Mia sorella 6° - Un 69 da sogno
di
Andrea2022
genere
incesti
La giornata era trascorsa come le precedenti con la mia mente fissa su di lei, il suo corpo, il suo seno, le sue labbra, le sue parole e l'erezione che a stento riuscivo a contenere sotto i calzoni.
L'ansiosa attesa della notte oramai, era diventata dolorosa quasi quanto la stretta del mio cazzo dentro il costume.
-Stanotte vieni tu da me nel mio letto ma sta attento quando scendi perché la tua rete cigola come un cancello arrugginito.-
Il suo letto (un vero letto!) effettivamente era molto più solido e robusto del mio e per quanto stessimo stretti, ci sosteneva alla perfezione.
Come sempre, era lei a dirigere i giochi.
-Sono due volte porcello che ti faccio godere senza che tu mi abbia neanche sfiorato ancora.-
Mi aveva bisbigliato mordendomi il lobo di un orecchio e strizzandomi in modo quasi doloroso i testicoli.
Tutto il seguito era avvenuto dunque, dietro sue precise istruzioni.
Ci eravamo reciprocamente accarezzati mentre le nostre bocche si cercavano avide e le lingue roteavano e si intrecciavano senza sosta in un voluttuoso bagno di saliva.
Poi mi aveva messo una mano dietro la nuca e aveva spinto la mia testa sul suo seno per farsi leccare e succhiare i capezzoli sino a farli diventare duri come nocciole.
Il tutto avveniva mentre le nostre mani giocavano coi nostri sessi eccitati.
-Ti voglio.. ti voglio.. facciamo l'amore!-
L'avevo implorata al culmine dell'eccitazione:
-Non è possibile porcellino!
Non possiamo perché sono nel mio periodo fertile e poi perché, se devo regalarti la mia verginità, voglio farlo in assoluta libertà senza frustranti costrizioni e senza il rischio di sporcare ogni cosa facendoci per di più scoprire.
Capisci fratellino, quando facciamo l'amore voglio gridare il mio piacere come se tutto il mondo dovesse sapere che tu, mio fratello mi stai rendendo donna!
Adesso girato che te lo voglio succhiare e bere ancora il tuo dolcissimo miele mentre tu mi lecchi e mi fai godere con la tua lingua bevendo anche tu dalla mia fonte di piacere.-
Naturalmente anche in quel caso mi aveva dato istruzioni su come leccarla tra le cosce, e le valve del suo frutto più segreto e poi, come trattare con le labbra, la lingua e i denti la carnosa appendice a guardia dell'ingresso di quel paradiso e celata sotto il ciuffo di peli neri.
Stretti l'uno all'altra ci eravamo fusi come un unico corpo avvolto da un crescente tremore durante il quale mia sorella aveva avuto due, tre, forse quattro orgasmi in successione durante i quali non ero mai sazio della mia voglia di lei nonostante mi desse da bere senza sosta i succhi che come una sorgente, fluivano dal suo sesso caldo e aperto.
Quando anch'io avevo cominciato a godere nella sua bocca, lei aveva serrato le labbra e scuotendo il corpo in preda a nuove convulsioni, mi aveva scaricato in bocca caldi schizzi che al momento avevo scambiato per urina e che, avevo ingoiato lo stesso a sazietà.
Passata la buriana, eravamo immersi in un lago di sudore mentre sotto le natiche di mia sorella il lenzuolo era zuppo dei suoi umori.
Eravamo languidamente rimasti attaccati in quella postura a 69 per un lunghissimo, impagabile tempo quando lei, svegliandomi dal mio torpore, aveva infranto il mio sogno rimandandomi al mio letto.
Per il resto della notte ero rimasto in uno stato di dormi veglia con l'angoscia che il tutto fosse stato solo un sogno dal quale però, non avrei voluto svegliarmi.
segue
L'ansiosa attesa della notte oramai, era diventata dolorosa quasi quanto la stretta del mio cazzo dentro il costume.
-Stanotte vieni tu da me nel mio letto ma sta attento quando scendi perché la tua rete cigola come un cancello arrugginito.-
Il suo letto (un vero letto!) effettivamente era molto più solido e robusto del mio e per quanto stessimo stretti, ci sosteneva alla perfezione.
Come sempre, era lei a dirigere i giochi.
-Sono due volte porcello che ti faccio godere senza che tu mi abbia neanche sfiorato ancora.-
Mi aveva bisbigliato mordendomi il lobo di un orecchio e strizzandomi in modo quasi doloroso i testicoli.
Tutto il seguito era avvenuto dunque, dietro sue precise istruzioni.
Ci eravamo reciprocamente accarezzati mentre le nostre bocche si cercavano avide e le lingue roteavano e si intrecciavano senza sosta in un voluttuoso bagno di saliva.
Poi mi aveva messo una mano dietro la nuca e aveva spinto la mia testa sul suo seno per farsi leccare e succhiare i capezzoli sino a farli diventare duri come nocciole.
Il tutto avveniva mentre le nostre mani giocavano coi nostri sessi eccitati.
-Ti voglio.. ti voglio.. facciamo l'amore!-
L'avevo implorata al culmine dell'eccitazione:
-Non è possibile porcellino!
Non possiamo perché sono nel mio periodo fertile e poi perché, se devo regalarti la mia verginità, voglio farlo in assoluta libertà senza frustranti costrizioni e senza il rischio di sporcare ogni cosa facendoci per di più scoprire.
Capisci fratellino, quando facciamo l'amore voglio gridare il mio piacere come se tutto il mondo dovesse sapere che tu, mio fratello mi stai rendendo donna!
Adesso girato che te lo voglio succhiare e bere ancora il tuo dolcissimo miele mentre tu mi lecchi e mi fai godere con la tua lingua bevendo anche tu dalla mia fonte di piacere.-
Naturalmente anche in quel caso mi aveva dato istruzioni su come leccarla tra le cosce, e le valve del suo frutto più segreto e poi, come trattare con le labbra, la lingua e i denti la carnosa appendice a guardia dell'ingresso di quel paradiso e celata sotto il ciuffo di peli neri.
Stretti l'uno all'altra ci eravamo fusi come un unico corpo avvolto da un crescente tremore durante il quale mia sorella aveva avuto due, tre, forse quattro orgasmi in successione durante i quali non ero mai sazio della mia voglia di lei nonostante mi desse da bere senza sosta i succhi che come una sorgente, fluivano dal suo sesso caldo e aperto.
Quando anch'io avevo cominciato a godere nella sua bocca, lei aveva serrato le labbra e scuotendo il corpo in preda a nuove convulsioni, mi aveva scaricato in bocca caldi schizzi che al momento avevo scambiato per urina e che, avevo ingoiato lo stesso a sazietà.
Passata la buriana, eravamo immersi in un lago di sudore mentre sotto le natiche di mia sorella il lenzuolo era zuppo dei suoi umori.
Eravamo languidamente rimasti attaccati in quella postura a 69 per un lunghissimo, impagabile tempo quando lei, svegliandomi dal mio torpore, aveva infranto il mio sogno rimandandomi al mio letto.
Per il resto della notte ero rimasto in uno stato di dormi veglia con l'angoscia che il tutto fosse stato solo un sogno dal quale però, non avrei voluto svegliarmi.
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