Metamorfosi d'amore. Due donne. (prima parte)
di
Yuko
genere
saffico
Metamorfosi d'amore. Due donne
Di Yuko e Kiki
Prosecuzione di Metamorfosi d'amore. Due bruche - Due farfalle
All'ultima cascata tutti e quattro i forristi decisero di saltare nella profonda pozza, solo cinque
metri più in basso.
Nuotarono alla riva trasportando i sacchi delle corde e i materiali quando il sole stava ormai calando sui monti liguri di occidente.
Si sbarazzarono dei caschetti e delle imbragature e, con penosa fatica, si sfilarono le mute da cinque millimetri che li avevano protetti nella discesa lungo le fredde acque del torrente.
Dopo una grossolana risciacquata il materiale fu riposto nei sacchi di PVC e il gruppo si preparò per tornare alle loro auto.
“Voi andate pure, ragazzi, io mi faccio ancora una nuotata!” disse Yuko, una giovane
giapponese dai lunghi capelli neri, che, finalmente liberati dal caschetto da alpinismo dove
erano raccolti in una grossolana treccia, ora le ricadevano sciolti sulle spalle.
“Ma non hai preso abbastanza freddo?” le chiese uno dei suoi compagni di avventura
vedendola in bikini.
“Non abbastanza”, rispose lei, aprendosi in un sorriso, “ma in realtà voglio farmi una nuotata senza quella muta che impedisce i movimenti. Sentire l'acqua sulla pelle e poi, lavarmi via la puzza di neoprene e il sudore.”
“Contenta tu. Io però mi avvio alla macchina, sto barbellando dal freddo.” Aggiunse un altro, che, in effetti, aveva le labbra del colore delle viole del pensiero.
“Andate, andate pure. Io sono indipendente con l'auto. Ci vediamo alla focacceria di Arenzano, ok?” disse ancora la ragazza e si tuffò nella pozza di acqua verde e trasparente.
Nuotò vigorosamente fino alla riva opposta dove fu attratta da un cespuglio di fiori dal profumo inebriante e i colori vivaci.
Ma la sua attenzione fu sviata da una scena particolare che si svolgeva oltre il gruppo floreale di belle di notte: due farfalle avviluppate in una ragnatela lottavano per liberarsi da una morte impietosa.
'Ma guarda, una farfalla diurna e una notturna'; pensò stupita. 'Si vede che quella gialla deve essere lì in quella tela già da un bel po', e che il ragno non usa più quella trappola.'
Motivo in più per aiutare le due creature, prossime a una morte del tutto inutile.
Si avvicinò alle due bestioline. Le poverette erano appiccicate una all'altra e muovevano
disperatamente zampette e antenne dibattendosi con le loro ultime energie.
Prendo un bastoncino e cerco di liberare le due creature, cercando di non danneggiare le loro ali, quando sento una voce alle mie spalle.
“Ciao, hai perso qualcosa?”
Mi giro e scoppio a ridere. In effetti qui, in costume da bagno, in ginocchio nell'erba ai bordi di un torrente, al tramonto, devo fare uno strano effetto.
Considerato che non sto facendo pipì, la curiosità di questa nuova presenza mi sembra
legittima.
“Ciao, no stavo solo cercando di liberare due farfalle da una ragnatela”.
L'altra, una ragazza alta con capelli castani raccolti in una coda, la fronte spaziosa e lo sguardo limpido, in tutta risposta si spoglia sotto i miei occhi. Non ha un costume da bagno, come mi sarei aspettata, ma senza farsi troppi problemi, in reggiseno e mutandine di cotone bianco si inoltra nella pozza, la attraversa a nuoto e in poche bracciate mi raggiunge.
Resto meravigliata di fronte a questa giovane. Io sono in acqua da qualche ora, appesa a corde e chiodi, ma lei, come se nulla fosse, si spoglia davanti a me e si tuffa nelle acque discretamente fresche e si fa una nuotata, così, senza il minimo tentennamento.
