Toccata 'e figa, in Re minore

di
genere
etero

Toccata 'e figa, in Re minore

Me ne sto seduta sulla sedia in cucina, Jos riordina le ultime cose, dopo che ho lavorato di padelle. Ancora fa caldo, qui in pianura, e sono avvolta da un vestitino sottile e leggero, e sotto il nulla.
Spalline sottili, il bordo del tessuto sollevato dal seno che reclama un po' di aria.
Le cosce nude, piego le gambe sulla sedia, appoggio un piede nudo sul bordo di fòrmica, mentre chiacchiero in un giapponese un po' stentato con un'amica che mi risponde dal lontano arcipelago, remoto nello spazio e disperso tra i fusi orari.
Sento l'aria che mi dà refrigerio tra le cosce, in attesa della doccia finale, quand'ecco che l'olandese, tra un bicchiere, una bottiglia di lambrusco e un sacchetto di farina tipo 00, lancia un'occhiata al mio basso ventre, che è ben più di una fiocinata.
La gonna è corta, ma poi non così tanto perchè in quel buio di ombra si possa delineare il buio della mia passera, ma il suo occhio penetrante affonda, e la fantasia fa il resto.
Repentino, appoggia le stoviglie che stava armeggiando. Del tutto incurante del mio dialogo in idiomi orientali, l'olandese si avventa come un falchetto.
Si collassa in ginocchio davanti allo scranno su cui sto arroccata, sorridentemente presa dalla conversazione cui cerco di dare un significato.
Solleva il bordo del vestitino giallo sole e una fioritura di peli pubici lo accoglie festoso, insieme alla ventata di ossigeno tra le mie cosce boccheggianti.
Prima che io possa proferir verbo, prima che un'incauta esclamazione nipponica possa turbare la mia telefonata transcontinentale, si delinea nel mio campo visivo un tulipano che, arpionandomi al lardo delle coscette di pollo, si tuffa con la lingua in resta come il milite ignoto nel profondo gorgo di desideri della mia figa.
Una contrazione repentina al ventre trattiene a stento una locuzione verbale che nei mari di oriente sarebbe stata incomprensibile e difficile da contestualizzare, e mi ritrovo con una lingua impazzita dentro la vulva. L'appendice umida si contorce come un raggio laser infilandosi con decisione tra le cortine di grandi labbra, piccole labbra e vestibolo vaginale, provocando reazioni fisiologiche alle mie ghiandole lubrificanti.
“Scusa, ti chiamo dopo...” ringhio al telefono all'amica Reiko senza ulteriori spiegazioni e, a telefono chiuso, esalo un sospiro lungo come un monsone.
Pianto le unghie tra i corti capelli biondicci dell'Orange e me lo spingo tra le cosce, destinazione “punto G”.
Quel demonio dei Paesi Bassi mi centrifuga la vulva con quella lingua che sembra, al mio interno, una sequenza di fuochi d'artificio, e in breve, con un crescendo di armoniche, vengo in un orgasmo precoce, che soddisfa entrambe le parti.
Stringo ancora il telefono in mano, ormai deformato dalla presa delle dita, spiaccicato contro la nuca sudata del mio focoso partner, quando, ricoperta da uno strato di sudore, mi rilascio con il fuoco di un vulcano che dalla figa va a eruttare dalle tette, gonfie e desiderose di esplodere.
“Cazzo... Jos...!”
Bava di figa giapponese, mescolata a saliva olandese, luccica percolando dalle cosce, mentre, con respiri affannosi, cerco di compensare il bilancio di ossigeno del mio sangue.
Con occhi stravolti, i capelli che mi ricadono sul viso e le mani ancora strette al corpo del reato, ritrovo un respiro decoroso e, incerta sulle gambe, mi alzo in piedi traballante.
Tra le unghie i capelli corti di Jos.
Lo sollevo, guardandolo negli occhi; la mia bocca aperta, ancora ansimante, di fronte alla sua, lucida dei miei umori genitali.
Due secondi per ritrovare l'omeostasi e mi sfilo il vestito, rimanendo nuda. In questo momento non mi importa che la finestra della cucina sia ancora aperta.
Mi arpiglio all'avambraccio dell'uomo che ha appena devastato il mio più intimo e sensibile apparato sensoriale. “Andiamo di là!” gli gorgoglio addosso. Un comando e una promessa.
Me lo trascino in camera da letto mentre già sento una mano chiedere permesso tra le chiappe, infilandosi con le dita in ogni buco che trova.
Aria condizionata a palla e mi sbatto sulle lenzuola, culo per aria, ad aspettare in dolce rassegnazione, il mio prossimo destino.
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scritto il
2022-08-01
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