La vera storia di ROSA (la puledra)

di
genere
etero

Ho conosciuto Rosa per caso un sabato sera ad una sagra sui colli.
Mi ha invitato un mio amico produttore di formaggi di capra, insistendo nella descrizione del borgo antico in cui era ospitato l’evento.
Il paese, assai carino, è pieno di banchi dei produttori locali: ortofrutta, miele, formaggi e salumi.
Trovo e saluto l’amico che è indaffaratissimo: gli affari vanno bene, ma non ha tempo per me. Così girovagando per la sagra di banco, in baco, vedo un mare di gente, ma alla fine mi sto un po’ annoiando. Sto pensando se andarmene quando inciampo inavvertitamente in qualcosa, perdo l’equilibrio e mi ritrovo sdraiato sul selciato duro di pietra. Ahi, che male!
In terra, dolorante, vedo accanto alla mia testa due sandali neri col tacco alto e grosso, calzati da piedi femminili aggraziati e ben curati, con le unghie laccate di rosa, ma di dimensioni generose. Con lo sguardo seguo la linea delle caviglie particolarmente sottili ed i lunghi polpacci rasati e levigati e poi su oltre al ginocchio, due cosce smisurate, lunghissime, chilometriche, appena coperte da una gonnellina corta molto ampia, che finivano in uno slip di tessuto candido.
In alto una cascata di capelli biondi, lunghi a riccioloni circondavano un viso largo, con due occhioni azzurri, un naso importante ed una boccona dalle grandi labbra carnose che mi sorrideva.
“Mi dispiace è colpa mia: ti sei fatto male?”
La vista della passera, appena coperta dallo slip poco sopra quella “graziadiddio” di cosce, mi confonde le idee più della caduta. Ne approfitto e resto sdraiato a guardami lo spettacolo da questa prospettiva inusuale.
Lei non sembra accorgersi che le si vedono alla grande le mutande e continua a sorridermi e a dirsi mortificata per avermi fatto inciampare. Tutto ad un tratto si accovaccia poggiando le chiappe sui talloni per parlarmi più da vicino. Con questa manovra le cosce non restano esattamente vicine, ma lasciano uno spazio tra loro abbondantemente sufficiente a vedere che il tessuto dello slip è andato in tirare e si è infilato nelle labbra della fica. Avere quello stacco di cosce con figa quasi nuda praticamente in faccia, per poco non fa mancare il respiro.
Sento che mi si sta rizzando l’uccello e decido di mettermi seduto visto che lei non è sola, ma con delle persone.
Con le dita delle mani si porta i capelli dietro le orecchie dalle quali pendono grandi cerchi d’oro. Guardandola meglio noto che ha il volto leggermente spigoloso, che le darebbe un’aria severa se non fosse per il grande sorriso dalle belle labbra.
Mi aiuta ad alzarmi e mi trovo di fronte ad una stangona più alta di me (che sono alto). Sopra la gonna bianca porta una canottiera nera che sta benissimo con i capelli biondi che le coprono abbondantemente le spalle nude. I capelli arrivano a sfiorarle il seno di notevoli dimensioni, sorretto da un reggipetto bianco che si intravede sotto la canottiera.
Il colpo d’occhio è pazzesco: alta, anzi, altissima, con i capelli biondi voluminosi, due occhioni azzurri espressivi, una bocca dalle labbra larghe e carnose, due tette importanti, la vita sottile ed i fianchi abbastanza larghi che poggiano però su due splendide gambe perfette, di una lunghezza inverosimile.
Sono già innamorato.
Ha le braccia ovviamente proporzionate al resto del corpo e le mani lunghe e affusolate sono effettivamente grandi.
Se non fosse per i fianchi un po’ troppo larghi che distanziano l’attaccatura delle cosce, sarebbe pressoché perfetta, ma anche così resta una gran bella fica.
Stona veramente una voce nasale fastidiosa che si tende però a dimenticare grazie al bel sorriso.
Forse, influenzato dalla vista inaspettata delle mutande con lo spacco della passera in evidenza, mi sento terribilmente attratto dalla spilungona, soprattutto dalle sue cosce dritte e interminabili.