Resto paralizzata a guardarla mentre nuota tranquilla nell'acqua gelida e quando riemerge
come una Venere, il sottile tessuto degli indumenti intimi le si appiccica addosso, diventato quasi trasparente.
Come un'ebete resto a fissarle il bel seno di cui si scorgono i capezzoli più scuri, dritti per il freddo, e lo sguardo di conseguenza fugge a scrutare l'analogo effetto dell'acqua sulle mutandine. La ragazza, è evidente, non si depila.
Un calore mi si condensa tra le cosce, ma mi sforzo di distogliere lo sguardo fin troppo palese e indiscreto, per non metterla a disagio e torno a occuparmi delle farfalline.
Lei si mette al mio fianco, mentre, col bastoncino, riesco a staccare le due farfalle dalla ragnatela.
“Attenta!” La sento sussurrare, anche lei tutta concentrata sull'opera di salvataggio, “non rovinare le ali” aggiunge, in tono più sommesso.
“Non ti preoccupare, ci so fare con le manovre chirurgiche.”
Proseguo cercando di rimuovere i filamenti che ancora imbrigliano le ali dei due esserini.
La farfalla gialla è libera e si mette a sondare il terreno con circospezione.
Mentre cerco di ripulire anche la falena, di un bel marrone mogano, sento la mano della ragazza sulla mia spalla.
La guardo con la coda dell'occhio, ma la vedo concentrata sui due lepidotteri.
La farfalla notturna però inizia ad agitare velocissima le sue alette e riesce a ripulirsi da sola del grosso della tela appiccicosa e di più non farei: rischierei solo di fare danni.
Sento di fianco a me tirare un sospiro di sollievo.
“Brava, intervento chirurgico riuscito alla perfezione!” Esclama con entusiasmo.
“Ah! Ma scusa, non ti ho chiesto neanche come ti chiami, e... ma sei italiana?”
“Be', sì. Cioè... giapponese di origini, ma cresciuta in Italia. Mi chiamo Yuko.” E le tendo la mano.
“Piacere, Valeria. Ma cosa ci fa una ragazza giapponese in costume da bagno, al tramonto, in un torrente della Liguria?” Risponde la nuova conoscenza e intanto mi stringe la mano
formalmente.
Il suo seno vibra spinto dal movimento della spalla. Questa giovane è molto bella e sembra
completamente nuda, qui, davanti a me.
“Ha ha ha! Sì, hai ragione, è un po' strano. Io e tre amici abbiamo compiuto la discesa del torrente, tra salti, cascate e canyon, con corde e tutto il resto.”
Lei si guarda intorno, ma non vede nessuno.
“Sì, gli altri sono già tornati alle auto, ma io volevo ancora farmi una nuotata. Poi ho visto le farfalline.”
“A proposito!” Valeria alza lo sguardo verso le due farfalle che abbiamo liberato e che, per grazia divina, hanno ripreso a volare, inseguendosi e giocando insieme per la ritrovata insperata libertà.
“Guarda, volano insieme. Non è strano? Sono un insetto diurno e uno notturno, ma la terribile avventura che hanno condiviso le ha fatte diventare amiche.”
Restiamo a guardare i volteggi dei due petali viventi che, posate su un fiore, si sono appiccicate nuovamente una addosso all'altra.
“Sembra che si siano abbracciate e che stiano accarezzandosi!” Mi fa notare la giovane.
Io guardo le due farfalle e poi contemplo lei e il suo sguardo divertito e intenso verso i due insetti.
Mi piacciono i suoi capelli castani, un poco ondulati.
Poi riprendo a guardare l'amplesso di ali gialle e ali marroni.
“Due farfalline lesbiche.” Concludo il discorso.
“In effetti come potrebbe essere, quando due farfalline stanno una sopra l'altra? Così, in stretto contatto.” Continua lei.
La guardo senza capire. Ci deve essere un gioco di parole che non riesco ad afferrare.
“Perchè?” Le chiedo sforzandomi di cogliere un significato nascosto.
