“E adesso immagina…”
di
Joe Cabot
genere
voyeur
Se li vendevano è perché qualcuno li comprava, no?
Ecco, io sono uno di quelli che li ha comprati. A mia discolpa il fatto che avevo 13 anni e che negli anni 80 eravamo tutti parecchio più creduloni. Anche se, a pensarci bene, ancora adesso la massa si butta giù la propaganda mainstream e nega l’evidenza di fenomeni sotto gli occhi di tutti, come le scie chimiche e la dittatura sanitaria.
Ad ogni modo pagai le mie 7.900 lire e mi arrivarono per posta dai nonni, dove potevo intercettarli con comodo. Subito li indossai e andai alla finestra perché si attivassero. Ma non vedevo nulla. Solo un buco con la scritta ‘e adesso immagina…’ e pensai fosse l’indicazione su come accenderli, o roba del genere. Anche certi supereroi dovevano imparare a volare. Dopo un po’ pensai che fossero difettosi e ne ordinai un altro paio. Ma anche quelli non funzionavano e li buttai: fu un errore, visto che oggi gli occhiali a raggi X si vendono bene su e-bay a quegli idioti dei collezionisti.
Ad ogni modo non mi arresi, e siccome sono un tipo parecchio sveglio, alla fine la spuntai.
Io, Simone Incello, alla fine ho trovato la pillola rossa.
Come ho già detto, io sono uno che alle cose ci arriva prima degli altri. Per questo da bambino misi in croce i miei per prendermi uno dei primi computer allora in circolazione, perché io avevo capito tutto: il futuro era quello e mentre i miei coetanei in motorino si infrattavano con compagne di classe come Gina ‘culobasso’, io già smanettavo in DOS.
Anticipai tutte le innovazioni tecnologiche fin da metà anni ‘80 e correvo sempre davanti al gregge. Non starò a spiegarvi, perché tanto non riuscireste a capire, come riuscii ad autofinanziarmi sfruttando l’ignoranza informatica del gregge, né come anticipai ogni innovazione delle prime camere digitali ai deep fake porno, che ormai per me sono preistoria.
Ma il punto è che ho davvero ‘immaginato’ e ci sono arrivato.
Insomma: combinando programmi di realtà e animazione virtuale e sistemi di scanner che la CIA non deve sapere che utilizzo sono in grado di… ma inutile perdere tempo. Seguitemi e vediamo se funziona.
Per prima cosa la prescelta è “la Cameriera”. Perchè lei? Beh, a parte il fatto che mi ci sono spellato le mani fin da quando è stata assunta al fast food. che le ho già scattato varie foto e altre le ho trovate tra FB e ista, è determinante il fatto di poterla analizzare con calma senza doverla seguire per strada.
Quindi via. Esco dalla mia cameretta, inserisco i sistemi di allarme, saluto mia madre e dopo venti minuti sono davanti al fast food. Indosso gli occhiali-scanner, li attivo con il comando che tengo in tasca e vado ad ordinare. Lei è in cassa e imposto il sistema perché si setti sul suo viso. Ordino come da programma. Lei sorride e mi chiede se voglio altro. Il messaggio acustico nell’auricolare mi informa che il sistema ha raccolto i dati necessari sul volto della Cameriera. Ormai il riconoscimento facciale la troverebbe anche a San Siro durante il derby.
Mi piazzo al tavolo d’angolo e aspetto. Mangio crocchette e aspetto. Finalmente esce dal bancone e passa tra i tavoli. Metto in funzione gli occhiali e dopo qualche secondo il sistema la identifica in automatico. Inizia a riconoscerne la postura e quell’insieme di dati che voi pillole blu definireste la ‘camminata’. Il sistema che uso naturalmente non ha ‘raggi X’ che penetrano i vestiti. No. La mia idea a dir poco geniale è analizzare e riconoscere i vestiti stessi (griffe, modelli, taglie, tessuti...) elaborando ipotesi sempre più accurate sui dati biometrici del corpo che li animano. Insomma: avete mai provato ad immaginare la forma di un sedere da come ci cade sopra il vestito? Io posso ricostruire con un’approssimazione minima tutto il corpo. E tutto ciò senza escludere espressione facciale, postura, o addirittura la tonicità e la qualità dell’epidermide. Datemi una polo leggera come quella della divisa della Cameriera, e io posso mostrarvi il suo capezzolo. Fatemi registrare la sua voce mentre mi spiega che ci vorranno pochi minuti per le crocchette, e avrò una campionatura sufficiente per replicarla completa di tono e accento fino a farle dire ogni sconcezza. Fatemi decidere che tipo di orgasmo voglio che abbia, e il sistema lo riprodurrà in 3D.
Quanto pagherebbe una qualche multinazionale informatica per una tecnologia del genere? Quanto saresti disposto a pagarmi tu? Quanto per il potere d di catturare ogni donna sulla terra, spogliarla e rivestirla a piacimento semplicemente scorrendo un menù, per poi farle fare qualsiasi cosa. Per farle fare qualsiasi cosa al tuo avatar?
Torno a casa come un fulmine. Inizio ad inserire i dati verso le 21pm e dopo 6 ore il lavoro è fatto.
Indosso i visori 3D e, con le mani che mi tremano, avvio il programma con un doppio click. In un lampo, su sfondo verde, lei è lì.