Ci sediamo ad un banco provvidenzialmente vicino dove lei insiste per offrimi qualcosa in segno di scuse. Liquida in due secondi i suoi accompagnatori e, senza un attimo di sosta, mi sommerge di chiacchere stordenti che, oltre ad essere noiose, sono pure declamate con voce antipatica ed un’aria di assoluta superficialità.
Ho subito l’impressione che sia un po’ stupidella: di certo non brilla per arguzia, ma è allegra e sprizza vitalità da ogni poro della pelle, che tra l’altro è pure liscia e levigata.
Per far fronte alle insulsaggini che mi sta sciorinando, le dico che la caduta mi ha un po’ frastornato e che vorrei tornare a casa, ma che non me la sento di guidare, ma siccome sto parecchio lontano da dove siamo mi trovo in difficoltà a chiederle il favore di accompagnarmi.
La biondona si illumina di gioia e mi fa una controproposta: perché invece non vado ospite da lei che abita lì vicino, in modo da riposarmi con una bella dormita e ripartire la domenica mattina più riposato?
Stasera si tromba!
Faccio finta di rifiutare, di pensarci, “ma solo se non è un disturbo”, insomma, i soliti convenevoli cerimoniosi che si mettono in campo in certe situazioni.
Lei insiste e alla fine mi faccio “convincere” e, solo dopo essermi sbafato il tagliere di formaggi e salumi che, ovviamente, offre lei ci avviamo al parcheggio poco fuori il borgo, approntato in campo.
Rosa quando cammina ha un portamento divino: ancheggia e fa svolazzare la gonnellina ampia attirando gli sguardi di molti, se non di tutti, per l’altezza notevole, per l’enorme massa di capelli biondi e riccioluti e, non ultime, per le belle gambe nude che sfoggia abbondantemente con noncuranza.
I tacchi alti la fanno svettare sopra la quasi totalità delle teste. Camminando accanto a lei devo alzare lo sguardo per poter incrociare il suo.
Le seguo con la mia macchina fino ad un casolare in pietra, un po’ isolato e scarsamente illuminato: tutt’intorno è buio pesto. In casa la luce invece abbonda e illumina bene il salone rustico nel quale Rosa mi fa accomodare.
Il divano è accogliente e Rosa ritorna dalla cucina con due birre ghiacciate in mano.
Si siede accanto a me e accavalla le sue gambe favolose: ho una pulsione erotica pazzesca che mi spinge a carezzarle quelle cosce da oscar, ma mi trattengo a fatica.
Lei mi ammorba con la voce nasale rimbambendomi di cazzate, principalmente riguardanti la moda in ogni sua sfaccettatura. Devo prendere una decisione e trovare uno spiraglio per intromettermi e fermarla.
Così comincio a lodare i suoi capelli, come sono lunghi, come sono belli, a dirle che ha un gran bel fisico, una pelle meravigliosa e liscia: allungo una mano le carezzo un braccio. Lei si ammutolisce, mi guarda e mi fa: ”senti che pelle liscia mi fa la crema XY sulle cosce”, mi prende la mano e la sposta dal braccio sulla coscia smisurata!
Io deglutisco e scorro piano con le dita sulla pelle effettivamente levigatissima.
“Senti, senti meglio” e mi sposta la mano prima sul ginocchio e poi, accompagnandola, me la fa scorrere lungo tutta la coscia fino al limite della gonnellina.
Io sono già in ebollizione e azzardo nel continuare anche oltre chiedendole se la crema fa effetto anche su zone notoriamente più difficili da trattare e infilo la mano sotto la gonna fino a carezzarle la natica nuda.
Lei si alza in piedi, si solleva senza alcun pudore la gonna, e mi dice che le fa un sedere liscissimo, girandosi e mostrandomi il suo culo largo messo bene in vista dal perizoma bianco. Io accarezzo a due mani e confermo, continuando a parlare e carezzandole in su e giù le cosce e il culo: che pelle stupenda davvero.
Mi siedo sul bordo del divano e mi avvicino con la faccia annusandola e dicendole che ha pure un buon profumo. Lai si gira e mi sussurra che la crema profumata è un’altra.
Rosa sorride e si tiene alta la gonnellina in vita mostrandomi la pancia sopra lo slip. Le prendo per i fianchi e l’avvicino posando la bocca e il naso sull’addome e annuso profondamente la pelle profumata.