Lei scoppia a ridere e mi appoggia di nuovo una mano sulla spalla.
“Scusami, Yuko”, continua lei, “un gioco di parole, di doppi sensi. Non farci caso, una stupidata.”
Si scusa ancora.
Io le appoggio la mano sulla sua, che ancora trattiene sulla mia spalla e le sorrido.
“Sì, qualcosa della lingua italiana ancora mi sfugge.”
Mi guardo intorno. Il buio comincia a serpeggiare sotto gli alberi. Il sole è ormai calato e si sente freddo. “Brrr! Ma non hai freddo? Io comincio a gelare!”
Riprende lei.
“Sì, in effetti sì. Meglio tornare dall'altra parte del torrente.”
Insieme ci riimmergiamo nelle acque che ormai sono decisamente fresche e in poche bracciate siamo ai suoi indumenti e al mio materiale.
“Hai un asciugamano?” Le chiedo guardandomi in giro.
“No. Credevo che l'avessi tu!”
“Ne ho uno piccolissimo; nei sacchi stagni, durante la discesa del torrente, non c'è troppo spazio, ma ne ho un altro in auto; non è molto distante. Ma tu vieni sulla strada così, in mutande e reggiseno bagnati?”
“Già, dovrei togliermeli. Tanto mi metto i calzoni e la maglietta.”
E, prima che possa far anche il cenno di girarmi dall'altra parte, Valeria si slaccia il reggiseno e si sfila le mutandine, rimanendo di fatto completamente nuda di fronte a me.
Io prendo il piccolo asciugamano e glielo porgo.
“Ma no, usalo tu: è tuo.”
“Ci mancherebbe. Guarda, ci diamo solo una passatina e poi ci asciughiamo bene quando
arriviamo all'auto. Usalo, ce n'è per tutte e due!”
Lei accetta il piccolo rettangolo di stoffa, ma invece di asciugarsi si ferma a guardarmi e rimane immobile.
“Che cosa hai detto? Me lo ripeti, per favore?” Mi chiede poi, dopo essere rimasta con gli occhi spalancati e a bocca aperta per un tempo infinito.
Le sorrido, “Usalo pure, non preoccuparti”, la incoraggio.
Lei strizza un po' gli occhi come se faticasse a mettermi bene a fuoco.
“No, scusa, hai detto una frase, prima...”
“Ma sì, che ci asciugheremo bene alle macchine.” E con un gesto della mano le faccio cenno di asciugarsi.
“No, hai detto: ce n'è per tutte... ”
“Basta per tutte e due!” Concludo senza capire tutto questo attaccamento alle parole.
“Hai detto proprio così: ce n'è per tutte e due” continua lei, in questo misterioso accanimento.
Annuisco senza capire. Lei mi guarda pensosa e si asciuga il seno e il ventre, mentre io sistemo il mio sacco, un po' in imbarazzo per questo turbamento che non riesco a spiegarmi. Forse non mi sono espressa bene in italiano, penso e rimango contrita.
Valeria intanto si infila i calzoni, chiudendo la cerniera sul ciuffo castano del suo pube e si infila una maglietta, coprendo il seno.
Io mi friziono le braccia e le cosce. Comincio ad avere qualche brivido; la posizione immobile dell'ultimo quarto d'ora mi ha raffreddata.
“Ma tu tremi.” Valeria si è accorta delle scosse che agitano il mio corpo e mi si avvicina.
“Sì, ho un po' freddo. Conviene che ci incamminiamo verso l'auto.” E mi giro per trovare il sentiero. “Tu con che mezzo sei arrivata fino a qui?”
Ma lei non risponde, mi si avvicina e mi abbraccia.
“Aspetta, prima scaldati un poco.” Mi dice stringendomi al suo corpo mentre mi friziona la
schiena fino al sedere.
“Attenta, ti bagnerò tutta col mio costume. E ti sei appena cambiata!”
“Non preoccuparti, io mi sto già scaldando. Tu hai salvato le due farfalline e ora io aiuto te.