Ha il culo basso.
Ecco, io sono uno di quelli che li ha comprati. A mia discolpa il fatto che avevo 13 anni e che negli anni 80 eravamo tutti parecchio più creduloni. Anche se, a pensarci bene, ancora adesso la massa si butta giù la propaganda mainstream e nega l’evidenza di fenomeni sotto gli occhi di tutti, come le scie chimiche e la dittatura sanitaria.
Ad ogni modo pagai le mie 7.900 lire e mi arrivarono per posta dai nonni, dove potevo intercettarli con comodo. Subito li indossai e andai alla finestra perché si attivassero. Ma non vedevo nulla. Solo un buco con la scritta ‘e adesso immagina…’ e pensai fosse l’indicazione su come accenderli, o roba del genere. Anche certi supereroi dovevano imparare a volare. Dopo un po’ pensai che fossero difettosi e ne ordinai un altro paio. Ma anche quelli non funzionavano e li buttai: fu un errore, visto che oggi gli occhiali a raggi X si vendono bene su e-bay a quegli idioti dei collezionisti.
Ad ogni modo non mi arresi, e siccome sono un tipo parecchio sveglio, alla fine la spuntai.
Io, Simone Incello, alla fine ho trovato la pillola rossa.
Come ho già detto, io sono uno che alle cose ci arriva prima degli altri. Per questo da bambino misi in croce i miei per prendermi uno dei primi computer allora in circolazione, perché io avevo capito tutto: il futuro era quello e mentre i miei coetanei in motorino si infrattavano con compagne di classe come Gina ‘culobasso’, io già smanettavo in DOS.
Anticipai tutte le innovazioni tecnologiche fin da metà anni ‘80 e correvo sempre davanti al gregge. Non starò a spiegarvi, perché tanto non riuscireste a capire, come riuscii ad autofinanziarmi sfruttando l’ignoranza informatica del gregge, né come anticipai ogni innovazione delle prime camere digitali ai deep fake porno, che ormai per me sono preistoria.
Ma il punto è che ho davvero ‘immaginato’ e ci sono arrivato.
Insomma: combinando programmi di realtà e animazione virtuale e sistemi di scanner che la CIA non deve sapere che utilizzo sono in grado di… ma inutile perdere tempo. Seguitemi e vediamo se funziona.
Per prima cosa la prescelta è “la Cameriera”. Perchè lei? Beh, a parte il fatto che mi ci sono spellato le mani fin da quando è stata assunta al fast food. che le ho già scattato varie foto e altre le ho trovate tra FB e ista, è determinante il fatto di poterla analizzare con calma senza doverla seguire per strada.
Quindi via. Esco dalla mia cameretta, inserisco i sistemi di allarme, saluto mia madre e dopo venti minuti sono davanti al fast food. Indosso gli occhiali-scanner, li attivo con il comando che tengo in tasca e vado ad ordinare. Lei è in cassa e imposto il sistema perché si setti sul suo viso. Ordino come da programma. Lei sorride e mi chiede se voglio altro. Il messaggio acustico nell’auricolare mi informa che il sistema ha raccolto i dati necessari sul volto della Cameriera. Ormai il riconoscimento facciale la troverebbe anche a San Siro durante il derby.
Mi piazzo al tavolo d’angolo e aspetto. Mangio crocchette e aspetto. Finalmente esce dal bancone e passa tra i tavoli. Metto in funzione gli occhiali e dopo qualche secondo il sistema la identifica in automatico. Inizia a riconoscerne la postura e quell’insieme di dati che voi pillole blu definireste la ‘camminata’. Il sistema che uso naturalmente non ha ‘raggi X’ che penetrano i vestiti. No. La mia idea a dir poco geniale è analizzare e riconoscere i vestiti stessi (griffe, modelli, taglie, tessuti...) elaborando ipotesi sempre più accurate sui dati biometrici del corpo che li animano. Insomma: avete mai provato ad immaginare la forma di un sedere da come ci cade sopra il vestito? Io posso ricostruire con un’approssimazione minima tutto il corpo. E tutto ciò senza escludere espressione facciale, postura, o addirittura la tonicità e la qualità dell’epidermide. Datemi una polo leggera come quella della divisa della Cameriera, e io posso mostrarvi il suo capezzolo. Fatemi registrare la sua voce mentre mi spiega che ci vorranno pochi minuti per le crocchette, e avrò una campionatura sufficiente per replicarla completa di tono e accento fino a farle dire ogni sconcezza. Fatemi decidere che tipo di orgasmo voglio che abbia, e il sistema lo riprodurrà in 3D.
Quanto pagherebbe una qualche multinazionale informatica per una tecnologia del genere? Quanto saresti disposto a pagarmi tu? Quanto per il potere d di catturare ogni donna sulla terra, spogliarla e rivestirla a piacimento semplicemente scorrendo un menù, per poi farle fare qualsiasi cosa. Per farle fare qualsiasi cosa al tuo avatar?
Torno a casa come un fulmine. Inizio ad inserire i dati verso le 21pm e dopo 6 ore il lavoro è fatto.
Indosso i visori 3D e, con le mani che mi tremano, avvio il programma con un doppio click. In un lampo, su sfondo verde, lei è lì.
Ha il culo basso.
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