Poi scivolo con le labbra sulla pelle e scendo con le mani sulle chiappe soffici. Rosa continua a sorridere immobile, ma socchiude gli occhi mentre comincio a baciarle piano l’ombelico e l’area tutt’intorno.
Lei sfila di colpo la gonna e rimane in mutande e canottiera, in piedi davanti a me con le gambe leggermente divaricate in attesa delle mie attenzioni.
Le mie mani scorrazzano lungo le sue fantastiche cosce carezzandole dappertutto: mi sento come il padrone del castello. Allungo la punta della lingua nell’ombelico mentre le mie mani scivolano lievi nuovamente sui suoi glutei discreti, ma non strepitosi, forse anche un filino troppo larghi, ma con tutta quell’abbondanza di gambe, me ne faccio subito una ragione.
Torno a toccarle le cosce con lentezza calcolata: le lancio un’occhiata fugace e la trovo ad occhi chiusi con le labbra socchiuse che si gode le mie mani su di lei.
Il suo perizoma si sta bagnando mentre la mia lingua scivola sulla sua pelle.
Lo abbasso fino alle caviglie per gustarmi le due autostrade che portano alla sua fica tutta depilata tranne un triangolo perfetto biondissimo. Percorro le sue gambe con la lingua divagando con sincera ammirazione sulle cosce stupende fino a leccarle con gusto la figa bagnata che profuma di buono.
Lei tiene le mani sui fianchi ed ha un respiro irregolare mentre le titillo il clitoride con la lingua e continuo impazzito a carezzarle le cosce ossessivamente.
Adoro le gambe di questa ragazza.
Lei per fortuna ha smesso di parlare ed io mi godo la sua fica in silenzio: le tiro le labbra con la mia bocca e le succhio facendola eccitare. Quando sono pendule e gonfie smetto di giocarci con la lingua e la pentro la fica capiente con due e poi tre dita, fino ad infilarci tutte e quattro le dita ed il palmo della mano stimolandole la parte della vagina sotto il monte di venere facendola godere carezza dopo carezza.
Lei si eccita sempre di più con un godimento crescente. Le sue mani sono ora sui suoi seni che massaggia con vigore e quasi maltratta.
La sua fica è una voragine gocciolante e, mentre comincia a godere con piccole urla, una copiosa secrezione mi cola lungo la mano. L’orgasmo le scuote il ventre mentre col pollice le massaggio il clitoride e con il resto della mano le sono dentro a stimolarla. All’apice della goduria Rosa emette un lungo grido e si strizza forte le tette.
Io le sfilo la canottiera e vedo il suo seno bene in vista in un reggiseno fin troppo strutturato. Le slaccio il reggiseno e: paf! Le tette calano di parecchi centimetri verso il basso assumendo un’accentuata forma a sacchetto. Una piccola fitta di delusione mi trafigge il cuore. Tutta ‘sta figa che poi perde colpi prima sul culo e poi, clamorosamente, sulle tette.
Per gestire la frustrazione gliele afferro tra le mani e le strizzo forte, come una specie di punizione, una rivalsa, ma invece di essere un dispiacere per Rosa, sembra essere un vero godimento supplementare. Infatti, lei mette le sue mani sulle mie e le invita palesemente a stringere più forte.
Mi viene il sospetto che le siano calate così vistosamente a forza di farsele strapazzare.
Io mi ci butto anche con la bocca e le mordo i capezzoli mosci fino a farli indurire mentre con le mani le spremo le zinne come dei grossi limoni facendola ansimare di piacere. Tutta questa piacevole brutalità l’ha fatta arrapare di brutto e mi prende per i capelli per invogliarmi a continuare a morderle i capezzoli.
Io sono però ancora completamente vestito ed avrei invece voglia di denudarmi e lanciare il mio razzo nello spazio sconfinato della sua fica galattica.
Mi alzo abbandonando le tette malconce e arrossate e mi denudo la sciando proiettato verso di lei il mio uccello eccitato confidando nelle sue labbra carnose.
