Sottomesso a mia sorella lesbica extralarge e alla sua compagna (1)
di
Rosco_p
genere
incesti
Carmen si mise cavalcioni sulla mia faccia, incurante del suo quintale e più di peso; incurante della sua imponente massa grassa che debordava in rotoloni sulla pancia, sui fianchi, sulle cosce, sulle natiche, sulla fica, e sotto la quale affondava completamente la mia testa.
Mia sorella e la sua compagna erano in piena fregola ed impeto amoroso, mentre io soltanto il loro schiavo sessuale di cui abusare a piacimento, quindi era insignificante il fatto che potessi soffocare sotto il suo quintale e più di grasso.
Il suo era un grasso che amavo e mi faceva impazzire di desiderio, così come la sua fica che adesso avevo spiattellata e appiccicata in bocca mentre lei mi incitava a ficcarci la lingua più dentro che potessi e a scoparla con quella, come un ossesso. Agitava le anche e il bacino e ansimava e godeva mentre si baciava e slinguava con la sua compagna. Quel suo muoversi lento da amorevole pachiderma mi permetteva di respirare, intanto mi entravano nel naso i peli della sua fica e mi colavano in bocca e scorrevano sul collo i rivoli dei suoi umori osceni. Non mi limitavo però solo a leccare passivamente; le mie mani palpavano e mungevano le sue mastodontiche tettone.
Avere sulla faccia quel quintalone di femmina solita alle più sfrenate lascivie era, per me, il culmine del godimento. Il donnone pettoruto, dalla mole e dalle forme straripanti che cavalcava godendosi la mia lingua era mia sorella. Fin da piccoli provavamo un affetto smodato, l'uno per l'altra, e crescendo non s'è affatto affievolito. Durante il periodo adolescenziale abbiamo iniziato ad andare un po' oltre il normale affetto tra fratello e sorella e, spinti anche dai tumulti ormonali tipiche di quella età, abbiamo scoperto le prime gioie del sesso, lasciandoci poi andare sempre più. Abbiamo cominciato ad accarezzarci, scambiarci tenere effusioni e baciarci, poi a palparci fino ad essere più sfrontati e audaci. Quando i nostri genitori non erano in casa, ci infilavamo sotto la doccia o sotto le coperte e davamo sfogo alle nostre voglie, molte di queste ci venivano suggerite dai giornaletti porno che racimolavo tra i miei amici e sfogliavo insieme a lei.
A diciassette anni compiuti Carmen mi ha preso in bocca il cazzo, un pomeriggio in cui eravamo soli in casa e siamo entrati sotto la doccia, io per ricambiare le ho fatto spalancare le gambe e le ho leccato a lungo la fica, sul suo letto. Gli anni passarono e il legame affettivo e incestuoso non si affievolì affatto, arricchendosi anzi di nuove morbose e insane pratiche.
Una volta, dopo una intensa sessione di giochi erotici, ci adagiammo esausti sul lettone dei nostri genitori, io le diedi un lunghissimo bacio sulla bocca, frugata dalla mia lingua che si insinuò voluttuosa, poi, guardandola negli occhi, le dissi che era la donna più bella del mondo e giurai che mai avrei smesso di desiderarla così follemente. Quelle parole furono un balsamo rigenerante per lei che, a vent'anni, era in forte sovrappeso e soffriva l'essere evitata da tutti i ragazzi. Quando però conobbi la ragazza che poi è diventata mia moglie ho finito per trascurare mia sorella. La cosa era comprensibile, dopotutto. Era più che normale che, preso dal fidanzamento e dal matrimonio, finii per togliere tempo agli incontri con Carmen.
Preso com'ero da Giulia e dalle nozze non mi accorsi della solitudine di mia sorella che, nel constatare che non mantenevo la promessa, reagì con un regalo di nozze davvero fuori di testa. La sera del matrimonio, quando al ristorante impazzava la festa, tra musiche e fiumi di spumante, Carmen mi reclamò interrompendo il mio ballo con la mia novella sposa.
"Cara, ti rubo mio fratello per cinque minuti. Ho il mio regalo per lui." Disse prendendomi per mano. Il ricevimento si teneva in un hotel e siamo saliti nella lussuosa camera dove avrei passato la prima notte di nozze. Appena entrati chiuse a chiave, io per tutto il tragitto la fissai stranito, non capendo che regalo potesse farmi e perché proprio lì. Alle mie domande incalzanti lei non rispose, mi disse di girarmi di spalle ed essere paziente, la sentii frugare nella sua borsa poi armeggiare con qualche oggetto. All'improvviso sentii la gola stretta e istintivamente cercai di allentare la corda. La stronza stringeva con una forza bestiale, tanto da sbuffare dalle narici e digrignare i denti. Mi sussurrò di inginocchiarmi e lo feci mentre annaspavo e cercavo disperatamente di allentare la stretta intorno al collo.
