, mentre mormora entusiasta l'empireo insulto “che troia!”.
Siamo distesi sul letto, affiancati. La mia mano destra accarezza il suo pene semimoscio, la sua mano sinistra sul mio inguine gioca col mio clitoride e con le mie labbra, lentamente. Si dissolvono mobili, pareti e immagini.
Devo correre al lavoro, adesso. Lui sta ancora dormendo profondamente. Mi dissolvo per non arrivare in ritardo. Mentre entro in ufficio penso che potevo prendere qualche appunto: almeno il suo numero di telefono. Forse riesco ad avere l'indirizzo tornando all'albergo dove siamo stati. Mi piacerebbe ritrovarlo. Fra me e me riconosco che il cugino di Lara, comunque, è una vera esigenza; questo può essere un ottimo sfizio. Ho anche l'impressione di qualche somiglianza, ma l'eccitazione fa un po' prendere fischi per fiaschi. Certo che se lo ritrovo...
Prima mi ha fatto ridere. Non le solite battute trite e ormai atte soltanto ad annoiare. Salti logici e giochi di parole che, inattesi ed originali, sconvolgono. Spero che abusi di me esattamente come ha stravolto la logica e le su forme. Sì, mi ha fatto sballare. Incalzante e arguto. Un paio di attacchi e sono finita ko, come una stupida, come una ragazzina ingenua, alla prima emozione. Già, che ne so delle emozioni di ragazzina? Mica ho vissuto la giovinezza, incarcerata nell'educazione ferrea e sessuofoba impartitami fin dalla prima infanzia, a casa e a scuola. L'educazione: l'unica rigidità della mia adolescenza. Sono certa che sia una mancanza gravosa. Ma ora mi vendico: nessuna remora. Mi piace che mi fottano, che mi prendano senza pietà, che cerchino dentro di me quel piacere che in me ho conosciuto col cugino di Lara. Il primo uomo con cui abbia goduto davvero, colui che ha divelto gli argini, che mi ha messo di fronte alla mia realtà. Quello sì, quello proprio mi scassa. Mi scassa e mi ricostruisce, per poi ridurmi in poltiglia. Lui... chissà come andrà a finire. Vorrei che cominciasse, che avesse un seguito, uno sviluppo. Ma sono troppo infedele, fedele soltanto alla mia incapacità ad essere fedele. Non cerco relazioni, cerco cazzi. Per la verità una relazione col suo cazzo non mi dispiacerebbe. Anche una decina di relazioni col suo cazzo e con lui sarebbero un'opportunità notevolmente attraente.
Ma anche questo signore ha saputo entrarmi in testa, è per questo che mi è entrato in figa prima e in culo poi facendomi comunque godere tanto. E poi s'è ripetuto. Sì, ovviamente s'è un po' aiutato con la chimica: due volte consecutive, senza sosta, intense e prolungate non sono da tutti, specialmente per una persona che ho capito aver passato i settanta. È per questo, per quanto mi ha fatta godere che adesso sono qui col suo cazzo in bocca e me lo gusto in tutti i suoi sapori, quelli che ha di per sé e quelli che s'è preso da me. Annuso, assaggio, gusto. Lo sto riportando al suo meglio. Lo lecco e lo succhio, questo scuro cazzo, che svetta e risalta sulla pelle candida e dal bianco pelo di quest'inguine, questo plettro che fonde note nella mia bocca sbattendo in fondo alla mia gola. Sarei sfinita se non continuasse così. Sarei incapace di tutto, perché il tutto c'è già stato. Lo voglio di nuovo e lo vuole anche lui. Accecata dalla sua penetrazione, canto quel paradiso a endecasillabi storpiati dal piacere. Canto ansimando quest'infernale commedia divina e sublime, un acuto singhiozzante e infinito. Un gorgheggio da Regina della Notte. Un gorgheggio con accompagnamento di flauto magico. So bene che esagera mentre mi dice che nessuna gli ha mai fatto un pompino così: non sono certo una maestra di sesso orale. È evidente che vuole gratificarmi. In certi momenti le parole significano poco pur dicendo tutto. Ma l'alluvione di sperma nella mia bocca è un tracollo di argini. Dei suoi argini, perché non mi potevo aspettare un'inondazione simile nel mio cavo orale, ma anche dei miei, perché mi scende per la gola, mi cola per le narici, ne sbavo dalle labbra. Estraggo il suo uccello dalla bocca e un ultimo schizzo, quasi stentato ma impertinente, mi bagna uno zigomo. Tossisco ma trovo un altro orgasmo, questo nella mia testa, mentre mormora entusiasta l'empireo insulto “che troia!”.
Siamo distesi sul letto, affiancati. La mia mano destra accarezza il suo pene semimoscio, la sua mano sinistra sul mio inguine gioca col mio clitoride e con le mie labbra, lentamente. Si dissolvono mobili, pareti e immagini.
Devo correre al lavoro, adesso. Lui sta ancora dormendo profondamente. Mi dissolvo per non arrivare in ritardo. Mentre entro in ufficio penso che potevo prendere qualche appunto: almeno il suo numero di telefono. Forse riesco ad avere l'indirizzo tornando all'albergo dove siamo stati. Mi piacerebbe ritrovarlo. Fra me e me riconosco che il cugino di Lara, comunque, è una vera esigenza; questo può essere un ottimo sfizio. Ho anche l'impressione di qualche somiglianza, ma l'eccitazione fa un po' prendere fischi per fiaschi. Certo che se lo ritrovo...
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