Schiavizzo sessualmente la moglie giapponese di mio figlio 5
di
Rosco_p
genere
dominazione
Era inginocchiata davanti a dei rami, intenta a infilarci delle palline colorate. Io mi sono piazzato accanto e mi sono abbassato la cerniera dei pantaloni. Lei ha sospirato, come se se l'aspettasse, ma non ha opposto nessuna resistenza quando le ho poggiato la mano sulla testa e tenendogliela ferma le ho messo il mio cazzo davanti alla faccia.
"A noi uomini piace da matti farci fare i pompini. Se una donna non sa farli allora non vale niente. Adesso, come padre, ho il dovere di accertarmi che mio figlio abbia trovato una brava bocchinara..."
Così dicendo le ho spinto sulle labbra la cappella grossa e dura. Lei ha imboccato un terzo della mia verga senza ribellarsi. Io l'ho spinta lentamente nella sua bocca calda poi l'ho ritirata e poi spinta di nuovo più volte, con un ritmo sempre più veloce. L'ho tenuta ferma per la testa con tutte e due le mani e l'ho scopata in bocca senza alcun pudore. Ero senza freni, il cazzo si spingeva sempre più in gola ad ogni affondo e l'albero tremava facendo tintinnare le palline luccicanti e colorate.
Mi piaceva sentire la cappella premerle sul palato e farle venire i conati di vomito. Me lo ha impiastrato di saliva per bene e quando l'ho tirato fuori dalla sua bocca la bava colava dalla mia asta sul suo maglione. Ho puntato il cazzo verso l'alto mostrando così due palle grosse come arance e ricoperte di peluria, ho tirato Yukari verso di me spingendola dalla nuca e così ha affondato il viso tra i miei coglioni gonfi e duri.
Ho tenuto premuto la sua faccia sul mio scroto peloso ed ero deliziato dal sentire il suo fiato caldo espandersi fra le palle e l'asta dritta e palpitante. La sentivo annaspare e rantolare perché le mancava l'aria, ho allentato la presa e lei ha spalancato la bocca e ha ripreso a respirare. Era rossa in faccia e con gli occhi lucidi e la saliva le colava sul mento.
"Adesso leccami i coglioni, da brava. Voglio che ingoi le mie palle. Succhiamele per bene, dai! Mmmh cazzo che brava che sei!" Le ho detto, mentre la mia eccitazione saliva spasmodicamente.
Le ho spinto la testa verso di me, premendomela sul pube, le ho messo in bocca le mie palle e le ho ordinato di succhiarle. All'inizio soffocava al punto di vomitare per tutti i peli che me le ricoprono poi s'è ripresa e ha fatto un lavoro stupefacente, mi ha fatto godere come un matto e dopo un po' avevo le palle inzuppate della sua saliva che colava sul pavimento.
Posso dire che ero completamente padrone di lei e non ero affatto intenzionato a fermarmi. Le ho tirato indietro la testa, lei ha spalancato la bocca per riprendere aria, era in debito d'ossigeno dopo l'apnea con i miei coglioni pelosi fino in gola. Piegandomi su di lei ho fatto colare un fiotto di saliva dritto nella sua bocca poi le ho ordinato di chiuderla e ingoiare, lei ha ubbidito.
"Brava cagnetta." Le ho detto accarezzandola sulla testa.
"Il mio Andrea ha trovato proprio una cagna ubbidiente. Hai visto che coglioni gonfi che ho? Sono strapieni di sperma e adesso li svuoterò tutti nella tua bocca!"
Ho spinto di nuovo la mia fava nella sua bocca ma questa volta non l'ho scopata: ho voluto che fosse lei a lavorarmela e devo dire che ha fatto un pompino sopraffino. Le guance le si incavavano per il succhiare e la lingua passava e ripassava sull'asta come un pennello bagnato. Con la punta della lingua poi giocava intorno alla cappella dura e indugiava sul buchino e lungo i bordi, spingendola sotto la pelle del cazzo, nei punti più sensibili. Un pompino incredibile che mi ha fatto godere all'inverosimile. La mia nerchia era diventata un palo che pulsava fremente per tutta la sborra che spingeva per uscire. E così, quando ho sentito un getto salire potente ho tenuto Yukari ferma per la testa e, con la minchia conficcata in gola, le ho scaricato una incredibile quantità di sborra giù lungo il palato. È stata una scarica impressionante, mia nuora l'ha ingoiata tutta nonostante i colpi di tosse e la mano davanti alla bocca mi hanno fatto temere che stesse per vomitarla sul tappeto.