Continuava a stringere e io ero arrivato a toccare il pavimento con la faccia. Lei mi voleva così, prostrato e annichilito, in segno di totale sottomissione. Con una voce malvagia mi chiese se accettavo lei come mia assoluta e unica padrona, diede uno strattone alla corda per accentuare la stretta e non permettermi alcun rifiuto. Annuii immediatamente, implorandole così di liberarmi. Ci misi un po' per riprendere fiato, mi mancavano le forze e restai a boccheggiare sul pavimento mentre mia sorella mi si parò davanti a gambe divaricate, si tirò su l'elegante gonna larga ordinandomi di leccargliela.
Con un ordine perentorio e un ghigno diabolico mi prese per i capelli e tirando portò la mia faccia contro la sua fica che scoprii, con enorme sorpresa, ammantata di un folto pelo nero e arricciato. Devo ammettere che non mi dispiacque affatto vedere il mio muso affondato in quel cespuglio peloso né doverle leccare la sorca.
"Non me la depilo da mesi. L'ho fatto apposta per te. Lecca schiavetto, lecca!" Disse soddisfatta.
Mi ritrovai così a leccare obbediente la passera di mia sorella, nel giorno del mio matrimonio, seduto per terra nella lussuosa stanza nuziale dell'hotel a 5 stelle. Gliela leccai per un sacco di tempo, fino a che non venne copiosa nella mia bocca, e nonostante emanasse un afrore tutt'altro che fresco e pulito la cosa mi piacque ed eccitò parecchio. Non ancora del tutto contenta, si mise a pecora sul letto matrimoniale (quello che avrebbe accolto me e mia moglie per la prima notte di nozze) e mi invitò a scoparla, offrendomi la fica rigonfia e pelosa che sporgeva oscena fra le cosce bianche e grasse.
"Ma Carmen, è pieno di invitati al piano di sotto. È il mio matrimonio! Mia moglie mi aspetta per tagliare la torta!"
"Appunto, deve aspettare e dovrà abituarsi... Sarò sempre io la tua priorità, brutto stronzo!"
Mi aprì i pantaloni per dimostrarmi che, se a parole facevo il titubante, il mio cazzo grosso testimoniava la voglia di scoparla.
"Lo voglio tutto dentro, stantuffami la fica, fammi godere, schiavo. Montami!"
Mi misi ginocchioni sul lettone, aveva ragione, ora avevo una voglia matta di farmela. L'afferrai per i fianchi e strinsi mentre assestavo un colpo dopo l'altro. Il cazzo entrava e le chiappe ballavano schiaffeggiate dal mio pube. La scopai fino a venirle dentro la fica. Con quella scopata su quel letto volle significare il suo dominio; quel giorno, più che unirmi in matrimonio con mia moglie, mi unii in un vero legame di sottomissione con mia sorella.
Continua
Mia sorella e la sua compagna erano in piena fregola ed impeto amoroso, mentre io soltanto il loro schiavo sessuale di cui abusare a piacimento, quindi era insignificante il fatto che potessi soffocare sotto il suo quintale e più di grasso.
Il suo era un grasso che amavo e mi faceva impazzire di desiderio, così come la sua fica che adesso avevo spiattellata e appiccicata in bocca mentre lei mi incitava a ficcarci la lingua più dentro che potessi e a scoparla con quella, come un ossesso. Agitava le anche e il bacino e ansimava e godeva mentre si baciava e slinguava con la sua compagna. Quel suo muoversi lento da amorevole pachiderma mi permetteva di respirare, intanto mi entravano nel naso i peli della sua fica e mi colavano in bocca e scorrevano sul collo i rivoli dei suoi umori osceni. Non mi limitavo però solo a leccare passivamente; le mie mani palpavano e mungevano le sue mastodontiche tettone.
Avere sulla faccia quel quintalone di femmina solita alle più sfrenate lascivie era, per me, il culmine del godimento. Il donnone pettoruto, dalla mole e dalle forme straripanti che cavalcava godendosi la mia lingua era mia sorella. Fin da piccoli provavamo un affetto smodato, l'uno per l'altra, e crescendo non s'è affatto affievolito. Durante il periodo adolescenziale abbiamo iniziato ad andare un po' oltre il normale affetto tra fratello e sorella e, spinti anche dai tumulti ormonali tipiche di quella età, abbiamo scoperto le prime gioie del sesso, lasciandoci poi andare sempre più. Abbiamo cominciato ad accarezzarci, scambiarci tenere effusioni e baciarci, poi a palparci fino ad essere più sfrontati e audaci. Quando i nostri genitori non erano in casa, ci infilavamo sotto la doccia o sotto le coperte e davamo sfogo alle nostre voglie, molte di queste ci venivano suggerite dai giornaletti porno che racimolavo tra i miei amici e sfogliavo insieme a lei.
A diciassette anni compiuti Carmen mi ha preso in bocca il cazzo, un pomeriggio in cui eravamo soli in casa e siamo entrati sotto la doccia, io per ricambiare le ho fatto spalancare le gambe e le ho leccato a lungo la fica, sul suo letto. Gli anni passarono e il legame affettivo e incestuoso non si affievolì affatto, arricchendosi anzi di nuove morbose e insane pratiche.