Solidarietà tra donne.”
Intrinsecamente abbiamo entrambe deciso che le due farfalle erano femmine.
Di Yuko e Kiki
Prosecuzione di Metamorfosi d'amore. Due bruche - Due farfalle
All'ultima cascata tutti e quattro i forristi decisero di saltare nella profonda pozza, solo cinque
metri più in basso.
Nuotarono alla riva trasportando i sacchi delle corde e i materiali quando il sole stava ormai calando sui monti liguri di occidente.
Si sbarazzarono dei caschetti e delle imbragature e, con penosa fatica, si sfilarono le mute da cinque millimetri che li avevano protetti nella discesa lungo le fredde acque del torrente.
Dopo una grossolana risciacquata il materiale fu riposto nei sacchi di PVC e il gruppo si preparò per tornare alle loro auto.
“Voi andate pure, ragazzi, io mi faccio ancora una nuotata!” disse Yuko, una giovane
giapponese dai lunghi capelli neri, che, finalmente liberati dal caschetto da alpinismo dove
erano raccolti in una grossolana treccia, ora le ricadevano sciolti sulle spalle.
“Ma non hai preso abbastanza freddo?” le chiese uno dei suoi compagni di avventura
vedendola in bikini.
“Non abbastanza”, rispose lei, aprendosi in un sorriso, “ma in realtà voglio farmi una nuotata senza quella muta che impedisce i movimenti. Sentire l'acqua sulla pelle e poi, lavarmi via la puzza di neoprene e il sudore.”
“Contenta tu. Io però mi avvio alla macchina, sto barbellando dal freddo.” Aggiunse un altro, che, in effetti, aveva le labbra del colore delle viole del pensiero.
“Andate, andate pure. Io sono indipendente con l'auto. Ci vediamo alla focacceria di Arenzano, ok?” disse ancora la ragazza e si tuffò nella pozza di acqua verde e trasparente.
Nuotò vigorosamente fino alla riva opposta dove fu attratta da un cespuglio di fiori dal profumo inebriante e i colori vivaci.
Ma la sua attenzione fu sviata da una scena particolare che si svolgeva oltre il gruppo floreale di belle di notte: due farfalle avviluppate in una ragnatela lottavano per liberarsi da una morte impietosa.
'Ma guarda, una farfalla diurna e una notturna'; pensò stupita. 'Si vede che quella gialla deve essere lì in quella tela già da un bel po', e che il ragno non usa più quella trappola.'
Motivo in più per aiutare le due creature, prossime a una morte del tutto inutile.
Si avvicinò alle due bestioline. Le poverette erano appiccicate una all'altra e muovevano
disperatamente zampette e antenne dibattendosi con le loro ultime energie.
Prendo un bastoncino e cerco di liberare le due creature, cercando di non danneggiare le loro ali, quando sento una voce alle mie spalle.
“Ciao, hai perso qualcosa?”
Mi giro e scoppio a ridere. In effetti qui, in costume da bagno, in ginocchio nell'erba ai bordi di un torrente, al tramonto, devo fare uno strano effetto.
Considerato che non sto facendo pipì, la curiosità di questa nuova presenza mi sembra
legittima.
“Ciao, no stavo solo cercando di liberare due farfalle da una ragnatela”.
L'altra, una ragazza alta con capelli castani raccolti in una coda, la fronte spaziosa e lo sguardo limpido, in tutta risposta si spoglia sotto i miei occhi. Non ha un costume da bagno, come mi sarei aspettata, ma senza farsi troppi problemi, in reggiseno e mutandine di cotone bianco si inoltra nella pozza, la attraversa a nuoto e in poche bracciate mi raggiunge.
Resto meravigliata di fronte a questa giovane. Io sono in acqua da qualche ora, appesa a corde e chiodi, ma lei, come se nulla fosse, si spoglia davanti a me e si tuffa nelle acque discretamente fresche e si fa una nuotata, così, senza il minimo tentennamento.