Rosa non ha bisogno di chiarimenti: si inginocchia e mi prende il cazzo con la mano cominciando a masturbarmi mentre con la lingua mi lecca il petto ed i capezzoli e con l’altra mano mi tocca le palle. Però la lingua viene sostituita troppo presto dai denti che risultano troppo energici coi loro morsi. Faccio finta di nulla, ma ecco che il morso successivo mi fa male. Afferro Rosa per quella meravigliosa criniera e le tiro indietro la testa con la scusa di baciarla. Lei ha una lingua lunga quanto le sue gambe e me la infila nella bocca stravolgendomi. Questa donna è un’altalena di grandi soddisfazioni e piccole delusioni. Bacia come una piovra facendomi indurire l’uccello nella sua mano che continua a menarmelo con competenza. È l’altra mano che mi dà un po’ di pensiero, perché mi massaggia le palle troppo forte, fino a strizzarmele troppo.
Le tiro con più forza i capelli staccandole la bocca dalla mia e dicendole che non deve farmi male, perché non mi piace. Lei sorride e mi accarezza le palle molto delicatamente. Abbassa la testa e allunga la lingua sulla mia cappella gonfia: la lecca bene, girandoci attorno, sollazzandomela. Così va bene. Lei mi ingoia il cazzo e comincia a succhiarmelo davvero bene, mi piace. La tengo per la testa affondando le dita nei suoi meravigliosi capelli, lunghi e folti. Mi sta crescendo il godimento ad ogni affondo. Lo manovra divinamente. Ad un tratto però, risfodera i denti bianchi e mi appioppa un morso alla cappella. Le mie dita si stringono sui riccioli e le strattono i capelli allontanandole la testa dal mio uccello.
Cattiva ragazza, e con decisione le tiro con forza i capelli all’indietro. Lei piega la testa e mi offre la vista delle sue tette. Le afferro i capezzoli e li tiro con forza verso l’alto per farla alzare. Lei non si muove e assapora la tensione nei suoi capezzoli allungati che le sto tirandole pizzicandoli tra indice e pollice. Il lampo nei suoi occhi azzurri mi chiarisce la sua propensione a godere col dolore.
Se è questo che le piace, improvviserò. Tiro più forte verso l’alto i suoi capezzoli ormai lunghi, per poi lasciarli e farle sobbalzare le tette verso il basso. La riprendo per i capelli e le infilo nuovamente il cazzo in bocca spingendoglielo forte in gola, con foga, tirandola per i capelli. Lei mugola soddisfatta.
Devo dire che, dopo un piccolo straniamento iniziale, ci sto provando lentamente un certo gusto: infilarglielo così decisamente in gola, tutto finché non va più, ha un suo perché.
Mi distraggo un attimo e lei mi morde di nuovo.
Questa biondona va proprio castigata: le sfilo l’uccello dalla bocca e le do un buffetto sorridendo, dicendole NO! Come se stessi dando un ordine ad un cagnolino birbone, Lei ripete NO! E si schiaffeggia l’altra guancia, una, due, tre volte continuando con forza crescente.
La interrompo per tornare nuovamente a farmelo succhiare. Cerco di tenerla a bada tirandola per i capelli mentre lei si tira entrambi i capezzoli da sola. Che storia!
Questa ragazza ha ripreso a farmi un pompino deciso che non mi lascia scampo: sto per venirle in bocca, ma lei mi tira troppo le palle e mi annulla la goduria.
Decido di neutralizzare le sue attenzioni su di me e la faccio alzare e sdraiare sul grande divano: ha le gambe così lunghe che, appoggiando la testa su un bracciolo, ha i piedi fuoriescono ben oltre il bracciolo opposto. Allora le accompagno la testa oltre il bracciolo nel vuoto: la testa le ciondola verso il basso lasciando la meravigliosa massa di capelli biondi toccare il pavimento.
Stavolta la sovrasto con le gambe divaricate ed i piedi ben piantati a terra. Le appoggio le palle sulle grosse labbra per farmele leccare, ma lei se le mette entrambe in bocca e me le succhia avidamente: che sensazione goduriosa. Sento la lingua che rovista intorno alle palle nella sua bocca. Rosa, con le braccia allungate oltre la sua testa, mi abbraccia le gambe carezzandomi l’interno delle cosce delicatamente. Così mi piace: docile e sensuale. Guardo le sue cosce arrapanti leggermente discostate facendomi intravedere sotto il triangolino di pelo biondo la vulva gonfia.
