La Violoncellista - Tempesta dell´Estate

di
genere
etero

-il giorno dopo-

Non so che ore sono, ne da quanto tempo sto provando questo pezzo
della Tempesta dell'Estate di Vivaldi, quando sto in sala prove da
sola mi perdo completamente con la musica, ci sono solo io, il mio
Lothar Semmlinger e l'archetto.
Sono accaldata ed un po' stanca, fortuna che indosso un vestito
abbastanza comodo, lungo fino al ginocchio che fa respirare anche le
parti intime, voglio provare questo pezzo ancora un'ultima volta.
Quando alla porta sento un “toc toc”, penso subito “chi è adesso che
scoccia, non sanno leggere il cartello “non disturbare”.
Cerco di ignorare, ma sento ancora “toc toc” alla porta, così mi alzo
irritata e vado ad aprire la porta.
C'è il signore che ho conosciuto ieri, prontamente mi saluta “Ciao
Carmen”, io un po' sorpresa, mi ero scordata completamente che
c'eravamo messi d'accordo per vederci oggi, ma cosa ben più grave mi
ero scordata il suo nome... Paolo... no... Stefano... neanche...
Mario!... no... neanche, sono tremenda con i nomi, dopo due secondi
che ci si è presentati me li scordo, anche se sono delle persone
affascinanti, niente, così per non creare situazioni d'imbarazzo, tiro
fuori un classico “Ciao Carissimo, con le prove non mi ero resa conto
dell'ora”.
“Sì, non ti preoccupare, immagino che sei presa dalla preparazione” dice lui.
“Se non ti dispiace vorrei provare questo pezzo un'ultima volta e poi
possiamo andare a bere qualcosa”.
“Sarà un onore ascoltarti in privato”.
Così vado verso la sedia e mi siedo, prendo il violoncello, allargo le
gambe scoprendo forse un po' più del previsto, spostando la gonna ben
verso l'inguine.
Il mio amico, di cui ancora non mi viene il nome... Davide...
Matteo... no... neanche questi... osserva interessato l´inaspettato
spettacolino.
Prendo l'archetto, metto il mignolo tra l'occhietto di madreperla e la
fine del tallone, poi appoggio l'anulare e il medio, l'indice si
arrotola leggermente sulla parte dove c'è la pelle ed il pollice
dietro.
I polpastrelli della mano sinistra si accomodano sulle corde.
Inizio a suonare. Il pezzo, è abbastanza veloce ed intenso, le dita
scorrono sulle corde rapidamente, l'archetto accarezza con una certa
decisione le corde, io sono un tutt'uno con lo strumento, la testa si
muove allo stesso ritmo delle mie mani. Suonare pezzi del genere per
me è come avere un amplesso se non di più, l'emozione e l'eccitazione
che provo suonando è difficile da descrivere.
Senza accorgermene suono l'ultima nota, il mio amico si alza e mi
tributa un applauso, sono soddisfatta di come ho suonato, mi sento
carica, eccitata, il battito del cuore è accelerato.
Appoggio con cura il mio Lothar, mi alzo e mi avvicino al mio amico,
lo fisso dritto negli occhi, gli metto la mano dietro al collo e gli
rubo un bacio.
Non ci mette molto e ricambia il bacio volentieri, lo scambio di
saliva nelle nostre bocche è passionale, ci sa fare l'amico, già sento
il basso ventre inumidirsi. Ho voglia!
Le mani che fino ad un attimo fa stavano torturando un violoncello,
ora cercano un altro tipo di strumento, metto la mano sulla sua patta
e sento un bel rigonfiamento, abbasso la zip e slaccio il bottone dei
pantaloni.
Lo tiro fuori ed inizio a massaggiarlo per bene, movimenti lenti ma
senza sosta, mentre continuiamo a baciarci. Poi mi mette entrambe le
mani sul sedere, e mi tira su, io lascio il suo strumento, gli metto
le braccia intorno al collo e lo avvinghio con le gambe intorno alla
vita.
SI dirige verso un grande tavolo e mi adagia lentamente “Prendimi” gli
dico, lui non se lo fa ripetere due volte, mette le mie caviglie sulle
sue spalle larghe, mi tira verso di lui, fa salire la gonna fino al
bacino.
Mi fissa dritta negli occhi, sicuro legge le voglia che ho dentro, la
lussuria che mi pervade.
Prende il suo strumento e lo punta dritto verso la mia micina ormai
grondante di umori, c'è solo un sottile lembo di stoffa che separa
l'altrui piacere.
Lo scosta, non ci sono più ostacoli tra i nostri sessi. Sento il
glande accarezzare le mie labbra, facendo da "apristrada", sentirlo
entrare dentro e´sempre una sensazione sublime, sento l'apertura dei
tessuti della vagina, per permettere al pene di entrare nella sua
interezza.
Il pene entra in contatto con le pareti e quindi tutte le terminazioni
nervose inviano impulsi all'ipotalamo, sento che è tutto dentro di me,
e adesso si ritira, uscendo quasi, e di colpo rientrare, la
ripetizione dei colpi si fa più veloce ed intensa. Il suono dei nostri
corpi che si scontrano è musica per le mie orecchie, faccio uscire
qualche flebile “miagolio” di piacere, i suoi occhi sono chiusi
godendosi il piacere che ci stiamo dando.
“Non ti fermare, non ti fermare adesso” detto questo, lui inizia a
spingere più forte, mi prende le caviglie e lentamente le porta verso
di me.
Sento che sto al limite, e così lui, sento i suoi testicoli gonfi
sbattere contro la mia vagina.
Mauro penso... si chiama Mauro lui...
Al che lancio un mezzo grido “Vengo Mauro”... e subito dopo sento una
serie abbondante di schizzi caldi riempirmi il ventre, mentre lui si
accascia su di me, ansimando.
Sento lo strumento ridimensionarsi un po', lo sfila da dentro di me,
portandosi dietro un po' del suo nettare che goccia per terra.
Adesso sì che le prove son finite, l'amplesso iniziato con il
violoncello è stato finito da un altro tipo di strumento che adoro.

https://www.youtube.com/watch?v=oUBQPIk9Wh8
scritto il
2022-08-28
1 . 7 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.