Resto paralizzata a guardarla mentre nuota tranquilla nell'acqua gelida e quando riemerge
come una Venere, il sottile tessuto degli indumenti intimi le si appiccica addosso, diventato quasi trasparente.
Come un'ebete resto a fissarle il bel seno di cui si scorgono i capezzoli più scuri, dritti per il freddo, e lo sguardo di conseguenza fugge a scrutare l'analogo effetto dell'acqua sulle mutandine. La ragazza, è evidente, non si depila.
Un calore mi si condensa tra le cosce, ma mi sforzo di distogliere lo sguardo fin troppo palese e indiscreto, per non metterla a disagio e torno a occuparmi delle farfalline.
Lei si mette al mio fianco, mentre, col bastoncino, riesco a staccare le due farfalle dalla ragnatela.
“Attenta!” La sento sussurrare, anche lei tutta concentrata sull'opera di salvataggio, “non rovinare le ali” aggiunge, in tono più sommesso.
“Non ti preoccupare, ci so fare con le manovre chirurgiche.”
Proseguo cercando di rimuovere i filamenti che ancora imbrigliano le ali dei due esserini.
La farfalla gialla è libera e si mette a sondare il terreno con circospezione.
Mentre cerco di ripulire anche la falena, di un bel marrone mogano, sento la mano della ragazza sulla mia spalla.
La guardo con la coda dell'occhio, ma la vedo concentrata sui due lepidotteri.
La farfalla notturna però inizia ad agitare velocissima le sue alette e riesce a ripulirsi da sola del grosso della tela appiccicosa e di più non farei: rischierei solo di fare danni.
Sento di fianco a me tirare un sospiro di sollievo.
“Brava, intervento chirurgico riuscito alla perfezione!” Esclama con entusiasmo.
“Ah! Ma scusa, non ti ho chiesto neanche come ti chiami, e... ma sei italiana?”
“Be', sì. Cioè... giapponese di origini, ma cresciuta in Italia. Mi chiamo Yuko.” E le tendo la mano.
“Piacere, Valeria. Ma cosa ci fa una ragazza giapponese in costume da bagno, al tramonto, in un torrente della Liguria?” Risponde la nuova conoscenza e intanto mi stringe la mano
formalmente.
Il suo seno vibra spinto dal movimento della spalla. Questa giovane è molto bella e sembra
completamente nuda, qui, davanti a me.
“Ha ha ha! Sì, hai ragione, è un po' strano. Io e tre amici abbiamo compiuto la discesa del torrente, tra salti, cascate e canyon, con corde e tutto il resto.”
Lei si guarda intorno, ma non vede nessuno.
“Sì, gli altri sono già tornati alle auto, ma io volevo ancora farmi una nuotata. Poi ho visto le farfalline.”
“A proposito!” Valeria alza lo sguardo verso le due farfalle che abbiamo liberato e che, per grazia divina, hanno ripreso a volare, inseguendosi e giocando insieme per la ritrovata insperata libertà.
“Guarda, volano insieme. Non è strano? Sono un insetto diurno e uno notturno, ma la terribile avventura che hanno condiviso le ha fatte diventare amiche.”
Restiamo a guardare i volteggi dei due petali viventi che, posate su un fiore, si sono appiccicate nuovamente una addosso all'altra.
“Sembra che si siano abbracciate e che stiano accarezzandosi!” Mi fa notare la giovane.
Io guardo le due farfalle e poi contemplo lei e il suo sguardo divertito e intenso verso i due insetti.
Mi piacciono i suoi capelli castani, un poco ondulati.
Poi riprendo a guardare l'amplesso di ali gialle e ali marroni.
“Due farfalline lesbiche.” Concludo il discorso.
“In effetti come potrebbe essere, quando due farfalline stanno una sopra l'altra? Così, in stretto contatto.” Continua lei.
La guardo senza capire. Ci deve essere un gioco di parole che non riesco ad afferrare.
“Perchè?” Le chiedo sforzandomi di cogliere un significato nascosto.
Lei scoppia a ridere e mi appoggia di nuovo una mano sulla spalla.