Quando si è ripresa era tutta rossa in volto e con gli occhi lucidi, si è rimessa diligente a decorare l'albero ma io avevo ancora voglia di giocare con lei.
"Il mio Andrea non ti ha mai fatto ingoiare la sua crema? No? Che razza di debosciato è mio figlio. È un peccato non divertirsi con una signora carina e formosa come te."
Le ho detto mentre tastavo alcune palle di Natale nello scatolone. Ne ho scelta una di quelle a specchio, azzurra e grossa quanto una mela. Me la sono rigirata fra le mani e avevo in faccia un sorriso diabolico, poi ho fissato la vacca giapponese e mi sono avvicinato. Era seduta sui talloni, ho infilato le mani sotto i suoi glutei dicendole di sollevarsi con le cosce, restando con le ginocchia a terra. Lei lo ha fatto ed io ho ammirato il suo bel culo tondo avvolto nei leggins. Gliel'ho tastato e pizzicato saggiando compiaciuto quanto fosse morbido e sodo.
"Hai un culo meraviglioso, bella signora. Lo userei come guanciale. Adesso voglio che ti metti a quattro zampe."
Lo ha fatto appoggiando le mani sul tappeto. Io le ho abbassato i leggins scuri e, scuotendo il capo dalla meraviglia, ho fissato quasi in adorazione le sue natiche bianchissime e sode. Le ho baciate e divaricate. Ho spinto la lingua nel forellino, i bordi carnosi pulsavano. Segno che lei stava apprezzando quella leccata.
Ho fatto scorrere la lingua sulle labbra gonfie e sporgenti della fica ed ho assaporato il succo che cominciava a gocciolare –altro inequivocabile segno che si stesse proprio eccitando. Le ho avvicinato la pallina azzurra alla bocca e gliel'ho fatta leccare. Quando era ben cosparsa di saliva gliel'ho spinta fra le grandi labbra fino a vederla sparire, inghiottita dalla fica sempre più addomesticata, turgida e umida.
Yukari ha mugugnato un po' e sospirando ha espulso la pallina inzuppata di umori. L'ho portata in alto in maniera che mi cadessero in bocca alcune gocce e dopo averle gustate l'ho attaccata all'albero. Ha fissato intrigata e quasi sorridente la pallina dondolare. Ci stava prendendo gusto, la porcona!
"Rimani ferma così tesoro." Le ho detto rovistando nello scatolone, lasciandola a quattro zampe sull'elegante tappeto in salone. In una posa oscena; con il culo e le cosce di fuori e i leggins e le mutandine abbassate fino alle ginocchia. Ho tirato fuori il puntale, l'ho sollevato e ammirato come fosse un trofeo. Con un ghigno sulle labbra e gli occhi che brillavano. Un puntale dipinto in oro e cosparso di brillantini. Luccicante ai raggi del sole che entravano dalla finestra. Lei ha strizzato gli occhi preoccupata del vedermi avvicinare.
"Non temere, ci divertiremo." Mi sono abbassato dietro di lei. Con le dita le ho tenuto allargati i glutei svelando il buchino del culo che ho stuzzicato spingendoci dentro 2/3 centimetri del puntale. Gliel'ho messo dentro centimetro dopo centimetro, lentamente. Spingevo e ritraevo con un movimento costante che l'ha fatta godere. Con la fronte appoggiata sul tappeto gemeva e ansimava senza più frenarsi. Alla fine le è entrato tutto, lei ha voltato la faccia, stava con la guancia sul tappeto e mentre mi divertivo a incularla con quel puntale ho visto sul suo viso un'espressione di fatica mista a piacere.
"Allora ti sta piacendo, eh?" Le ho detto mentre lei nemmeno mi sentiva, presa com'era ad ansimare e mugolare. Gliel'ho sfilato e ho leccato via gli umori anali che lo imbrattavano.
"Ecco, cara, ora è pronto per essere piazzato in cima e completare degnamente questo stupendo albero di natale! E visto che sei appena entrata in famiglia l'onore spetta a te."
Con la sua voce timida e tremante e un italiano stentato mi ha detto che era troppo in alto. In effetti l'abete di plastica era di due metri. Le ho dato il puntale e sono corso nel mio studio a prendere la scaletta che uso per arrivare ai libri negli scaffali più in alto. L'ho portata nel salone sistemandola davanti all'albero, lei ha salito qualche gradino fino a infilare il puntale in cima all'abete. Vedendola così, piegata in avanti con le braccia alzate che risaltavano i grossi seni, l'abbondante e morbido culo sporgente giusto all'altezza della mia faccia, non ho resistito.
"Stai ferma così!" Le ho ordinato con entusiasmo.
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