L'adulterio di Ludovica Bianchi - Ep.5 . Shampoo alle rose
di
Joe Cabot
genere
esibizionismo
Dopo che Ludovica gli si fu consegnata anima e corpo, lui fu molto dolce. La ringraziò e le assicurò che non se ne sarebbe pentita. La baciò teneramente e la spogliò lodandone ogni singola forma fino a farla sentire bella come non si era mai sentita.
Lui la portò in bagno tenendola per mano, aprì le ante dell’enorme box doccia e aprì l'acqua usando il miscelatore. Fece scorrere l'acqua saggiandone la temperatura con la mano e, quando la ritenne confortevolmente calda, le disse che era pronta. Lei entrò ringraziando e si lasciò avvolgere dal getto della doccia ad occhi chiusi, sciolta e rilassata come se fosse stata la sua coperta preferita da bambina. Quando riaprì gli occhi, lui era lì. Le sorrideva appoggiato al lavabo. Completamente nudo, con il suo pene barzotto, le spalle larghe e le braccia incrociate sul petto allenato. Ludovica si sentì arrossire, ma ancor più, si sentì avvampare dentro. Fiamme che l'acqua non avevano alcun potere di estinguere. Si voltò verso il getto e chiuse gli occhi dandogli le spalle e fu anche peggio, perché immaginò lo sguardo di lui sulla sua nuca, la sua schiena, sul suo culo.... Che cosa aveva promesso a quell'uomo, solo un attimo fa? E quanto era passato da allora? Lodovica era confusa, la doccia calda la faceva sentire leggera come un palloncino portato da un turbine di vento ascensionale. Riaprì gli occhi per trovare conferma del reale negli oggetti e nelle forme che la circondavano. Ma si trovava nella doccia sconosciuta di un bagno che non aveva mai visto. Il bagno ben arredato della tana di un lupo. Allungò la mano verso un flacone di shampoo e fu grata al profumo familiare di rose che emanò il liquido denso che si versò sulla mano. Chiuse gli occhi e si cosparse i capelli di shampoo, massaggiandosi piano la cute. Poi prese la schiuma e la usò per lavarsi il corpo, il collo, le spalle. Sempre ad occhi chiusi, di nuovo dimentica di tutto, sollevò le braccia per lavarsi sotto le spalle, poi si passò le mani sui seni, sul ventre, sul monte di Venere ed infine tra le gambe. Le dita si intrufolarono tra le ciocche del bel vello sul pube, proseguirono tra le labbra della vulva e, tra le grandi labbra, trovarono le tracce del piacere vischioso di lui. Ludovica, di nuovo consapevole di sé e di dov'era (e della presenza di lui alle sue spalle), aprì gli occhi come impaurita. Si voltò e sbirciò l'uomo da sopra le spalle. Lui era ancora lì, appoggiato al lavabo con le braccia conserte. Le sorrise, ma stavolta era un sorriso diverso, colmo di rinnovato desiderio, ed anche il pene pareva essersi ingrossato, insuperbito. Anche lei gli sorrise, perché le bastava guardarlo (i suoi occhi, le sue spalle, il suo stesso pene) per sentire rinnovarsi l'attrazione. Si voltò e si immerse di nuovo sotto il getto per sciacquarsi facendosi scivolare via dal corpo la schiuma. Si sentì bella come non le era mai capitato.
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I commenti sono oltremodo graditi.
Joe Cabot vi aspetta per altre puntate di questa saga e altre storie, corredate da foto delle muse ispiratrici, all’indirizzo: https://raccontiviola.wordpress.com/
Lui la portò in bagno tenendola per mano, aprì le ante dell’enorme box doccia e aprì l'acqua usando il miscelatore. Fece scorrere l'acqua saggiandone la temperatura con la mano e, quando la ritenne confortevolmente calda, le disse che era pronta. Lei entrò ringraziando e si lasciò avvolgere dal getto della doccia ad occhi chiusi, sciolta e rilassata come se fosse stata la sua coperta preferita da bambina. Quando riaprì gli occhi, lui era lì. Le sorrideva appoggiato al lavabo. Completamente nudo, con il suo pene barzotto, le spalle larghe e le braccia incrociate sul petto allenato. Ludovica si sentì arrossire, ma ancor più, si sentì avvampare dentro. Fiamme che l'acqua non avevano alcun potere di estinguere. Si voltò verso il getto e chiuse gli occhi dandogli le spalle e fu anche peggio, perché immaginò lo sguardo di lui sulla sua nuca, la sua schiena, sul suo culo.... Che cosa aveva promesso a quell'uomo, solo un attimo fa? E quanto era passato da allora? Lodovica era confusa, la doccia calda la faceva sentire leggera come un palloncino portato da un turbine di vento ascensionale. Riaprì gli occhi per trovare conferma del reale negli oggetti e nelle forme che la circondavano. Ma si trovava nella doccia sconosciuta di un bagno che non aveva mai visto. Il bagno ben arredato della tana di un lupo. Allungò la mano verso un flacone di shampoo e fu grata al profumo familiare di rose che emanò il liquido denso che si versò sulla mano. Chiuse gli occhi e si cosparse i capelli di shampoo, massaggiandosi piano la cute. Poi prese la schiuma e la usò per lavarsi il corpo, il collo, le spalle. Sempre ad occhi chiusi, di nuovo dimentica di tutto, sollevò le braccia per lavarsi sotto le spalle, poi si passò le mani sui seni, sul ventre, sul monte di Venere ed infine tra le gambe. Le dita si intrufolarono tra le ciocche del bel vello sul pube, proseguirono tra le labbra della vulva e, tra le grandi labbra, trovarono le tracce del piacere vischioso di lui. Ludovica, di nuovo consapevole di sé e di dov'era (e della presenza di lui alle sue spalle), aprì gli occhi come impaurita. Si voltò e sbirciò l'uomo da sopra le spalle. Lui era ancora lì, appoggiato al lavabo con le braccia conserte. Le sorrise, ma stavolta era un sorriso diverso, colmo di rinnovato desiderio, ed anche il pene pareva essersi ingrossato, insuperbito. Anche lei gli sorrise, perché le bastava guardarlo (i suoi occhi, le sue spalle, il suo stesso pene) per sentire rinnovarsi l'attrazione. Si voltò e si immerse di nuovo sotto il getto per sciacquarsi facendosi scivolare via dal corpo la schiuma. Si sentì bella come non le era mai capitato.
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