Sto lentamente ritrovando la goduriosa sensazione preorgasmica e comincio a toccarle le tette, anzi, ricordandomi subito che le piace un po’ di forza, le strizzo con decisione e torco i capezzoli riscuotendo un mugolio di apprezzamento.
Sarebbe perfetto senonché un morso mi serra lo scroto. Questa cosa dei morsi proprio non mi piace.
Mi prendo il cazzo in mano e la schiaffeggio con la cappella sulle guance. Lei spalanca di più la bocca ed io stavolta, invece delle palle, le infilo dentro l’uccello, sperando che essendo duro, la faccia demordere (dal mordermi).
Comincio a scoparle la bocca, ben aderente al cazzo, muovendomi con sospetto. Finora me lo succhia a dovere ed io le carezzo la pancia, sporgendomi in avanti, fino a carezzarle il pube ed il clitoride. Mi chino di più e lo succhio con una certa energia: è un clitoride enorme, degno dell’altezza di Rosa, dritto e duro. Le sue gambe si allargano ed io le accarezzo da cima a fondo godendomi quelle cosce infinite da puledra inquieta.
Le sue mani scivolano dalle mie cosce sulle mie chiappe e mi tirano con decisione vero la sua testa con l’effetto che il mio cazzo le affonda nella gola. Lei tira forte come se volesse divorarmi tutto, ma ormai è con le labbra alla base dell’asta e più di così è impossibile infilarlo. Che sensazione di piacere far scorrere la mia cappella gonfia così in fondo. Con movimenti ampi mi allontano e ripeto l’affondo: la sua gola si gonfia e si solleva ad ogni penetrazione: mi eccita questa cosa. Ad altre ragazze vengono conati di vomito per molto meno e invece lei, se potesse, se lo spingerebbe giù per l’esofago fino allo stomaco.
Io continuo a scoparla, ma Rosa mi tira con ancora più decisione tenendomi tutto dentro. Sento il suo respiro caldo sulle palle fuoriuscire dalle narici dilatate. Le mie cosce si accostano alla sua testa perfezionando questa situazione di penetrazione profonda mentre io cerco di soddisfare la sua voglia e spingo, per quanto posso, il mio cazzo caldo ancora di più.
Un mugolio sordo e modulato sembra sancire che così è perfetto: sposta le sue mani sulle tette e comincia a torturarsele strizzandole e pizzicandosi i capezzoli eretti. Mi chino e le bacio le cosce, le succhio nella parte più morbida all’interno dove si congiungono con l’inguine per poi mordicchiarle piano mentre le picchietto con le dita il clitoride pulsante. Rosa, con la gola sempre piena del mio cazzo, allunga la sua mano e mi sposta le dita e comincia a schiaffeggiarsi la passera con decisione: altro che colpetti, si dà degli schiaffi forti e sonori che mi lasciano nuovamente disorientato. Le assesto due bei colpi di cazzo affondandoli bene e le mordo con decisione la coscia facendola godere sicuramente, visto che aumenta il ritmo degli schiaffi.
Mi vien voglia di provare e le tolgo bruscamente la mano e comincio a darle degli schiaffetti timidi sulla vulva arrossata. Sembra non andar bene perché le scosta la mia mano nuovamente e si dà delle forti manate sulla fica vibrando di dolore e di piacere. Credo di aver capito che l’intensità deve essere notevole.
Sbuffa forte col naso aria calda sulle mie palle, che gradiscono questo leggero solletico. Approfitto della sua propensione a volermi a tutti i costi in fondo alla gola e, senza troppi complimenti, le spingo forte dentro il cazzo ancora due o tre volte prima cominciare a darle una sequenza continua di forti sberle alle cosce, alla pancia e, con debita dedizione, alla fica fumante. Pam! Pam! Pam! Il suo mugolio è adesso alto e vorticoso. Pam! Pam! Pam! Ci sto provando gusto a schiaffeggiarle forte la fica. Se mi distraggo, lei mi tira dal culo e si spinge nuovamente il mio cazzo in fondo. Le assesto qualche schiaffone ancora e poi mi infilo di botto con tutta la mano dentro la fica che sembra una fucina e roteando la tiro e la sbatto mentre incurante delle sue voglie di tenermi fermo in fondo, le scopo con ampi movimenti la gola e la bocca con la foga che ho represso fino ad ora. Lei viene con uno schizzo prolungato potentissimo gemendo e mugolando. È il mio momento: finalmente godo, con una foga inusitata, e le schizzo tutta la sborra calda che mi gonfiava le palle, giù nella gola, con la maggior forza che io abbia mai impresso nei miei colpi di cazzo durante un’eiaculazione.