Una volta, dopo una intensa sessione di giochi erotici, ci adagiammo esausti sul lettone dei nostri genitori, io le diedi un lunghissimo bacio sulla bocca, frugata dalla mia lingua che si insinuò voluttuosa, poi, guardandola negli occhi, le dissi che era la donna più bella del mondo e giurai che mai avrei smesso di desiderarla così follemente. Quelle parole furono un balsamo rigenerante per lei che, a vent'anni, era in forte sovrappeso e soffriva l'essere evitata da tutti i ragazzi. Quando però conobbi la ragazza che poi è diventata mia moglie ho finito per trascurare mia sorella. La cosa era comprensibile, dopotutto. Era più che normale che, preso dal fidanzamento e dal matrimonio, finii per togliere tempo agli incontri con Carmen.
Preso com'ero da Giulia e dalle nozze non mi accorsi della solitudine di mia sorella che, nel constatare che non mantenevo la promessa, reagì con un regalo di nozze davvero fuori di testa. La sera del matrimonio, quando al ristorante impazzava la festa, tra musiche e fiumi di spumante, Carmen mi reclamò interrompendo il mio ballo con la mia novella sposa.
"Cara, ti rubo mio fratello per cinque minuti. Ho il mio regalo per lui." Disse prendendomi per mano. Il ricevimento si teneva in un hotel e siamo saliti nella lussuosa camera dove avrei passato la prima notte di nozze. Appena entrati chiuse a chiave, io per tutto il tragitto la fissai stranito, non capendo che regalo potesse farmi e perché proprio lì. Alle mie domande incalzanti lei non rispose, mi disse di girarmi di spalle ed essere paziente, la sentii frugare nella sua borsa poi armeggiare con qualche oggetto. All'improvviso sentii la gola stretta e istintivamente cercai di allentare la corda. La stronza stringeva con una forza bestiale, tanto da sbuffare dalle narici e digrignare i denti. Mi sussurrò di inginocchiarmi e lo feci mentre annaspavo e cercavo disperatamente di allentare la stretta intorno al collo.
Continuava a stringere e io ero arrivato a toccare il pavimento con la faccia. Lei mi voleva così, prostrato e annichilito, in segno di totale sottomissione. Con una voce malvagia mi chiese se accettavo lei come mia assoluta e unica padrona, diede uno strattone alla corda per accentuare la stretta e non permettermi alcun rifiuto. Annuii immediatamente, implorandole così di liberarmi. Ci misi un po' per riprendere fiato, mi mancavano le forze e restai a boccheggiare sul pavimento mentre mia sorella mi si parò davanti a gambe divaricate, si tirò su l'elegante gonna larga ordinandomi di leccargliela.
Con un ordine perentorio e un ghigno diabolico mi prese per i capelli e tirando portò la mia faccia contro la sua fica che scoprii, con enorme sorpresa, ammantata di un folto pelo nero e arricciato. Devo ammettere che non mi dispiacque affatto vedere il mio muso affondato in quel cespuglio peloso né doverle leccare la sorca.
"Non me la depilo da mesi. L'ho fatto apposta per te. Lecca schiavetto, lecca!" Disse soddisfatta.
Mi ritrovai così a leccare obbediente la passera di mia sorella, nel giorno del mio matrimonio, seduto per terra nella lussuosa stanza nuziale dell'hotel a 5 stelle. Gliela leccai per un sacco di tempo, fino a che non venne copiosa nella mia bocca, e nonostante emanasse un afrore tutt'altro che fresco e pulito la cosa mi piacque ed eccitò parecchio. Non ancora del tutto contenta, si mise a pecora sul letto matrimoniale (quello che avrebbe accolto me e mia moglie per la prima notte di nozze) e mi invitò a scoparla, offrendomi la fica rigonfia e pelosa che sporgeva oscena fra le cosce bianche e grasse.
"Ma Carmen, è pieno di invitati al piano di sotto. È il mio matrimonio! Mia moglie mi aspetta per tagliare la torta!"
"Appunto, deve aspettare e dovrà abituarsi... Sarò sempre io la tua priorità, brutto stronzo!"
Mi aprì i pantaloni per dimostrarmi che, se a parole facevo il titubante, il mio cazzo grosso testimoniava la voglia di scoparla.
"Lo voglio tutto dentro, stantuffami la fica, fammi godere, schiavo. Montami!"
Mi misi ginocchioni sul lettone, aveva ragione, ora avevo una voglia matta di farmela. L'afferrai per i fianchi e strinsi mentre assestavo un colpo dopo l'altro. Il cazzo entrava e le chiappe ballavano schiaffeggiate dal mio pube. La scopai fino a venirle dentro la fica. Con quella scopata su quel letto volle significare il suo dominio; quel giorno, più che unirmi in matrimonio con mia moglie, mi unii in un vero legame di sottomissione con mia sorella.
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