“Scusami, Yuko”, continua lei, “un gioco di parole, di doppi sensi. Non farci caso, una stupidata.”
Si scusa ancora.
Io le appoggio la mano sulla sua, che ancora trattiene sulla mia spalla e le sorrido.
“Sì, qualcosa della lingua italiana ancora mi sfugge.”
Mi guardo intorno. Il buio comincia a serpeggiare sotto gli alberi. Il sole è ormai calato e si sente freddo. “Brrr! Ma non hai freddo? Io comincio a gelare!”
Riprende lei.
“Sì, in effetti sì. Meglio tornare dall'altra parte del torrente.”
Insieme ci riimmergiamo nelle acque che ormai sono decisamente fresche e in poche bracciate siamo ai suoi indumenti e al mio materiale.
“Hai un asciugamano?” Le chiedo guardandomi in giro.
“No. Credevo che l'avessi tu!”
“Ne ho uno piccolissimo; nei sacchi stagni, durante la discesa del torrente, non c'è troppo spazio, ma ne ho un altro in auto; non è molto distante. Ma tu vieni sulla strada così, in mutande e reggiseno bagnati?”
“Già, dovrei togliermeli. Tanto mi metto i calzoni e la maglietta.”
E, prima che possa far anche il cenno di girarmi dall'altra parte, Valeria si slaccia il reggiseno e si sfila le mutandine, rimanendo di fatto completamente nuda di fronte a me.
Io prendo il piccolo asciugamano e glielo porgo.
“Ma no, usalo tu: è tuo.”
“Ci mancherebbe. Guarda, ci diamo solo una passatina e poi ci asciughiamo bene quando
arriviamo all'auto. Usalo, ce n'è per tutte e due!”
Lei accetta il piccolo rettangolo di stoffa, ma invece di asciugarsi si ferma a guardarmi e rimane immobile.
“Che cosa hai detto? Me lo ripeti, per favore?” Mi chiede poi, dopo essere rimasta con gli occhi spalancati e a bocca aperta per un tempo infinito.
Le sorrido, “Usalo pure, non preoccuparti”, la incoraggio.
Lei strizza un po' gli occhi come se faticasse a mettermi bene a fuoco.
“No, scusa, hai detto una frase, prima...”
“Ma sì, che ci asciugheremo bene alle macchine.” E con un gesto della mano le faccio cenno di asciugarsi.
“No, hai detto: ce n'è per tutte... ”
“Basta per tutte e due!” Concludo senza capire tutto questo attaccamento alle parole.
“Hai detto proprio così: ce n'è per tutte e due” continua lei, in questo misterioso accanimento.
Annuisco senza capire. Lei mi guarda pensosa e si asciuga il seno e il ventre, mentre io sistemo il mio sacco, un po' in imbarazzo per questo turbamento che non riesco a spiegarmi. Forse non mi sono espressa bene in italiano, penso e rimango contrita.
Valeria intanto si infila i calzoni, chiudendo la cerniera sul ciuffo castano del suo pube e si infila una maglietta, coprendo il seno.
Io mi friziono le braccia e le cosce. Comincio ad avere qualche brivido; la posizione immobile dell'ultimo quarto d'ora mi ha raffreddata.
“Ma tu tremi.” Valeria si è accorta delle scosse che agitano il mio corpo e mi si avvicina.
“Sì, ho un po' freddo. Conviene che ci incamminiamo verso l'auto.” E mi giro per trovare il sentiero. “Tu con che mezzo sei arrivata fino a qui?”
Ma lei non risponde, mi si avvicina e mi abbraccia.
“Aspetta, prima scaldati un poco.” Mi dice stringendomi al suo corpo mentre mi friziona la
schiena fino al sedere.
“Attenta, ti bagnerò tutta col mio costume. E ti sei appena cambiata!”
“Non preoccuparti, io mi sto già scaldando. Tu hai salvato le due farfalline e ora io aiuto te.
Solidarietà tra donne.”
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