Sono ancora eccitatissimo ed anche se sono venuto copiosamente ed intensamente, ho il cazzo durissimo. Me lo prendo in mano incredulo e sento una consistenza granitica.
Lei si sta toccando la fica tirando le piccole labbra in un residuo di godimento
Mi torna l’euforia guardandole le gambe affusolate con le belle cosce spalancate e la vulva carnosa rossa di piacere.
Ci muoviamo in modo complementare: lei si sistema in mezzo al divano ed io davanti.
La penetro con la dovuta ruvidità che apprezza immediatamente cingendomi con le gambe la vita. Per tenerla a bada, con la sua mordacità ben lontana, le afferro entrambe le tette e le stringo con decisione vedendo che è una presa che la fa godere. Io mi dedico a scoparle la fica larga con slanci irruenti, ma nonostante le forti strizzate di tette, la sento poco. Le tiro i capezzoli e percepisco la fica stringersi sull’asta. Le schiaffeggio le tette ballonzolanti e finalmente comincio a sentire la cappella che le scorre dentro con un certo attrito.
Ora sì che si ragiona: la stantuffo prepotentemente facendola sobbalzare e con poco ritegno decido, con del sano egoismo, di godermela quasi in solitaria. La scopo come mi pare, seguendo le sensazioni a mio piacimento con quel pizzico di strafottenza che mi ha richiesto. I colpi di cazzo affondano nella sua fica con impeto ed io recupero la goduria che mi ha fatto venire nella sua bocca. Con le sue tette strette tra le mani le piazzo delle botte di cazzo che la spostano. Mi sento una bestia, uno stallone che spinge il membro nel ventre della cavalla anche se lei non è a quattro zampe. Mi è tornato alto il livello di godimento e sfrutto tutta la consistenza del mio uccello scopandola forte. Sento crescere l’orgasmo, ma lei mi sposta fuori e mi prende il cazzo per metterselo dritto nel culo. Questa manovra mi fa nuovamente bloccare anche se non mi dispiace affatto guardare lo spettacolo della sua fica spalancata al di sopra del mio cazzo che le penetra il culo.
Le apro le gambe e le tengo con le mani divaricate cercando di recuperare nuovamente l’attimo per godere.
Le spingo come prima il cazzo in fondo, ma adesso la presa del suo sfintere è più sicura e godo meglio. Le sue mani lunghe si danno da fare a strapparsi quasi i capezzoli dalle tette. Poi mentre io la inculo con decisione, lei si carezza il clitoride, lo schiaffeggia forte come ha fatto prima con delle forti pacche sonore e con l’altra mano, tutta intera, si penetra la fica. Sento la pressione delle sue nocche attraverso il culo sul mio uccello.
Lei si masturba forte con l’intera mano infilata nella figa tranne il pollice e continua a schiaffeggiarsi il clitoride e tutto l’inguine.
Sta godendo di brutto: urla e si dimena. I capelli biondi le coprono il viso a tratti. Confesso che sono un po’ disorientato, ma continuo a sbatterla con forza concentrandomi. Il suo culo caldo mi avviluppa perfettamente l’uccello. Rosa ansima forte, si masturba fortissimo e, finalmente, viene dopo una serie di affondi della mano ed io subito dopo godo, finalmente, versando quel poco di sborra che mi è rimasto, dentro il culo fumante, con gli ultimi forti colpi di cazzo.
Vederla ora esausta con le lunghe, bellissime gambe divaricate e la vulva spalancata mi fa scorrere un brivido di piacere mentale. Continuo a scoparla nel culo con l’uccello ancora in tiro, assaporando le ultime scosse che mi provoca il mio orgasmo.
Lei stingendosi le tette sospira fortissimo lasciandomi un ricordo indelebile delle sue splendide, lunghissime gambe dalle cosce spalancate col mio cazzo infilato nel culo.
scritto il
2022-11-22
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